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Guerriglieri tedeschi nella Germania divisa

“O uomo o maiale

Sopravvivere a ogni costo Oppure lotta fino alla morte

Problema o soluzione Nel mezzo non c’è nulla Vittoria o morte

– in ogni luogo è questa la lingua della guerriglia – anche in questa minima dimensione,

– qui da noi.

La vita è come la morte. Esseri umani (quindi noi) che rifiutano di smettere di lottare – vincono oppure muoiono invece che perdere e morire” Holger Meins

“Ogni atto di terrorismo è sempre radicato in un conflitto più ampio”497. Nessuna frase come questa esprime meglio i termini della lotta armata, soprattutto in territorio tedesco. Lutz Taufer dirà “bisogna risalire agli inizi, alla costituzione della Repubblica federale tedesca per capire la nascita della rivolta del 1968 e in questo quadro le ragioni della lotta armata […] Avevamo il fascismo alle spalle e i vietcong di fronte”498.

La lotta armata nella Repubblica federale tedesca nasce e si collega, per stessa ammissione dei suoi membri, non al contesto locale ma al più complesso ambito globale. La Rote Armee Fraktion si autodefinisce come una organizzazione avente come finalità la resistenza armata contro l’autoritarismo dell’imperialismo capitalista mondiale, di cui anche la Repubblica federale, negli occhi dei protagonisti, è complice. Tale contrapposizione di “avanguardia” vuole essere scintilla per lo scoppio di una resistenza diffusa a tutta la popolazione tedesca.

497 S. Aust, Rote Armee Fraktion. Il caso Baader Meinhof, (tit. or. Der Baader Meinhof Complex, 1985), il

Saggiatore, Milano, 2009, p. 16.

498 Testimonianza di Lutz Taufer in P. Moroni e Konzeptbuero, Rote Fabrik Zuerich, (a cura di), Zwischen

Berichte: Contributi alla discussione sulla politica armata e militante della sinistra rivoluzionaria in Italia, Germania e Svizzera. Relazioni e materiali proposti durante il convegno di Zurigo, maggio 1997 (Le parole e la lotta armata. Storia vissuta e sinistra militante in Italia, Germania e Svizzera, Shake edizioni, Milano,

L’organizzazione si collega direttamente ai movimenti di liberazione / antimperialisti del Terzo Mondo, ponendosi, su scala ridotta, come difensore delle classi più deboli della società tedesca, di tutte le sue minoranze e degli emarginati in genere. Di tutti i coloro i quali sono frutto e vittime allo stesso tempo dell’esclusione sociale.

La natura “globale” del credo dei guerriglieri tedeschi rende necessaria una breve rassegna degli eventi a ridosso di quegli anni e del clima da questi provocato in ambito tedesco, i quali ebbero un ruolo importante, sempre secondo le parole dei protagonisti, nella scelta delle armi.

La Germania del secondo dopoguerra è una nazione sconfitta che, oltre agli ingenti debiti e alla spartizione del territorio operata dagli Stati vincitori, si trova anche a dover fare i conti con un passato difficile da spiegare e da giustificare. Il sentimento diffuso tra la popolazione è più orientato al dimenticare, all’oblio di una memoria storica del nazionalsocialismo piuttosto che a una sua comprensione. Il processo di denazificazione, anche nella sua dimensione pratica, e cioè nell’isolamento dei soggetti che nelle idee del nazismo furono direttamente coinvolti, non viene pienamente portato a termine.

Molti scappano, molti nascondono la loro precedente “esperienza”, molti altri fanno ancora “finta di niente”, trasformandosi in normali cittadini. Il regime di impunità spesso la fa da padrone nelle storie dei diversi responsabili delle atrocità commesse. A completare il quadro, la Guerra Fredda con tutte le sue conseguenze. La cornice internazionale non aiuta certo la generazione nata a cavallo del secondo Dopoguerra ad affievolire quel sentimento di pesantezza che aleggia in territorio tedesco.

