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Capitolo II La teoria dei valori in Ortega y Gasset

3.2 Gli usi come vigenze costitutive del sociale

Nella conferenza, che successivamente diede vita all’opera postuma El

hombre y la gente (1934)191, Ortega parla per la prima volta di società in termini di sistema di usi. Il filosofo spagnolo definisce la società come “la convivenza di individui sotto il sistema degli usi”192, gli usi che rendono possibile la convivenza sono indissolubilmente legati alla vita dell’uomo, di fatto, l’individuo nasce dentro uno spazio sociale che è un insieme di usi (modi di pensare, di sentire, di comportarsi, ecc) dotati di validità collettiva e di valore coercitivo. Gli usi o fatti sociali fanno parte della circostanza dell’uomo fin dalla nascita e seppur frutto della collettività diventano parte costitutiva dell’essere individuale, il filosofo spagnolo afferma:

Gli usi sono il nostro contorno o mondo sociale, sono la società in cui viviamo. Attraverso questo mondo sociale o di usi vediamo il mondo degli uomini e delle cose, vediamo l’Universo. Dal momento della nostra nascita ci circondano e ci sorreggono, ci opprimono e comprimono, si iniettano in noi e ci colmano; ci penetrano e ci riempiono quasi fino ai bordi; siamo loro prigionieri e schiavi193.

L’uso è una forma di comportamento meccanico che rende convenzionali le nostre azioni e le nostre condotte comportamentali. Di fatto, gli usi configurano il mondo in cui viviamo ovvero il nostro contorno sociale. Essi rappresentano la realtà con la quale ci confrontiamo ogni giorno e vivificano la società in cui viviamo: il diritto, l’opinione pubblica o il potere pubblico non sono altro che usi.

191 Nel suo studio Historia como sistema e in altre occasioni successive Ortega annunciò

l’apparizione di un suo libro sulla dottrina sociologica dal titolo El hombre y la gente. Ad eccezione di alcuni corsi universitari, in particolare un seminario dal titolo Estructura de la vida histórica y social, fu in una conferenza tenuta a Valladolid nel 1934 con tale nome, quando venne esposta per la prima volta la teoria degli usi, tesi fondamentale per l’analisi sociologica del pensiero orteghiano. L’opera venne poi pubblicata postuma nel 1957.

192 J. Ortega y Gasset, Meditación de Europa, cit., 293. 193 J. Ortega y Gasset, El hombre y la gente, cit., 227- 231.

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Ortega sottolinea come la società sia la convivenza di uomini sotto la pressione di un sistema generale di usi che appaiono o istituzionalizzati socialmente o accettati dall’intera società. Gli usi hanno origine all’interno della società come idee elaborate dalla minoranza sociale, con il trascorrere del tempo tali idee si socializzano e si trasformano in topoi. Sono considerati usi anche quelli intellettuali, ovvero, quei modi convenzionali di pensare o quelle opinioni vigenti nel corpo sociale “che funzionano all’interno dell’individuo meccanicamente, o che, in altre parole, rappresentano dei luoghi comuni”194.

Gli usi, secondo Ortega e a differenza di grandi pensatori come Max Weber e Bergson, non sono costumi o azioni sociali abitudinarie originate dalla ripetizione di un determinato comportamento, di fatto, esistono usi poco abitudinari, annuali o secolari ed esistono azioni umane che si ripetono frequentemente e che non per questo si qualificano come usi. A riguardo, Sánchez Cámara sottolinea come in Ortega l’uso è da intendersi in termini di uso-vigenza e non uso-consuetudine,195 l’elemento distintivo che fa dell’azione abituale un uso è il suo carattere di vigenza, di validità che appare nel pensiero orteghiano come il “fenomeno sociologico fondamentale”196, tutto il sociale ha carattere vigente e tutta la vigencia è uso. Ortega, come sostiene Marías, ha esteso il concetto di vigenza degli usi dall’ambito strettamente giuridico a quello sociale197 il termine uso, nella filosofia orteghiana, si identifica con il termine di istituzione nel senso più ampio, su questo Ortega si avvicina a Durkheim e alla sua idea di istituzione intesa come “l’insieme delle credenze e i modi di comportamento istituiti dalla società”198 ma prende le distanze dal sociologismo dello studioso tedesco che pretende spiegare la società attraverso la dimensione sociale riconoscendo alla società un’anima creatrice capace di produrre quanto è necessario. Ortega

194 J. Ortega y Gasset, Meditación de Europa, cit.,264.

195 I.Sánchez Cámara, Sentido y función de la distinción entre minoría y masa en la

filosofía social de Ortega y Gasset, in “Revista de Filosofía”, 5 (1986), p. 83.

196 Ivi, p. 265.

197 J. Mariás, La estructura social. Teoría y método, Sociedad de Estudios y

Publicaciones, Madrid, 1955, p.191.

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respinge l’idea che esista una coscienza o spirito sociale, quell’anima collettiva che i romantici tedeschi chiamavano spirito nazionale, di fatto, il filosofo parte dall’idea che la società non è mai “originale né creatrice”199, solo l’individuo è capace di creare, solo il singolo è capace di sentire determinate mancanze e di conseguenza operare per soddisfarle, tutto il sociale nasce in origine come atto personale. È il riconoscimento e la consapevolezza del bisogno a far emergere nell’individuo la necessità di rispondere a tali necessità attraverso il suo potere creativo. A riguardo, Pellicani in linea con Ortega, critica le teorie di Hegel e Marx rispetto al sociale quando “esprimono l’idea che la società emani uno spirito collettivo dentro al quale gli uomini vivono, pensano e agiscono”200. Pellicani sostiene che Ortega elimina il vizio fondamentale della sociologia durkheimiana che non solo attribuiva ai fatti sociali una vita propria ma li percepiva come manifestazioni della coscienza collettiva e spiegava l’azione sociale con la società stessa. Rispetto al problema della dialettica individuo-società, in opposizione alle sociologie collettiviste, Ortega ritiene che l’origine dell’uso risieda nella singola azione umana e che il soggetto sociale, ovvero la gente, è qualcosa di impossibile da comprendere. Non esiste un’anima collettiva, la società è priva di anima e quindi incapace di creare. Il soggetto creatore dell’uso non è l’individuo ma la società, essa agisce sugli individui imponendo i suoi usi come costrizione, di fatto, chi non si sottomette all’uso sperimenta il suo potere di sanzione.

L’uso orteghiano è dunque qualsiasi prodotto culturale istituito o no in senso convenzionale, tutta la cultura è uso. La stessa parola istituzione, come sostiene Ricoeur, risponde a un duplice criterio “esiste come qualcosa di istituito e come ciò che istituisce”201. Gli usi o le istituzioni che insieme alla convivenza di individui compongono la società formano un sistema, da qui deriva la considerazione che il sociale consista in una realtà ordinata in cui tutti gli elementi sono in relazione tra loro, ogni uso si appoggia sull’altro, lo regola e lo completa.

199 J. Ortega y Gasset, El hombre y la gente, cit., 225.

200 L. Pellicani, L’individualismo metodologico in sociologia: Una critica, in “Revista

Sistema. Revista de Ciencia Sociales”, 91 (1989), p. 37.

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