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I contenuti e i risultati conseguiti dall’Accordo

DI PORDENONE di Chiara Cristini

2. I contenuti e i risultati conseguiti dall’Accordo

Ponendosi come soggetto promotore di tale azione positiva, la Consi-gliera di parità territoriale ha cercato di affrontare secondo approcci innova-tivi quello che è generalmente percepito dal sistema economico come 3 L’accordo è stato sottoscritto il 22 luglio 2014 da: Consigliera provinciale di parità, Provin-cia, Confindustria, Confartigianato, Confcooperative, Legacoop, Confcommercio, Cgil, Cisl, Uil, Cciaa. È scaricabile al link: http://www.provincia.pordenone.it/fileadmin/servizi/segrete-riagenerale/deliberegiunta2014/lug-agoset/RD167_alleg_proposta_sistema_pilota_conciliaz _territ_definitivo.pdf

4 Sottoscritto il 5 febbraio 2011, e in particolare la lett. f) della parte B) richiama le Innovazioni di prodotto, di processo e organizzative.

“problema” (la domanda di conciliazione dei/lle dipendenti) in un’opportu-nità di innovazione e sviluppo locale.

Il percorso che ha portato alla stipula dell’accordo si è basato infatti sulle evidenze emerse dall’analisi di genere dei principali indicatori del mercato del lavoro locale, che hanno evidenziato come la trasformazione economica iniziata nel 2008 abbia avuto un differente impatto per uomini e donne, mi-surati dai gender gap nei livelli di partecipazione e di occupabilità.

Inoltre, particolarmente utili sono stati i dati relativi alle dimissioni delle lavoratrici madri (Cristini e Molaro, 2015) forniti dalla direzione territoriale del lavoro alla consigliera di parità locale, che hanno evidenziato come nell’arco di un quadriennio (2010-13) siano state oltre 300 le dimissioni convalidate di neomadri, motivate prevalentemente dalla difficoltà di conciliare i tempi la-voro-famiglia, dall’impossibilità di fruire di forme di orario parziale o flessi-bile, dalla mancanza di familiari cui affidare i figli, dal costo elevato dei ser-vizi alternativi. Un numero che si è dimostrato consistente per il territorio di riferimento e che ha trovato del resto riscontro nella prassi delle attività e dai casi seguiti dalla consigliera di parità e dai sindacati, che hanno evidenziato come la difficoltà di conciliazione dei tempi rappresenti ancora il principale motivo di discriminazione e malessere sul luogo di lavoro.

Il contesto, tuttavia, si caratterizzava anche per la presenza di “buone prassi” aziendali, attente alla gestione “family friendly” delle risorse umane: realtà che avrebbero potuto fungere da “volano” presentando le proprie so-luzioni di welfare aziendale e mettendosi a disposizione di altre organizza-zioni e del territorio attraverso la creazione di reti.

La sfida alla base dell’accordo è stata dunque quella di volere affrontare la “questione conciliazione” cercando un approccio innovativo e partecipato, recuperando alcune esperienze già in essere in aziende del territorio, e guar-dando alle nuove strategie europee in materia di qualità del lavoro, impresa inclusiva, responsabilità sociale di impresa e secondo welfare.

In particolare, si è cercato di affrontare il “nodo” della conciliazione dei tempi non tanto dalla prospettiva delle politiche sociali, ma a partire dalla dimensione del lavoro, considerando dunque le esigenze di lavoratrici, lavo-ratori e delle stesse imprese. Soggetti che di solito non sono chiamati a inter-venire su tali temi nella fase di co-progettazione prevista dai tavoli dei Piani di Zona. L’accordo si è dunque proposto di intervenire partendo da un punto di vista differente, pur nella consapevolezza di agire entro un “ecosistema complesso” (Piazza, 2005) afferente a più sistemi – politiche del lavoro,

politiche sociali, di pari opportunità – e più attori – pubblico, privato, terzo settore – abituati a dialogare e creare sinergie, ma non su questo specifico tema.

L’esigenza alla base dell’accordo è stata infatti quella di individuare un percorso in grado di generare proposte e soluzioni per supportare l’occupa-bilità femminile – delle madri in primis, ma anche di tutte le persone con carichi di cura, promuovendo localmente soluzioni innovative e flessibili di work life balance e di welfare aziendale, in grado di agire sulle molteplici dimensioni del “problema” e non limitandosi a fornire risposte di breve pe-riodo o di carattere emergenziale.

Si è dunque progressivamente modificata la prospettiva con cui affrontare la “questione”, spostando gli attori coinvolti da una visione della concilia-zione da “problema individuale delle donne”, a opportunità di innovaconcilia-zione aziendale e sociale, connessa alla responsabilità sociale di impresa, al mi-glioramento delle performance aziendali e dunque della competitività, alla capacità di creare reti strategiche tra tutti gli attori del territorio: privato, pub-blico/privato, profit e non profit, affiancando ma non sostituendo il welfare “tradizionale”.

