4. Il cane come metafora poetologica
4.1 Gli Oktavhefte
Nel novembre del 1911, durante una delle molte serate che la compagnia formata principalmente da Kafka, Max Brod, Oskar Baum e Felix Weltsch era solita trascorrere insieme, in occasione delle quali si discuteva di vari argomenti e si sottoponevano agli amici le proprie composizioni letterarie, Brod prestava voce alla lettura di un breve racconto di Kafka. L’indomani Kafka annotava nei diari:
Die Bitterkeit, die ich gestern abend fühlte als Max bei Baum meine kleine Automobilgeschichte vorlas. […] Würde ich einmal ein größeres Ganzes schreiben können wohlgebildet vom Anfang bis zum Ende, dann könnte sich auch die Geschichte niemals endgiltig von mir loslösen und ich dürfte ruhig und mit offenen Augen als Blutverwandter einer gesunden Geschichte ihrer Vorlesung zuhören, so aber läuft jedes Stückchen der Geschichte heimatlos herum und treibt mich in die entgegengesetzte Richtung.1
Kafka era insoddisfatto del racconto2, lo considerava disordinato, lacunoso, stonato, totalmente privo di omogeneità, di compattezza. Dinanzi a quell’insuccesso, il cui ascolto lo costringeva addirittura a tenere “il mento premuto sul petto”3
, il giovane Kafka si augurava di poter un giorno scrivere un’opera di una certa mole, ben costruita dall’inizio alla fine, che gli desse finalmente piena soddisfazione come scrittore; qualora ciò si fosse verificato, lo scritto – sosteneva Kafka – non sarebbe riuscito neppure a staccarsi definitivamente da lui, che fiero e tranquillo avrebbe potuto ascoltarne la lettura, in quanto consanguineo di un racconto sano. Al contrario
1
KKAT, p. 227; Confessioni e diari, pp. 240-241.
2
La “storia automobilistica” fa riferimento a un’elaborazione letteraria da parte di Kafka di un incidente automobilistico a cui lui e Brod avevano assistito a Parigi l’8 settembre del 1911 (KKAT Kommentarband, p. 60 e p. 239).
3
ogni frammento incompiuto non era che un bastardo, un senza patria che vagava e spingeva lo scrittore, che lo rinnegava, nella direzione opposta alla sua, fino alla completa separazione l’uno dall’altro.
Ho scelto di fare riferimento alle parole annotate da Kafka nel 1911 perché i frammenti del 1917 che si andranno ora ad analizzare presentano altrettanti esempi di “creature imperfette”, quelle che Kafka temeva appunto di mettere al mondo con la propria scrittura, e tuttavia – contrariamente a quanto ipotizzato e sostenuto nel 1911 – mai staccate dall’autore; si tratta sì di bastardi, di impuri, di creature “heimatlos” ma uniti allo scrittore da un rapporto forse ancora più stretto. Questo perché dietro le suddette figure di animali si celano stavolta, come già accennato, metafore poetologiche che tematizzano il lavoro artistico di Kafka, sono immagini della sua opera e hanno allo stesso tempo significato autoreferenziale.
Ora, la produzione letteraria kafkiana dagli esordi fino al 1911 non è vastissima4. A partire dal 1904-1905 Kafka stende più versioni del racconto
Hochzeitsvorbereitungen auf dem Lande, scrive Beschreibung eines Kampfes
(pubblicandone solo due estratti, Gespräch mit dem Beter e Gespräch mit dem
Betrunkenen sulla rivista «Hyperion» nel 1909); compone (a partire dal 1902) e
pubblica la raccolta di prose brevi intitolata Betrachtung (alla prima edizione su «Hyperion» nel 1908 ne seguiranno altre, contenenti un numero sempre maggiore di titoli, su varie riviste, poi nel 1913 sarà pubblicata dalla Rowohlt di Lipsia); scrive tre recensioni: Ein Damenbrevier («Der neue Weg» 1909), Ein Roman der Jugend («Bohemia» 1910), Eine entschlafene Zeitschrift («Bohemia» 1911); sempre su «Bohemia» nel 1909 pubblica Die Aeroplane in Brescia; insieme a Brod inizia la stesura a quattro mani del romanzo intitolato Richard und Samuel (il primo capitolo verrà pubblicato nel 1912 sulla rivista «Herderblätter»).