Nel 1954 i viet-minh vincono la battaglia di Dien Bien Phu. È la prima grande conquista di un movimento di liberazione su una potenza coloniale, e, nel novembre dello stesso anno il Fronte di Liberazione Nazionale inizierà le sue azioni per la liberazione dell’Algeria. Il 1955 è l’anno è della conferenza afro-asiatica di Bandung dei Paesi non allineati. Nel luglio del 1956 Fidel Castro attaccherà le Moncada Barracks, e, a distanza di meno di un mese, il partito comunista tedesco verrà messo fuori legge provocando circa centoventicinquemila inchieste giudiziarie a carico dei suoi componenti e simpatizzanti. Nel 1957 nasce il movimento dei Situazionisti Internazionali, critico verso la politica estera di stampo coloniale condotta dalla Francia. La sezione tedesca, di tale corrente che coinvolge artisti e intellettuali in genere, lo Spur, avrà un ruolo rilevante nell’ambito della sinistra extraparlamentare tedesca. L’anno dopo esploderà, prima a Londra poi in tutta l’Europa orientale, la Easter March contro il riarmo atomico. Nel 1959 Castro abbatterà il

regime di Batista. Franz Fanon499 subirà due attentati contro la sua persona a Roma a distanza di poco tempo l’uno dall’altro. Nel febbraio 1960 il sit-in di quattro giovani afroamericani a Greensboro rinvigorisce il movimento per i diritti civili statunitense. Il 20 gennaio 1961 John F. Kennedy diventa presidente degli Stati Uniti e inizia la sua politica, ben nota, in territorio vietnamita, allo scopo anche di isolare il nuovo fronte di liberazione nazionale, i vietcong. Nell’aprile 1961 il fallimento dell’azione detta della “Baia dei porci” ai danni di Cuba da parte degli Stati Uniti, il tentato assassinio a Parigi di Jean-Paul Sartre e il sit-in organizzato da Bertrand Russel dinanzi al Ministero della Difesa di Londra, contribuiscono ulteriormente ad esasperare le difficoltà del dopoguerra. L’Sds, anche a causa della sua aderenza al movimento “Ban the Bomb”, verrà espulsa dall’Spd. Si sussegue la nascita di diverse formazioni di liberazione nazionale in diverse parti del mondo, come, ad esempio, in Eritrea, in Mozambico e in Guinea Bissau. Martin Luther King è autore a Washington, davanti a un platea di migliaia di persone, del famoso discorso “I have a dream”. Dopo l’assassinio Kennedy, Lyndon B. Johnson diventa presidente e McNamara mantiene l’incarico di segretario della Difesa. In occasione del cambio di presidenza, a Monaco e a Berlino Ovest appare il primo documento della organizzazione situazionista “Azione Sovversiva”. Nel 1964 viene formata l’organizzazione di liberazione palestinese, Olp, la flotta statunitense sferza un attacco micidiale contro le forza vietnamite e il primo ministro congolese, Moise Tschombè, in visita a Dusseldorf, Monaco e Berlino ovest, viene accolto con una raffica di uova e pomodori. Nel 1965 inizia l’operazione di bombardamento praticamente quotidiano del territorio nordvietnamita detta “Operation Rolling Thunder”, da parte dell’aviazione statunitense. Circa venticinquemila bombe al fosforo e al napalm vengono sganciate sul Vietnam. È anche l’anno dell’assassinio di Malcom X e della imposizione della figura di Ernesto Che Guevara sul panorama internazionale come figura paradigmatica dei movimenti di liberazione variamente intesi, nonché l’anno del primo attacco da parte dei tupamaros uruguayani ai danni di una fabbrica della tedesca Bayer, accusata della fabbricazione di componenti chimiche usate poi in Vietnam. Nel 1966 dopo la famosa esposizione della “The Weapon of Theory” da parte di Amilcar Cabral, in occasione della Tricontinental Conference de l’Avana, dopo la protesta di centomila dimostranti a New York contro la guerra del Vietnam e dopo l’esplosione della Rivoluzione Culturale in Cina, in Germania, a seguito anche della formazione della Grosse Koalition, nasce quella che, più tardi, sarà nota come APO, organizzazione della sinistra extraparlamentare. Nel 1967 al susseguirsi delle

499 Autore, nel 1961, tra gli altri, di un testo considerato fondamentale dai movimenti rivoluzionari in genere,

manifestazioni in tutto il mondo contro la guerra in Vietnam, si accompagna anche la Guerra dei Sei Giorni, in cui le truppe israeliane occupano Gaza, parte delle Siria e della Giordania nonché la parte orientale di Gerusalemme. Il 9 ottobre del 1967 viene ucciso in Bolivia Che Guevara. Nel 1968 Carlos Marighella e Joaquim Ferreira iniziano la loro guerriglia urbana in Brasile.

Seppur temporalmente ancora lontani da quello che, per il tramite di alcuni registi500, è

diventato comunemente noto come l’Autunno tedesco, Deutscher Herbst, ciò che accadde tra il settembre e l’ottobre del 1977 nasce anche in questo arco temporale.

