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Il governo Zapatero

CAPITOLO 5-IL NAZIONALISMO BASCO

5.17 Il governo Zapatero

Dopo il tragico e terribile attentato dell’undici marzo 2004, le elezioni del quattordici di quello stesso mese hanno dato come vincitore il Partito Socialista guidato da José Luis Rodriguez Zapatero. Già dagli esordi politici, Zapatero si è dimostrato ben più aperto al dialogo rispetto al suo predecessore José Maria Aznar che, nel corso dell’ultima Legislatura, ha adottato una politica di difesa dell’unità territoriale. In particolar modo nell’ultima fase, il Partito Popolare ha risposto alla sfida lanciata dal nazionalismo basco presentando in Parlamento una proposta di riforma del codice penale diretta palesemente a sanzionare le azioni preannunciate dal Governo basco per conseguire l’approvazione del proprio statuto e si è contrapposto alle ambiziose rivendicazioni autonomiste della sinistra catalana, insistendo sulla necessità di mantenere la stabilità costituzionale e di preservare l’unità del Paese.

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Fin dai primissimi provvedimenti dell’esecutivo di Zapatero, è emerso che la componente della sinistra del partito avrebbe pesato sulla sua agenda politica. L’uscita di scena, nel marzo 2006, del ministro della giustizia Bono, garante della continuità della tradizione di Felipe González, basata sul mantenimento del patto PSOE-PP per le riforme fondamentali del Paese, infine, ha segnato una radicalizzazione dell’offerta politica zapaterista.

La riforma della Costituzione è l’argomento che occupa un ruolo centrale nell’attuale dibattito politico.

Al di là delle differenti richieste delle Comunità Autonome, la riforma prevede un nuovo modello di finanziamento, l’istituzione di un Tribunale Superiore di Giustizia in ogni comunità come massimo organo giurisdizionale, l’inclusione dei rappresentanti delle varie comunità nella delegazione spagnola presso l’UE e l’equiparazione dell’ufficialità delle varie lingue del Paese.

Il rafforzamento del ruolo delle autonomie è strettamente correlato alla riforma del Senato. Questa, secondo l’attuale proposta di legge si trasformerebbe in Camera di rappresentanza degli interessi territoriali. Il progetto prevede anche l’aumento del numero dei senatori eletti in ogni comunità e l’ampliamento delle loro funzioni.

Il programma di governo prevede inoltre l’attivazione di due importanti meccanismi cooperativi tra i diversi livelli di governo, diretti ad implementare il livello di collaborazione attualmente esistente nello stato autonomico. In

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questa prospettiva si è proposta l’attivazione di un incontro annuale tra il Presidente del Governo ed i Presidenti autonomici e l’istituzionalizzazione di una Conferenza dei Presidenti autonomici.

E’ indubbio che la trasformazione del Senato in un organo di raccordo tra Stato e Comunità autonome e l’implementazione degli strumenti di cooperazione contribuirà a migliorare il livello di coordinamento e collaborazione esistente attualmente nello Stato autonomico, riducendo, per quanto possibile, uno dei suoi vizi più evidenti, quello della bilateralità nei rapporti Stato-Comunità autonome.

Tuttavia l’introduzione di queste modifiche difficilmente potrà risolvere il problema della scarsa lealtà costituzionale mostrata soprattutto di recente dai tradizionali nazionalismi storici e non è certo che possa soddisfare le differenziate richieste di autonomia provenienti da altri regionalismi che confidano nell’appoggio del nuovo governo per ottenere risultati per certi versi diametralmente opposti a quelli prefigurati da questa riforma, richiedendo maggiore disunione, minore collaborazione e più bilateralità nei rapporti con lo Stato centrale.

Il “cessate il fuoco” permanente, annunciato dall’ETA lo scorso marzo, potrebbe rappresentare l’inizio del processo di normalizzazione del Paese. Molto dipende, ora, da come il Governo, in stretta aderenza alle riforme ed alle promesse annunciate, riuscirà a gestire e a rispondere alle incalzanti e

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differenziate domande di autonomia, cercando di conseguire un delicato equilibrio tra le aspirazioni asimmetriche di autonomia e le esigenze di rafforzamento.

