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Habitat presenti nella ZPS - ZSC IT9210150 “M. Coccovello – M. Crivo – M. Crive”

3. SITI APPARTENENTI ALLA RETE NATURA 2000 POTENZIALMENTE

3.3 Scheda Anagrafica del ZSC – ZPS “IT9210150 - Monte Coccovello - Monte Crivo

3.3.1 Habitat presenti nella ZPS - ZSC IT9210150 “M. Coccovello – M. Crivo – M. Crive”

Tabella 1Tipi di habitat presenti nel sito e relativa valutazione

Codice Coperta -

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Legenda: * habitat la cui conservazione è considerata prioritaria ai sensi della Direttiva “Habitat”.

Rappresentatività Superficie relativa

A) rappresentatività eccellente A) % compresa tra il 15.1 % e il 100 % B) buona conservazione B) % compresa tra il 2.1 % e il 15 % C) rappresentatività significativa C) % compresa tra il 0 % e il 2 %

D) presenza non significativa

Valutazione globale Grado di conservazione

A) valore eccellente A) eccellente

B) valore buono B) buono

C) valore significativo C) medio o ridotto

6210 834.71 A C B B

8130 29.81 A C A A

91M0 327.92 C C B B

9210 178.87 C C B B

9260 89.43 C C B C

9340 178.87 B C B B

Pagina 23 di 57 3.3.2 Specie presenti nella ZPS IT9210150 “Monte Coccovello - Monte Crivo - Monte Crive di cui all’Allegato II della Direttiva 79/409/CEE

Si riportano di seguito le specie elencate nel formulario di Natura 2000 della ZPS IT9210150

“Monte Coccovello - Monte Crivo - Monte Crive” e inserite nell’Allegato II della Direttiva 79/409/CEE.

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Legenda:

Group/Categoria: A = Anfibi, B = Uccelli, F = Pesci, I = Invertebrati, M = Mammiferi, P = Piante, R = Rettili S: In case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access, enter yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional)

Type: p = stanziale, r = si reproduce nel sito, c = concentration, w = wintering (for plant and non-migratory species use permanent)

Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the Standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting (see reference portal) Abundance categories (Cat.): C = common, R = rare, V = very rare, P = present - to fill if data are deficient (DD) or in addition to population size information

Data quality: G = 'Good' (e.g. based on surveys); M = 'Moderate' (e.g. based on partial data with some extrapolation);

P = 'Poor' (e.g. rough estimation); VP = 'Very poor' (use this category only, if not even a rough estimation of the population size can be made, in this case the fields for population size can remain empty, but the field "Abundance categories" has to be filled in)

Pagina 27 di 57 3.3.3 Specie presenti nella ZPS IT9210150 “Monte Coccovello - Monte Crivo - Monte Crive di cui all’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

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Legenda: Group: A = Amphibians, B = Birds, F = Fish, Fu = Fungi, I = Invertebrates, L = Lichens, M = Mammals, P = Plants, R = Reptiles

CODE: for Birds, Annex IV and V species the code as provided in the reference portal should be used in addition to the scientific name

S: In case that the data on species are sensitive and therefore have to be blocked for any public access, enter yes NP: in case that a species is no longer present in the site enter: x (optional)

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Unit: i = individuals, p = pairs or other units according to the standard list of population units and codes in accordance with Article 12 and 17 reporting, (see reference portal)

Cat.: Abundance categories: C = common, R = rare, V = very rare, P = present Motivation categories: IV, V: Annex Species (Habitats Directive), A: National Red List data; B: Endemics; C: International Conventions; D: other reasons

3.3.4 Descrizione delle principali caratteristiche degli habitat presenti 4090: Lande oro-mediterranee endemiche a ginestre spinose

Formazioni xerofile nanofanerofitiche e camefitiche submontane e montane dominate, in particolare, da leguminose spinose arbustive o suffruticose con habitus a pulvino (Astragalus, Genista, ecc.). Tipiche delle vette e dei crinali ventosi dei rilievi montuosi costieri mediterranei con substrato roccioso affiorante e suoli primitivi, ma anche di montagne più interne caratterizzate da un clima temperato. Possono essere primarie o di origine secondaria e mantenute dal pascolo.

