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A cura di F. Bonelli, V. Buonocore, G. Castellano, R. Costi, F. d'Alessandro, P. Ferro-Luzzi, A. Gambino, P.G. Jaeger

Bimestrale, fondata nel 1974

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BENVENUTO GRIZIOTTI (*)

Sono trascorsi cento anni dalla nascita di Benvenuto Griziotti, avvenuta in questa città, e ventotto anni dalla sua scomparsa. Sono trascorsi settantanni da quando egli salì in cattedra a Catania, per assumere dopo sei anni, l'insegnamento nella sua Università di Pavia. Qui egli dette vita a una scuola, clie rapidamente si affermò e di-venne in Italia uno dei punti fondamentali di riferimento negli studi della finanza pubblica.

Gli amici di questa scuola di Pavia hanno voluto che io pro-nunciassi parole di ricordo e di rimeditazione del pensiero del Maestro; ne sono loro grato per la stima che mi dimostrano e per l'onore che sento. Ma sono ancor più grato perché la commemora-zione, mi offre l'occasione per meditare sulla mia esperienza a con-tatto dell'insegnamento di Griziotti, e perché mi induce a riconsi-derare le incertezze che inizialmente lasciava in me la sua interpre-tazione teorica della scienza delle finanze, e a rendere noto la com-prensione del suo pensiero che in me si è andata formando nel tempo, fino all'attuale sostanziale accettazione.

Se vi sono ancora delle divergenze, queste derivano dal mio sen-tire sempre immanenti nella vita di una collettività i consensi e i contrasti sociali, e da una interpretazione dell'azione politica in senso meno illuministico o idealistico. Sono differenze di « peso » che vanno probabilmente ascritte anche all'esperienza degli ultimi trent'anni, al tempo stesso esaltanti per il grande progresso economico, di cui ha beneficiato l'umanità, e deludenti per l'inasprirsi dei contrasti e delle incomprensioni tra i popoli, e all'interno delle singole collet-tività.

D'altro canto io divenni uno degli allievi di Griziotti in seguito alla scomparsa di Camillo Supino, col quale stavo apprestando la tesi di laurea sui cicli economici. Tutte le mie preferenze, i miei

(*) Commemorazione di Benvenuto Griziotti, nel centenario della nascita, pronunciata il 18 settembre 1984 in occasione del convegno su « La tradizione finanziaria italiana ».

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studi, erano stati diretti, e rimanevano diretti, verso l'economia po-litica. Aderendo al convincimento di Luigi Einaudi, vedevo nella scienza delle finanze una scienza economica, e perciò una parte del-l'economia politica, e vedevo nel diritto finanziario comprensivo del tributario, un capitolo a se stante del diritto pubblico.

Le, a volte strane, circostanze accademiche indicarono, peraltro, proprio me a continuare per incarico l'insegnamento dalla sua cat-tedra, e successivamente ad assumere la direzione dell'Istituto di finanza da lui creato, fino alla successione nel '62 del Prof. Gerelli. Le mie divergenti convinzioni riguardavano, va detto, la pura interpretazione scientifica. Nell'insegnamento lasciai sempre ampio spazio all'analisi dell'ordinamento finanziario, fedele in questo al-l'insegnamento di Griziotti. E aggiornai i suoi « Primi elementi di

scienza delle finanze » che posi a base del mio corso (1). Di ciò non intendo muoverne vanto, giacché allora era norma che lo studio della scienza delle finanze si dovesse intendere sempre inserito nella con-cretezza del sistema tributario, o finanziario in senso lato, anche se poi la trattazione teorica veniva condotta secondo la logica economica. Chi oggi voglia rivolgere la mente al pensiero di Griziotti non credo si soffermi sui suoi scritti di economia finanziaria, anche i maggiori tra essi, che gli valsero subito l'attenzione degli studiosi, come il saggio del 1908 sugli effetti della conversione della reudita che gli valse l'invito di Einaudi a presentarsi a Torino all'esame di libera docenza, oppure il saggio sugli incrementi di valore delle azioni industriali e il sistema tributario italiano, oppure ancora i lavori successivi relativi agli incrementi di valore nei capitali e sulle ren-dite nei redditi e la loro imposizione, e infine quello di pochi anni più tardi sulla teoria dell'ammortamento dell'imposta e le sue ap-plicazioni, nonché altri a questi correlati (2). Questi scritti non evi-tano le ombre del tempo e del progresso che si è avuto nel corso di oltre mezzo secolo negli studi specifici sugli effetti delle imposte.