Dall’annotazione diaristica del 1911 alla stesura dei brani di cui ci andremo a occupare in questo capitolo sono trascorsi ben sei anni durante i quali il genio
4
I primissimi scritti di Kafka, che più tardi in una lettera all’amico Oskar Pollak egli definirà «Kindersachen» (KKAB I, p. 26; Lettere, p. 16), risalgono al 1896 ma non sono purtroppo pervenuti – la maggior parte degli scritti fu distrutta dallo stesso Kafka (Peter-André Alt, Franz Kafka. Der ewige
Sohn. Eine Biographie, p. 130 sgg). Di questi anni sono conservate soltanto due righe riportate in un
album di poesie del 1897 di Hugo Bergman (KKAN I, p. 7): “Es gibt ein Kommen und ein Gehn / Ein Scheiden und oft kein – Wiedersehn”. Il testo più antico ci è giunto perché inserito in una lettera a Pollak del 1902. Si tratta della “vertrackte Geschichte vom schamhaften Langen und vom Unredlichen in seinem Herz”, come la definisce Kafka (KKAB I, pp. 17-18; Lettere, p. 12 sgg.). A questi seguiranno le otto prose pubblicate nel 1908 nella rivista «Hyperion», le più antiche risalenti al 1904, probabilmente anche al 1902.
creativo di Kafka ha conosciuto e alternato produttività e stagnazione e durante i quali solo molto raramente Kafka si è dichiarato pienamente soddisfatto della propria opera, sebbene sia proprio in questo periodo che si concentri il maggior numero di pubblicazioni.
Nello specifico: il periodo compreso tra il 1912 e il 1914 è decisamente positivo; Kafka scrive e pubblica per l’editore Kurt Wolff di Lipsia Der Heizer (vale a dire il primo capitolo del romanzo Der Verschollene, che porterà avanti nei due anni seguenti), i racconti Das Urteil e Die Verwandlung, inizia la stesura del secondo romanzo Der Proceß, scrive In der Strafkolonie (poi pubblicato nell’ottobre 1919) e il racconto rimasto incompiuto Der Dorfschullehrer. Con la fine del 1914 il flusso creativo si interrompe bruscamente. La lunga fase di stagnazione, di cui si è già parlato nel capitolo precedente, è quella che vede come unico prodotto artistico del biennio 1915-1916 il racconto Blumfeld ein älterer Junggeselle, come sappiamo rimasto anch’esso incompleto, accompagnato da pochi altri frammenti, per lo più inizi di racconti presto interrotti.
Finalmente nell’inverno del 1916 la situazione si sblocca e comincia per Kafka un nuovo e intenso periodo di creatività letteraria, uno dei più produttivi in assoluto, che mostra però una fisionomia molto diversa dalle precedenti fasi di produttività, e che in particolare si sviluppa per così dire sotto il segno della frammentarietà.
Paradossalmente a determinare tale ripresa è innanzitutto un insuccesso letterario. Nel bel mezzo della prima guerra mondiale, e nonostante le enormi difficoltà incontrate per i permessi di viaggio e di soggiorno nonché con la censura5, il 10 novembre del 1916 Kafka è a Monaco (dove lo ha raggiunto anche Felice) per partecipare su invito della Galleria «Neue Kunst–Hans Goltz» a una serata di letture pubbliche dedicate alla letteratura contemporanea6. Dopo aver recitato alcune poesie di Max Brod, Kafka leggerà il racconto scritto due anni prima In der Strafkolonie. Per Kafka si tratta dell’unica lettura pubblica fuori dal contesto praghese. Ma l’opportunità che avrebbe potuto finalmente valergli il riconoscimento ufficiale come
5
Joachim Unseld, Franz Kafka. Ein Schriftstellerleben. Die Geschichte seiner Veröffentlichungen.
Mit einer Bibliographie sämtlicher Drucke und Ausgabe der Dichtungen Franz Kafkas 1908-1924,
München-Wien 1982, p. 141 sgg.
