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Paola Tomè

University of Oxford

“Aldo è arrivato! Ecco, Aldo è arrivato! Egli che è per noi, cuore, intelligenza, dolcezza, spirito e vita; egli che, prendendo con una mano i Greci e con l’altra i Latini, ora li ha ricondotti tutti sulla retta via, superando i superbi vincitori delle gare olimpiche”, dalla

prefazione a Plutarco, Scritti Morali, 15091.

Quando, sullo scorcio del secolo XV, Aldo

Manuzio giunse a Venezia inaugurandovi la stamperia votata a tanta fortuna, gli studi di greco avevano già preso piede in Italia da almeno mezzo secolo e il numero sempre crescente di affezionati cultori della lingua greca – dice Aldo – aveva raggiunto propor- zioni ragguardevoli, perché ormai non solo i giovinetti, ma anche gli uomini fatti, de- diti alle attività più disparate, desideravano apprenderne i rudimenti per avere accesso

ai fondamenti di tutte le nobili discipline2.

Sulla falsa riga di queste riflessioni tente- remo di marcare qui le aree d’influenza in cui soprattutto si è espressa l’azione del Ma- nuzio paladino della rinascita degli studi di greco in Occidente, azione che, senza voler eclissarne l’operato nell’ambito dell’editoria latina e volgare, resta il motore primo del suo impegno erudito. Le scelte editoriali operate da Aldo costituiscono infatti l’ambi- to privilegiato per tratteggiare lo status degli

studi di greco in Italia e in Europa tra XV e

XVI secolo all’altezza della seconda (e terza)

generazione, successiva a quella dei primi pionieri, quando l’insegnamento di maestri di lingua greca come Crisolora, Lascaris, Gaza, Calcondila aveva allargato di molto il numero di coloro che conoscevano i rudi-

menti del greco in Italia3. Il piano editoriale

varato da Aldo, e rintracciabile nei tre cata- loghi del 1498, 1503 e 1513, fu notoriamente messo a punto col sussidio dell’accademia di dotti e di amici delle buone lettere che attorno a lui si riunì a partire dal 1502; si trattava di una comunità dai confini di fatto molto allargati, in cui Aldo faceva rientrare idealmente tutti gli eruditi che da ogni parte d’Europa mettevano a sua disposizione libri

e idee4. Dovendo circoscrivere entro alcuni

ambiti ben delimitati la novità apportata da Manuzio nel panorama degli studi di gre- co della sua epoca, potremmo dire che essa si risolse in scelte editoriali orientate verso precisi strumenti e autori, quelli che meglio di altri avrebbero potuto raccogliere le esi-

genze dei maestri e degli studiosi, dei prin- cipianti e di coloro che erano già avviati alla lettura autonoma dei testi in lingua greca. Occorreva, insomma, un sapiente bilancia- mento di tradizione e innovazione, che da un lato incontrasse le necessità del mondo della scuola e dall’altro non scontentasse i lettori più o meno agguerriti, non tutti di fatto così esperti di letteratura greca come si potrebbe credere leggendo le prefazioni aldine: per tutto il Quattrocento e buona parte del Cinquecento il greco conosciuto sulle sponde del Mediterraneo era piutto- sto quello parlato nei porti e nelle taverne, non certo quello di Omero o di Aristofane, mentre nel Nord europeo gli studi ellenici approdarono a rilento, diffusi da dotti for- matisi in Italia, sia pur con modalità e in forme per lo più assimilabili a quelle impie-

gate dai primi maestri5. I settori in cui Aldo

si adoperò maggiormente e in modo più in- novativo nella promozione degli studi greci furono essenzialmente quattro: la selezione e l’assemblaggio di testi grammaticali e les- sicografici innovativi per lo studio della lin- gua greca, la latinizzazione di testi elemen- tari da includere come tools esemplificativi in calce alle opere di studio o di lettura, la stampa degli autori greci sapientemente al- ternata a quella in traduzione latina, la cura filologica nella restituzione del testo greco controllato sul maggior numero di originali disponibili (di norma almeno tre).