Questi sono infatti gli anni in cui si sviluppa in Germania la protesta del movimento studentesco, in cui è forte l’odio degli studenti per le azioni di guerra in Vietnam condotte dagli Stati Uniti, come forte è l’amore verso il leader nordvietnamita, a capo del partito comunista, Ho Chi Minh. I mass media propongono quotidianamente le immagini della tragedia consumata in Vietnam, la quale viene presentata dalle potenze occidentali come l’ennesima “guerra giusta”. Duemilacinquecento studenti protestano per le strade di Berlino Ovest, il 5 febbraio 1965. Peter Weiss, intellettuale tedesco, pubblica su Konkret501 articoli in cui si legge la celebre frase “due, tre, mille, Vietnam”, e, sulla facciata della Technischen Universitaet di Berlino troneggia lo slogan di Che Guevara “il dovere del rivoluzionario è fare la rivoluzione”.

Di questi anni scriverà la Meinhof “chi ha capito quello che sta succedendo in Vietnam comincia a poco a poco ad andare in giro a denti stretti, in compagnia della sua cattiva coscienza; comincia a capire che l’impotenza a fermare questa guerra rende complici […] che la popolazione che non comprende questa guerra, perché non viene informata su quel che accade, mentre la si aizza contro gli studenti, subisce violenza, viene umiliata, privata della dignità”502.

500 Il nome nasce da un film-documentario, più che altro un assemblaggio di una serie di cortometraggi della

Neuer Deutscher Film, anche nota come Junger Deutscher Film, movimento cinematografico nato nel 1962 con lo scopo di rivitalizzare e svecchiare la tradizionale cinematografia tedesca, ormai troppo incline a farsi determinare esclusivamente da logiche commerciali e di vendita provenienti, in massima parte, dalle majors statunitensi. Ne fanno parte, tra gli altri, Rainer Werner Fassbinder, Alexander Kluge, Volker Schloendorff, Edgar Reitz, Werner Herzog, Margareth von Trotta e Hans-Juergen Syberberg.

501 Rivista movimentista nata come “das Plaedoyer” (l’arringa), poi divenuta “Studentenkurier” e infine

“Konkret”. “Nel giornale si riconosce quell’insieme di <<comunisti e partecipanti alla marcia di Pasqua>> oppositori del riarmo atomico e socialdemocratici di sinistra, illuministi, Sds e radicali che si opponevano al blocco Cdu” in K. Waganebach, “Nachwort”, in Ulrike Meinhof und die deutschen Verhaeltnisse, Berlin, 1976, p. 185.

502 U. Meinhof, „Vietnam und die Deutsche“ , in Die Wuerde des Menschen ist antastbar, Wagenbach, Berlin,

Il montare della protesta potrebbe essere descritto attraverso la descrizione del cambiamento nelle “modalità di attacco”: si passa dal lanciare uova contro l’ambasciata americana, al lanciare vernice, fino al lanciare sassi. Tantissime sono le micro-formazioni del movimento che nascono sull’onda della protesta, come i “tupamaros di Berlino Ovest” o “i Ratti Neri”, i quali incitano all’uso della violenza anti-sistemica con slogan come “distruggi ciò che ti distrugge”, “essere strafatti, essere liberi…e che il terrore sia”, ecc. A fine 1966 iniziano le consultazioni tra Cdu/Csu e Spd in vista della Grosse Koalition, tanto che il 1° dicembre 1966 cancelliere diventa Kurt Georg Kiesinger, vicecancelliere Willy Brandt, responsabile anche della politica estera, e ministro delle Finanze Franz Josef Strauss. Le ragioni della realpolitik contro le idealità della sinistra.

La Kommune I, comune nata all’inizio del 1967 a Berlino Ovest, ispirata alla cultura degli happening, è sede di aspri dibattiti contro il sistema.

In occasione dell’incendio al grande magazzino “à L’ìnnovation” di Bruxelles, del 22 maggio 1967, nel quale perdono la vita più di trecento persone, produce dei ciclostilati in cui si legge “un grande magazzino in fiamme con uomini che vi bruciano dentro ricrea per la prima volta in una capitale europea quello scoppiettante Vietnam-feeling (esserci e bruciare) che, per il momento, a Berlino, ci è ancora negato […] non possiamo nascondere la nostra ammirazione […] per quell’ardita anticonvenzionalità che, aldilà della tragedia umana, il rogo di Bruxelles dimostra”. A causa di questo, sette appartenenti alla comune vengono denunciati per incitamento ad azioni simili503. Tra questi, Rainer Langhaus e Fritz Teufel, prosciolti dall’accusa il 22 marzo 1968.