6
Pochi giorni dopo aver ricevuto l’invito, da cui è piacevolmente colto di sorpresa, Kafka viene a sapere però con delusione che è stato Max Brod a fare il suo nome e mediare con la galleria di Monaco perché vi potesse partecipare anche lui (KKAB III, p. 230; Lettere a Felice, p. 745).
scrittore, si rivela al contrario un disastroso fallimento: la critica respinge aspramente il racconto7. I primi di dicembre Kafka scrive a Felice:
Du fragst nach Kritiken über die Vorlesung. Ich habe nur noch eine aus der Münchner-Augsburger Zeitung bekommen. Sie ist etwas freundlicher als die erste, aber, da sie in der Grundansicht mit der ersten übereinstimmt, verstärkt die freundlichere Stimmung noch den tatsächlich großartigen Mißerfolg, den die Ganze hatte […]. Jedenfalls muß ich die Berechtigung der Urteile fast bis zu ihrer Wirklichkeit zugeben. Ich habe mein Schreiben zu einem Vehikel nach München, mit dem ich sonst nicht die geringste geistige Verbindung habe, mißbraucht und habe nach 2 jährigem Nichtschreiben den phantastischen Übermut gehabt, öffentlich vorzulesen, während ich seit 1½ Jahren in Prag meinen besten Freunden nichts vorgelesen habe.8
L’insuccesso di Monaco non sembrava però coglierlo del tutto impreparato. I giudizi negativi ricevuti dalla critica erano al contrario prevedibili, confessa Kafka a Felice, probabilmente non senza una punta di autoironia. A posteriori Kafka si pente anzi di aver “abusato” della sua scrittura, di aver fatto del suo racconto un veicolo per giungere a Monaco, città alla quale non si sentiva affatto legato spiritualmente. E soprattutto si stupisce di aver avuto, dopo due anni trascorsi senza scrivere, persino l’esuberanza di leggere in pubblico, mentre a Praga, da circa un anno e mezzo, non leggeva nemmeno ai suoi più cari amici. Kafka è sì dispiaciuto ma tutto sommato l’esperienza non è stata negativa, lo ha al contrario stimolato, tanto che sempre a Felice, in una lunga lettera redatta probabilmente nel febbraio del 1917, ricordando quella vicenda, scriverà di essere tornato allora da Monaco “con novello coraggio”9.
Più in generale l’esperienza vissuta a Monaco non sembra costituire per Kafka la preoccupazione principale di quel periodo. E difatti pochi giorni prima della lettera del 7 dicembre, esattamente il 24 novembre, Kafka scrive a Felice che tutti i suoi pensieri sono rivolti alla casa. Sta parlando di un appartamento nel Palazzo Schönborn, nella Kleinseite di Praga, che spera di ricevere per lavorarvi indisturbato:
7
Sia i giornali che più tardi le riviste letterarie bocceranno il racconto definendolo, ad esempio, “Lüstling des Entsetzens” («Münchener Zeitung», 12 novembre 1916, p. 2 sgg), “Scheußlichkeit, die bis ins feinste Detail ausgemalt wird” («Zeitschrift für Bücherfreunde», März/April-Heft 1921, pp. 59- 60). Positiva fu invece la critica di Kurt Tucholsky, uscita il 13 giugno 1920 sulla rivista berlinese «Die Weltbühne». Quanto alla storia precisa della ricezione del racconto In der Strafkolonie cfr. Jürgen Born, Franz Kafka und seine Kritiker (1912-1914). Ein Überblick, in Jürgen Born, Ludwig Dietz, Malcolm Pasley, Paul Raabe, Klaus Wagenbach (a cura di), Kafka-Symposion, Berlin 1965, pp. 151-157 (di seguito Kafka-Symposium).
8
KKAB III, p. 277; Lettere a Felice, p. 792.
9
KKAB III, p. 288; Lettere a Felice, p. 799. “[M]it neuem Mut”. A Monaco Kafka conobbe anche
Eugen Mondt, Max Pulver e il poeta Gottfried Kölwel, con il quale rimase in contatto, ricevendo nei mesi successivi alcune poesie, più tardi pubblicate dall’editore Kurt Wolff.