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CONCLUSIONI

Molti i motivi che hanno portato il nazionalismo ad affievolirsi. Nel secondo dopoguerra l’avvento sulla scena di due grandi superpotenze, la divisione del mondo in due opposte sfere di influenza, il processo di decolonizzazione e lo sviluppo di sistemi sosvranazionali d’integrazione economica hanno contribuito al declino, in Europa soprattutto, del nazionalismo, già minato dalla disfatta dei regimi nazifascisti, mentre l’ambiente intellettuale e le nuove riorganizzazioni istituzionali, nazionali ed internazionali, si sono dimostrate insensibili ai miti e ai ritorni di fiamma dell’ideologia nazionalista. Ciò non toglie che il nazionalismo, residuale o attuale che sia, abbia ancora una parte di rilievo, in forme a volte conflittuali, là dove rimangono da risolvere difficili problemi di autodeterminazione e di identità che si vanno affacciando in nuove forme più o meno latenti o là dove sussistono questioni di omogeneità etnica ancora aperte o di frontiere controverse. Indubbiamente, sotto qualunque forma si manifesti, soprattutto in Europa, esso non ha più i caratteri di un tempo. Il fatto è che ha messo in gioco ambiziosi progetti politici o economici e si vuol situare nello scenario internazionale con autorevolezza democratica e a volte rivendicando legittimità istituzionale con spirito di cooperazione e di integrazione. Ma soprattutto esso si esprime come una

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tendenza che sostiene la necessità del decentramento politico-amministrativo dello stato su base regionale. L’articolazione regionale, come criterio di decentramento e spazio di autonomia in corrispondenza di unità storico- geografiche, è la moderna carta del nazionalismo che, spogliato delle sue origini irredentiste, sempre più si traveste di regionalismo, variamente declinato. In questo regionalismo riformulato confluiscono molteplici orientamenti culturali: gli ideali del federalismo di stampo ottocentesco; l’esigenza di una funzionale cerniera amministrativa tra lo stato e gli enti a scala più ridotta; la richiesta di strumenti con cui conciliare i lavori del parlamento nazionale e sopranazionale con il coacervo di interessi particolari di tipo localistico; le rivendicazioni economiche ma anche culturali di tipo etnico, riguardanti regioni periferiche e marginali; le ragioni di zone economicamente più forti e caratterizzate di liberarsi dal peso frenante del centralismo burocratico. Il regionalismo moderno ha molte ragioni da rivendicare e lunghe storie da reinterpretare.

L’Europa comunitaria ha tentato di assorbire i molti regionalismi presenti all’atto della sua costituzione. Con molta fatica ma soprattutto con grande difficoltà. Il regionalismo europeo ha ragioni storiche profonde e un cahiers de

doléance molto lungo ed aggrovigliato da sottoporre all’attenzione delle sue

istituzioni. Là dove esso ha alleggerito il nucleo duro del suo ragionamento ideologico, che spesso si regge su fondamenti etnici e conflittualità militare,

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l’Europa ha saputo lentamente operare per un graduale inserimento di queste realtà nel suo corpo, operando con spirito di tolleranza e con una visione dell’integrazione assai elastica. Molti i poteri e le prerogative assegnate al regionalismo ma soprattutto una visione dove lo stato centrale non sia più arbitro dell’autonomia regionale, in quanto il decentramento non è frutto di una decisione centralizzata ma di una decisione costituente, alla quale sia l’ente centrale che la regione sono equamente soggetti.