Testi grammaticali e lessicografici innovativi per lo studio della lingua greca

Dal 1494 al 1515, anno della sua morte, Aldo Manuzio stampò almeno sei volte testi gram- maticali greci, con o senza traduzione latina, e per otto volte lessici greci di varia natura: in tutto una quindicina di edizioni dedicate agli strumenti necessari all’apprendimento linguistico, tra cui l’ultima sua opera, ovvero la grammatica greca, uscita postuma in gre-

co per le cure di Marco Musuro6. Di lui non

ci restano che le prefazioni alle sue edizioni, gli scritti grammaticali, e delle traduzioni, alcune delle quali nemmeno attribuite con certezza (fig. 1). Eppure egli contribuì più di ogni altro a orientare le tendenze culturali di un’epoca, sia col suo genio visionario che si palesa in ognuna delle prefazioni alle sue edizioni, siaattraverso la fitta rete di relazio-

ni costruite in Europa7.

Se la prima stagione dello studio del greco in Italia fu dominata dagli scarni erotemata, i semplici manuali in forma di domanda / ri- sposta inaugurati in Occidente da Crisolora e tradotti in latino da Guarino Veronese, fu proprio Manuzio a sancire invece il successo dei “nuovi” manuali di Costantino Lascaris

e Teodoro Gaza8, anch’essi circolati per tap-

pe in versioni maior e minor, che trattavano la morfologia di base e quella avanzata, la

sintassi, l’ortografia, la prosodia e nozioni di stilistica, nel tentativo di sostituire le pon- derose miscellanee di vari trattati bizantini

su tali argomenti9. Aldo offrì davvero ai suoi

lettori la più ampia scelta editoriale possibi- le in questo campo, facendo uscire in rapida successione sin dal 1494-1495 un testo adat- to ai principianti (l’epitome del Lascaris con la traduzione a fronte di Crastone, in-otta- vo) e uno per lo studio avanzato (il manuale in quattro libri del Gaza unito alla sintassi di Apollonio Discolo, senza traduzione e in-folio, seguito da un trattatello di Erodiano grammatico sui numeri). Appena un anno dopo, nel 1496, venne dato alle stampe il Thesaurus Cornu Copiae et horti Adonidis, una raccolta di rari opuscoli grammaticali bizantini circolanti nella tradizione mano- scritta che nella prassi didattica quattrocen- tesca avevano a lungo integrato gli scarni

repertori erotematici10. Né quest’ultima ope-

ra né la grammatica del Gaza dovettero gode- re di larga fortuna, visto che nel 1513 risul- tavano ancora invendute nell’ultimo dei tre cataloghi redatti da Aldo. Gli altri tre testi grammaticali greci usciti dai torchi aldini sono la grammatica greca di Urbano Bolza- nio (1497), il primo manuale per occidentali composto interamente in latino, gli erotema- ta del Crisolora nella versione estesa, uniti agli schematismi del Calcondila, al quarto libro del manuale di Gaza e ai medesimi erotemata crisolorini nella versione sem- plificata, e infine la grammatica greca dello stesso Aldo (fig. 2), l’unico manuale compo-

sto in greco da un latinofono11.

Se il pregio maggiore della grammatica del Gaza era la completezza, il suo limite era invece la scarsa gradualità, che la rendeva poco fruibile autonomamente nella fase di avvio degli studi; i due libri più usati furono il primo e il quarto: di fatto il primo volume circolò spesso separatamente dagli altri tre, mentre il quarto costituì per lunghissimo tempo l’unica sintassi completa della lingua greca disponibile in un manuale per occi- dentali. Nella prefazione alla sua editio prin- ceps di Gaza e Apollonio, Aldo si dichiara consapevole della difficoltà dei due testi, ma al contempo ne sottolinea i pregi: Teodoro nulla ha tralasciato di quanto necessario ad apprendere il greco ed è il solo che insegni in modo degno le buone lettere, fornendo un metodo ingegnoso ed efficace per la de- clinazione dei sostantivi e dei verbi, senza tralasciare ortografia, ortoepia e sintassi, mentre Apollonio fu uno dei primi modelli di Prisciano: ma nulla – conclude Aldo – è tanto difficile che con una lettura frequente

e accurata non diventi facile12.

Completamente diversa fu invece la genesi del manuale del Lascaris, il più fortunato tra quelli editi da Manuzio, cresciuto su se stes- so a partire da diversi opuscoli messi assie-

me dall’autore nel tentativo di digerire per i suoi allievi contenuti via via sempre più complessi. L’epitome, ovvero il primo ma- nuale essenziale per lo studio dei rudimenti, diverrà il primo “libro” dell’opera, accompa- gnato da brevi scritti a carattere ortografico e sintattico poi approfonditi nei libri succes- sivi; il trattatello sulla sintassi verbale diven- terà il libro secondo, mentre l’unione del De nomine e del De verbo sarà il libro terzo, a sua volta approfondito in due trattatelli, uno dedicato alla morfologia nominale dal pun- to di vista delle varianti dialettali e poetiche, e l’altro alla sottoscrizione delle vocali e alle sue cause. Nel manuale completo di Lasca- ris il libro destinato all’approfondimento era il terzo, che godette anch’esso di una circolazione autonoma al pari dell’epitome

