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Il gruppo di «Valori Plastici» Dalle esposizioni in Germania a Firenze, 1921-1922.

1. Benelli e «Valori Plastici»: quali affinità?

L'elemento anomalo presente alla “Fiorentina Primaverile”, che sembrava contraddire gli stessi criteri d'ordinamento “regionalistico” dell'esposizione, era rappresentato ‒ come si è detto ‒ dalla mostra di «Valori Plastici», un gruppo di artisti che si era riunito intorno alla omonima rivista diretta da Mario Broglio, fondata a Roma nel novembre del 1918, e che proprio dopo la partecipazione alla “Fiorentina Primaverile” avrebbe cessato, insieme con la pubblicazione dei fascicoli della rivista, anche la propria attività espositiva unitaria1.

La presenza del gruppo di «Valori Plastici» alla “Fiorentina Primaverile” risultava peculiare sotto due aspetti: in primo luogo per i linguaggi utilizzati dagli artisti, che, seppur con nette differenze, rappresentavano le maggiori novità in mostra, ma anche per le stesse modalità di presentazione come gruppo all'interno di una mostra varia ed eterogenea, una strategia comunicativa che riprendeva quella utilizzata dalle avanguardie, in particolare quella futurista2, da cui del resto alcuni artisti gravitanti

intorno alla rivista provenivano, Carrà in primo luogo, ma anche lo stesso direttore Broglio3.

1 Sul carattere generale della rivista «Valori Plastici» si vedano P. Fossati, «Valori Plastici» 1918-

1922, Torino 1981; M.G. Messina, Valori Plastici, il confronto con la Francia e la questione dell'arcaismo nel primo dopoguerra, in Il futuro alle spalle: Italia-Francia, l'arte tra le due guerre,

catalogo della mostra (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 22 aprile-22 giugno 1998), a cura di F. Pirani, Roma 1998, pp. 19-35; Valori Plastici, catalogo della mostra (XIII Esposizione Quadriennale Nazionale d'Arte, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 28 ottobre 1998-18 gennaio 1999), a cura di P. Fossati, P. Rosazza Ferraris, L. Velani; e mostra documentaria su Mario Broglio e “Valori Plastici”, a cura di M. Fagiolo dell'Arco ed E. Gigli, Ginevra-Milano 1998; S. Storchi, Valori Plastici 1918-1922.

Le inquietudini del nuovo classico, supplemento a «The Italianist», 26, 2006; F. Benzi, «Valori Plastici»: il ritorno all'ordine a Roma, in Id., Arte in Italia tra le due guerre, Torino 2013, pp. 27-44.

2 Diversamente da quanto proposto nel 1981 da Paolo Fossati, che, nel più completo studio sull'argomento, ha letto l'esperienza di «Valori Plastici» come reazione, in nome del classicismo, al tentativo totalizzante di unità tra arte e vita, tipico del progetto dell'avanguardia, più recentemente, nel 2006, Simona Storchi ha proposto di ricondurre l'esperienza della rivista all'interno dell'eredità teorica dell'avanguardia dell'anteguerra, seppur intendendola come momento di riflessione e rielaborazione di quella cultura. Cfr. P. Fossati, «Valori Plastici» cit., pp. 4, 13; e S. Storchi, Valori Plastici cit., pp. 5- 21, p. 9.

3 L'importanza della giovanile esperienza futurista nel percorso artistico e culturale di Broglio è stata messa in evidenza specialmente da Maurizio Fagiolo dell'Arco nel 1998. Cfr. M. Fagiolo dell'Arco,“Modernità e tradizione”. Schizzi per un ritratto di Mario Broglio, in Valori Plastici cit., pp. 45-68, in particolare pp. 45-48.

Come si apprende dal materiale archivistico conservato presso la Società delle Belle Arti di Firenze, gli artisti di «Valori Plastici» non avevano dovuto affrontare la selezione compiuta dalla giuria di accettazione, ma, al contrario, essi erano stati invitati a esporre senza particolari restrizioni in una sala appositamente riservata al gruppo dalla commissione presieduta da Benelli. La posizione di privilegio e di autonomia assunta dalla compagine all'interno della mostra derivava probabilmente da un rapporto di collaborazione stipulato tra Sem Benelli e Mario Broglio, il quale infatti, oltre che direttore della rivista, era anche l'editore della omonima casa editrice d'arte «Valori Plastici», a cura della quale ‒ come si è detto sopra ‒ fu pubblicato il catalogo della “Fiorentina Primaverile”.