5110: Formazioni stabili xerotermofile a Buxus sempervirens sui pendii rocciosi (Berberidion p.p.) Formazioni arbustive, più o meno aperte, dominate da Buxus sempervirens. Sono riconducibili all’habitat cenosi di pseudomacchia, di mantello, di gariga e di boscaglia in cui il bosso, sempre dominante, può essere accompagnato da altri arbusti. Queste cenosi si insediano prevalentemente su substrati calcarei, su pendi aridi e pietrosi, spesso in ambiti quasi rupestri, nei piani collinare e montano.

Pagina 31 di 57 6210 (*): Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)

Praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee emicriptofitiche, generalmente secondarie, da aride a semimesofile, diffuse prevalentemente nel Settore Appenninico ma presenti anche nella Provincia Alpina, dei Piani bioclimatici Submeso-, Meso-, Supra-Temperato, riferibili alla classe Festuco-Brometea, talora interessate da una ricca presenza di specie di Orchideaceae ed in tal caso considerate prioritarie (*). Per quanto riguarda l’Italia appenninica, si tratta di comunità endemiche, da xerofile a semimesofile, prevalentemente emicriptofitiche ma con una possibile componente camefitica, sviluppate su substrati di varia natura. Per individuare il carattere prioritario deve essere soddisfatto almeno uno dei seguenti criteri:

(a) il sito ospita un ricco contingente di specie di orchidee;

(b) il sito ospita un’importante popolazione di almeno una specie di orchidee ritenuta non molto comune a livello nazionale;

(c) ) il sito ospita una o più specie di orchidee ritenute rare, molto rare o di eccezionale rarità a livello nazionale.

Pagina 32 di 57 6220(*): Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

Praterie xerofile e discontinue di piccola taglia a dominanza di graminacee, su substrati di varia natura, spesso calcarei e ricchi di basi, talora soggetti ad erosione, con aspetti perenni (riferibili alle classi Poetea bulbosae e Lygeo-Stipetea, con l’esclusione delle praterie ad Ampelodesmos mauritanicus che vanno riferite all’Habitat 5330 ‘Arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici’, sottotipo 32.23) che ospitano al loro interno aspetti annuali (Helianthemetea guttati), dei Piani Bioclimatici Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo, con distribuzione prevalente nei settori costieri e subcostieri dell’Italia peninsulare e delle isole, occasionalmente rinvenibili nei territori interni in corrispondenza di condizioni edafiche e microclimatiche particolari.

8130: Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili

Ghiaioni, pietraie e suoli detritici ad esposizione calda delle Alpi e degli Appennini con vegetazione termofila degli ordini Androsacetalia alpinae p., Thlaspietalia rotundifolii p., Stipetalia calamagrostis e Polystichetalia lonchitis p.

Pagina 33 di 57 8210: Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica

Comunità casmofitiche delle rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle regioni mediterranee a quello cacuminale nell’arco alpino.

91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere

Boschi decidui a dominanza di cerro (Quercus cerris), farnetto (Q. frainetto) o rovere (Q. petraea), tendenzialmente silicicoli e subacidofili, da termofili a mesofili, pluristratificati, dei settori centrali e meridionali della penisola italiana, con distribuzione prevalente nei territori interni e subcostieri del versante tirrenico, nei Piani bioclimatici Supramediterraneo, Submesomediterraneo e Mesotemperato; è possibile evidenziare una variante Appenninica.

Pagina 34 di 57 9210*: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex

Faggete termofile con tasso e con agrifoglio nello strato alto-arbustivo e arbustivo del piano bioclimatico supratemperato ed ingressioni nel mesotemperato superiore, sia su substrati calcarei sia silicei o marnosi distribuite lungo tutta la catena Appenninica e parte delle Alpi Marittime riferite alle alleanze Geranio nodosi-Fagion (=Aremonio-Fagion suball. Cardamino kitaibelii-Fagenion) e Geranio striati-Fagion. Sono generalmente ricche floristicamente, con partecipazione di specie arboree, arbustive ed erbacee mesofile dei piani bioclimatici sottostanti, prevalentemente elementi sud-est europei (appenninico-balcanici), sud-europei e mediterranei (Geranio striati-Fagion).