(1) GRIZIOTTI B„ Primi elementi di scienza delle finanze. Nuova edizione n pum Hi G PARRAVICINI. Giuffrè, Milano, 1962.

(2) GRIZIOTTI B„ Sugli effetti della conversione della rendita in tornale

degli economisti, 1908; Gli incrementi di valore nelle azioni ™dustrtah c i

sistema tributario italiano, in Giornale degli economisti, im- Le imposte sugli

incrementi di valore nei capitali e sulle rendite nei redditi

economisti, 1910; L'incidenza e la traslazione delle imposte sulle rendite, in

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D'altronde la stessa sorte è toccata agli scritti di Pantaleoni, mal-grado i suoi materiali apporti (3). Anche se nei primi studi di eco-nomia finanziaria di Griziotti già si delineano le basi teoriche del sistema tributario ideale che egli veniva maturando. Né, chi intende ricordare il pensiero di Griziotti è indotto a soffermarsi sul suo noto studio sulla diversa pressione tributaria del prestito e dell'im-posta, anch'esso dei primi anni della sua attività scientifica, antece-denti alla sua salita in cattedra (4). È pur vero che in questo studio si attua un notevole tentativo di approfondire il rapporto tra le due forme tecniche di acquisizione dei mezzi finanziari non in una vi-sione statica, bensì nella dinamica degli effetti, e avendo particolar-mente presente il processo di ripartizione dei sacrifici tra i singoli soggetti passivi.

Oggi il nostro pensiero, ricordando l'insegnamento di Griziotti, si sofferma essenzialmente sulla sua interpretazione della natura della finanza pubblica, e sulla sua costruzione teorica di una nuova disciplina unitaria e binaria, della scienza delle finanze e del diritto finanziario.

Qui si accentrò l'interesse dominante di tutta la sua vita di stu-dioso, attraverso un'appassionata continua meditazione. Egli lottò a lungo per strappare lo studio della finanza dalla mera logica eco-nomica, e quello del diritto finanziario dal mero formalismo del di-ritto amministrativo; lottò con immutata tenacia nell'insegnamento diretto e in un'attività pubblicistica ampia ed incessante, che ebbe nella sua Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze il punto fondamentale di riferimento; lottò da solo per più tempo, poi circondato da un numero crescente di allievi, e da crescenti consensi tra gli studiosi.

La concezione di Griziotti dell'attività finanziaria ebbe la sua prima manifestazione già nel 1909, quando aveva 25 anni, nel saggio sui princìpi distributivi delle imposte moderne sul reddito (5). Da allora questa sua concezione andò precisandosi e completandosi, in particolare con l'introduzione del principio di « causa » dell'impo-sizione e quindi con l'ammissione delle spese pubbliche nell'ambito della finanza pubblica, ma non mutò nell'essenzialità. Nel suo primo

(3) PANTAIEONI M., Teoria della traslazione dei tributi, Paolini, Roma, 1882 ; La teoria della pressione tributaria, Pasqualucci, Roma, 1887.

(4) GRIZIOTTI B., La diversa pressione tributaria del prestito e

dell'im-posta, in Giornale degli economisti, 1917.

(5) GRIZIOTTI B., I princìpi distributivi delle imposte moderne sul

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saggio del 1909 Griziotti distinse le dottrine sulla finanza in due gruppi: al primo appartengono le teorie che risolvono il problema distributivo delle imposte come fosse un fenomeno individualistico o economico privatistico; al secondo appartengono le teorie che in-terpretano la costituzione dei sistemi finanziari in senso politico-sociale Griziotti, pur senza disconoscere l'importanza del fattore economico, subito afferma che la distribuzione degli oneri tributari è un atto politico (6).