La regione spagnola dei paesi baschi illustra pienamente la svolta epocale e l’ itinerario seguito per un pieno inserimento nel mondo europeo. Uscita fuori da una tradizione indipendentista e più recentemente terroristica, essa sta percorrendo i primi passi per una completa integrazione europea. Che questo percorso abbia luogo nei paesi baschi è assai significativo. Il mondo basco, come si è cercato di analizzare, presenta una storia e una geografia assai ricche, che rimontano a secoli antichi . Nel tempo si è consolidata una spinta identitaria dai forti caratteri originari che si è alimentata con sedimentazioni etniche e simboliche ma anche con precise e specifiche vocazioni nazionalistiche. Ma soprattutto l’intreccio delle attività economico-sociali tradizionali con quelle moderne dalla forte impronta innovativa fa di questa regione un laboratorio interessante. Riguardo quest’ultimo aspetto i paesi baschi hanno percorso un buon livello di sviluppo che integra attività economiche di vecchio e nuovo indirizzo con un discreto ammodernamento in

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diversi campi, segnatamente in quello funzionale e infrastrutturale. Ne è scaturito di recente la formazione di una società composita che va affievolendo la durezza del suo sostrato etnico con le sue spinte separatiste e con istanze di integrazione pacifica in Europa.

Il mondo basco, infatti, è passato da una politica fatta di steccati e conflitti armati ad una fase dialogante e cooperativa. Di ciò non può che tranne beneficio l’Europa ed il mondo intero.

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GRAFICI E TABELLE

Comunità Autonoma 1950 1960 1970 1981 1991 2001 Andalucia 5647,24 5940,05 5991,08 6440,99 6940,52 7357,56 Aragón 1090,34 1098,89 1153,06 1196,95 1188,82 1204,22 Asturias(Principado de) 895,80 994,67 1052,05 1129,56 1093,94 1063,00 Balears(Illes) 419,63 441,73 532,95 655,91 709,14 841,67 Canarias 807,77 966,18 1125,44 1367,65 1493,78 1694,48 Cantabria 405,42 432,15 469,08 513,12 527,33 535,13 Castilla y León 2884,54 2916,04 2668,29 2583,14 2545,93 2456,47 Castilla-La Mancha 2059,66 2015,26 1732,70 1648,58 1658,45 1760,52 Cataluña 3218,60 3888,49 5107,61 5956,41 6059,49 6343,11 Comunidad Valenciana 2309,25 2498,91 3078,10 3646,78 3857,23 4162,78 Extremadura 1365,96 1406,33 1169,40 1064,97 1061,85 1058,50 Galicia 2701,80 2731,00 2676,40 2811,91 2731,67 2695,88 Madrid(Comunidad de) 1823,41 2510,22 3761,35 4686,90 4845,85 5423,38 Murcia(Región de) 755,85 803,09 832,05 955,49 1045,60 1197,65 Navarra 383,35 406,84 466,59 509,00 519,28 555,83 País Vasco 1236,18 1649,10 2015,10 2141,81 2003,04 1982,59 Rioja (La) 231,01 231,18 234,63 254,35 263,43 276,70 Ceuta y Melilla 135,16 137,16 123,45 118,86 136,88 137,92 Totale Nazionale 28370,98 31067,25 34189,30 37682,36 38682,23 40747,37 cifre in migliaia

Figura 1 : Popolazione totale nelle Comunità Autonome (fonte: Instituto Nacional de Estadística.

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Figura 2 : Comunità Autonome(Spagna). Variazione della popolazione (fonte: Instituto Nacional de

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Figura 3: Paesi Baschi. Variazione della popolazione (fonte: Instituto Nacional de Estadística.