9260: Boschi di Castanea sativa

Boschi acidofili ed oligotrofici dominati da castagno. L’habitat include i boschi misti con abbondante castagno e i castagneti d’impianto (da frutto e da legno) con sottobosco caratterizzato da una certa naturalità (sono quindi esclusi gli impianti da frutto produttivi in attualità d'uso che coincidono con il codice Corine 83.12 - impianti da frutto Chestnut groves e come tali privi di un sottobosco naturale caratteristico) dei piani bioclimatici mesotemperato (o anche submediterraneo) e supratemperato su substrati da neutri ad acidi (ricchi in silice e silicati), profondi e freschi e talvolta su suoli di matrice carbonatica e decarbonatati per effetto delle precipitazioni. Si rinvengono sia lungo la catena alpina e prealpina sia lungo l’Appennino.

Pagina 35 di 57 9340: Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Boschi dei Piani Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo (ed occasionalmente Subsupramediterraneo e Mesotemperato) a dominanza di leccio (Quercus ilex), da calcicoli a silicicoli, da rupicoli o psammofili a mesofili, generalmente pluristratificati, con ampia distribuzione nella penisola italiana sia nei territori costieri e subcostieri che nelle aree interne appenniniche e prealpine; sono inclusi anche gli aspetti di macchia alta, se suscettibili di recupero. Per il territorio italiano vengono riconosciuti i sottotipi 45.31 e 45.32.

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4. CARATTERISTICHE TECNICHE DEGLI INTERVENTI

Nel presente capitolo si riporta una sintesi degli interventi progettuali per i cui approfondimenti si rimanda alla lettura della documentazione di Progetto allegata allo Studio di incidenza.

La soluzione progettuale individuata, così come elaborata tenendo conto:

• di quanto contenuto nella documentazione consegnata dal Comune alla società di progettazione;

• di quanto espressamente indicato nel progetto di fattibilità tecnica ed economica;

• delle risultanze dei saggi eseguiti riportati negli elaborati di progetto “A.7.2 e D.6”;

• delle risultanze del Piano di indagini preliminari allegato alla documentazione di progetto;

• delle risultanze delle indagini geologico-geotecniche e dell’esecuzione della trincea allegati alla documentazione di progetto,

in particolare, prevede specifici interventi così suddivisi:

a) completamento capping del “Bacino definitivo1”;

b) opere di sostegno delle sponde della discarica;

c) pozzi estrazione biogas;

d) rete di drenaggio acque meteoriche;

e) piezometri;

f) opere complementari (centralina meteoclimatica, rifacimento viabilità, etc…).

4.1 Superficie su cui eseguire il “capping” e scopo attività

A valle delle indagini eseguite, per la individuazione di rifiuti rinvenuti in aree esterne alla superficie del bacino originario della discarica (vedere documentazione di progetto) è stata definita l’area di copertura “capping” denominata “Bacino definitivo”, indicata con il colore verde chiaro nell’immagine qui riportata. seguito dell'esecuzione del Piano di indagini preliminari, è stata riscontrata la presenza di rifiuti

Figura 7 Stralcio cartografico area di intervento “Bacino definitivo”

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• riduzione al minimo della necessità di manutenzione.

La pendenza che è stata scelta per configurare le sponde è di 19° in quanto consente di soddisfare le verifiche di stabilità anche nelle condizioni più gravose ovvero quelle del sisma. In particolare, la conformazione plano-altimetrica è stata scelta al fine di soddisfare i seguenti obiettivi:

- individuare una pendenza prossima a quella esistente al fine di minimizzare i volumi di sterro e rinterro e tale che risultino soddisfatte le verifiche di stabilità;

- evitare di alterare lo strato esistente di drenaggio del biogas: supposto presente al di sotto di 35 cm di argilla nelle aree del top e a vista sulle sponde (ipotesi a vantaggio di sicurezza);

- contenere l’altezza dei muri da realizzare al piede del capping;

- ottenere una pendenza della tubazione, posta all’interno dello strato di drenaggio delle acque meteoriche, tale da convogliare le acque nei punti di recapito.