Nel successivo saggio del 1912 sui metodi limiti e problemi della scienza pura delle finanze Griziotti formula quindi una definizione della scienza delle finanze, che rimarrà inalterata per lunghi anni. « La teoria finanziaria pura ... potrebbe definirsi una scienza astratta, che studia la costruzione logica e sistematica, le leggi e i princìpi degli ordinamenti, sia concreti che ideali, di ripartizione dei carichi pubblici, dallo speciale punto di vista di stabilire se tali ordinamenti, date certe condizioni dell'ambiente cui si riferiscono, siano idonei a soddisfare a un determinato fabbisogno mediante una certa ripartizione, che si è postulata » (7).

In primo luogo, quindi, la scienza delle finanze non è una scienza contenutistica che raccoglie gli insegnamenti di altre e diverse di-scipline; essa è una scienza astratta che studia le leggi e i princìpi de eli ordinamenti finanziari, sia concreti che ideali. Una scienza, pertanto, che dovrebbe avere a oggetto i sistemi finanziari quali sto-ricamente sono, buoni o perversi che siano, oltre che i sistemi ideali, che si attengano a valori di razionalità.

La scienza delle finanze è, inoltre, la scienza delle entrate e considera le spese soltanto nel loro indeterminato insieme, che co-stituisce il fabbisogno finanziario. Non esiste un rapporto diretto tra i diversi tipi di entrate e la natura e gli effetti delle varie spese, ma queste si confondono nell'insieme del fabbisogno finanziario; inoltre, precisa Griziotti, pur non disconoscendo che le entrate fiscali pos-sano essere impiegate come strumenti per il raggiungimento anche di fini non finanziari (economici, politici, etici, ecc.), la scienza delle finanze fa astrazione da questi fini, per limitarsi strettamente agli aspetti di entrate finanziarie.

La limitazione di Griziotti dell'attività finanziaria alle sole en-trate non era allora una concezione solitaria; e si mantenne, più o

ì? Gmzio^i B^Considerazioni sui metodi limiti e problemi della << Soien za pura deZfinanze », L'Uni verselle-Imprìmerie Poliglotte, Roma, 1912, p 17.

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meno chiaramente, per alcun tempo, non per il disconoscimento delle spese pubbliche, delle loro cause e dei loro effetti, bensì perché sem-plicemente si riteneva che la scienza delle finanze fosse la scienza delle entrate. In Griziotti s'aggiungeva un altro motivo, e ben pre-ciso: il rifiuto dello specifico collegamento delle spese pubbliche con le entrate in quanto rifiuto dell'interpretazione della scienza delle finanze in senso economico individualistico, e ancor più della teoria marginalistica delle utilità e delle disutilità delle spese e delle en-trate pubbliche.

Il testo sui princìpi di politica, diritto e scienza delle finanze del 1929 costituì un punto miliare nelle sue continue ricerche e me-ditazioni intese a chiarire a sé e agli altri le linee della propria co-struzione teorica (8). L'attività finanziaria, egli vi ripete e specifica, ha lo scopo di procurare i mezzi necessari alla soddisfazione delle pubbliche spese e consiste nella ripartizione dei carichi pubblici fra classi e generazioni. La sua natura è « necessariamente ed essenzial-mente » politica, giacché sia il soggetto, che i procedimenti, i fini e i princìpi della ripartizione hanno carattere politico; economici sono soltanto i mezzi. Il soggetto attivo, lo stato, per definizione ente po-litico, « è la società politica organizzata e dotata di potere coer-citivo » ... « Non è necessario che il contribuente possa concorrere a determinare le spese e le entrate dello stato » ... « Soggetto agente nello stato non è la totalità appartenente allo stato, ma ... il gruppo di individui o la classe sociale o l'insieme delle forze esercitanti il potere politico ». I rapporti fra gli uomini e fra le classi sociali sono almeno di tre ordini: economici dove esiste la libertà di con-trattazione secondo il proprio interesse; di sfruttamento o di oppres-sione di una classe sull'altra; e infine altruistici di tutela e prote-zione degli interessi altrui, bene o male intesi. Quindi « nei sistemi finanziari non può essere esclusa l'influenza di nessuno di questi tre tipi di rapporti e nemmeno si può affermare che alcuni di essi sia prevalente in modo costante su altri » (9).

I fini sono a lor volta politici, in quanto rivolti al soddisfaci-mento del fabbisogno finanziario dello stato, e pertanto dei bisogni collettivi secondo la interpretazione che ne dà lo stato stesso.

