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INQUINAMENTO ELETTROMAGNETIC

O

B.4.6.b.4.

Premessa la condivisione dell'obiettivo generale di "riduzione generalizzata dell'esposizione della popolazione", si esprimono perplessità riguardo, in particolare, l'inquinamento elettromagnetico. Rispetto alla politica azione 6.b.4 "vietare aumento di carico per gli elettrodotti quando vi sia popolazione esposta a valori superiori a 0,5", il gestore ritiene il vincolo non compatibile con la gestione in sicurezza della RTN, un "risanamento" privo di legittimità. Tra l'altro si sottolinea che nulla è demandato in materia alle Province. Il limite posto comunque pare essere penalizzante per la esigenze di soddisfacimento della domanda elettrica, di rispetto della sicurezza di esercizio del sistema eletrico nazionale, e difficilmente controllabile e gestibile alle connessioni alla rete che si necessiteranno in seguito a una maggiore domanda. Risulta pertanto auspicabile utilizzare al meglio le linee esistenti e allineare modalità di gestione e margini di sicurezza all'intero territorio nazionale.

ENTE DOC TEMA ARGOMENTO CAP. CONTENUTO

Ass. Industriali BO ACCORDO AREA

METROPOLITANA 1.2.1. Per l'economia la dimensione metropolitana è significativa e determinante per le scelte che possono caratterizzare la competitività di un territorio.

INU BILANCIO DEL PTI 2.1. Ritengono soddisfacente il bilancio effettuato sul piano precedente.

INU COESIONE ECONOMICA

E SOCIALE 1.3. Sono in accordo con gli obiettivi generali che individuano nella solidarietà e nella coesione una via per la competitività del territorio verso l’esterno.

Lega Ambiente IDEA DI CITTA' 1.4. Ci si chiede se ci sarà una precisa definizione in fase attuativa delle competenxe e delle responsabilità di ogni struttura istituzionale e se verranno date garanzie affinchè la valutazione degli impatti sia effettuata severamente e preventivamente (non solo come una mitigazione degli impatti).

Collegio

Costruttori CONCERTAZIONE 1.4.3. Condivisione del metodo di lavoro adottato dalla Provincia rispetto al coinvolgimento dei Comuni.

Lega Ambiente CONCERTAZIONE 1.4.3. Concordano con la metodologia adottata di far partecipare le associazioni di comuni e le associazioni della Società Civile.

INU DP OBIETTIVI GENERALI CONCERTAZIONE

D'AREA 1.4.3.

Concordano con il processo attivato che valuta gli effetti del disegno del piano direttamente sentendo gli attori coinvolti in queste scelte. C’è pieno assenso rispetto alla concertazione e nei confronti della decisione di realizzare questo piano mediante accordi attuativi tra Provincia, Comuni e aggregazioni di Comuni. Concordano con la scelta di adottare un piano che, pur avendo un disegno definito, si costruisca come un piano a “geometria variabile” in grado di adattarsi alle situazioni.

INU INTEGRAZIONE PIANI 1.4.3. Concordano con l’idea di fare del Ptcp la Carta unica del territorio, assumendo in sé le indicazioni di alcuni strumenti di pianificazione, anche quelli non sovraordinati.

Lega COOP INTEGRAZIONE PIANI 1.2.1. C'è preoccupazione riguardo al livello di integrazione istituzionale; è necessario portare a sintesi le diverse proposte e i diversi piani.

Collegio Costruttori

MARKETING

TERRITORIALE 1.4.4. Assenso con la costruzione di un’Agenzia che promuova le peculiarità delle attività del territorio bolognese (Camera di Commercio).

CNA BO PEREQUAZIONE 1.4.3. Occorre lavorare su meccanismi che riequilibrino le entrate nei bilanci comunali. La provincia dovrà sovrintendere anche a questioni di attinenza comunale:

coordinamento dei Regolamenti Edilizi Comunali e delle modalità di intervento sull’esistente.

