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lu C i o d’ Al e s s A n d r o
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ntroduzioneS
iAMofeliCieonorAtidiACCoglierenelnostro Ateneo, dopolesessionigiàsvoltesi presso l’Accademia Polacca di Roma, la terza parte dell’im- portante convegno internazionale dedicato all’opera e alla figura di Gustaw Herling. Una figura che attraversa in maniera che non è esagerato definire “eroica”, con grande fedeltà alle proprie idee e alle proprie origini, la storia del Novecento europeo; di qui il titolo del convegno, insieme evocativo e attualissimo: Dall’‘Europa illegale’ all’Europa unita.
Herling aveva da poco compiuto vent’anni quando, dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate dai primi esperimenti letterari ma trascorsa senza grandi scossoni nella casa di famiglia, all’ombra del mulino paterno, la Polonia venne invasa dalle truppe naziste e subito dopo dall’esercito sovietico. Il giovane Gustaw prima tenta coraggiosamente di animare azioni di resistenza a Varsavia, poi ritiene possa essere più efficace provare a conquistare alla causa i territori polacchi occupati dai Sovietici, finendo però per essere imprigionato e recluso per due anni nel campo di prigionia di Ercevo: da quest’esperienza germinerà il testo che è considerato l’archetipo della letteratura concentrazionaria, oltre che uno dei capolavori della letteratura del Novecento, Un mondo a parte.
Arrivato in Italia con le armate del generale Anders, Herling vi fa un incon- tro importante e oserei dire decisivo con la famiglia Croce, e in particolare con Lidia che sarebbe poi divenuta sua moglie; soprattutto incontra qui un mondo nuovo e diverso nel quale si rende tuttavia necessaria una nuova e
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LUCIO D’ALESSANDRO
diversa resistenza. Per la sua formazione culturale, per ciò che aveva visto e vissuto, per l’ininterrotta fedeltà al proprio pensiero, Herling si trova infatti in Italia ancora una volta in difficoltà, perché visto come anticomunista, tanto da scegliere di soggiornare periodicamente in Francia, dove collabora alla rivista dell’emigrazione polacca “Kultura”. Attraverso questi rapidi scorci biografici, che ho voluto ricordare benché siano a tutti i presenti ben noti, si delinea dunque una storia estremamente importante: l’esperienza biografica e intellettuale di Herling si colloca infatti nel cuore della storia dell’Europa moderna, nell’evoluzione delle sue forme politiche e ideologiche, tra fasci- smo, nazismo, comunismo, democrazia. Un altro dei non pochi motivi per i quali siamo felici di ospitare gli studiosi e gli amici polacchi e italiani per questo importante convegno è la convinzione profonda che l’esperienza di Herling, la sua opera, il suo impegno e coraggio nel testimoniare le proprie idee, possano e debbano costituire un esempio per le giovani generazioni di questa Europa oggi apparentemente così diversa, nella quale il portato di quei forti scontri ideologici rischia di essere smarrito.
Per un certo tempo un personaggio tanto autorevole, un autore così raffinato come Gustaw Herling è stato poco presente sugli scaffali delle nostre librerie, a causa di quella fama politica alla quale poc’anzi facevo cenno, che non lo rendeva accomunabile alle tendenze dominanti nella maggioranza, alla gran voga dell’intellettualità corrente che dominava i mezzi di comunicazione, e che lo aveva in qualche misura relegato in disparte.
Tuttavia, quando il valore di un’opera è così elevato, la storia alla fine rende giustizia. Già nei suoi ultimi anni Herling aveva ritrovato il posto che gli competeva nell’ambito della storia della cultura europea, e oggi, anche attraverso i lavori che ho il privilegio di introdurre, colui che è da annoverare almeno idealmente tra i padri dell’Europa è da tutti, e a ragione, considerato guida tra le più autorevoli non solo quale testimone di un’epoca, ma su come essere cittadini del nostro tempo.
Vorrei ricordare, anche a beneficio degli illustri ospiti stranieri, che in quegli stessi anni in cui Herling si sacrificava per un ideale nobile, anche questo Istituto che è intitolato a Suor Orsola Benincasa doveva prendere posizione, in un’Italia che è da sempre abituata a distinguere in qualche modo tra buoni e cattivi, tra guelfi e ghibellini. E fu proprio Benedetto Croce a continuare a sedere in quegli anni nel Consiglio di amministrazione di questa Università, con risoluzione certo non neutra, anche perché non fu mai più chiesto al Ministero della pubblica istruzione di allora di nominare i suoi rappresentanti nel Consiglio di amministrazione, come prevedeva il nostro statuto. Insomma, una storia certamente diversa, una storia istitu- zionale, nella quale però certi passi si sono segnati con determinazione;
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INTRODUZIONE
e anche in virtù di questa storia l’incontro odierno ci appariva del tutto naturale ancor prima di scoprire un suggestivo legame tra il grande scrittore e questo Istituto. Mi riferisco all’ultimo racconto, incompiuto, intitolato
Wiek biblijny i śmierć (L’età biblica e la morte), pubblicato solo nel 2007
e del quale Marta Herling sta per dare una versione italiana, che si apre con la rappresentazione del narratore intento a leggere un testo di Croce, il Soliloquio. Ebbene, Herling scrisse quest’ultimo suo racconto, con scelta che mi pare non priva di significato anche sul piano simbolico, su tre bloc- notes dell’Istituto Suor Orsola Benincasa.
Sono, infine, particolarmente lieto di dare il benvenuto alle persone che oggi si avvicenderanno, e vorrei rivolgere un particolare ringraziamento a Marta, per la sua amicizia e vicinanza, per aver voluto questo convegno, e per averlo fortemente voluto qui. Colgo l’occasione anche, se mi è consentito, per annunciare in questa occasione il nome del vincitore del premio che le scuole dell’Istituto Suor Orsola ogni anno assegnano agli ex allievi che si siano poi particolarmente distinti nella vita o nel lavoro. Nell’ultima edizione è stato premiato il Presidente della Corte Costituzionale, prof. Giuseppe Tesauro; quest’anno la premiata sarà Marta Herling, che ha studiato con noi.
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