4.2 Riconfigurazione sponde

Dopo aver individuato la pendenza di progetto sono stati determinati i volumi di sterro e riporto. Al riguardo al fine di contenere l’impatto ambientale conseguente al trasporto di materiale a discarica, è stato previsto di riutilizzare, indipendentemente dalle caratteristiche dello stesso, il materiale proveniente dagli scavi per la realizzazione dei muri e dei pali ed il materiale di sterro per i volumi di riporto per i quali è stato, comunque, necessario integrare con altro materiale individuato in pietrame senza spigoli vivi per le porzioni di aree aventi funzione di drenaggio biogas.

Tale scelta è stata, peraltro, motivata dalla considerazione che tale materiale è già in sito e risulterà, comunque, posto al di sotto del capping di progetto. Suddetto riutilizzo dovrà essere limitato, difatti, alle aree dove suddetto rinterro non deve assolvere la funzione di drenaggio biogas.

4.3. Strato di drenaggio biogas

Pertanto, nel presente progetto, nel rispetto di quanto previsto dal D.Lgs. 36/03, è stato previsto di realizzare uno strato di drenaggio del biogas unicamente nelle “superfici aggiuntive” (parte azzurra nell’immagine sottostante).

In merito alla tipologia di intervento, si evidenzia che il suddetto strato drenante sarà realizzato ricorrendo ad una georete (indicata con una linea di colore celeste nello stralcio sottostante estratto dall’immagine rappresentata nella sezione G-G’ allegata alla documentazione di progetto). Tale scelta è stata dettata dalla opportunità di evitare la produzione e smaltimento di ulteriori quantitativi di materiale per la realizzazione dello strato di drenaggio in pietrame, soluzione che avrebbe comportato anche la realizzazione di un muro di contenimento di altezza maggiore, ovvero più alto di 50 cm.

Figura 8 Stralcio cartografico – georete – linea azzurra

Pagina 38 di 57 Laddove (come nel caso della sezione di progetto

B-B’ allegata alla documentazione di progetto), a seguito della riconfigurazione delle sponde, nell’area dove prevedere il nuovo drenaggio biogas è risultato necessario effettuare un riempimento (retino con pallini di colore viola) avente spessore non inferiore a 50 cm, è stato previsto di utilizzare del pietrame, con spigoli non appuntiti, in maniera tale da assolvere anche la funzione di drenaggio del biogas senza prevedere alcuna georete.

4.4 Strato impermeabilizzante

Lo strato di impermeabilizzazione dovrà avere uno spessore di 50 cm in accordo a quanto prescritto dal D.lgs. 36/034. In merito si evidenzia che i tecnici della società di progettazione hanno effettuato specifici saggi finalizzati alla verifica dello spessore di argilla già presente in sito, i cui esiti sono stati riportati nell’elaborato grafico D.6 e nell’allegato fotografico riportato nel documento “A.7.2”

allegato al progetto.

Per lo strato impermeabilizzante si è scelto di ricorrere a materiale naturale, in quanto il ricorso a materiali artificiali avrebbe comportato (con riferimento al prezzario regionale della Basilicata) un incremento di costo ben maggiore di quello relativo all’innalzamento del muro per contenere lo strato di 50 cm di argilla.

Peraltro, la posa dei materiali artificiali avrebbe comportato la realizzazione di trincee di ancoraggio lungo le sponde con conseguente alterazione dello strato di drenaggio biogas esistente e la rimozione di rifiuti con il conseguente smaltimento.

4.5 Strato di drenaggio acque meteoriche

Per quanto concerne lo strato di drenaggio delle acque meteoriche, lo stesso deve essere realizzato per tutta l’area del “Bacino definitivo”, ovvero sia sul top che sulle sponde ivi comprese le “Superfici aggiuntive” (vedere Relazione generale - Elaborato A.1 di Progetto).

In particolare, per quanto concerne le sponde si è preferito ricorrere alla posa del materiale naturale che consente di soddisfare le verifiche di stabilità anche nelle condizioni più gravose. Sul top, invece, si è ricorsi alla posa di una georete di drenaggio, non essendo necessari, in tal caso, accorgimenti di

“aggrappo”, attesa la modesta pendenza.