Economici sono soltanto i mezzi, si attuino sia in prestazioni, in natura o pecuniari, sia in entrate proprie dello stato.

( 8 ) GRIZIOTTI B . , Princìpi di politica, diritto e scienza delle finanze,

Cedam, Padova, 1929. (9) Op. cit., p. 21.

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-L'attività finanziaria è studiata di conseguenza da tre disci-pline : la scienza delle finanze che studia 1 princìpi della ripartizione delle entrate pubbliche e indica le condizioni in cui esse trovano le loro applicazioni; la politica finanziaria che insegna quali sono i fini, che la finanza pubblica può o deve raggiungere, nonché 1 mezzi che possono essere prescelti per il conseguimento di tali fini; il di-ritto finanziario, che espone le norme giuridiche delle leggi sulla ripartizione delle entrate pubbliche e l'esatta interpretazione di esse.

Nella storia dell'attività finanziaria e nella pratica presente, an-ticipa Griziotti, trovano applicazioni, insieme o isolatamente, secondo i diversi bisogni politici e le condizioni particolari di ogni paese, 1 seguenti princìpi: della capacità contributiva; della contropresta-zione; del beneficio; del risarcimento o delle indennità; dell'espro-priazione. Tra questi princìpi, soltanto quelli della controprestazione e del beneficio gettano un ponte tra il servizio, e quindi la spesa dello stato, e il tributo; quello del risarcimento per un danno pro-vocato allo stato segue una norma essenzialmente di diritto privato; e quello dell'espropriazione raccoglie in sé tutti gli atti di acquisi-zione coattiva di mezzi economici, che non si lasciano classificare m altri princìpi. Il maggior principio, quello della capacità contribu-tiva, astrae, nella concezione di allora di Griziotti, dalla spesa pub-blica, in senso sia specifico che generale; esso fa riferimento alla mera capacità economica dei soggetti passivi, alla potenzialità che essi hanno di contribuire in senso generale alle spese pubbliche, in-dipendentemente dal godimento di particolari servizi.

In base a questi princìpi Griziotti sottopone a esame il sistema fiscale del tempo, compiendo sapiente opera sistematica, nella quale si alternano frequentemente il ragionamento economico e quello di diritto positivo. Frequente è lo scivolamento delle argomentazioni verso la politica finanziaria, nel senso che nei giudizi fanno normal-mente da guida 1 valori propri di un sistema ideale, nel quale lo stato operi con equità nell'interesse imparziale della collettività.

In questa sua opera sui princìpi Griziotti dedica, infine, un in-tero capitolo ai fondamenti etici e giuridici dell'imposizione e intro-duce un nuovo strumento teorico di analisi e di valutazione: la «causa dell'imposta». Sulla causa dell'imposta, che lo affascina, perché in sé immedesima il principio di razionalità, egli ritorna m uno studio successivo del 1989, poi riveduto ampiamente.

La causa dell'imposta è per Griziotti il quesito primo che affronta e deve spiegare, chi intende orientarsi nell'analisi di un ordinamento

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fiscale, nell'interpretazione delle imposte, e definire criteri di poli-tica tributaria. Infatti, prima ancora che come fenomeno giuridico e politico, il tributo dev'essere considerato come norma generale di carattere etico (10). Per Griziotti la causa è l'essenza della, legge e dell'atto finanziario e li definisce; pur avendosi lo stesso procedi-mento impositivo si può, quindi, avere un tributo razionale, conforme ai princìpi fondamentali dell'imposizione, oppure un tributo arbi-trario o irrazionale.

La causa distingue i singoli tributi, perché si immedesima negli stessi princìpi dell'imposizione; essa stabilisce i limiti di ogni en-trata e la sfera specifica di applicazione; è elemento essenziale per determinare il soggetto passivo obbligato a corrispondere all'en-trata (11).