Sebbene il gruppo di «Valori Plastici» fosse avvertito, anche per la collocazione in un'unica sala, come una presenza separata dagli altri artisti in mostra, esso non si caratterizzava al suo interno per l'unità di linguaggi. Nel gruppo, infatti, si delineavano chiaramente varie individualità, spesso molto differenti, se non addirittura in contrapposizione tra loro.

Il nucleo “principale” e più rappresentativo di «Valori Plastici» era formato dalle personalità maggiormente impegnate in una ricerca linguistica innovativa. Tra queste esponevano a Firenze: Carlo Carrà e Giorgio de Chirico, presentati in catalogo da Mario Broglio; Giorgio Morandi, introdotto da de Chirico; Edita Walterowna Zur Muehlen e lo scultore Arturo Martini, entrambi presentati da Alberto Savinio. Uniti al gruppo maggiore esponevano alcuni lavori anche artisti dai più vari linguaggi e provenienze, ovvero: Amerigo Bartoli, l'ex futurista Ugo Giannattasio, introdotti in catalogo da Broglio; Cipriano Efisio Oppo, Carlo Socrate, Quirino Ruggeri e Armando Spadini, tutti presentati da Savinio. Vicino a «Valori Plastici», ma non ufficialmente appartenente al gruppo, era Riccardo Francalancia, presentato in catalogo da Broglio.

Casi diversi erano quelli di Roberto Melli e Primo Conti: il primo, che aveva fatto parte di «Valori Plastici», partecipando anche al tour tedesco, esponeva in questa occasione da solo, ma probabilmente al piano superiore; mentre Conti, che non era stato accolto da Broglio a esporre con il suo gruppo, presentava le sue opere in una sala limitrofa a quella di «Valori Plastici». Infine, meno rilevanti erano i casi di

Norberto Pazzini4 e Deiva De Angelis5, i quali, come risulta dai documenti ritrovati

in archivio, avevano avuto accesso alla mostra tramite l'interessamento di Broglio, ma non esposero insieme a «Valori Plastici».

L'effettiva peculiarità della presenza del gruppo di «Valori Plastici» alla “Fiorentina Primaverile”, sia per i linguaggi artistici sia per le modalità di presentazione, ha portato in passato la critica a porre l'accento soprattutto sulle differenze – certamente innegabili ‒ tra la compagine di «Valori Plastici» e gli altri artisti in mostra, fino a far diventare il gruppo di Broglio una presenza del tutto

estranea e scollegata all'interno dell'esposizione fiorentina6. Un simile atteggiamento

non ha indotto a interrogarsi con attenzione se ci fossero state, ed eventualmente quali fossero state, le ragioni profonde che avevano spinto Broglio, insieme al suo socio Mario Girardon, esponente del mondo della moda romano, con cui aveva allora stipulato un accordo7, a presentare gli artisti della sua scuderia proprio a quella 4 Per quanto riguarda Norberto Pazzini, Broglio si fece carico di consegnare le tre opere esposte in mostra, Silenzio (Romagna), Ore meridiane (Romagna), Bosco Sacro (Roma), probabilmente le stesse che sarebbero state pubblicate, insieme ad un'altra, nell'ultimo fascicolo di «Valori Plastici» (III, 5, [1922]), ovvero La casa e tre intitolate Paese. Cfr. Lettera di N. Pazzini a “Illustre Signore” [F. Finocchiaro?], 21 marzo 1922, ASBAF, 75.90, Pazzini Norberto: «avendo il signor Broglio portato con sé i miei tre lavori che ha consegnati al comitato». Sulla figura di Pazzini, si vedano Tecnica ed

elegia: L'atelier di Norberto Pazzini (1856-1937), catalogo della mostra (Rimini, Sala delle Colonne,

dicembre 1982-maggio 1983), a cura di G. Milantoni, Rimini 1982; Norberto Pazzini, pittore, a cura di P.G. Pasini, con una testimonianza di A. Pazzini, Rimini 1979; e A. Pazzini, Norberto Pazzini, in

La Fiorentina Primaverile, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo del Parco di Sangallo, 8 aprile-31

luglio 1922), Roma 1922, pp. 170-173.

