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I compare this Work with the Dark Sea: un intermezzo mostruoso

l’Oriente ‘mostruoso’ dall’antichità alla fine del Medioevo

1.4 I compare this Work with the Dark Sea: un intermezzo mostruoso

Nel IX secolo, l’esigenza di dare «risposte su quelle […] specie viventi nel mondo che destano il più grande terrore negli uomini» l’avrebbe avvertita anche l’anonimo ideatore di quel museo di carta degli orrori altomedievali che è il Liber Monstrorum.86

                                                                                                               

84 Ibid., pp. 86-87.

85 Sull’uso di età ellenistica di porre trofei o monumenti al confine dei nuovi territori conquistati con

finalità magico-religiose, cfr. Gilbert-Charles Picard, Les trophées romains. Contribution à l'histoire de la religion et de l’art triomphal de Rome, Paris, E. de Boccard, 1957, specialmente i capitoli I (‘Définition et origine du trophée grec’) e II (‘Naissance de l’art triomphal grec’).

86 Anonimo, Liber monstrorum (secolo IX), introduzione, edizione critica, traduzione, note e commento

Abile compilazione di notizie, tratte da fonti eterogenee e condensate in un trattatello che partecipa degli elementi compositivi del bestiario, della silloge di mitografia e della catalogazione di mirabilia, il Liber monstrorum si presenta al lettore in una serie di capitoletti, contenenti ciascuno la descrizione di un essere ‘anormale’, o dalle caratteristiche fisiche o biologiche abnormi.

La materia è ripartita in tre libri, dedicati rispettivamente ai «parti mostruosi degli uomini, [al]le specie orribili ed innumerevoli delle fiere e [a]i funesti generi di draghi, serpenti, e vipere».87

Da un punto di vista strettamente compositivo, l’opera ci è pervenuta vittima di alcune mutilazioni: nella forma attuale ricostruita filologicamente, essa consta di una prefazione generale, di un libro I – dedicato ai mostri umani – completo di prologo e di epilogo; di un libro II – che tratta degli animali mostruosi – aperto da un prologo che contiene la definizione di belva, ma privo di epilogo; di un libro III – incentrato sui serpenti – in cui è assente il prologo, ma troviamo un paragrafo evidentemente conclusivo.

Nonostante questa netta tripartizione, non emerge alcun criterio espositivo interno alle singole parti: le piccole sezioni, dedicate ognuna ad una creatura mirabile, si alternano in maniera casuale, come se l’autore avesse seguito il puro gusto di un libero favoleggiare tra i numerosi materiali letterari a lui noti. Ci troviamo infatti di fronte a un uomo di sicura cultura, ancora una volta con molta probabilità un monaco, che deve avere avuto a disposizione una ricca biblioteca: tra le pagine del Liber si leggono notizie provenienti dai padri della Chiesa (Agostino, Isidoro), dai poeti classici pagani (Virgilio, Ovidio, Lucano), dall’insieme di testi popolari noti come Romanzo di Alessandro, dalle Epistole sulle meraviglie d’Oriente, ma anche informazioni derivanti dalla tradizione orale o dalla personale esperienza dell’autore. Riguardo alle fonti, è inoltre particolarmente interessante un capitoletto, dedicato al gigantesco re dei Geati, Hygelac, in cui Franco Porsia ha intravisto un rapporto con il poema Beowulf, capostipite della letteratura inglese, dove ricorre lo stesso

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              1976, per la casa editrice Dedalo di Bari, una precedente edizione del Liber Monstrorum. Quest’ultima è stata rivista e aggiornata per la pubblicazione nella collana ‘Nuovo Medioevo’ diretta da Massimo Oldoni per Liguori. Tutte le citazioni dall’opera che seguiranno sono tratte da questa seconda edizione, che tiene conto anche della scoperta di un quinto manoscritto (identificato come testimone ‘E’). In lingua italiana, si veda anche Anonimo, Liber monstrorum de diversis generibus/Libro delle mirabili difformità, a cura di Corrado Bologna, Milano, Bompiani, 1977.

personaggio: questo legame segnalerebbe la pertinenza dell’opera all’ambiente anglosassone.88

Vale la pena, per comprendere la struttura dell’opera, riportare alcuni esempi di mostruosità umane, dove non sarà arduo riconoscere echi della tradizione di cui il Liber è l’ennesimo portavoce:

1. L’uomo di entrambi i sessi.

All’inizio dell’opera testimonio che io stesso ho conosciuto un uomo di entrambi i sessi, che tuttavia, a giudicare dalla faccia e dal petto, ebbe apparenza più di uomo che di donna ed era ritenuto un uomo da chi era all’oscuro dei particolari; ma predilesse le occupazioni muliebri e ingannava gli ignari come una meretrice. Ma si dice che questo sia accaduto di frequente nella specie degli uomini.

2. Il re dei Geati Hygelac.

E ne nascono di grandezza stupefacente, come il re Hygelac, che regnò sui Geati e fu ucciso dai Franchi: il suo cavallo non poteva reggerlo già da quando egli aveva dodici anni. Le sue ossa sono custodite in un’isola del fiume Reno, dove sfocia nell’Oceano, e sono mostrate a chi viene da lontano come un miracolo.

[…]

17. Gli Sciapodi

E dicono che esiste un genere di uomini che i Greci chiamano sciapodi, poiché si difendono dall’ardore del sole con l’ombra dei piedi giacendo supini. Sono velocissimi e hanno un’unica gamba e le loro ginocchia sono rigide e non hanno articolazione.

[…]

21. Quelli che vivono solo di respiro.

E ci sono uomini che le storie greche dicono non avere bocca come il rimanente genere umano e non nutrirsi di alcun cibo: si afferma che essi vivano soltanto di respiro attraverso le narici.89

Ho scelto di giustapporre questi brevi estratti per conservare l’impressione di rapida alternanza di figure che si ricava dalla lettura del Liber, dal suo stile vivace e sintetico. È come se l’autore, di ritorno dalle terre ignote in cui l’avevano catapultato le polverose letture, si fosse divertito a mostrarci le diapositive del suo lungo viaggio,                                                                                                                

88 Cfr. Franco Porsia, Introduzione, in Anonimo, Liber monstrorum, pp. 71-97, in cui si discute

l’identificazione dell’autore e del suo ambiente, e i rapporti tra il Liber e il Beowulf.

con una velocità che sembra avere da un lato il compito di accrescere la nostra meraviglia con l’abbondanza di oscure immagini, dall’altro quello di rassicurarci, ingabbiandole sulla superficie della pagina.

Prima opera interamente dedicata al tema del mostruoso, il Liber è perciò un unicum nel panorama teratologico dell’Alto Medioevo, prigione di pagine in cui i mostri rimarranno sotto chiave sino al penultimo quarto del XII secolo, quando un chimerico Prete Gianni, re e insieme sacerdote di sperdute lande orientali, diede loro nuovamente la libertà facendoli diventare gli ‘illustri’ abitanti del suo sconfinato regno.

1.5 I, Presbyter Johannes, the Lord of Lords, surpass all under Heaven in