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L'organizzazione della mostra: le giurie, i modi di ammissione, la politica degl

II. La “Fiorentina Primaverile” del 1922 Dall'organizzazione all'allestimento.

1. L'organizzazione della mostra: le giurie, i modi di ammissione, la politica degl

inviti.

L'organizzazione di quella che avrebbe assunto la definitiva fisionomia dell'esposizione “Fiorentina Primaverile”, e che sarebbe stata inaugurata al Parterre di San Gallo a Firenze nell'aprile del 1922, iniziò nel mese di giugno del 1921, ovvero quando il consiglio della Società delle Belle Arti, dopo essersi reso conto della scarsità del tempo rimasto e soprattutto della mancata conclusione dei lavori al Palazzo delle Esposizioni, decise di svincolare la mostra dalle celebrazioni dantesche, previste per il settembre del 1921, e rimandarla così alla primavera dell'anno successivo1.

In quel momento il consiglio direttivo della Società delle Belle Arti risultava così composto: Sem Benelli ne era il presidente, il conte Piero Capponi il vicepresidente, Rodolfo Sabatini il segretario artistico, mentre i consiglieri erano: Generoso Caterini (tesoriere), Pasquale Sgandurra (provveditore), Corrado Capezzuoli, Galileo Chini, Attilio Fagioli, Roberto Pio Gatteschi, il conte Giuseppe Della Gherardesca, Luigi Gioli, Lodovico Tommasi e il marchese Roberto Venturi Ginori.

Fu dal giugno del 1921, quindi, che tutte queste personalità iniziarono a lavorare per modificare il precedente regolamento della mostra dantesca – purtroppo non pervenuto – e adattarlo alla nuova esposizione primaverile.

1.1. Il regolamento della mostra.

Il regolamento della “Fiorentina Primaverile” fu definitivamente approvato nell'agosto del 19212, periodo in cui si provvide anche a stamparne varie copie 1 Cfr. Adunanza del consiglio del 20 giugno 1921, ASBAF, 64.7, Registro dei verbali del consiglio. 2 Secondo i verbali del consiglio della Società delle Belle Arti di Firenze, le discussioni per la messa a punto del regolamento della nuova mostra (che dal mese di agosto del 1921 avrebbe preso il nome di “Fiorentina Primaverile”), si svolsero nel corso di quattro adunanze, tenutesi rispettivamente nei giorni 27 e 28 giugno, 22 luglio, 3 agosto (giorno in cui il regolamento venne finalmente approvato). Dell'avvenuta stampa delle copie del regolamento si dava notizia nell'adunanza successiva, quella dell'11 agosto. È da segnalare che nell'adunanza del 3 agosto il consiglio incaricò Galileo Chini di disegnare la «sigla» della mostra, probabilmente una sorta di logo, che avrebbe dovuto essere

pensate per la distribuzione. Nonostante ciò alcune norme continuarono ad essere discusse e persino modificate dal consiglio della Società delle Belle Arti nei mesi successivi. In particolare la data simbolicamente indicata nel regolamento per l'apertura della mostra, il 21 marzo, primo giorno di primavera, non sarebbe stata quella dell'effettiva inaugurazione, che sarebbe avvenuta invece, come è noto, l'8 aprile.

Il ritrovamento nell'archivio della società del regolamento della mostra3, un

documento riprodotto su quattro facciate di un unico foglio di carta, particolarmente spessa, piegato in due [fig. 19 (a-b-c-d)], finora ignoto agli studi, permette di ricostruire e chiarire molti aspetti relativi all'organizzazione dell'esposizione.

Tra questi uno dei più significativi era la profonda relazione, sancita apertamente fin dalla prima pagina del regolamento, tra l'inaugurazione della mostra e l'apertura

del Palazzo delle Esposizioni4, ad ulteriore conferma di quanto questo rapporto fosse

ritenuto importante per la Società delle Belle Arti e per il suo presidente.

Nel regolamento si chiariva la natura della mostra, aperta alle opere di pittura e

scultura, ma anche ai disegni e agli schizzi architettonici5, alla grafica e alle arti

applicate. Tuttavia non veniva specificato qui il carattere prettamente nazionale della mostra, che sarebbe stato invece uno dei punti su cui si sarebbe concentrato maggiormente il manifesto programmatico redatto da Benelli per il giorno

dell'inaugurazione e che sarebbe stato pubblicato nel catalogo6.