[E]s handelt sich um eine Wohnung, aus zwei Zimmern ohne Küche bestehend, die in allem meinen ausschweifendsten Wunschträumen zu entsprechen scheint. Ich würde es schwer tragen, wenn ich sie nicht bekäme. Diese Wohnung würde mir, zwar nicht die innere Ruhe wieder geben, aber doch eine Möglichkeit zu arbeiten; Die Paradiestore würden nicht auffliegen, aber ich bekäme vielleicht in der Mauer zwei Ritzen für meine Augen.10
Purtroppo però l’appartamento nel Palazzo Schönborn non è disponibile da subito. Vista la profonda delusione del fratello, Ottla gli cede la sua piccolissima casa nella Alchimistengasse (oggi Vicolo d’oro) che la giovane tiene all’insaputa della famiglia, appena imbiancata e arredata. Nonostante lo sconforto iniziale Kafka impara presto ad apprezzare la pace che regna in quella modesta ma ordinata e accogliente sistemazione11. Dal 26 novembre 1916 al maggio dell’anno successivo la piccola casa nella Alchimistengasse diventerà la sua “Arbeitswohnung”12
, dove ogni sera Kafka si recherà per dedicarsi alla scrittura, e poi, a volte molto tardi, tornare a dormire nella sua abitazione nella Langengasse (in seguito nel Palazzo Schönborn).
Oltre a ciò anche il rapporto con Felice costituirà, ancora una volta, uno dei fattori determinanti della nuova fase letteraria. Nel luglio del 1916 i due trascorrono insieme le vacanze a Marienbad. E nonostante l’impatto iniziale (di cui si è parlato anche nel capitolo precedente) Kafka crede nuovamente nella possibilità di una vita accanto a Felice. Proprio a Monaco però, probabilmente anche a seguito di un litigio13, l’entusiasmo di quei primi quattro mesi lascia nuovamente il posto al pessimismo, all’incertezza. Se si considera che nel luglio 1916 Kafka era in piena fase di stagnazione letteraria non è allora da escludere che nel riavvicinamento a
10
KKAB III, p. 276; Lettere a Felice, p. 791.
11
A Felice scriverà (KKAB III, p. 289; Lettere a Felice, p. 800): “Der schöne Weg hinauf, die Stille dort, von einem Nachbar trennt mich nur eine sehr dünne Wand, aber der Nachbar ist still genug; ich trage mir das Abendessen hinauf und bin dort meistens bis Mitternacht; dann der Vorzug des Weges nach Hause: ich muß mich entschließen aufzuhören, ich habe dann den Weg, der mir den Kopf kühlt. Und das Leben dort: es ist etwas Besonderes, sein Haus zu haben, hinter er Welt die Tür nicht des Zimmers, nicht der Wohnung, sondern gleich des Hauses abzusperren; aus des Wohnungstür geradezu in den Schnee der stillen Gasse zu treten”.
12
KKAB III, p. 290; Lettere a Felice, p. 801.
13
In una cartolina postale del 21 novembre 1916 Kafka lamenta il lungo silenzio di Felice e le scrive, senz’altro in riferimento alla discussione avuta a Monaco (KKAB III, p. 274; Lettere a Felice, p. 789): “Ich kann mir – um jetzt nur davon zu reden – gerade von Dir den Vorwurf der Eigensucht nicht immer wieder, so leicht, so nebenbei, so selbstverständlich und mit der dahinter stehenden Drohung der Unaufhörlichkeit machen lassen. Er trifft mich ja schwer, denn er ist richtig. Unrichtig ist nur, daß Du, gerade Du mir ihn machst, daß Du damit, vielleicht viel weniger durch die Tat als durch Worte, eine Berechtigung dieser Eigensucht leugnest, die weniger, unvergleichlich weniger auf die Person, als auf die Sache geht. Der Glaube daran, dass ich in dieser letztern Hinsicht die Grenze richtig ziehe ist allerdings Sache des Verstrauens zu mir. Jedenfalls: mein Schuldbewußtsein ist immer stark genug, es braucht keine Nahrung von außen, aber meine Organisation ist nicht stark genug, um häufig solche Nahrung hinunterzuwürgen”.