INU PEREQUAZIONE 1.4.4. Condivisibile è l’idea di lavorare su dei meccanismi di perequazione territoriale attraverso i quali compensare i comuni più svantaggiati dalle scelte adottate.

Invitano i comuni ad esprimere la loro progettualità.

CGIL BO POLICENTRICOSISTEMA 2

Nella dimensione metropolitana, la qualità del sistema dei trasporti deve misurarsi e rispondere alle esigenze integrate della specifica realtà economica e sociale del comune e della provincia bolognese. Sono necessari servizi territoriali reticolari. Si pone urgentemente l'esigenza di un decentramento sul territorio provinciale delle funzioni economiche e sociali. Si condividono pertanto gli orientamenti di piano volti al decentramento dei grandi insediamenti commerciali, direzionali e del tempo libero, in prossimità dei nodi ferroviari e autostradali

API SISTEMA

POLICENTRICO 2.

La Provincia punta sulle infrastrutture (nuove ed esistenti) e sul principio di collocare le nuove previsioni di sviluppo lungo queste, secondo una logica di compatibilità ambientale. L'associazione condivide tale principio, ma sottolinea la necessità di valorizzare i nodi, puntando ad un network territoriale, in cui vanno rafforzati i punti di eccellenza (sia i nodi, che i vettori, in particolare quelli più periferici), e di una politica delle accessibilità.

Lega COOP SISTEMA

POLICENTRICO 2. Concordano con l'ipotesi della "seconda genrazione di decentramento".

CNA BO SISTEMA

POLICENTRICO 2.

Il policentrismo va concepito all’interno di una visione di territori fortemente caratterizzati. Occorre comprendere le vocazioni dei singoli territori: Per la montagna occorrono ulteriori approfondimenti. In particolare per quanto riguarda la pianura, concordano con il decentramento di alcune funzioni (non certo la Fiera e l’Aeroporto) sulla trasversale di pianura.

Collegio Costruttori

SISTEMA

POLICENTRICO 2. Giudicano negativa una visione che istituisce una gerarchia di funzioni nel territorio attraverso la pianificazione, perchè la gerarchia la fa il mercato. Anche la nuova legge si muove in direzione di una certa flessibilità nella definizione delle funzioni: i poli e gli ambiti produttivi sono contenitori vari di funzioni diversificate.

CGIL BO SOSTENIBILITA'

AMBIENTALE A.2.6.

Si ritiene che ogni atto di pianificazione e di governo territoriale deve essere conseguente solo ad una verifica di sostenibilità ambientale nel breve e medio periodo. Si rileva che la qualità dell'aria permane l'emergenza più rilevante, ma anche il fenomeno della subsidenza richiede una limitazione dello sfruttamento delle acque sotterranee e del traffico pesante (si sottolinano invece i pesanti interventi di infrastrutturazione del sottosuolo della linea ferroviaria di Alta Velocità).

Ass. Industriali BO SVILUPPO SOSTENIBILE 2.2.3.

Bisogna integrare la politica dello sviluppo con la politica ambientale: sono disponibili a sviluppare Accordi di programma sul recupero dei rifiuti industriali, su interventi di qualificazione delle aree industriali e sulla garanzia della tutela delle acque. Intenzione di promuovere la scelta di massa delle Certificazioni Emas.

Sviluppo delle attività “Responsible Care” di Feder-Chimica (valorizzazione delle questioni ambientali e della qualità del lavoro di imprese chimiche di piccole dimensioni).

CNA ENERGIA A.2.7. Insufficienza di politiche e approfondimenti sull’organizzazione delle reti di distribuzione dell’energia. Richiesta di attuazione di piani di settore.

Lega Ambiente ENERGIA A.2.7. Manca un coordinamento nelle decisioni sul tema dell'energia. Ogni comune decide autonomamente.