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Figura 4 : Crescita della popolazione(dati in %) (fonte: Instituto Nacional de Estadística. Nostra

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Provincia 1950 1960 1970 1981 1991 2001 Alicante 634,63 718,21 922,03 1149,18 1292,56 1461,93 Asturias 895,80 994,67 1052,05 1129,56 1093,94 1063,00 Badajoz 817,70 849,57 701,71 643,52 650,39 654,88 Balears (Illes) 419,63 441,73 532,95 655,91 709,14 841,67 Barcelona 2215,90 2838,80 3915,01 4623,20 4654,41 4805,93 Cádiz 693,27 812,68 878,60 988,39 1078,40 1116,49 Coruña (A) 971,64 1035,62 1030,75 1093,12 1096,97 1096,03 Girona 322,37 351,65 412,36 467,00 509,63 565,30 Granada 793,34 777,11 741,66 758,62 790,52 821,66 Guipúzcoa 371,02 473,90 626,05 694,68 575,49 573,56 Jaén 781,23 746,94 668,21 639,82 637,63 643,82 Madrid 1823,41 2510,22 3761,35 4686,90 4845,85 5423,38 Málaga 756,08 781,69 853,58 1025,61 1160,84 1287,02 Murcia 755,85 803,09 832,05 955,49 1045,60 1197,65 Navarra 383,35 406,84 466,59 509,00 519,28 555,83 Palmas (Las) 379,98 459,43 548,98 708,76 767,97 887,68 Pontevedra 714,67 715,18 781,33 883,27 896,85 903,76

Santa Cruz de Tenerife 427,80 506,74 576,46 658,88 725,82 806,80

Sevilla 1101,60 1244,15 1336,67 1478,31 1619,70 1727,60

Tarragona 356,86 363,47 433,14 513,05 542,00 609,67

Valencia 1344,37 1438,04 1769,55 2065,70 2117,93 2216,29

Vizcaya 751,01 1041,46 1189,28 1189,28 1155,11 1122,64

Zaragoza 609,39 641,12 757,43 828,59 837,33 861,86

*popolazione espressa in migliaia

Figura 5 : Popolazione totale nelle principali province della Spagna (fonte: Instituto Nacional de

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Figura 6: Province basche. Variazione della popolazione (fonte: Instituto Nacional de Estadística.

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Figura 7: Crescita della popolazione(dati in %) delle province basche (fonte: Instituto Nacional de

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Figura 8 : Popolazione nei municipi dei Paesi Baschi nel 1950. Numero abitanti(a) e densità di

popolazione(b) nei vari municipi (fonte: Instituto Nacional de Estadística. Nostra elaborazione).

Figura 9 : Popolazione nei municipi dei Paesi Baschi nel 1970. Numero abitanti(a) e densità di

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Figura 10 :Popolazione nei municipi dei Paesi Baschi nel 1991. Numero abitanti(a) e densità di popolazione(b) nei vari municipi (fonte: Instituto Nacional de Estadística. Nostra elaborazione).

Figura 11 :Popolazione nei municipi dei Paesi Baschi nel 2001. Numero abitanti(a) e densità di popolazione(b) nei vari municipi (fonte: Instituto Nacional de Estadística. Nostra elaborazione).

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Figura 12 : Quadro d’insieme della popolazione divisa per fasce d’età(in %) (fonte: Instituto Nacional

de Estadística. Nostra elaborazione).