Al fine di evitare che le acque del “top” dilavino le sponde è stata prevista una tubazione fessurata disposta lungo il ciglio lato Sud ed Est che in due sezioni presenta una tubazione, disposta nello strato di drenaggio, che colletta le acque raccolte nella tubazione prevista al piede del capping. Le due reti di drenaggio sono provviste di pozzetti in polietilene per garantire gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria nel tempo.

4.6 Strato di terreno di copertura

Al di sopra degli strati a bassa permeabilità e di drenaggio delle acque meteoriche è previsto uno strato superficiale di copertura ai fini del piano di ripristino ambientale avente spessore pari a 1,0 metri, sul quale verrà eseguita una semina a spaglio. Sia nella parte pianeggiante che nelle aree acclivi si prevede di trapiantare specie arbustive dalla spiccata rusticità e capacità di consolidamento dei versanti. In particolare, al fine di non danneggiare gli strati di copertura costituenti il capping, sono

Figura 9 – Stralcio sezione B-B’

Pagina 39 di 57 state individuate specie caratterizzate da apparati radicali mediamente superficiali (profondità massima 60-70 cm). Nello specifico sono state scelte specie poco esigenti in termini agronomici e di input tecnici, ma dall’alto valore paesaggistico visto l’areale circostante. Dalla relazione agronomica, per i cui approfondimenti si rimanda alla opportuna lettura – Elaborato A.6 allegato al Progetto, si evince che “L’ex-discarica è sita sul versante sud orientale di un rilievo montuoso (830 m di quota), a circa 600 m s.l.m., circondato totalmente da aree a pascolo, boschi e territorio rurale incolto. Le specie arbustive previste sono del tipo “basse ed a lenta crescita”, non avranno in questa fase una particolare evidenza. I cespugli arrivati nella piena fase di sviluppo avranno 2 m di altezza massima ed è prevista una densità teorica d’investimento di una pianta/64 m2. Non si registrano apprezzabili habitat floro-faunistici in particolare specie arboree ad alto fusto. La tipologia prevalente è quella della cespugliosa su caotico erboso…. sarà effettuata la semina di un miscuglio vegetale e l’impianto di specie arbustive che andranno a ricoprire in via definitiva il sito, garantendo un pieno reintegro paesaggistico dell’area ed una uniformità della stessa rispetto all’attuale territorio…”

“L’individuazione delle specie da utilizzare nel miscuglio di sementi da applicare è basata sullo studio pedoclimatico dell’area d’intervento e sulla composizione floristica e vegetazionale dell’area circostante…A tal fine sono state individuate specie vegetali dotate di adattabilità a terreni di media dotazione, dotate di velocità e rapidità di insediamento, oltre che ad avere un apparato radicale profondo e fitto. Alcune delle seguenti specie sono azotofissatrici, quindi caratterizzate dalla capacità di fissare l’azoto atmosferico al suolo ed arricchire il terreno di tale elemento chimico, in modo assolutamente naturale.

Di seguito vengono elencate le specie individuate per la Copertura vegetale:

- Bromus inermis (nome comune forasacco);

- Festuca arundinacea (nome comune festuca);

- Lolium perenne (nome comune loietto perenne);

- Hedysarum coronarium (nome comune sulla);

- Trifolium repens (nome comune trifoglio bianco);

- Lotus cornicolatus (nome comune ginestrino);

- Medicago lupilina (nome comune medica lupolina).

Specie arbustive:

Sia nella parte pianeggiante che nelle aree acclivi saranno trapiantate delle specie arbustive dalla spiccata rusticità e capacità di consolidamento dei versanti. Inoltre, al fine di non danneggiare gli strati di copertura costituenti il capping, tali specie sono caratterizzate da apparati radicali non profondi, mediamente superficiali (profondità massima 60-70 cm). Sono state individuate specie poco esigenti in termini agronomici e di input tecnici, ma dall’alto valore paesaggistico visto l’areale circostante.

Trattandosi di arbusti e non alberi ad alto fusto, nel rispetto dell’art. 892 del c.c., è prevista la distanza minima delle piante dal confine di 1,5 m. L’investimento totale è di n. 205 arbusti per l’intero sito.

Di seguito vengono illustrate le specie selezionate per il ripristino ambientale:

- Ginestra (Spartium junceum L.) - Pruno selvatico (Prunus spinosa L.)