Collegio

Costruttori SISTEMA AMBIENTALE QUALITA' E USO DELLA

RISORSA IDRICA A.2. Le indicazioni che vengono date sul Documento preliminare in merito alle reti idriche sembrano insufficienti. È auspicabile introdurre un piano della manutenzione delle infrastrutture territoriali, sia idriche che della viabilità.

CNA BO QUALITA' E USO DELLA

RISORSA IDRICA A.2.3. Insufficienza di politiche e approfondimenti sull’organizzazione delle reti di distribuzione dell’acqua. Richiesta di attuazione di piani di settore.

ENTE DOC TEMA ARGOMENTO CAP. CONTENUTO

API TUTELA AMBIENTALE A.1.6.

Si ritiene che il lavoro svolto dalla provincia, per la definizione di vocazionalità ambientali, sia stato svolto in maniera accurata ed efficace. Si ritiene importante infatti che l'analisi di tali vocazionalità debba essere multicriteria, considerando le ragioni ambientali e quelle economiche, poichè la tutela dell'ambiente e del paesaggio è tanto maggiore quanto maggiore è la forza economica di un territorio.

Lega Ambiente QUALITA' E USO DELLA

RISORSA IDRICA A.2.3.

Esprimono dissenso rispetto a qualsiasi prelievo da acque superficiali, a nuove dighe o derivazioni (Castrola o "tubone"). La via da seguire è quella del risparmio, sia contenendo le perdite di rete che dotando le famiglie di accorgimenti che permettono di risparmiare dal 20 al 25% delle acque potabili, come hanno dimostrato le sperimentazioni fatte in collaborazione con SEABO.

Lega Ambiente SISTEMA AMBIENTALE QUALITA' E USO DELLA RISORSA IDRICA A.2.3.

Insufficienti misure per il risparmio idrico. Non bastano l’aumento delle tariffe e, in ambito agricolo, si è lontani da una programmazione che consideri il limite delle risorse. Occorre tutelare la qualità dell’acqua e la quantità, soprattutto dell’acqua di falda. Si richiedono altri strumenti rispetto all'assistenzialismo a carico delle risorse naturali e delle casse pubbliche. Chiedono anche un chiarimento sulle modalità di infrastrutturazione idrica (ultima parte di pg. 82; "sciogliere la riserva sulle modalità infrastrutturali di adduzione della risorsa idrica appenninica all'impianto di potabilizzazione di Val di Setta").

Lega Ambiente RIFIUTI A.2.9.

Nel Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti la Provincia, pur lamentandosi della eccessiva produzione di rifiuti non riciclabili si dimentica di fare autocritica in quanto, proprio la provincia in questo piano, ha previsto un aumento cospicuo della produzione di rifiuti pro capite. Non si parla nemmeno delle responsabilità per non avere raggiunto determinati obiettivi e delle politiche da assumere per produrre questa riduzione. Occorre definire i provvedimenti atti ad incentivare da parte del cittadino la raccolta differenziata, predisporre il riciclaggio per questi rifiuti, prendere altri provvedimenti per la riduzione degli imballaggi, mettere in relazione la grande produzione di rifiuti con la crescita della grande distribuzione.

CIA BO RISORSE NATURALI E

AMBIENTALI A.2.4. Propongono che la riqualificazione e la rinaturalizzazione di parte del territorio naturale sia affidata ai Consorzi di Bonifica e al Servizio Difesa del Suolo.

Unione prov.

Agricoltori

RISORSE NATURALI E

AMBIENTALI A.2.4. Propongono che la riqualificazione e la rinaturalizzazione di parte del territorio naturale sia affidata ai Consorzi di Bonifica e al Servizio Difesa del Suolo.

Fed. Prov.

Coltivatori Diretti

RISORSE NATURALI E

AMBIENTALI A.2.4. Propongono che la riqualificazione e la rinaturalizzazione di parte del territorio naturale sia affidata ai Consorzi di Bonifica e al Servizio Difesa del Suolo.