Le ammissioni, di cui si è detto, sulla storicità dei sistemi finan-ziari, sull'esistenza di classi o gruppi che danno contenuto alla vo-lontà dello stato, che ne formulano i fini, cedono, invero, con il concetto di causa, il passo alla concezione di sistemi astratti, razio-nali e ispirati al principio dell'equità: a sistemi nei quali sorge il diritto dello stato di prelevare imposte quando lo stato opera a van-taggio della collettività considerata nell'insieme e/o nelle singole parti; di sistemi nei quali, anche se non vi è la partecipazione del contribuente alla formazione della decisione impositiva, questa è presa dallo stato secondo criteri di equità, e quindi tenendo conto dei diritti dei contribuenti, oltre che dei loro doveri.

Il prelevamento delle pubbliche entrate dovrebbe avere, quindi, per Griziotti, il proprio fondamento su norme di carattere etico, che manifesterebbero « la loro efficacia nell'acquiescenza ai sacrifici tri-butari o almeno nella sopportazione di essi da parte dei cittadini ». Queste norme etiche si immedesimano, come detto, nella causa dei tributi, e questa consiste nei vantaggi generali e particolari, che de-rivano dall'associazione, o come da ultimo dirà Griziotti, nella coe-sione della collettività sociale espressa dallo stato.

La concezione della scienza delle finanze abbandona, così, di fatto il terreno di uno stato espressione di diverse forze e diversi interessi per prendere a oggetto la finanza di uno stato a reggimento illuminato, e più particolarmente dello stato di diritto a reggimento democratico. Il concetto di causa diviene lo strumento di misura

del-( 1 0 ) GRIZIOTTI B., Princìpi di politica ecc., op. oit., p. 1 4 9 ss. (11) Idem, p. 309 ss.

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l'equità, e quindi della razionalità di un ordinamento tributario in atto.

Sebbene la condizione della causa del tributo non è limitata allo stato di diritto, che prevede la tutela giuridica del cittadino, e ancor più allo stato di oggi, democratico parlamentare, che vede la parte-cipazione del popolo alla determinazione giuridica delle leggi che riguardano le spese e le entrate pubbliche. Bensì, in quanto zione della razionalità, e quindi dell'equità dei tributi, questa condi-zione deve essere presente e riconosciuta ovunque l'imposicondi-zione abbia questo requisito. Griziotti, di conseguenza, ne ricercò la presenza e il riconoscimento nel tempo, spingendosi, con l'aiuto di un allievo, lontano, lungo la letteratura che si è via via occupata dello stato, dei suoi diritti e doveri, dalla tomistica, agli scritti medievali, a quelli contemporanei. Negli anni in cui visse gli era di conferma il diritto positivo.

Stranamente in questa sua opera del 1929 sui princìpi, alla quale giunse dopo avere lungamente e tenacemente operato per dare vita e parità di dignità al diritto finanziario e alla scienza delle finanze, non v'è spazio per il diritto finanziario, nel senso di un'esposizione delle sue linee teoriche, del contenuto e delle implicazioni. Ciò ap-pare ancor più strano, in quanto Griziotti vi tenta l'inversione della denominazione dell'insegnamento da scienza delle finanze e diritto finanziario in quella di diritto finanziario e scienza delle finanze, intitolandosi appunto professore di diritto finanziario e scienza delle finanze. L'inversione più non apparve successivamente, forse per la contrarietà dei colleghi, e quindi ministeriale ad accettarla. Essa apparve più tardi, ed è attualmente presente, nella sua Rivista ap-punto di diritto finanziario e scienza delle finanze, apparsa nel 1937.

Perché, ci si chiede, Griziotti volle invertire l'ordine di presen-tazione delle due discipline del suo insegnamento? Non nascondo che a suo tempo non lo compresi, come non mi resi conto del perché della intitolazione della Rivista da lui fondata. Anzi questa inver-sione mi fu motivo di fastidio per la predominanza, anche se sol-tanto nominale, che viene indirettamente riconosciuta al diritto fi-nanziario. Avrei anche potuto chiedere a lui stesso il perché, ma non lo feci: nei primi anni perché non ne ero in grado, e successi-vamente, quando egli era giunto al termine del suo insegnamento.

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-ner un sentito doveroso rispetto e prevedendone una risposta con-forme a quanto aveva scritto nel Nuovo Digesto, cioè che il diritto non soltanto è elemento essenziale e intrinseco nella finanza, e in particolare dei tributi, ma altresì sostanzia la sovranità finanziaria

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