5 Per quanto riguarda Deiva De Angelis, che avrebbe esposto alla “Fiorentina Primaverile” il dipinto

Ritratto di mia madre, è lei stessa in una lettera ritrovata a far riferimento a Broglio come colui che le

aveva consigliato di esporre a Firenze. Cfr. Lettera di D. De Angelis a S. Benelli, s.d., ASBAF, 74.35,

De Angelis Deiva: «Mi sono permessa di sottoporre al suo giudizio le fotografie delle mie opere anche

perché consigliata dal Sig. Mario Broglio»; e Deiva De Angelis, in La Fiorentina Primaverile cit., p. 73. Sulla figura della pittrice, cfr. Deiva De Angelis, 1885-1925: una “fauve” a Roma, catalogo della mostra (Roma, Nuova Galleria Campo dei Fiori, 3 febbraio-5 marzo 2005), a cura di L. Djokic e D. Trombadori, con la collaborazione di M. Titonel, Roma 2005.

6 Indicativi di tale lettura sono alcuni passaggi contenuti negli studi di Paolo Fossati, nei quali la “Fiorentina Primaverile” viene descritta come una mostra caotica, nella quale «Valori Plastici» appare come una presenza anomala. Cfr. P. Fossati, «Valori Plastici» cit., p. 266: «Non c'è un taglio sicuro, mancano futuristi e dintorni, sono cospicue le presenze regionali, è sottolineata la presenza minore intonata a tradizione ottocentesca, ma l'interesse della manifestazione è difficile negarlo. Ed in essa è presente il «gruppo “Valori Plastici”» [...]»; ed inoltre Id., La «pittura metafisica», Torino 1988, pp. 176-186, in particolare pp. 178-179.

7 Per l'impresa di «Valori Plastici», Mario Broglio fu costretto, negli anni, a ricorrere all'appoggio di due finanziatori, entrambi provenienti dal mondo della moda romano. Il primo finanziatore fu Mario Girardon, il quale cominciò a collaborare con Broglio dal novembre del 1920, stipulando con quest'ultimo un contratto commerciale datato 3 aprile 1921, e che si sarebbe definitivamente risolto nel 1934. Il secondo finanziatore fu il sarto Flaminio Martellotti, il quale iniziò la sua collaborazione più tardi, ovvero dall'autunno del 1922. Sulle figure dei due soci di Broglio, si veda M. Fagiolo dell'Arco, Modernità e tradizione”. Schizzi per un ritratto di Mario Broglio, in Valori Plastici cit., pp. 50-52. Alcuni dei più significati contratti commerciali stipulati tra Broglio e i due soci, documenti conservati presso l'archivio romano di Valori Plastici, sono riportati in Id., De Chirico al tempo di

mostra, l'unica in Italia che li vide esporre unitamente, e, allo stesso tempo, perché gli organizzatori, e in primo luogo Benelli, avessero avallato la loro presenza in mostra.

Inoltre, secondo quanto Edita Broglio riferì sulla mostra in alcune sue interviste negli anni Settanta, sembra che Benelli fosse particolarmente soddisfatto della presenza del gruppo di «Valori Plastici» alla “Fiorentina Primaverile”. A tal proposito, la Broglio, sebbene con qualche evidente inesattezza, riportò un episodio significativo relativo all'inaugurazione dell'esposizione:

La sera dell'apertura della mostra c'erano tutti gli artisti, i Bistolfi, i Sartorio... che avevano ognuno una sala nell'esposizione ufficiale8. A un certo punto entrò da noi Sem Benelli: ecco i

trionfatori, disse. Era il battesimo ufficiale per gli artisti di “Valori Plastici”.9

Ciò che è certo è che proprio Benelli, già un anno prima dell'apertura della “Fiorentina Primaverile”, aveva previsto di presentare alla mostra, quando ancora si progettava di inaugurarla nel settembre del 1921, in relazione con il Secentenario Dantesco, una sala dedicata esclusivamente al gruppo di «Valori Plastici». Infatti, agli inizi di aprile del 1921, in una seduta del consiglio della Società delle Belle Arti, durante la quale si definivano gli incarichi per raccogliere le opere delle varie sale “monografiche” previste per l'esposizione, Benelli aveva fatto riferimento esplicitamente a Mario Broglio come colui che avrebbe dovuto provvedere a curare l'esposizione del gruppo di «Valori Plastici»10, che, tra l'altro, proprio allora iniziava

“Valori Plastici”. Note iconografiche e documenti inediti, in Studi di storia dell'arte in onore di Federico Zeri, Milano 1983, pp. 916-923, pp. 920-922.