Come era in uso nelle mostre organizzate dalla società, anche alla “Fiorentina Primaverile” si poteva accedere in due modi: per invito, generalmente indirizzato ad

riprodotta sul regolamento e su tutte le carte ufficiali, ma l'artista non riuscì a presentarla in breve tempo, e così, nell'adunanza successiva (11 agosto), i regolamenti risultano stampati «senza la sigla». Cfr. Adunanze del consiglio del 27 e 28 giugno, 22 luglio, 3 e 11 agosto 1921, ASBAF, 64.7, Registro

dei verbali del consiglio.

3 Alcune copie del regolamento della “Fiorentina Primaverile” si conservano nell'Archivio della Società delle Belle Arti. Cfr. Regolamento della “Fiorentina Primaverile”, ASBAF, 72.4,

Regolamento.

4 L'intestazione del regolamento riporta il seguente titolo e sottotitolo: «Esposizione Fiorentina Primaverile / Per l'inaugurazione del Palazzo delle Esposizioni / (Al Parterre di San Gallo)». Inoltre il regolamento inizia con la frase: «LA SOCIETÁ DELLE BELLE ARTI inaugurerà il Nuovo Palazzo delle Esposizioni al Parterre di San Gallo con una mostra d'Arte che si chiamerà la FIORENTINA PRIMAVERILE». Cfr. ibid.

5 Per le opere di architettura vigevano norme speciali: la mostra, infatti, era limitata a «disegni e schizzi di carattere puramente artistico, di non grandi dimensioni e sotto vetro». Inoltre, in margine ai disegni, avrebbero dovuto figurare «le piante e le sezioni [...] in piccola scala o in fotografia». Cfr.

ibid.

6 Cfr. S. Benelli, Manifesto di Sem Benelli per il giorno dell'inaugurazione, in La Fiorentina

Primaverile. Prima Esposizione Nazionale dell'Opera e del Lavoro d'Arte nel Palazzo delle Esposizioni al Parco di S. Gallo, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo del Parco di Sangallo, 8

un numero ristretto di artisti all'epoca particolarmente affermati, o per selezione delle opere.

Questa seconda modalità di partecipazione era solitamente riservata ai giovani e meno noti artisti italiani, i quali, pur dovendo affrontare varie spese, come la tassa di

ammissione7 e i costi di spedizione e ritiro delle opere, vedevano nelle mostre di

ambito nazionale come la “Fiorentina Primaverile”, un'opportunità per farsi notare dal pubblico e dalla critica, ma anche una possibilità concreta per concorrere all'assegnazione di premi e acquisti ufficiali, o semplicemente tentare di vendere le loro opere, sebbene una parte consistente degli eventuali guadagni (il 15% sul prezzo effettivo di vendita) fosse riservata alla società organizzatrice.

Come avveniva fin dagli inizi alla Biennale di Venezia, il cui iniziale statuto a sua

volta si modellava in gran parte su quello della Secessione di Monaco8, anche a

Firenze gli artisti erano invitati a sottoporre ad una giuria di accettazione un numero

massimo di due opere «di ogni tendenza e di ogni tecnica»9, purché non fossero state

esposte in altre mostre italiane.

Le opere, dopo essere state notificate mediate l'apposita scheda ‒ in cui dovevano essere indicati il titolo, la tecnica, le misure e il prezzo di vendita ‒ entro il 15 dicembre 1921, avrebbero dovuto pervenire nei locali dell'esposizione prima del 15 gennaio 1922.

Le date riportate nel regolamento sarebbero state, in seguito, prorogate al 10 gennaio 1922 per la notifica delle opere, e al 31 gennaio 1922 per l'arrivo di queste a Firenze10.

1.2. Le commissioni e la giuria di accettazione.

La delicata questione della scelta degli artisti da invitare e della selezione delle opere degli artisti non invitati era affidata ad apposite commissioni e giurie, che,

7 Gli artisti non invitati erano inoltre tenuti a pagare una tassa di 10 lire per ogni opera presentata, importo dimezzato qualora fossero stati soci della Società delle Belle Arti.