Comunità Autonome 0/24 25/64 65 in su 0/24 25/64 65 in su 0/24 25/64 65 in su 0/24 25/64 65 in su 0/24 25/64 65 in su 0/24 25/64 65 in su Andalucia 49,40 44,26 6,33 46,64 45,96 7,39 43,22 48,59 8,20 46,17 43,36 10,47 40,70 47,24 12,06 32,75 52,29 14,96 Aragón 41,65 49,43 8,93 38,13 51,58 10,29 32,99 55,51 11,50 35,67 48,57 15,77 29,91 50,39 19,71 24,43 52,00 23,70 Asturias(Principado de) 42,78 49,52 7,71 40,75 51,45 7,81 36,64 54,21 9,15 37,76 49,46 12,78 31,21 52,02 16,76 22,82 55,26 21,92 Balears(Illes) 36,79 52,00 11,21 35,33 52,99 11,68 34,16 55,23 10,62 39,14 48,15 12,71 35,72 50,10 14,18 29,04 56,28 14,68 Canarias 53,16 40,88 5,96 50,19 42,30 7,50 46,78 46,80 6,42 48,90 42,87 8,24 41,76 48,70 9,55 31,41 56,52 12,08 Cantabria 44,78 47,64 7,57 42,46 49,32 8,22 39,28 51,71 9,01 40,65 47,23 12,12 34,14 50,47 15,39 25,82 55,04 19,13 Castilla y León 48,20 44,43 7,37 44,24 47,09 8,67 38,16 51,64 10,20 38,59 46,55 14,86 31,65 49,63 18,73 24,37 51,96 23,67 Castilla-La Mancha 47,32 45,51 7,18 43,07 48,13 8,80 38,12 51,42 10,46 40,65 44,83 14,52 34,87 47,91 17,22 28,83 50,81 20,36 Cataluña 37,06 53,63 9,31 36,02 53,29 10,68 35,04 54,84 10,12 38,96 48,49 12,55 33,71 50,63 15,66 26,84 54,68 18,48 Comunidad Valenciana 40,07 51,22 8,71 38,37 51,38 10,25 36,91 53,14 9,96 41,50 46,74 11,76 36,30 49,58 14,12 28,64 54,67 16,69 Extremadura 49,04 44,65 6,30 45,71 46,57 7,72 40,69 49,78 9,53 42,43 44,05 13,53 36,72 47,81 15,46 30,09 50,51 19,40 Galicia 46,40 45,36 8,24 41,70 48,50 9,80 35,14 54,46 10,40 37,03 48,52 14,45 32,12 49,65 18,23 24,34 52,52 23,14 Madrid(Comunidad de) 43,65 50,37 5,98 42,51 50,26 7,23 40,59 52,10 7,30 43,05 47,68 9,27 36,75 51,42 11,83 28,13 57,32 14,56 Murcia(Región de) 49,03 44,24 6,73 45,74 46,23 8,03 41,58 49,62 8,81 46,02 43,77 10,21 40,89 47,23 11,88 32,96 52,74 14,30 Navarra 44,50 47,73 7,76 41,56 48,86 9,58 38,87 52,08 9,06 40,39 47,61 12,01 33,46 51,17 15,37 26,30 55,61 18,08 País Vasco 42,79 50,20 7,01 41,68 50,86 7,46 41,11 51,70 7,19 42,44 48,50 9,06 34,26 53,35 12,40 24,62 57,97 17,42 Rioja (La) 45,01 47,27 7,71 40,95 50,58 8,47 36,15 53,86 9,99 38,49 48,70 12,82 32,39 51,13 16,48 25,83 54,56 19,60 Ceuta y Melilla 54,28 40,88 4,84 51,92 42,83 5,26 45,01 48,10 6,90 49,00 42,73 8,27 43,30 47,21 9,49 38,07 51,21 10,72 Media Nazionale 45,33 47,18 7,49 42,61 48,79 8,60 38,91 51,93 9,16 41,49 46,54 11,97 35,55 49,76 14,70 28,07 54,00 17,94 Censimento 2001 Censimento 1950 Censimento 1960 Censimento 1970 Censimento 1981 Censimento 1991

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Figura 13 : Paesi Baschi. Variazione della popolazione(in %) per fasce di età (fonte: Instituto

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Figura 14 : Saldo migratorio nelle province spagnole negli anni: 1970(A), 1991(B), 2009(C). (fonte:

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Figura 15: Saldo migratorio nelle province basche (fonte: Instituto Nacional de Estadística. Nostra

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Figura 16 : Spagna. Occupati attivi nel 2008 (fonte: Instituto Nacional de Estadística. Nostra

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Figura 17 : Paesi Baschi. Occupati attivi nel recente periodo(fonte: Instituto Nacional de Estadística.

179

Figura 15 : Disoccupazione nelle comunità autonome spagnole negli anni: 1991(A), 2001(B),

180

Figura 19: Disoccupazione nel recente periodo (fonte: Instituto Nacional de Estadística. Nostra

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