Nello stesso anno del rogo di Bruxelles, gli scontri in occasione della visita dello scià di Persia, Reza Pahlavi, e di sua moglie Farah Diba, porteranno alla morte di un giovane per mano di un poliziotto. Le proteste scoppieranno nonostante le precauzioni prese dal governo federale tedesco, tra cui l’arresto, immotivato, di tutti gli oppositori iraniani, il divieto di accesso in tutte le strade percorse dallo scià, le grate separatorie poste davanti al municipio di Schoeneberg, luogo in cui i sovrani iraniani saluteranno la popolazione

503 Gli accusati diranno che la base su cui si fonda l’accusa a loro rivolta è prova della logica capitalistica e

consumistica che, a loro modo di vedere la cosa, corrode l’umano modo di vivere e contro cui appunto monta la protesta. Dato che la pubblicità spinge il consumatore a comprare o a fare qualcosa, un volantino, e quindi una forma di pubblicità, in cui si osanna un evento come il rogo di Bruxelles, pubblicizzerebbe, secondo la logica consumistica, il compimento di azioni simili. Per Teufel il processo a suo carico diventa occasione per dimostrare il senso delle istituzioni e il loro funzionamento all’interno di un’ottica imperialistica. Cosicché il suo atteggiamento in aula diventa una sorta di sceneggiata che trova risonanza nella maggioranza dei media europei e non solo. La sua idea di “guerriglia del divertimento” sta nel dimostrare come le istituzioni siano avvitate su se stesse e come sia possibile metterne a nudo le incapacità e debolezze prendendole in giro. Le sue “bombe” sono fatte di “yogurt, farina e uova” e non di dinamite. E sono queste “bombe” a renderlo famoso anche negli Stati Uniti, ad esempio, quando le userà a Berlino contro il presidente Humphrey. Anche la sua è una strategia di happening.

berlinese, il 2 giugno 1964. Tra la folla di studenti che protesta nella piazza del municipio sono infiltrati anche membri dei servizi segreti iraniani in borghese, armati di bastoni, i quali, non appena i manifestanti iniziano a urlare slogan contro i sovrani, cominciano a picchiare, sotto lo sguardo impassibile della polizia tedesca. Questa interviene successivamente negli scontri, attaccando anch’essa gli studenti. Quella stessa sera, la protesta continua davanti al teatro Deutsche Oper, con uova e sacchi di farina lanciati contro i due visitatori, comunque rimasti incolumi. Quando questi sono già all’interno del teatro e la folla di manifestanti comincia a ritirarsi, arriva, senza alcuna ragione specifica evidente, un grosso convoglio di ambulanze. I poliziotti iniziano ad attaccare senza giustificato motivo. Benno Ohnesorg, studente di filologia, pacifista ed evangelista, sarà colpito da un proiettile partito dalla pistola di un poliziotto, Karl-Heinz Kurras. In realtà non si tratta della prima volta che un poliziotto uccide un dimostrante. Il primo episodio risale infatti al maggio 1952, durante una protesta contro la politica della rimilitarizzazione, vittima Philipp Mueller, militante del Kpd.

Rudi Dutschke, leader del movimento di protesta, propone già come strumento obbligato per opporsi alla violenza del sistema, la violenza stessa, dotata di caratteristiche pseudoreligiose e osannata come mezzo di giustizia e come credo in se stessa. Lo stesso Rudi Dutschke sarà vittima della violenza di quegli anni, proveniente però in questa occasione dalla sponda opposta, quella dell’estrema destra. Joseph Bachmann spara a Dutschke, al grido di “comunista di merda”, l’11 aprile 1968. Dopo essere stato arrestato, la polizia ritroverà nelle sue tasche un ritaglio del giornale Deutsche Nationalzeitung in cui si legge “Fermate Dutschke ora! Altrimenti scoppierà la guerra civile. L’ordine del giorno è: fermate la rivoluzione della sinistra radicale ora!”504. I medici riescono a salvare sia Dutschke – che morirà nel dicembre 1979 a causa dei danni riportati - che Bachmann, il quale, dopo l’assalto, ha tentato il suicidio. La notizia dell’accaduto mobilita un folla di protesta dinanzi alla casa editrice Springer, accusata di incitare all’odio contro gli studenti e contro le loro proteste. Molte sono le manifestazioni che si susseguono in Germania nel corso del 1968, anno che vede Andreas Baader e Gudrun Ensslin, protagonisti dell’attentato ai magazzini Kaufhof e Schneider di Francoforte, in carcere. I 14 ottobre dello stesso anno inizia il processo a loro carico, i quali, ostentando un atteggiamento menefreghista dinanzi a una corte il cui ruolo non riconoscono e anzi disprezzano, al terzo giorno di dibattimento diranno “lo abbiamo fatto per protestare contro l’indifferenza con cui

la gente guarda al genocidio in Vietnam […] Ci è stato insegnato che parlare senza agire è sbagliato; [è stato] un errore […] ma non starò a discuterne con lei, bensì con altri”.