(ovvero del primo libro)13. Come si è sopra

accennato, l’epitome del Lascaris fu edita da Aldo già nel 1494-1495 in greco e in latino, ma si trattava tuttavia della quarta edizione; Manuzio esplicita nella prefazione le moti- vazioni che lo avrebbero indotto alla scelta: il libro, molto richiesto, non era più in ven- dita sul mercato e inoltre gli amici Pietro Bembo e Angelo Gabrieli gli avevano recato da Messina un manoscritto con le revisioni di mano del Lascaris. In realtà le bozze furo- no composte tenendo a base una copia della stampa del 1480 o del 1489, rivedendone la traduzione latina e aggiungendo un’appen- dice di testi elementari – la cosiddetta Appen- dix Aldina (figg. 3a-b) – di cui si dirà14. Solo

tra il 1501 e il 1503 uscirà per i tipi aldini la princeps del manuale completo di Lascaris, corredato di traduzione latina sfascicolabile e dell’Appendix Aldina in una versione un po’ più piena nella sezione delle abbrevia- zioni rispetto alla precedente, mentre il te- sto greco con traduzione latina della Tabula dello pseudo Cebes è impiegata da Aldo per separare i vari quaternioni (figg. 4a-b), as- sieme a quello delle litanie alla Beata Vergi-

ne15. Fu questa una delle più felici intuizioni

editoriali aldine, giacché, mentre a Firenze si imponeva il Crisolora maior corredato di soli morfologia, ortografia e trattatello sugli spiriti, e a Milano naufragava l’edizione del- la grammatica di Calcondila priva della sin- tassi verbale e dell’ortografia nei materiali di corredo, in tutta Italia trionfava la predile- zione per il Lascaris completo, con quindici stampe arricchite di opuscoli e materiali an-

tologici secondo la prassi avviata da Aldo16.

Nel 1512 Manuzio varò la seconda edizione del manuale lascariano completo, aggiun- gendovi in calce alcuni trattatelli di dialet- tologia, ovvero il De graecarum proprietate linguarum ex scriptis de arte Io. [Ioannis Phi- loponi] Grammatici, il De dialectis, quae apud Homerum di Plutarco (falsamente attribuito a Eustazio) e l’excerptum De Dialectis tratto da Corinto, tutti accompagnati dalla tradu-

1. Lettera prefatoria di M. Musuro alla Grammatica Greca di Aldo, 1515 2. Incipit della Grammatica Greca di Aldo, 1515 3a. Pinax premesso all’Epitome di Lascaris, 1494-1495 3b. Ps. Pythagora, Aurea Carmina in Appendix Aldina, Lascaris, 1512

zione latina17. Due parole devono essere

giustamente spese infine per la grammatica greca di Aldo medesimo: le declinazioni dei nomi sono in tutto dieci (quattro parisillabe, una imparisillaba e cinque contratte), dove l’inversione dell’ordine della terza e quarta declinazione rivela il debito col Gaza. La mag- gior parte dei canoni nominali è standard,

ma viene scelto βιβλιοπώλης (“venditore

di libri”) per illustrare la prima delle dieci

declinazioni del nome, ἐγὼ Πλάτων per

spiegare il pronome personale di prima

persona, σὺ Ἀριστοτέλης per la seconda e

ὅς Ἄλδος per la terza. I verbi sono suddivisi nelle tredici consuete coniugazioni: sei ba-

ritone, tre contratte e quattro in -μι, tutte co-

niugate per esteso. Quella del 1515 fu l’unica edizione della grammatica greca di Aldo: da quella data in poi, infatti, presero definitiva- mente piede le grammatiche abbinate alla traduzione latina18.