8 È da precisare che Leonardo Bistolfi e Aristide Sartorio non esponevano alla “Fiorentina Primaverile”. Inoltre il loro nome non compare nemmeno nell'elenco delle varie personalità presenti all'inaugurazione, riportato in un articolo della «Nazione». Cfr. Il “Vernissage” alla Primaverile, in «La Nazione», 8 aprile 1922, p. 3.

9 Intervista a E. Broglio raccolta da D. Fonti (febbraio 1976), in Alberto Savinio, catalogo della mostra (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 18 maggio-18 luglio 1978), con testi di M. Fagiolo dell'Arco, D. Fonti, P. Vivarelli, Roma 1978, p. 16, poi in Edita Walterowna Broglio, catalogo della mostra (Macerata, Palazzo Ricci, 15 giugno-29 settembre 1991), a cura di G. Appella, M. Quesada, A.M. Sauzeau Boetti, Roma 1991, pp. 204-222, p. 222. Con parole simili è riferito lo stesso episodio in E. Broglio, L'esordio della rivista “Valori Plastici”, in «Strenna dei romanisti», 1977, pp. 68-70, poi in

Edita Walterowna Broglio cit., pp. 197-198, p. 198: «L'avvenimento decisivo fu l'iniziativa di Sem

Benelli di lanciare la prima grande Rassegna Nazionale: “La Fiorentina Primaverile”. Egli ne affidò la stampa del catalogo a “Valori Plastici” ed ebbe la felice ispirazione di far figurare, per la prima volta, una presentazione critica di ogni espositore unita all'elenco delle opere. / Ai protagonisti di “Valori Plastici” era stata assegnata una sala grande nel sottosuolo, rimanendo il pianoterra riservato a tutte le notorietà ufficiali e celebri. / La sera dell'inaugurazione Benelli scese da noi nel sotterraneo esclamando: “Ecco i trionfatori”! / La missione che Broglio si era proposto di patrocinare era andata in porto, la sua “scuderia” era avviata sulla via maestra.»

da Berlino un importante tour espositivo che avrebbe fatto sosta in varie città della Germania.

Ad una prima analisi non sembrano esserci state molte affinità tra Benelli e il gruppo di artisti e intellettuali radunatosi intorno alla rivista «Valori Plastici». Anzi, al contrario, Benelli era stato non molti anni prima criticato, anche duramente, da alcune personalità vicine alla rivista di Broglio. Basti pensare allo scrittore Giovanni Papini, che sebbene non abbia mai collaborato direttamente a «Valori Plastici», fu comunque vicino a Broglio e compagni, e addirittura ispiratore della prima idea della rivista, già negli anni del conflitto11. Nonostante Papini conoscesse Benelli fin

dall'inizio del secolo12, nel 191413 lo definiva, in una nota e durissima stroncatura del

suo teatro storico, come «una ciabatta smessa di Gabriele D'Annunzio ricamata a

nuovo con qualche merlettaccio fiorentino»14. Negli stessi anni su «Lacerba» anche

Ardengo Soffici, artista che avrebbe partecipato seppur solo occasionalmente e con

apporti disomogenei a «Valori Plastici», ma non alle mostre del gruppo15, scriveva di

Benelli16 come di un «idolo nuovo dell'incommensurabile asinaggine dei nostri

pubblici»17. Ciò che negli anni della guerra veniva imputato da Papini e Soffici a

Benelli era, in fondo, il suo sguardo al passato, uno sguardo a loro avviso “retorico”,

secondo un'idea di «Italia medicea, botticelliana, d'annunziana»18.