Felice, nei nuovi progetti di convivenza, di matrimonio, egli abbia inconsciamente visto innanzitutto un’ancora di salvezza, una “Lebensmöglichkeit”, come scriverà appunto a Max Brod14; quando poi a seguito dell’insuccesso di Monaco, che lungi dal gettarlo nella rassegnazione al contrario lo sprona positivamente, Kafka è deciso a concentrare tutte le energie sul lavoro, ecco che il rapporto con Felice di nuovo, ma stavolta tacitamente, si raffredda e la scrittura letteraria prende il sopravvento su quella epistolare.
Al flusso creativo di questa nuova fase corrisponde l’adozione degli
Oktavhefte. A partire dal novembre del 1916 Kafka abbandona infatti il formato
utilizzato fino a quel momento, vale e dire i quaderni in quarto o i fogli sciolti, e si serve dei più piccoli quaderni in ottavo, come venivano generalmente usati nelle scuole. La scelta non è casuale ma anzi estremamente significativa dato che negli
Oktavhefte Kafka non intende proseguire o iniziare la stesura di un romanzo, di
un’opera voluminosa. Al contrario, al piccolo formato del supporto sembra corrispondere una scrittura che è altrettanto “piccola”, miniaturizzata, rapsodica, frammentaria, segmentata15.
I quaderni in ottavo pervenuti sono in totale dodici. I primi otto, ai quali la denominazione di Oktavhefte è oggi riservata, sono stati siglati con le lettere dalla A alla H16. I restanti quattro furono utilizzati da Kafka principalmente per lo studio della lingua ebraica e sono pertanto da ricondurre a un periodo successivo, compreso tra il gennaio e il giugno del 1923 quando Kafka prendeva lezioni di ebraico dalla giovane Puah Ben-Tovim.
14
A Marienbad Kafka e Felice avevano deciso di sposarsi non appena conclusa la guerra e di andare a vivere a Berlino. Nel comunicare la notizia a Max Brod Kafka aggiungerà (KKAB III, p. 173; Lettere, pp. 164-165): “Will man sich allerdings das Verhältnis anschaulich darstellen so ergibt sich der Anblick zweier Zimmer, etwa in Karlshorst, in einem steht F. früh auf, läuft weg und fällt abend müde ins Bett; in dem andern steht ein Kanapee, auf dem ich liege und mich von Milch und Honig nähre. Da liegt und streckt sich dann der unmoralische Mann (nach dem bekannten Ausspruch). Trotzdem – jetzt ist darin Ruhe, Bestimmtheit und damit Lebensmöglichkeit”.
15
A tal proposito cfr. Malcolm Pasley, Der Schreibakt und das Geschriebene. Zur Frage der
Entstehung von Kafkas Texten, in Claude David (a cura di), Franz Kafka. Themen und Probleme,
Göttingen 1980, pp. 11-12 e Annette Schütterle, Franz Kafka Oktavhefte. Ein Schreibprozess als
»System des Teilbaues«, Freiburg 2002, p. 19 sgg.
16
Non si esclude tuttavia l’originaria esistenza di altri due quaderni in ottavo, andati poi perduti (Annete Schütterle, op. cit., p. 35, nota 60); il primo tra l’Oktavheft A e B, il secondo tra l’Oktavheft D ed E. Nel quaderno B si fa riferimento a una lista di opere, presumibilmente già scritte, di cui non è rintracciabile però alcun manoscritto nel quaderno A (tra queste: Auf der Galerie, Ein Landarzt, Ein
Brudermord); similmente accade nel quaderno E (KKAN I Apparatband, p. 82 sgg.). La supposizione
può trovare conferma in una lettera che Kafka scrisse alla sorella Ottla il 19 di aprile del 1917, in cui lo scrittore comunicava di aver bruciato alcuni dei suoi manoscritti (KKAB III, p. 296, Lettere, p. 948).