Per quanto riguarda la stampa di opere gre- che a carattere lessicografico, nella prefazio- ne al primo dizionario uscito dai suoi torchi nel 1497 (il lessico greco-latino di Crastone) (fig. 5) Aldo dichiara che, pur avendo in un primo momento deciso di non pubblicare lessici greci se non quando fossero stati di- sponibili in forma copiosa e corretta, è tor- nato sui suoi passi; è necessario intendersi di tutto ed essere in grado di interpretare tutti i significati essenziali delle parole, in modo da “imparare a dire facilmente in lin- gua greca qualunque cosa e molte cose in

più modi diversi”19. Allo stesso modo, nella

dedica del dizionario di Stefano di Bisan- zio Sulle città, egli esplicita che si tratta di un’opera molto utile e quanto mai neces- saria a coloro che si dedicano agli studi li- berali, per poter leggere le opere di storia e di poesia, giacché essa ragguaglia in ordine alfabetico su quasi tutte le città menzionate da storici e poeti, spiegando inoltre come

ne derivino i nomi delle popolazioni20.

È ben noto quanto scarseggiassero nel corso del Quattrocento i lessici bilingui, al pun- to che i primi umanisti furono costretti a fabbricarseli da sé leggendo e trascrivendo gli autori o ricorrendo a rudimentali raccol- te di glosse (Guarino, Traversari, Tortelli,

Zomino Pistoiese ecc.)21. Si trattava però di

tentativi messi assieme per uso personale o per i propri allievi e il piacentino Giovanni Crastone fu il primo a editare un dizionario greco-latino, che si risolse nella conflazio- ne di alcuni lessici manoscritti quattrocen- teschi con le glosse dello pseudo Cirillo: i lemmi sono brevissimi, non indicano la costruzione delle parole e non precisano da quali autori siano tratti gli esempi22. Fino

al 1497 circolavano due versioni diverse di questo lessico, che Aldo unì sotto una sola copertina: “duplex uno volumine dictiona- rium”, come dirà egli stesso nella prefa-

4a-b. Ps. Cebes, Tabula in Lascaris 1503-1504 (1° quaternione della trad. latina)

5. Incipit del Dictionarium greco-latino di Crastone, 1497

6. Indice del Dictionarium greco-latino di Crastone, 1497

7. Prefazione di Erasmo al Dictionarius di J. Ceratinus, Basilea, 1524

8. Prefazione all’Aristofane del 1498 9. Pinax dell’antologia di Pindaro et alii, 1513 10. Lettera di dedica ad A. Navagero in Pindaro et alii, 1513

zione23. Anche questo primo dizionario al-

dino, al pari delle grammatiche, si connotò per le appendici di testi che ne costituivano la vera novità editoriale; si trattava anzitutto di un indice delle parole latine col loro equi- valente greco non specificato per esteso, da cercarsi nel testo in base al numero della carta e delle righe (fig. 6), il che – come ebbe modo di rispondere Aldo ad Erasmo – avrebbe se non altro reso più difficile il pla- gio cui le sillogi testuali aldine vennero so-

vente sottoposte24 (fig. 7). Le altre appendici

testuali innovative stampate in calce al lessi- co di Crastone erano costituite dal trattatello di Ammonio sulle Differentiae, da altri scritti essenziali a carattere lessicografico e da un breve lessico alfabetico attribuito allo pseu- do Cirillo in cui erano registrati elenchi di parole omografe il cui significato mutava al variare dell’accento.

Delle altre sette maggiori opere lessicogra- fiche tardo antiche e bizantine stampate in Italia a cavallo di XV e XVI secolo, quattro tro- varono la loro princeps presso i torchi manu- ziani (Polluce, Arpocrazione e Stefano di Bi- sanzio tra 1502 e 1503, Esichio nel 1514), due (Suda ed Etymologicum Magnum), stampate a Milano e a Venezia nel 1499, furono pro- babilmente acquisite da Aldo in cambio di edizioni di autori greci e figurano comprese nel suo secondo catalogo a partire dal 1503, l’ultima (Frinico), edita a Roma nel 1517, venne in seguito inserita nel monumentale

dizionario uscito per i tipi aldini nel 152425.

Testi elementari d’esercizio in calce a opere di studio o di lettura

Al nome di Aldo Manuzio è legata un’ap- pendice testuale bilingue – l’Appendix Aldi- na – che ricorre in un numero elevatissimo

di stampe europee a partire dal 1494-149526.

Si tratta del più diffuso pamphlet di eser- cizi per l’apprendimento autonomo dei rudimenti della lingua greca circolato in

Europa tra XV e XVI secolo. L’Appendix fu

stampata per la prima volta nell’edizione al- dina dell’epitome del Lascaris nel 1494-1495 (fig. 3a) e successivamente in entrambe le edizioni del manuale completo del me- desimo autore, nel 1501-1503 e nel 151227.