8 Per una panoramica generale della storia delle Biennali di Venezia, si vedano A. Donaggio, Biennale

di Venezia: un secolo di storia, Firenze 1988; E. Di Martino, Storia della Biennale di Venezia 1895- 2003, Venezia 2003.

9 Cfr. Regolamento della “Fiorentina Primaverile”, ASBAF, 72.4, Regolamento.

10 Le date furono riportate in un comunicato stampa ufficiale pubblicato su «La Nazione». Cfr. Per

l'Esposizione Fiorentina Primaverile, in «La Nazione», 15 dicembre 1921, p. 4. È probabile però che

per la consegna delle opere la scadenza non fosse così fiscale. Infatti, dai verbali del consiglio della Società delle Belle Arti risulta che nell'adunanza del 19 gennaio 1922 furono concessi altri cinque giorni di proroga per gli artisti ritardatari nella consegna delle opere. Cfr. Adunanza del consiglio del 19 gennaio 1922, ASBAF, 64.7, Registro dei verbali del consiglio.

nelle intenzioni degli organizzatori, avrebbero dovuto lavorare secondo un'unica armonia di intenti. In realtà sia il numero che la composizione di queste commissioni mutò sensibilmente nei mesi in cui si definì l'organizzazione della mostra.

Per ricostruire le dinamiche della vicenda, quindi, oltre al regolamento della mostra è necessario affidarsi anche ai verbali del consiglio della Società delle Belle Arti, agli articoli pubblicati sulla stampa e al catalogo della “Fiorentina Primaverile”.

Nel regolamento della mostra, senza che ne fossero specificati i componenti, soltanto due erano gli organismi a cui si faceva esplicito riferimento: la giuria di accettazione delle opere e la commissione incaricata dell'allestimento, che avrebbe preso in seguito il nome di commissione d'ordinamento. Mentre quest'ultima, di cui avrebbero fatto parte Galileo Chini, Attilio Fagioli e Lodovico Tommasi, era

nominata direttamente dalla consiglio direttivo della Società delle Belle Arti11, l'altra

aveva una composizione più complessa.

Probabilmente sull'esempio della Biennale veneziana12, la giura di accettazione

della “Fiorentina Primaverile” era composta da due commissioni indipendenti ognuna delle quali formata da cinque membri: una eletta tramite votazione dagli artisti non invitati, l'altra dal consiglio direttivo della Società delle Belle Arti.

La giuria di accettazione risultò alla fine composta da Libero Andreotti, Raffaello Brizzi, Ezio Ceccarelli, Alfredo Muller, Lodovico Tommasi (membri della commissione eletta dagli artisti non invitati)13, Arturo Dazzi, Nicolas de Corsi, 11 Nel regolamento si affermava che la commissione d'ordinamento, nominata dal consiglio direttivo della società, avrebbe dovuto essere composta dai presidenti delle due commissioni giudicatrici, ma ciò non fu rispettato.

12 Nelle due edizioni della Biennale di Venezia più vicine, dal punto di vista temporale, alla “Fiorentina Primaverile”, ovvero quelle del 1920 e del 1922, edizioni che segnarono la ripresa dell'attività dell'esposizione veneziana, nonché l'avvio dell'incarico di Vittorio Pica come segretario generale della manifestazione, la giuria fu costituita da cinque membri, in parte nominanti dagli artisti, in parte dalla presidenza dell'esposizione. Ma se nell'edizione del 1920 tutti i membri erano fissi (tre italiani e due stranieri), nell'edizione del 1922 solo tre, nominati dal consiglio direttivo, rimanevano immutati, mentre gli altri due, eletti dagli artisti, variavano per ogni regione. È da rilevare che la possibilità da parte degli artisti di eleggere alcuni membri della giuria di accettazione si sarebbe ritrovata soltanto nell'edizione della Biennale del 1926, per poi scomparire dai regolamenti delle edizioni successive.