11 Sul rapporto tra Giovanni Papini e la rivista «Valori Plastici», si veda P. Fossati, «Valori Plastici» cit., p. 24.

12 Nel Fondo Benelli della Società Economica di Chiavari sono conservate due lettere di Giovanni Papini a Sem Benelli, risalenti al 1903 e al 1904, mentre altre tre, di cui non sono note le date, risultano mancanti dal giugno del 2000. Cfr. Biblioteca della Società Economica, Chiavari, Fondo Benelli, Epistolario, III, “Lettere di autorevoli personalità”. Una di queste lettere, datata 25 maggio 1904, è riportata integralmente, ma con l'anno 1903, da S. Antonini, Sem Benelli: Vita di un poeta dai

trionfi internazionali alla persecuzione fascista, Genova 2008, p. 20, nota 22.

13 In realtà, già nel dicembre del 1913, sulla rivista futurista fiorentina «Lacerba», Papini aveva incluso il nome di Benelli, insieme a quelli di Ugo Ojetti e Isidoro Del Lungo, nella “Firenze passatista”. Cfr. G. Papini, Contro Firenze, in «Lacerba», I, 24, 15 dicembre 1913, pp. 284-286, pp. 285-286: «[…] in una città dove Benelli è preso per un poeta, dove Ojetti è creduto un critico e dove Isidoro Del Lungo si permette di parlare, […] in una città come questa ch'è tutta intrisa, malata e marcia di passatismo».

14 La critica a Benelli intitolata Il teatro storico del 1914 e un'altra dal titolo L'Altare del 1916, furono raccolte in un'apposita sezione dedicata al poeta pratese nel noto libro di Papini intitolato Stroncature, pubblicato nel 1916. Cfr. G. Papini, Stroncature (1916), ed. cit. Firenze 1978, p. 111.

15 Sulla partecipazione di Soffici a «Valori Plastici», si vedano P. Fossati, «Valori Plastici» cit., p. 30 e

passim; L. Cavallo, Ardengo Soffici e Valori Plastici. La corrispondenza di Mario Broglio, in Valori Plastici cit., pp. 113-136.

16 Secondo quanto riferisce Antonini nella sua monografia su Benelli, lo scrittore pratese e Soffici si conoscevano, sebbene non fossero in buoni rapporti. Lo storico non fornisce però precise indicazioni temporali sull'argomento. A tal proposito nemmeno l'unica lettera di Soffici presente nell'archivio di Benelli a Chiavari, risalente al 13 febbraio 1948, aiuta a far chiarezza sul rapporto intercorso tra i due. Cfr. S. Antonini, Sem Benelli cit., p. 150 e nota 58.

17 A. Soffici, Sulla soglia, in «Lacerba», III, 20, 15 maggio 1915, pp. 155-157, p. 156. 18 G. Papini, Stroncature cit., p. 120.

Ma se queste accuse a Benelli, oltre a essere ormai datate, provenivano da due personalità che non sarebbero state direttamente coinvolte o comunque non protagoniste della rivista «Valori Plastici», diverso era il caso di Giorgio de Chirico, che, in un suo testo intitolato La Galleria d'arte moderna a Roma, del luglio del 1919, destinato proprio alla rivista romana, ma da questa non pubblicato, esprimeva, seppur soltanto con un breve accenno, un giudizio decisamente negativo sulla poesia

di Benelli19. In quel saggio, infatti, il pittore, rifacendosi forse non casualmente ai

toni, per lui rari, della stroncatura di gusto “futurista” così come era stata utilizzata da Papini e Soffici, passava in rassegna le opere di alcuni pittori lì esposti, riservando alla maggior parte di essi, e in particolare ai tradizionalisti e agli orientalisti del secondo Ottocento, durissime critiche. Ed è in questo contesto che de Chirico arrivava a raffrontare l'«imbecillità» della pittura di artisti quali Giulio Bargellini, Vittorio Matteo Corcos, Edoardo Gelli e Stefano Ussi con le altre espressioni artistiche del tempo. Scriveva il pittore:

[…] io credo piuttosto che tale imbecillità non sia monopolizzata dai soli pittori, ché infatti il corrispondente a simili cialtronerie lo abbiamo pure in musica, in letteratura, in poesia, in architettura. Si pensi alle opere dei Mascagni, dei Puccini, alle poesie dei Mazzoni, dei Benelli e dei D'Annunzio; all'Altare della Patria.20