Lega Ambiente RUMORE A.2.6.2

. Ritengono necessario prendere provvedimenti per ridurre l'inquinamento acustico prodotto dalla tangenziale (in particolare la zona di S. Donnino) e dall'Aeroporto.

INU RISORSE STORICHE E

PAESAGGISTICHE A.2.5. Maggiore attenzione deve essere riposta sulla riqualificazione del paesaggio.

Ass. Industriali BO AMBITI PRODUTTIVI B.2.4. Per la competizione territoriale occorre puntare: sull’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica; sulla creazione di distretti produttivi tipici del territorio, però a valenza globale (ES: convenzione di piccole, medie e grandi imprese per la creazione del distretto motoristico).

CNA BO AMBITI PRODUTTIVI B.2.4. Concordano con la creazione di ambiti produttivi. Tuttavia occorre distinguere tra aree industriali e aree per la piccola impresa e l’artigianato compatibili con i tessuti residenziali all’interno di contesti urbani (ad esempio fissare per queste una soglia dimensionale di 250 mq ad attività).

API AMBITI PRODUTTIVI B.2.4.

Si condivide la lettura della struttura produttiva esistente e le direzioni di sviluppo scelte. Occorre in generale puntare su politiche che elevino la competizione attraverso la qualità dei servizi offerti, non basandosi unicamente sul costo delle aree, e agire di concerto (provincia e comuni) per promuovere azioni più incisive nella gestione delle aree inserite in PRG.

API AMBITI PRODUTTIVI B.2.4.

Per quanto riguarda le attività produttive di Bologna, si deve poter garantire una autonomia di offerta di are industriali per aziende molto qualificate (Business Park) e il comune può farsi promotore di operazioni di riposizionamento di macro aree industriali (Roveri, Bargellini..). Non va inoltre dimenticato il carattere manifatturiero del capoluogo, questa caratteristica va anzi qualificata e potenziata.

API AMBITI PRODUTTIVI B.2.4.

Per l'imolese, rispetto al tema delle aree produttive, si valuta che: Medicina non possa avere come unico riferimento Castel Guelfo e Castel San Pietro e l'insediamento del Fossatone debba raggiungere una massa critica e dotazioni di servizi tali da collocarsi come area industriale qualificata; si deve risolvere il nodo Imola-Massalombarda; infine dotare il territorio di poli funzionali qualificati nella logistica. La relazione Bologna-Imola può divenire portante valorizzando giustamente lo sviluppo produttivo in atto a Imola.

ASCOM ATTIVITA' COMMERCIALIB.2.2.4

.

Occorre prestare attenzione all'insediamento e alla diversificazione del comparto mercantile, mediante aperture di superfici di media grandezza per evitare la desertificazione delle località ubicate sui crinali.

Confesercenti

BO ATTIVITA' COMMERCIALIB.2.1.7

.

Ritengono che la Provincia debba individuare i range per lo sviluppo della grande distribuzione validi per tutta la durata del PTCP. L'insediamento di nuove grandi strutture non alimentari porta infatti, oltre a problemi di inquinamento e traffico, riflessi sul commercio tradizionale, anche in relazione al potere d'acquisto dei consumatori.

ASCOM ATTIVITA' COMMERCIALI B.2. Necessità che la Provincia fissi dei criteri generali guida per definire le aree destinate agli insediamenti della grande distribuzione.

ASCOM ATTIVITA' COMMERCIALI B.2. Omologazione delle scelte localizzative di potenziali insediamenti e mancata valutazione degli effetti cumulativi degli insediamenti previsti nei piani comunali della grande distribuzione.

ASCOM ATTIVITA' COMMERCIALIB.2.1.7

.