13 Lo scrutinio delle votazioni degli artisti non invitati avvenne l'11 febbraio 1922. Prima di quella data, però, il 30 gennaio, Rodolfo Sabatini, segretario artistico della mostra, aveva fatto annullare, come attesta un atto notarile, trentotto schede per irregolarità, e provveduto ad inviare nuovamente le schede per la votazione agli artisti interessati. I risultati delle votazioni furono i seguenti: tra i pittori i più votati furono: Chini Galileo 27, Tommasi Lodovico 27, Gioli Luigi 23, Muller Alfredo 18, Nomellini Plinio 15, Panerai Ruggero 12; tra gli scultori: Andreotti Libero 31, Ceccarelli Ezio 28, Sgandurra Pasquale 13, Wildt Adolfo 9, Fagioli Attilio 7, Bistolfi Leonardo 5; tra gli architetti: Brizzi Raffaello 33, Sabatini Rodolfo 8, Coppedé Gino 6, Capezzuoli Corrado 4. Degli eletti solo i pittori Chini (di cui rimane la lettera di dimissioni) e Gioli non accetteranno l'incarico. Cfr. Votazioni della Giuria per la “Fiorentina Primaverile” (3 copie), uno dei documenti datato Firenze, 11 febbraio 1922; atto notarile, registrato il 1 febbraio 1922; lettera di G. Chini al presidente della società (Sem Benelli),

Giuseppe Graziosi, Rodolfo Sabatini e Sirio Tofanari (membri della commissione eletta dal consiglio della società)14.

Nel regolamento non si faceva accenno alla commissione incaricata di invitare gli artisti. Essa compariva ufficialmente solo nel catalogo della “Fiorentina Primaverile”, dove era indicata come composta dalle tre più alte cariche della Società delle Belle Arti, ovvero il presidente Sem Benelli, il vicepresidente Piero Capponi, e il segretario artistico Rodolfo Sabatini.

Alcuni dettagli significativi sul ruolo e la costituzione della commissione per gli inviti si possono dedurre dai verbali delle adunanze, da cui si ricava che questo tema, oltre che particolarmente sentito, era anche un motivo di aspri contrasti tra gli artisti facenti parte della Società delle Belle Arti15.

Un chiarimento sulle finalità e il funzionamento della commissione avvenne solo dopo l'approvazione e la stampa del regolamento. Infatti, soltanto nell'adunanza del 30 settembre 1921, Benelli proponeva al consiglio di nominare una commissione “itinerante”, la quale era incaricata di visitare gli studi degli artisti nelle diverse città

d'Italia per raccogliere le opere più rappresentative da esporre in mostra16. Pochi

giorni dopo, il 4 ottobre, venivano indicati i componenti della commissione: lo stesso Sem Benelli, Galileo Chini, Piero Capponi, lo scultore Pasquale Sgandurra e il pittore Roberto Pio Gatteschi17.

Questa organizzazione della commissione non sarebbe però durata a lungo. Infatti, quasi due mesi dopo, ancora Benelli consigliava di modificare la composizione della commissione degli inviti, togliendo da essa i due artisti (Sgandurra e Gatteschi), in modo da evitare di presentarsi agli artisti più affermati come una sorta di giuria di accettazione. Per questo motivo egli proponeva di costituire la commissione solo con

Firenze 11 febbraio 1922, manoscritta, ASBAF, 72.21, Documentazione relativa alle votazioni per

scegliere la giuria.

14 Dai verbali del consiglio non sono emersi particolari sull'elezione dei membri della commissione. L'unico accenno si trova nell'adunanza del 19 gennaio 1922, in cui venne stilato un elenco da cui scegliere i membri. Tra questi figuravano, per i pittori: Nicolas de Corsi, Angiolo D'Andrea, Carlo Donati, Giuseppe Graziosi; per gli scultori: Domenico Trentacoste, Eugenio Pellini, Leonardo Bistolfi, Arturo Dazzi; per gli architetti: Raimondo D'Aronco, Annibale Rigotti. Cfr. Adunanza del consiglio del 19 gennaio 1922, ASBAF, 64.7, Registro dei verbali del consiglio.

15 Nei verbali del consiglio, relativamente all'adunanza del 1 agosto 1921, durante la quale ancora si discuteva del regolamento, si può leggere: «Sulla questione degli inviti si apre una lunga discussione dalla quale emerge tutta la delicatezza dell'argomento. Viene rilevato come a causa degli inviti si sono sempre manifestati fra gli artisti i più aspri contrasti i quali furono la causa principale della caduta del precedente Consiglio [...]». Cfr. Adunanza del consiglio del 1 agosto 1921, ASBAF, 64.7, Registro dei

verbali del consiglio.