Sebbene quanto scritto da de Chirico su Benelli fosse stata poco più che un'allusione in un discorso ben più ampio e incentrato essenzialmente sulla pittura, esso però era una testimonianza significativa del sentimento di distanza che il gruppo di «Valori Plastici» avvertiva allora nei confronti di una certa cultura “ufficiale”, sentita come intrisa di vuota retorica, che aveva preso forma tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, e che appunto la poesia di Benelli poteva ben rappresentare. Questa distanza, quasi una sorta di incomunicabilità, tra Benelli e «Valori Plastici» è del resto testimoniata, non solo simbolicamente, dalla pressoché totale assenza di corrispondenza nei rispettivi archivi. Infatti nell'archivio romano di «Valori Plastici», in riferimento a Benelli, è presente soltanto un ritratto fotografico giovanile del poeta, tratto da materiale a stampa, risalente probabilmente al primo decennio del

19 G. de Chirico, La Galleria d'arte moderna a Roma (1919), poi in Id., Scritti/1: Romanzi e Scritti

critici e teorici, 1911-1945, a cura di A. Cortellessa, Milano 2008, pp. 687-696.

Novecento21. Nei due archivi personali di Benelli, a Prato e a Chiavari, invece, non è

presente materiale da cui sia possibile dedurre un eventuale rapporto intercorso tra lo scrittore e «Valori Plastici». Soltanto nell'archivio della Società delle Belle Arti di Firenze sono conservati alcuni materiali inviati o rilasciati da Broglio a Benelli: un breve telegramma, datato 1 dicembre 1921, una lettera del 19 luglio 1922, e tre ricevute relative ai cataloghi della mostra, mentre, sempre nello stesso archivio, sono presenti altre lettere di Broglio indirizzate però principalmente a Filippo Finocchiaro, segretario amministrativo della mostra22, e un appunto di un indirizzo relativo a

Mario Girardon23. In ogni caso tutti questi materiali, e in particolare la lettera di

Broglio a Benelli ‒ la sola di una certa importanza a noi nota ‒ conferma, attraverso il tono e le forme di cortesia utilizzati, la scarsa confidenza tra i due interlocutori.

Inoltre, anche nelle loro memorie, scritte a distanza di molti anni dai fatti, alcuni protagonisti di «Valori Plastici», tra cui in particolare Edita Broglio, come si è detto sopra, e Carlo Carrà24, avrebbero fatto solo qualche accenno alla figura di Sem

Benelli, indicando così chiaramente la loro distanza dallo scrittore.

Appurato quindi che tra Benelli e il gruppo di «Valori Plastici» non ci fosse stato, prima della mostra, alcun tipo di rapporto, restano da chiarire almeno tre questioni: in primo luogo il motivo per il quale Benelli abbia voluto organizzare, fin dall'aprile del 1921, una sala dedicata agli artisti di «Valori Plastici» all'interno della mostra fiorentina; in secondo luogo la ragione per la quale Broglio, da parte sua, abbia

21 Estratto con fotografia in b/n (12x7,7 cm) di Sem Benelli, GN, Fondo Valori Plastici, Sezione II: Immagini, Serie 3: Personaggi, UA 3: Benelli Sem.

22 Nell'archivio della Società delle Belle Arti di Firenze, nel fascicolo di Giorgio de Chirico (74.38, De

Chirico Giorgio), sono conservate sei tra lettere e cartoline di Broglio, di cui una indirizzata a Sem

Benelli, del 19 luglio 1922; quattro a Filippo Finocchiaro (datate rispettivamente: 2 giugno, 28 luglio, 12 agosto, 30 settembre 1922); e una a Generoso Caterini, tesoriere della società, del 20 aprile 1922. Ad esclusione di quest'ultima lettera, le altre sono state pubblicate in E. Greco, De Chirico alla

Fiorentina Primaverile (1922), in Origine e sviluppi dell’arte metafisica. Milano e Firenze 1909-1911 e 1919-1922, atti del convegno (Milano, Palazzo Greppi, 28-29 ottobre 2010), Milano 2011, pp. 159-

208, pp. 173-176, docc. 7-11. Un telegramma di Broglio senza destinatario, ma probabilmente per

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