Critica alla visione favorevole allo sviluppo della grande distribuzione nella forma del parco commerciale. Tale politica contrasta con il quadro di equilibrio auspicato dalla legge Bersani, se gli insediamenti autorizzati o autorizzabili superano soglie elevate; inoltre rende limitati gli effetti delle politiche di sostegno della rete commerciale di vicinato, legate anche alla valorizzazione del centro storico.

ENTE DOC TEMA ARGOMENTO CAP. CONTENUTO

Lega COOP ATTIVITA' COMMERCIALIB.2.1.

7.

Il ptcp non considera poli funzionali le strutture commerciali in possesso dei requisiti di cui alla DCR n° 1253/99 punti 1.4. lett. c), 1.7. e 3.2.4.. La mancata classificazione di tali attività come poli funzionali si tradurrebbe in una inibizione ai comuni delle previsioni di adeguamento delle grandi strutture di vendita di livello superiore esistenti all’ interno dei PSC; infatti la DCR n° 1410/2000 al punto 2.c.2 fissa perentoriamente, per i Comuni che effettuano il dimensionamento della funzione commerciale nelle diverse tipologie dimensionali, l’ obbligo di recepire gli ambiti dei poli funzionali definiti in sede di PTCP; ovvero ogni nuovo insediamento di grandi strutture di vendita di rango superiore, o ampliamento di quelli esistenti, può avvenire solo entro tali ambiti. Appare quindi ancora più evidente che tale eventuale “omissione” determinerebbe anche la limitazione sopra indicata ai comuni in fase di redazione delle previsioni di adeguamento della rete distributiva (PSC) e per conseguenza in fase attuativa (POC).

Lega COOP ATTIVITA' COMMERCIALIB.2.1.

7.

Ritengono sia necessario discutere sull'individuazione di uno specifico regime normativo urbanistico commerciale per le medio grandi e grandi strutture di vendita esistenti. Il problema evidenziato sin dalle fasi iniziali della discussione nelle Conferenze Provinciali di validazione delle aree idonee all’ insediamento di grandi strutture di vendita, acquista maggiore urgenza alla luce dello orientamento dell’ Amministrazione Provinciale, a ns. avviso improprio, di riproporre anche in regime definitivo gli intervalli di variazione espressi in mq. di area vendita per arco temporale.

ASCOM DP SISTEMA INSEDIATIVO ATTIVITA' COMMERCIALI B.2.

Politica di riqualificazione e valorizzazione della rete distributiva nelle aree urbane; interventi che consentano un'adeguata fruizione della funzione commerciale con interventi che riguardino: l'accessibilità, la viabilità, il trasporto pubblico, i parcheggi, le piste ciclabili, le aree di carico e scarico meci, tutta la rete dei servizi, l'arredo urbano, il recupero delle situazioni di degrado.

API LOGISTICA B.2.1.6

.

Elemento di grande forza per la struttura produttiva è rappresentato dalla logistica, attività che necessita di una giusta localizzazione come fattore critico di successo.

Poter disporre di servizi logistici efficienti e a basso costo diventa decisivo per il futuro delle piccole medie industrie, e per poter raggiungere risultati tangibili si concorda sulla necessità di adottare una visione di "sistemi a rete", puntando sull'integrazione intermodale facilitata da piattaforme logistiche urbane. Si sottolineano le novità introdotte dall'e-commerce, che hanno cambiato il panorama di riferimento.

Ass. Industriali BO LOGISTICA B.2.1.6

. Sono in accordo con l’adozione di una strategia che valorizza la logistica, considerata in una logica di rete.

CGIL BO LOGISTICA B.2.1.6

.

Si ritiene la logistica del trasporto merci una grossa opportunità per le forze imprenditoriali dell'area bolognese, anche grazie all'ntegrazione con la rete informatica:

organizzazione e logistica per produrre con maggior tempestività e minor costi, diversa quantità e qualità del lavoro.

Lega COOP LOGISTICA B.2.1.6

. Ritengono rilevante l’importanza attribuita alla logistica. Chiedono venga assegnata un’ulteriore importanza a questo aspetto.