Gli otto Oktavhefte si differenziano a loro volta notevolmente gli uni dagli altri. All’origine di tali differenze stilistico-formali vi è innanzitutto una ragione biografica: il sopraggiungere della malattia. I primi quattro quaderni dalla A alla D, stesi tra il novembre del 1916 e l’aprile del 1917, hanno un carattere prettamente narrativo. Sono questi primi quaderni a contenere alcuni dei più importanti racconti, molti dei quali andranno poi a formare la raccolta Ein Landarzt. Si pensi a Schakale
und Araber, Der neue Advokat, Ein altes Blatt, Ein Bericht für eine Akademie, ai
numerosi frammenti relativi alla storia Der Jäger Gracchus, al dramma
Der Gruftwächter, e ancora ai racconti Die Brücke, Der Kübelreiter, Eine Kreuzung,
al ciclo Beim Bau der chinesischen Mauer contenente tra l’altro la parabola
Eine kaiserliche Botschaft.
I quaderni E ed F, redatti tra l’agosto e la prima metà di ottobre del 1917, includono testi molto più frammentari, spesso frasi costituite da un unico rigo, rimaste non di rado bruscamente interrotte senza punteggiatura o con una virgola; la loro stesura coincide non a caso con un periodo molto delicato per Kafka: da una parte le preoccupazioni relative al nuovo imminente matrimonio, dall’altra i due sbocchi di sangue e la successiva diagnosi di tubercolosi polmonare, che condurranno a una diminuzione del flusso creativo, a un procedere molto più lento e incerto della scrittura, per circa un paio di mesi.
Negli ultimi due Oktavhefte G e H la scrittura riacquista una certa scorrevolezza. Lo stile è però cambiato; i quaderni contengono per lo più brevi testi di tipo aforistico-meditativo e costituiscono infatti la fonte a cui Kafka attinse per la creazione della raccolta di aforismi17. Non mancano tuttavia degli scritti narrativi. Soprattutto lo Oktavheft G contiene racconti notevoli, tra i più apprezzabili del lascito kafkiano, come ad esempio Das Schweigen der Sirenen, Prometheus, Die
Wahrheit über Sancho Pansa, Eine alltägliche Verwirrung, Eine Gemeinschaft von Schnurken, oggi noti con i titoli postumi attribuiti da Max Brod. Quanto agli Oktavhefte G e H anche la scelta del formato è probabilmente da ricollegare più a
questioni pratiche, visto che, come confermerebbe tra l’altro l’uso della matita al posto dell’inchiostro (quest’ultimo utilizzato solo per le successive correzioni), al
17
Malgrado Kafka non abbia mai parlato espressamente di “aforismi” né abbia mai intitolato la raccolta (il titolo Betrachtungen über Sünde, Leid, Hoffnung und den wahren Weg fu scelto successivamente da Max Brod), questa venne tuttavia curata personalmente dall’autore, che numerò i brani e ne scelse la precisa sequenza.
tempo del soggiorno a Zürau Kafka era solito scrivere anche fuori di casa, durante le lunghe passeggiate in campagna.
Per vari motivi, gli Oktavhefte (in particolare quelli dalla A alla D) occupano un posto d’eccezione all’interno della produzione kafkiana. Innanzitutto, con la stesura del primo fascicolo in ottavo nel novembre del 1916, Kafka, inaspettatamente, mette da parte la scrittura dei diari (la prima grande lacuna nei diari è appunto quella che va dal 30 ottobre 1916 al 6 aprile dell’anno successivo, esattamente il periodo in cui Kafka scrive e riempie uno dopo l’altro i primi quattro quaderni in ottavo). Non solo. Al nuovo flusso creativo corrisponde nella sfera privata, come già accennato, un assottigliamento del carteggio con Felice. Al ritorno dal soggiorno a Marienbad nel luglio del 1916 Kafka scrive a Felice una cartolina postale ogni giorno18. Il numero di lettere inviatele invece a partire dal novembre 1916 è davvero esiguo. A una lunga lettera scritta a cavallo tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio segue una lacuna di mesi19
. Kafka sceglierà nuovamente la forma epistolare per contattare Felice solo nel settembre del 1917 per informarla della malattia.
I dati appena riportati sono estremamente significativi. Gli Oktavhefte