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4.7 Opera di sostegno delle sponde della discarica

Il D.Lgs. 36/03, prevede che la copertura definitiva, nelle aree oggetto di intervento, al di sopra dei rifiuti, sia strutturata con uno strato di drenaggio biogas, uno strato impermeabilizzante, uno di drenaggio delle acque meteoriche nonché un metro di terreno.

Tale struttura richiede, al piede, un elemento di contenimento. Laddove, per la conformazione dello stato dei luoghi, non è stato possibile prevedere un “piede” naturale, come nel caso della sezione di progetto di fianco riportata, si è dovuti ricorrere a strutture in c.a. mediante un muro con sezione ad “L” (tipo “A”).

Tale struttura, nel caso di altezze maggiori ai 3,3 metri è stata

modificata mediante l’inserimento di un “taglione” (tipo “B”). Nei casi, infine, di assenza di adeguato strato di fondazione su cui poter fondare il muro si è dovuti ricorrere ad un muro con fondazione su pali (tipo “C”).

Di seguito si riportano le tre tipologie di muri sopra descritte.

TIPO “A” TIPO “B” TIPO “C”

In particolare, sono stati previsti:

¨ 4 muri di tipo A:

− A.1 di altezza complessiva pari a 2,1 m;

− A.2 di altezza complessiva pari a 2,5 m;

− A.3 di altezza complessiva pari a 2,8 m;

− A.2 di altezza complessiva pari a 3,3 m;

¨ − 2 muri di tipo B:

− B.1 di altezza complessiva pari a 3,3 m;

− B.2 di altezza complessiva pari a 4,3 m;

¨ − 2 muri di tipo C:

− B.1 di altezza complessiva pari a 4,1 m;

− B.2 di altezza complessiva pari a 4,5 m.

Figura 10 – Stralcio Sezione muro tipo “A”

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4.8 Pozzi estrazione biogas

Per quanto concerne il biogas, si ritiene opportuno premettere che il conferimento dei rifiuti è iniziato (così come si deduce dalla documentazione fornita dall’Amministrazione comunale) nel 1986 e si è presumibilmente protratto fino al 2003. Atteso il tempo trascorso e considerato che l’invaso è stato cappato soltanto nel 2010 (con la posa dello strato di argilla oggi non presente in tutte le aree), si ritiene che il quantitativo di biogas residuo sia estremamente modesto. Peraltro le “Superfici aggiuntive” non sono mai stata “cappate”. Tuttavia onde garantire una adeguata mitigazione ambientale è stata prevista, comunque, la realizzazione di pozzi di drenaggio del biogas collegati ad una torcia statica (che non garantisce il rispetto del D.Lgs. 36/03) ad attivazione automatica.

I pozzi di drenaggio del biogas saranno realizzati mediante trivellazione del diametro di 800 mm; ciò consentirà la successiva costruzione dell’elemento di captazione costituito da una colonna filtrante in ghiaietto lavato in cui sarà posizionata una sonda in HPDE micro-fessurata del diametro di 140 mm.

Al fine di garantire una migliore tenuta in corrispondenza dei pozzi di estrazione è stato previsto di:

- realizzare opportuni pezzi speciali (cosiddetti “messicani”);

- sigillare la parte alta del pozzo con argilla.

In merito al numero di pozzi da realizzare, si evidenzia che dipendono dal raggio di influenza degli stessi. Al riguardo si richiamano “Le Linee Guida del Comitato Tecnico Discariche” che al punto H18 indicano che è possibile ipotizzare per i pozzi di estrazione biogas un raggio di influenza pari a 25 m esclusivamente, come confermato da studi condotti presso il Dipartimento di Ingegneria Idraulica ed Applicazioni Ambientali dell’Università di Palermo, per pozzi in depressione, ossia collegati ad una centrale di aspirazione e non a semplici torce statiche.

Non essendo presente, né previsto un sistema di depressione, è stato ipotizzato un raggio di 20 metri.

La distribuzione dei pozzi è stata individuata in maniera tale da coprire la quasi interezza dell’invaso.

La distribuzione dei pozzi è stata individuata in maniera tale da coprire la quasi interezza dell’invaso.