Confesercenti

BO POLI FUNZIONALI B.2.1. Concordano sul policentrismo come scelta necessaria per evitare un eccessivo accentramento. Nuovi attrattori generano però nuova mobilità e congestione, pertanto deve essere valutato l’impatto della distribuzione di poli nel territorio sia dal punto di vista dell’inquinamento, sia per i costi sociali che ciò comporta.

API POLI FUNZIONALI B.2.1.Si ritiene un errore teorizzare le diffusione di punti di eccellenza (Interporti, aeroporti, sedi universitarie) senza la definizione di ruoli, pesi, gerarchie che consentano la creazione di un effetto "gate" per l'intero territorio regionale.

Lega COOP POLI FUNZIONALI B.2.1.

Nel Ptcp non sono classificati come “poli funzionali” alcuni centri commerciali esistenti, considerati di rango regionale al momento della loro autorizzazione ex L.

426/71 e DCR n° 2880/89: centro commerciale CentroBorgo - Borgo Panigale e al CentroLame - quartiere Lame. L'individuazione dei poli funzionali seguita nel Ptcp non tiene conto di un vincolo normativo (Decr. Leg. N° 114/98 e dalla DCR 1253/99), compromettendo così le possibilità di potenziamento degli stessi poli. Ai sensi di tale decreto ogni ampliamento di una grande struttura di vendita è assoggettato alla stessa procedura autorizzativa di una nuova apertura; ciò significa che ogni struttura alimentare oltre i 4500 mq. di a.v. o extra alimentare oltre i 10000 mq. di a.v. o loro ampliamento è autorizzato solo in poli funzionali o aree commerciali integrate. Per alcuni centri non classificati dal Ptcp come poli funzionali si precluderebbe così qualsiasi possibilità di trasformazione. Si chiede che tutte le strutture commerciali in possesso dei requisiti di cui alla DCR n° 1253/99 siano riconosciute come polo funzionale.

ASCOM POLI FUNZIONALI B.2.1.7

.

Piena contrarietà rispetto alle previsione di nuovi poli funzionali ad alta attratività con funzione terziarie di commercio. Si manifesta anche la completa contrarietà al rilascio di nuove autorizzazioni che eccedano i range già stabiliti dalla Provincia.

CIA BO POLITICHE PER

ATTIVITA' AGRICOLE B.2.5.

Condividono la programmazione per ambiti agricoli non identificati geograficamente come ambiti territoriali. Ritengono che alla pianificazione territoriale spetti la promozione di occasioni di sviluppo, all’interno di una programmazione che coinvolga le organizzazioni professionali. Occorre creare i presupposti per incrementare l’imprenditorialità agricola e la sostenibilità delle azioni che intraprende (accordi con la pubblica amministrazione, progetti di rintracciabilità delle produzioni, multifunzionalità delle aziende).

Unione prov.

Agricoltori SISTEMA INSEDIATIVO POLITICHE PER

ATTIVITA' AGRICOLE B.2.5.

Condividono la programmazione per ambiti agricoli non identificati geograficamente come ambiti territoriali. Ritengono che alla pianificazione territoriale spetti la promozione di occasioni di sviluppo, all’interno di una programmazione che coinvolga le organizzazioni professionali. Occorre creare i presupposti per incrementare l’imprenditorialità agricola e la sostenibilità delle azioni che intraprende (accordi con la pubblica amministrazione, progetti di rintracciabilità delle produzioni, multifunzionalità delle aziende).

ENTE DOC TEMA ARGOMENTO CAP. CONTENUTO

Fed. Prov.

Coltivatori Diretti

POLITICHE PER ATTIVITA' AGRICOLE B.2.5.