La si ritrova compresa anche nella gramma- tica latina di Aldo a partire dall’edizione del 1501, nel 1507 accompagnata anche dal li- bretto De octo partium orationis constructione di William Lily, di cui Erasmo fu curatore, e nelle successive edizioni (1508, 1514, 1523)

senza di esso28. Ebbe pure una sua circola-

zione autonoma in due stampe uscite per i tipi aldini nel 1497 e nel 1526, ma le più di quaranta edizioni che se ne fecero in Italia e in Europa circolarono tacendo sempre il nome del curatore, di per sé non esplicita-

to nemmeno negli originali aldini29. Nella

11. Pinax dell’edizione degli etografi, 1496 12. Pinax dell’antologia di favolisti greci, 1505 13a. Pinax dell’edizione di Museo e ps. Orfeo, 1517 13b. Illustrazione da Museo, Ero e Leandro, 1517

sé l’impegno a non tralasciar nulla di quan- to sia utile a coloro che aspirano ad appren- dere le lettere greche ed esorta i suoi giovani lettori a fare altrettanto, perché, come dice Catone: “Si può dire che la vita umana sia come il ferro: e il ferro, se si usa, si consu- ma, ma, se non si usa, viene dissolto dalla ruggine; parimenti l’uomo, se si mantiene attivo, si logora, ma se resta inattivo, l’iner-

zia gli attacca più male che l’inattività”30.

Si tratta di concetti che Aldo ribadirà nella prefazione alla grammatica di Gaza, edita sempre nel 1495, col consueto afflato pare- netico che lo caratterizza: il cammino verso la virtù è lungo, arduo e aspro, sulle prime, ma, una volta raggiunta, nulla è più piace- vole e dolce di essa; inoltre, dedicandosi allo studio con costanza e buona volontà, si con-

segue di certo larga e profonda cultura31.

La selezione dei testi proposti si compone di alcune preghiere (Padre Nostro, Ave Maria, Salve Regina, Credo degli Apostoli), dell’in- cipit del Vangelo di Giovanni e di due rac- colte di sentenze, una attribuita a Pitagora e l’altra a Focilide, molto diffuse nella scuola

bizantina32. Gli Aurea Carmina (o Dicta Au-

rea) dello pseudo Pitagora (fig. 3b) sono a tutt’oggi un mistero: non se ne conoscono autore, data e nemmeno genere letterario, mentre è chiaro l’obiettivo: introdurre il let- tore alle dottrine morali, filosofiche e reli- giose pitagoriche per condurlo alla maturità

spirituale33. La seconda raccolta di sentenze

morali fu pure divulgata in età ellenistica a nome di Focilide di Mileto, poeta gnomi-

co del VI sec. a.C.; scritta in dialetto ionico,

consta di duecentotrenta esametri, definiti dall’autore “decreti di Dio”, e tiene a model- lo i precetti dell’Antico Testamento (specie il libro del Siracide e i Dieci Comandamenti) accanto a precetti dell’antichità classica34.

La sezione ebraica dell’Appendix, assente nell’edizione del 1494-1495, si compone di alfabeto, regole di pronuncia e abbecedario seguiti dal Padre Nostro e dal Kedushah, parte della preghiera ebraica Amidah che ce- lebra la santità del popolo d’Israele, il tutto con traduzione latina interlineare.

Quanto all’iter studiorum, nella prefazione all’Aristofane del 1498 (fig. 8) Aldo esprime il proprio plauso agli studiosi che, favoriti dall’abbondanza di libri, ora finalmente di- sponibili, per meglio dedicarsi alle discipli- ne liberali imparano il greco. Impadronitisi con facilità e prontezza di tale lingua, trascu- rata per secoli dai Latini più per la difficoltà dei tempi che per la mancanza di ingegni, molto facilmente diverranno esperti della filosofia, progenitrice di tutte le nobili disci- pline, e altrettanto della medicina: lasciate da parte le ghiande, scopriranno i cereali e

se ne ciberanno35. Per quel che riguarda il

metodo di studio, illuminanti le indicazio- ni manuziane nella prefazione all’edizione

dell’antologia (fig. 9) comprendente Pinda- ro, Callimaco, Dionigi Periegeta e Licofro- ne, e dedicata ad Andrea Navagero, che, allo scopo di impadronirsi di Pindaro, lo aveva più volte trascritto di suo pugno (fig. 10). Attività imprescindibile per la memorizza- zione è proprio “l’annotare in margine, tra quel che si legge, ogni cosa degna di esser risaputa e ricordata, oppure il trascrivere per intero di proprio pugno i libri con cui