16 Cfr. Adunanza del consiglio del 30 settembre 1921, ASBAF, 64.7, Registro dei verbali del consiglio. 17 Cfr. Adunanza del consiglio del 4 ottobre 1921, ASBAF, 64.7, Registro dei verbali del consiglio.

i rappresentanti ufficiali della società (ovvero, come si è detto, Benelli, Capponi e Sabatini), a cui però aggiungeva come membro esterno Chini, il quale, in qualità di presidente della commissione di ordinamento, aveva soltanto la funzione pratica di

visionare le opere per provvedere al loro allestimento in mostra18.

Le evidenti difficoltà logistiche che una commissione “itinerante”, così come era stata concepita dal consiglio, avrebbe potuto incontrare nello svolgimento delle sue mansioni sul territorio nazionale indussero in alcuni casi gli organizzatori ad avvalersi di collaboratori esterni alla società e stanziati in loco. È questo il caso della selezione degli artisti napoletani e delle loro opere. Per quel compito Benelli ‒ che pure fu presente a Napoli, visitando anche qualche studio di artista ‒ si rivolse, forse

tramite il pittore Nicolas de Corsi, a due intellettuali partenopei19: il barone Carlo

Chiarandà, cultore d'arte, collezionista, nonché pittore lui stesso ‒ omaggiato per questo incarico con una biografia in catalogo, l'unica dedicata ad una personalità che

non fosse principalmente un artista e che non esponesse in mostra20 ‒, e il critico e

scrittore Federico Petriccione, che curò anche la stesura di gran parte delle biografie degli artisti campani pubblicate in catalogo21. Come è emerso dal carteggio

conservato nell'archivio della Società delle Belle Arti di Firenze, le inclinazioni verso un'idea conservativa dell'arte partenopea, dalle solide radici ottocentesche, proposta allora in particolare da Chiarandà e Petriccione, si sarebbero rivelate determinanti nella selezione degli artisti napoletani presentati alla “Fiorentina Primaverile”.

Una modalità particolare di accesso alla mostra era riservata agli artisti fiorentini,

18 Cfr. Adunanza del consiglio del 30 novembre 1921, ASBAF, 64.7, Registro dei verbali del consiglio. 19 Il coinvolgimento di queste tre personalità nella selezione degli artisti napoletani per la “Fiorentina Primaverile” è ricostruibile grazie ai carteggi intercorsi con Benelli, tra il gennaio e il marzo del 1922, conservati nell'Archivio della Società delle Belle Arti. Cfr. Lettere di C. Chiarandà a S. Benelli, manoscritte, datate 22 gennaio, 13 febbraio 1922; lettere di F. Petriccione a S. Benelli, manoscritte, datate 24, 26, 28 gennaio, s.d. [ma fine gennaio], 3, 4, 12, 16, 18, 7 marzo 1922; lettere di N. de Corsi a S. Benelli, manoscritte, datate 27 febbraio, 3, 6, 24 marzo 1922, ASBAF, 73.5, Documentazione

varia.

20 Cfr. Carlo Chiarandà, in La Fiorentina Primaverile cit., p. 50. Per la collezione Chiarandà, si vedano G. Lomonaco, La collezione Chiarandà: un'emblematica raccolta di opere meridionali, in

Ottocento, vol. 19, Milano 1990, pp. 51-58; e Vendita all'asta: raccolta Chiarandà, Napoli 1938.

