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I Bambini e la filosofia: Lipman e Zippel

Nel documento Educazione, Filosofia e Pensiero Autonomo (pagine 94-97)

II 3.1 Maria Montessor

II.4. Lipman e Zippel

II. 4.1. I Bambini e la filosofia: Lipman e Zippel

La filosofia spiegata ai e con i bambini nasce tra gli anni 60 – 70 del novecento negli Stati Uniti, e oggi viene insegnata in molte scuole primarie sia in Europa che in Italia.

Matthew Lipman è uno dei fondatori più conosciuti e autorevoli dell’insegnamento della filosofia ai bambini, e nel suo libro “Philosophy for Children” spiega gran parte delle tecniche e dei metodi da lui utilizzati.

Nicola Zippel, professore liceale, nel suo libro “I bambini e la filosofia” riprende alcune teorie di Lipman utilizzandole in alcune sue esperienze personali. Zippel analizza i problemi e le situazioni che si è trovato a fronteggiare nel corso degli anni di insegnamento, ad esempio il fatto che i bambini fin da piccoli venga fornita un’errata visone eurocentrica, che non li aiuta a ragionare sulla storia e la filosofia in maniera completa, ma affronta anche temi più meramente organizzativi, per esempio come gestire le discussioni filosofiche e le ore in classe, o come progettare i laboratori.

Lipman uno dei fondatori dell’insegnamento della filosofia con i bambini, si avvicinò a questa idea rivoluzionaria osservando che i suoi figli a scuola non ricevevano un’ adeguata educazione al ragionamento e al dialogo.

Ne fu sempre più convinto anche perché constatava giornalmente che i suoi studenti al college non riuscivano a conseguire i risultati da lui sperati proprio perché erano arrivati troppo tardi a capire e a confrontarsi con la filosofia. Lipman decise allora di iniziare un percorso con i ragazzi delle medie per avvicinarli al discorso filosofico e al ragionamento: per fare questo in primo luogo cercò un metodo specifico tarato su pre-adolescenti che potesse essere considerato da loro interessante e attrattivo in modo tale da suscitare in loro ammirazione, curiosità e partecipazione.

Lipman decise quindi di scrivere un libro, che contiene numerosi racconti che narrano proprio di ragazzi in età preadolescenziale, “Harry Stottlemeier’s Discovery”, nel quale Harry e i suoi compagni si trovano ad affrontare problemi di tipo logico e linguistico.

Il libro racconta di come gli studenti, tramite la filosofia, cerchino soluzioni logiche a problemi concreti della vita quotidiana, evidenziando l’ importantissimo legame tra realtà e astrattezza della filosofia, in modo tale che emerga come quest’ultima non sia semplicemente qualcosa di completamente slegato dalla vita concreta ma anzi uno strumento che si può utilizzare e che ci può aiutare nella vita di tutti i giorni.

Insieme al libro dei racconti, Lipman elabora anche un manuale, che segue la scansione dei capitoli ed è diviso in idee- guida composte da piani di discussioni ed esercizi. Nel manuale sono presenti anche i consigli per gli insegnanti, per esempio su come condurre una discussione, cosa evitare di dire e di fare e su come comportarsi in classe. Gli studenti devono essere lasciati quanto più possibile liberi di esprimersi e di occuparsi di ciò che più gli interessa, devono inoltre essere lasciati liberi di comprendere i testi e di ai quesiti che sorgono, devono perciò soprattutto essere incoraggiati al dialogo e all’espressione della propria opinione, rispettando contestualmente le opinioni altrui.

Da questa breve descrizione del testo di Lipman, si comprende come l’insegnante abbia il fondamentale ruolo di rendere feconde le menti degli allievi, di incitarli alla discussione di sostenerli e capirli, ma mai di infondere in loro credo dogmatici o portarli a pensare solo in una direzione: i ragazzi devono sempre essere liberi di poter discutere secondo le proprie idee.

Naturalmente l’autore evidenzia come questo sia un compito molto difficile: in tutto questo complesso processo di interazione, infatti di grande importanza è l’inclinazione psicologica del docente, la composizione della classe, le ore di lezione dedicate, il clima stesso della classe. Il compito dell’insegnante è quindi non solo di esporre la lezione ma anche e soprattutto di comprensione e risoluzione delle difficoltà che ogni giorno si incontrano nell’attività didattica.

Limpan consiglia sempre di iniziare dal racconto che in maniera più semplice può stimolare la partecipazione degli alunni, una volta terminata la narrazione l’insegnante può far partire il dialogo utilizzando le idee-guida.

Un esempio pratico:

Testo:” Nel primo capitolo Aristide scopre la regola della reversibilità. Questo capitolo vi offre l’opportunità di discutere con i vostri alunni su ciò che essi pensano riguardo alla differenza che corre tra scoperta e invenzione. Quello che è inconsueto e sorprendente nel nostro caso è che questo libro si apre con una scoperta fatta da un ragazzo: e non si tratta della scoperta di una cosa, bensì della scoperta di un ‘idea. Il fatto solleva la seguente questione: Aristide ha scoperto un’idea o la ha inventata? Ai ragazzi piace discutere su questo argomento. Cosi facendo, i vostri alunni potranno indentificarsi con Aristide e con i suoi compagni e avvertire che anche loro possono scoprire nuove cose del mondo, pensare a nuove idee. Toccherà agli insegnanti assumersi la responsabilità di rendere gli alunni pienamente partecipi dell’entusiasmo della scoperta e dell’invenzione. “

Esercizio:

Parte A – Per ciascuna proposizione dire se si tratta di una scoperta o di un’ invenzione. 1. Colombo trova l’America

2. Giovanni trova sul pavimento di casa un libro di Maria 3. Maria trovo un nuovo modo per infilare le perle.

4. Lo scienziato che fa ricerca trova come le cellule possono diventare cancerogene Parte B – Descrivi con parole tue la differenza tra le azioni che hai chiamato scoperta e quelle che chiami invenzione

Esercizio 3. Riflessione sugli argomenti 1. La mia più grande scoperta

2. Differenza tra scoperta e invenzione 3. Ciò che mi piacerebbe inventare

4. Le persone possono fare scoperte insieme? 5.

Il manuale è dettagliatissimo e aiuta tutti gli insegnanti, non solo quelli che hanno studiato filosofia, ad avvicinarsi alla materia per poterla insegnare nel migliore dei modi, anche più fluido e semplice. L’insegnante non dovrà quindi insegnare la storia della filosofia, ma dovrà impara a far filosofia, a riflettere e a indagare. Nel fare questo l’insegnante, riporta Lipman, deve rispettare e dare dignità alle parole e ai pensieri dei ragazzi, poiché spesso nel crescere i ragazzi perdono la curiosità e la naturale inclinazione al pensiero e all’esporre le proprie idee proprio perché queste idee sono viste dal mondo degli adulti come prive di

fondamento, credibilità e senza nessun riscontro nella vita quotidiana. Invece, ci dice l’autore, è proprio a partire da queste idee, e dalla credibilità che ogni ragazzo deve riporre in quest’ultime, che si fonda la personalità e lo spirito critico adulto.

L’insegnante dovrà quindi valorizzare le idee di tutti, cercando però di capire quando l’argomento non è più inerente alla discussione, e riportare in questo caso il dialogo sul tema centrale trattato.

Nel documento Educazione, Filosofia e Pensiero Autonomo (pagine 94-97)