Soggetti e dimensioni su cui agisce l’accordo di collaborazione territoriale di conciliazione

L’accordo è stato sottoscritto con la finalità di costituire un modello ope-rativo di collaborazione tra i soggetti firmatari, finalizzato alla progettazione condivisa di azioni positive innovative a supporto della conciliazione vita-lavoro, della competitività del sistema economico locale, della realizzazione delle pari opportunità. Infatti, tra gli obiettivi principali richiamati nel proto-collo, si evidenziano:

 sviluppo di progettualità condivise per la creazione di reti (tra imprese ma anche tra pubblico e privato e con il terzo settore), attraverso la messa in campo di sinergie, servizi, soluzioni e strumenti di “secondo welfare” volti a rispondere in modo innovativo e flessibile alla do-manda di conciliazione famiglia-lavoro, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese e grazie anche alle novità introdotte a favore del welfare aziendale e del “secondo welfare”;

 fare emergere e valorizzare prassi family friendly e di welfare azien-dale già esistenti nel territorio, offrendo così momenti di condivisione, confronto, formazione, passaggi-chiave per “mettere a sistema” le ini-ziative esistenti e promuoverne lo sviluppo e la moltiplicazione dei risultati;

 informare sull’utilizzo di strumenti, soluzioni e incentivi: la diffusione capillare delle informazioni rimane ancora un obiettivo da raggiungere e richiede di coinvolgere soggetti-chiave quali sono per esempio gli enti di formazione e i consulenti aziendali.

L’approccio partecipato promosso dall’accordo è stato individuato nella possibilità per tutti i firmatari di proporre incontri tematici e di approfondi-mento tecnico, in cui coinvolgere le proprie reti di riferiapprofondi-mento – utenti, iscritti, associati, altri stakeholder – avviando così un processo di attivazione, scambio, condivisione capillare e diffusa della conoscenza e utilizzo di stru-menti, soluzioni, eventuali incentivi.

Principali attività del protocollo sono stati incontri periodici degli stake-holder, anche sotto forma di workshop in cui sono state presentate buone pratiche realizzate da alcune aziende locali, da ambiti socioassistenziali (per-corsi di inclusione lavorativa di donne con problemi di conciliazione e tra-sporto), dalle parti sociali e che hanno consentito di costruire una base co-mune di consapevolezza informazione, attivando una prima rete tra gli attori-chiave.

È stato inoltre elaborato un questionario per le imprese e uno per i lavo-ratori/trici volto a rilevare i principali fabbisogni di conciliazione. Anche a partire da tale questionario è stato sviluppato da Unioncamere FVG il focus sulle buone prassi di conciliazione inserito nell’ Indagine congiunturale del IV Trimestre 2015/previsioni sul I trimestre 20165.

Tab. 1 – Ruoli dei firmatari nell’Accordo

Provincia Coordinamento, convocazione dei soggetti (ogni 4mesi)

Monitoraggio dei gender gap nel mercato del lavoro locale

Garantisce raccordo tra politiche sociali (Piani di zona) e del lavoro e con la Regione Monitoraggio attività

Comunicazione interna/esterna Definisce programma di lavoro annuale Consigliera

di parità Monitoraggio e promozione buone prassi; Promuove e attua politiche e progetti per le pari opportunità sul lavoro, per conciliazione; Collabora all’organizzazione di incontri

Supporta le parti firmatarie per l’elaborazione di progetti di conciliazione e azioni positive Unindustria,

Confarti-gianato, Confcommer-cio-Ascom,

Confcooperative, Lega-coop CCIAA -Comitato Imprenditoria Femmi-nile

Promuovono, valorizzano e diffondono tra le imprese la conoscenza e l’attuazione di interventi per la conciliazione dei tempi con la contrattazione di II liv. e secondo welfare; Forniscono i supporti di conoscenza utili alla formulazione di progetti di welfare e conci-liazione dei tempi;

Partecipano agli incontri

Forniscono gli accordi di II liv.sulla conciliazione famiglia lavoro; Promuovono buone prassi tra i propri associati e con i soggetti firmatari CGIL

CISL UIL

Promuovono, valorizzano e diffondono tra lavoratori/trici la conoscenza e l’attuazione di interventi per la conciliazione dei tempi con la contrattazione di II livello e secondo wel-fare;

Promuovono l’attenzione alla famiglia come parte della RSI; Sostengono politiche di genere nella contrattazione di II liv.

Forniscono i supporti di conoscenza utili alla formulazione di progetti di welfare e conci-liazione dei tempi;

Partecipano agli incontri

Forniscono gli accordi di secondo livello sulla conciliazione famiglia lavoro Promuovono buone prassi tra i propri associati e con i soggetti firmatari Coinvolgono le proprie strutture interne per collaborare all’attuazione del protocollo