Nel giugno 1968 su Konkret appare un articolo in cui si legge “la questione della violenza finisce in sostanza per diventare la domanda su quanto siamo convinti di voler realizzare i nostri obiettivi. Non aspetteremo che generazioni e generazioni vengano distrutte, intendiamo difenderci adesso”505.

Racconta un testimone dell’epoca “eravamo occupati da immagini di film, poiché percepivamo la realtà stessa come apparato scenografico […] e la politica come messa in scena mediale e manipolazione, che toccava a noi spezzare, con atti provocatori – della cui efficacia poi leggevamo di nuovo nelle reazioni dei media. Uno dei primi gruppi di rivoluzione culturale […], nel 1965 si diede il nome […] di Viva Maria! 506 […]. Molti di

coloro che poi scivolarono nel terrorismo hanno raccontato che tutto all’inizio era apparso loro <<come un film>>.un giallo, un thriller politico o un western all’italiana […] Quel contatto immaginario con la <<storia vera>>, che noi febbrilmente cercavamo, rappresentava una fuga dalla insopportabile leggerezza di quello che era il nostro mondo, di cui non ci fidavamo. Andavamo all’indietro verso l’epoca delle guerre mondiali e delle guerre civili che ci sembravano molto più reali e presenti”507. Il 24 giugno 1968 la coalizione CDU/SPD emana le leggi di emergenza, mettendo fuori legge praticamente ogni azione condotta al di fuori del normale agire politico.

La liberazione di Baader, considerato il momento fondativo del gruppo che, da ora in poi, si chiamerà Rote Armee Fraktion ,viene rivendicata con un documento pubblicato sulla rivista anarchica di Berlino Ovest, “Agit 883”. In esso si legge “Compagni dell’883, è inutile voler spiegare alle persone sbagliate ciò che è giusto […] La liberazione di Baader non va spiegata agli intellettuali bravi solo a parlare, a quelli che se la fanno nei pantaloni, a quelli che tanto-sanno-sempre-tutto-meglio-degli-altri. Al contrario dobbiamo spiegarla alle componenti del popolo potenzialmente rivoluzionarie […] a coloro che sono in grado di comprendere immediatamente l’azione, perché anch’essi sono dei prigionieri. A loro non interessano le chiacchiere della sinistra, perché sono rimaste senza conseguenze, non si sono trasformate in azione. Loro non ne possono più! È ai ragazzi del Maerkisches Viertel, alle ragazze di Eichenhof […], ai ragazzi nei centri di raccolta […] alle famiglie piene di figli, ai giovani lavoratori e agli apprendisti, […] alle famiglie che vivono nei quartieri da

505 Senza autore, Gewalt in den Metropolen, in Konkret, n.6, giugno 1968, p. 25 ss. 506 Film di Louise Malle con Brigitte Bardot e Jeanne Moreau.

507 G. Koenen, Das rote Jahrzehnt: Unsere kleine deutsche Kulturrevolution 1967-1977, Fischer

risanare, alle lavoratrici della Siemens e della Aeg Telefunken, della Sel e della Osram, alle lavoratrici sposate, che devono mettere insieme il lavoro e la casa e i bambini – maledizione! A loro dovete spiegare l’azione, a quelli che per la condizione di sfruttati in cui si trovano non riceveranno mai un risarcimento […] Loro hanno capito che le promesse per il futuro fatte dai loro educatori, maestri, amministratori, responsabili, funzionari di sindacato e sindaci di quartiere, sono tutte delle menzogne e tuttavia hanno paura della polizia. A loro – e non agli intellettuali piccolo borghesi – dovete dire che adesso è finita […] che la liberazione di Baader è solo l’inizio! Che ormai l’era dei poliziotti è agli sgoccioli! A loro dovete dire che bisogna costruire la Rote Armee Fraktion, che questa è la loro armata […] Dovete far capire che è una merlata socialdemocratica credere che l’imperialismo […] tutta quella porcheria, lo si può evitare, prendere in giro, […] eliminare senza essere costretti a combattere. Fate capire che la rivoluzione non è una passeggiata pasquale. Che quei maiali useranno mezzi sempre più potenti […] Per rendere più acuti i conflitti, costruiamo la Rote Armee Fraktion. Se non costruiamo la Rote Armee Fraktion ogni conflitto si spegne, ogni lavoro politico nelle fabbriche e a Wedding e nel Maerkisches Viertel […] diventa riformismo, questo significa che voi fate vincere solo una migliore