21 Petriccione firmò in catalogo solo le biografie di Giuseppe Aprea, Arturo Bacio-Terracina, Gaetano Bocchetti, Vincenzo Caprile, Giuseppe Casciaro, Nicola Ciletti, Edgardo Curcio, Nicolas de Corsi, Francesco de Nicola, Giuseppe de Sanctis, Francesco Galante, Vincenzo Irolli, Raffaele Limauro, Raffaele Marino, Vincenzo Migliaro Eugenio Viti, Vincenzo Volpe. Lo scrittore però, come è emerso da una lettera risalente alla fine di gennaio del 1922, compilò anche le biografie (non firmate) di altri artisti napoletani, ovvero Vincenzo La Bella, Saverio Gatto, Francesco De Gregorio, e probabilmente anche di altri. Cfr. La Fiorentina Primaverile cit., pp. 7-8, 13, 21, 36, 44-45, 56, 65-66, 76-77, 83, 83- 84, 102-103, 116-117, 131, 142, 150, 232, 233. Si veda inoltre la lettera di F. Petriccione a S. Benelli, s.d. [ma fine gennaio 1922], manoscritta, ASBAF, 73.5, Documentazione varia.

di cui però nel regolamento non si faceva alcun cenno. Solo nel catalogo della “Fiorentina Primaverile” era specificata la presenza di un'apposita commissione, composta ancora una volta da Benelli, insieme a due artisti (uno scultore e un pittore) non fiorentini, ovvero Arturo Dazzi e Nicolas de Corsi. Tale commissione aveva l'incarico di esaminare direttamente le opere negli studi di quegli artisti fiorentini che ne avessero fatto richiesta.

Anche l'istituzione di questa commissione speciale – come si apprende dai verbali del consiglio – aveva destato un acceso dibattito tra gli artisti della Società delle Belle Arti. Infatti, prima dell'approvazione del regolamento, era stato deciso dal consiglio di limitare gli inviti solo agli artisti che non risiedessero a Firenze, i quali, quindi, alla stregua degli emergenti e meno noti, avrebbero dovuto sottoporre le loro

opere al giudizio della giuria di accettazione22. Soltanto tre mesi dopo, agli inizi di

novembre, era ancora Benelli ad intervenire con decisione nell'organizzazione della mostra. Infatti, nel tentativo di scongiurare una massiccia assenza dall'esposizione di molte importanti personalità artistiche residenti a Firenze, che, secondo il poeta, non

si sarebbero sottoposte volentieri al giudizio di una giuria di accettazione23, Benelli

proponeva al consiglio di istituire una commissione speciale per quegli artisti, composta da lui stesso e da due artisti non fiorentini, che avrebbe avuto il compito non di invitare, bensì di visionare ed eventualmente scegliere, direttamente negli

studi, le opere di quegli artisti che ne avessero fatto richiesta24. Questa proposta

sarebbe stata, infine, accettata dal consiglio e divulgata su «La Nazione» il 6 dicembre 1921, con queste accorate parole di Benelli:

Uno speciale riguardo agli ospiti e la giusta consuetudine di altre città consiglia alla Presidenza della S. di B. A. [Società di Belle Arti] di non invitare ufficialmente nessun artista residente in Firenze, alla prossima Esposizione nazionale d'arte, la “Fiorentina primaverile”.

La presidenza confida che questo proposito possa esser compreso nel suo buon fine da tutti gli artisti e in particolar modo da coloro che sono ormai invitati in tutte le Esposizioni italiane; e nell'intento di confermare la speranza più viva che numerosi fiorentini vogliano esser presenti con qualche opera loro, per non costringere tutti a subire il giudizio della Giuria, la Presidenza è disposta ad inviare negli studi di coloro che ne faranno richiesta una

22 Cfr. Adunanza del consiglio del 3 agosto 1921, ASBAF, 64.7, Registro dei verbali del consiglio. 23 «Il Presidente ritiene che la questione degli inviti agli artisti residenti in Firenze non possa considerarsi definitivamente risolta perché non possiamo rinunziare ai nostri maggiori artisti se questi non intendono, come è molto probabile, sottoporsi al giudizio di una giuria». Cfr. Adunanza del consiglio del 7 novembre 1921, ASBAF, 64.7, Registro dei verbali del consiglio.

Commissione composta del Presidente e di un Pittore e uno scultore, non residenti in Firenze, la quale sceglierà eventualmente le opere.

Le richieste debbono essere inviate “personalmente” al Presidente della Società di B. A.25

La stessa commissione speciale per gli artisti fiorentini, ma con Alfredo Muller al posto di Sem Benelli26, sarebbe stata impiegata per la selezione delle opere di

Roberto Pio Gatteschi, che risulta l'unico caso di un consigliere della Società delle

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