Condividono la programmazione per ambiti agricoli non identificati geograficamente come ambiti territoriali. Ritengono che alla pianificazione territoriale spetti la promozione di occasioni di sviluppo, all’interno di una programmazione che coinvolga le organizzazioni professionali. Occorre creare i presupposti per incrementare l’imprenditorialità agricola e la sostenibilità delle azioni che intraprende (accordi con la pubblica amministrazione, progetti di rintracciabilità delle produzioni, multifunzionalità delle aziende).

CIA BO POLITICHE PER

ATTIVITA' AGRICOLE B.2.5.

Facendo riferimento al D.Lgs. 5/3/2001 n.57 al concetto che la cooperativa di imprenditori agricoli è considerata imprenditoe agricolo alla medesima stregua della persona fisica, si sottolinea che la cooperativa risulta essere il reale prolungamento dell'azienda agricola che gestisce in forma associata alcune fasi di lavorazione agricola. Assunto ciò, si fanno le seguenti considerazioni: le strutture operative delle coop. di trasformazione e commercializzazione dei prodotti necessitano di svilupparsi in luoghi distanti dai centri abitati (problema delle emissioni nocive, traffico veicolare indotto); la realizzazione di strutture operative agroalimentari in zone ad attività industriale o artigianale hanno conseguenze negative (alto valore dei terreni, difficoltà di sostegno economico pubblico, condizioni ambientali).

Unione prov.

Agricoltori

POLITICHE PER ATTIVITA' AGRICOLE B.2.5.

Facendo riferimento al D.Lgs. 5/3/2001 n.57 al concetto che la cooperativa di imprenditori agricoli è considerata imprenditoe agricolo alla medesima stregua della persona fisica, si sottolinea che la cooperativa risulta essere il reale prolungamento dell'azienda agricola che gestisce in forma associata alcune fasi di lavorazione agricola. Assunto ciò, si fanno le seguenti considerazioni: le strutture operative delle coop. di trasformazione e commercializzazione dei prodotti necessitano di svilupparsi in luoghi distanti dai centri abitati (problema delle emissioni nocive, traffico veicolare indotto); la realizzazione di strutture operative agroalimentari in zone ad attività industriale o artigianale hanno conseguenze negative (alto valore dei terreni, difficoltà di sostegno economico pubblico, condizioni ambientali).

Fed. Prov.

Coltivatori Diretti SISTEMA INSEDIATIVO POLITICHE PER ATTIVITA' AGRICOLE B.2.5.

Facendo riferimento al D.Lgs. 5/3/2001 n.57 al concetto che la cooperativa di imprenditori agricoli è considerata imprenditoe agricolo alla medesima stregua della persona fisica, si sottolinea che la cooperativa risulta essere il reale prolungamento dell'azienda agricola che gestisce in forma associata alcune fasi di lavorazione agricola. Assunto ciò, si fanno le seguenti considerazioni: le strutture operative delle coop. di trasformazione e commercializzazione dei prodotti necessitano di svilupparsi in luoghi distanti dai centri abitati (problema delle emissioni nocive, traffico veicolare indotto); la realizzazione di strutture operative agroalimentari in zone ad attività industriale o artigianale hanno conseguenze negative (alto valore dei terreni, difficoltà di sostegno economico pubblico, condizioni ambientali).

Facendo riferimento al D.Lgs. 5/3/2001 n.57 al concetto che la cooperativa di imprenditori agricoli è considerata imprenditoe agricolo alla medesima stregua della persona fisica, si sottolinea che la cooperativa risulta essere il reale prolungamento dell'azienda agricola che gestisce in forma associata alcune fasi di lavorazione agricola. Assunto ciò, si fanno le seguenti considerazioni: le strutture operative delle coop. di trasformazione e commercializzazione dei prodotti necessitano di svilupparsi in luoghi distanti dai centri abitati (problema delle emissioni nocive, traffico veicolare indotto); la realizzazione di strutture operative agroalimentari in zone ad attività industriale o artigianale hanno conseguenze negative (alto valore dei terreni, difficoltà di sostegno economico pubblico, condizioni ambientali).

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