• Non ci sono risultati.

Per Green Economy24 si intende un modello di sviluppo economico che prende origine da un’analisi econometrica del sistema e che, oltre ai benefici ottenuti da un certo regime di produzione (come l’aumento del Prodotto Interno Lordo), tiene conto anche dell’impatto ambientale e dei potenziali danni creati dall’intero ciclo di trasformazione. Tali danni infatti si ripercuotono spesso in una successiva riduzione del PIL causata dalla lesione di attività che traggono beneficio da un sano contesto ambientale, quali agricoltura, pesca, allevamento e, non meno importante, turismo. In altre parole, se per Economia si intende la scienza che studia la migliore allocazione delle risorse scarse, nell’Economia Verde questo best vuole essere riversato anche nelle esternalità che vengono prodotte verso l’ambiente circostante, al fine di ottimizzare l’intero circuito economico. Parlando di Green Economy si fa riferimento ad un’ideologia di fondo trasversale a tutti i settori del tessuto nazionale, e attiva ad ogni livello della filiera.

La creazione di sistemi economici eco-sostenibili non è solo un traino per la crescita, quanto piuttosto un motore di sviluppo in grado di generare nuove forme di occupazione.

Nella COM (2011) 363 del 20 giugno 2011 della Commissione Europea si legge che “green economy” sta per “una economia che genera crescita, crea lavoro e sradica la povertà investendo e salvaguardando le risorse del capitale naturale da cui dipende la sopravvivenza del nostro pianeta”.

Da un punto di vista politico-economico, per cogliere al meglio le opportunità della green economy occorre che i governi investano con incentivi e strumenti nella transizione verso una economia green per favorire una conseguente crescita dell’intero sistema economico e dell’occupazione. Affinché ciò

24

87 avvenga, sono però necessarie azioni mirate che coinvolgano tutti i soggetti interessati , imprese, lavoratori autonomi e cittadini compresi. Questo è quanto emerge dal report “Towards a Green Economy: Pathways to Sustainable Development and Poverty Eradication” realizzato dalla Green Economy Initiative dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) in collaborazione con economisti ed esperti di tutto il mondo.

Secondo le stime UNEP, il 2% del prodotto globale annuo (equivalente a circa 1300 miliardi di dollari USA) permetterebbe la riconversione ecologica dell’economia in dieci settori chiave: agricoltura, edilizia, energia, pesca, foreste, industria, turismo, trasporti, gestione delle acque e rifiuti.

Questo smonterebbe il mito secondo il quale occorre un compromesso per scegliere tra la crescita economica e la protezione dell’ambiente, pertanto sempre secondo il rapporto dell’UNEP, i governi possono rilanciare le loro economie incoraggiando la creazione di posti di lavoro e migliorando l’equità sociale attraverso politiche intelligenti che favoriscono il progresso mantenendo l’impronta ecologica dell’umanità nei limiti sopportabili per il pianeta.

In Italia, il Rapporto GreenItaly 201125, presentato da Symbola e Unioncamere, fotografa un Paese fatto di imprese che guardano alla Green Economy come leva per il rilancio dell’Italia: il 23,9% punta a investimenti nel settore e il 38% delle nuove assunzioni sul mercato del lavoro nel 2011 sono legate ai business della Green Tech o all’economia verde in generale, per un totale di 220.000 lavoratori che hanno trovato impiego.

Una “riconversione in chiave eco-sostenibile” che ha coinvolto 1/4 delle imprese tra il 2008 e il 2011; in totale sono state 370mila le aziende (150mila industriali e quasi 220mila dei servizi) che dal 2008 ad oggi hanno investito in prodotti e tecnologie green e nel connubio innovazione, qualità e sostenibilità.

25

http://www.unioncamere.gov.it/P42A872C0S0/-Green-Italy-2011---presentato-il-rapporto-di- Unioncamere-e-Symbola.htm

88 Dal rapporto Green Italy 2011 arriva un importante segnale di come la crisi abbia portato l’intero sistema produttivo italiano a ripensare in maniera profonda al proprio modello di sviluppo. Un processo evolutivo che vede fortemente coinvolte anche Pmi e micro-imprese.

Le più innovative sul fronte green sono le imprese manifatturiere, con il 28% che investe nell’ecosostenibilità, contro il 22% del terziario.

Allo scopo di comprendere lo stato della Green Economy in Italia, Fondazione Impresa ha elaborato uno specifico Indice di Green Economy (IGE) che consente l’acquisizione di conoscenze comuni fruibili dagli attori economici e politici di Green Economy. L’IGE definisce una graduatoria sullo stato dell’arte dell’economia verde in Italia sulla base di ventuno indicatori di performance sui principali settori coinvolti nell’economia verde (energia, agricoltura biologica, imprese e prodotti, trasporti, edilizia, rifiuti e turismo sostenibile).

Secondo l‘edizione 2011 dell’Indice di Green Economy le regioni più “green” d’Italia sono Trentino Alto Adige, Basilicata e Friuli Venezia Giulia, e a seguire Umbria, Veneto, Piemonte. Nelle ultime posizioni Liguria, Lazio e Puglia. L’IGE restituisce una descrizione esatta dell’Italia nella quale l’economia verde è e può essere considerata una vocazione dell’intero Paese. Le regioni settentrionali, tuttavia, vanno meglio nei settori edilizia e rifiuti, lo testimoniano i dati sulle detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici e i dati relativi alla raccolta differenziata; le regioni meridionali vanno meglio nei settori agricoltura biologica e turismo sostenibile.

Basilicata, Sicilia, Calabria, Sardegna, Marche, Umbria, Puglia sono ai primi posti nella classifica sull’agricoltura biologica, la prima regione settentrionale nella classifica è la Valle d’Aosta, solo alla decima posizione.

Rispetto alle emissioni di CO2 da settore residenziale, Sicilia, Puglia e Campania sono ai primi posti della classifica, contando rispettivamente 1,2, 1,4 e 1,5 tonnellate di CO2 emessa/famiglia. I valori maggiori di CO2 emessa sono invece quelli di Valle d’Aosta (12,6), Molise (6,2), Umbria (5,7) e Trentino Alto

89 Adige (5,4), valori superiori alla media italiana di 2,9 tonnellate di CO2/famiglia.

Figura 6: Settore Edilizia – Indice di Green Economy Fonte: Fondazione Impresa,2011

La Sicilia, 17a nella classifica italiana della green economy stilata da Fondazione Impresa, è 1a in Italia per emissioni di CO2 dal settore residenziale (con solo 1,2 tonnellate di CO2 per famiglia) e 3a per superficie agricola destinata al biologico (il 16,5% della SAU) e numero di aziende zootecniche (circa 39 ogni 100.000 abitanti). Discrete sono anche le performance nelle emissioni dal settore trasporti (5a con 1,8 tonnellate di CO2 per abitante) e 7a nell’efficienza energetica. Incidono negativamente tuttavia i dati sulla raccolta differenziata e sullo smaltimento dei rifiuti in discarica, dove ricopre le ultimissime posizioni, e sulle detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici

90 (20a per documentazioni inviate, 19a per risparmio energetico pro-capite conseguito).

Figura 7: Indice di Green Economy Sicilia 2011 Fonte: Fondazione Impresa,2011

91

1.6 Bioedilizia e innovazione energetica nei comuni italiani: