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5 I digital natives tra fuga e disaffezione

L’analisi dei digital natives mostra un quadro interessante. Questa coorte d’età accelera i processi di velocizzazione multimediale, già ben evidenziati e presenti tra i protodigitali. Sul piano dell’appartenenza generazionale, ciò che risulta evidente dalla ricerca è la difficoltà dei giovanissimi digitali di costruire la propria identità attraverso il richiamo ad un immaginario forte. Ciò potrebbe essere causato da diversi fattori tra cui

302 La questione legata ai processi di globalizzazione del mercato televisivo italiano è stata affrontata da

Giovambattista Fatelli nel I incontro dei seminari sulla Pallacorda della Rai, “Dalle criticità alle proposte Verso una ridefinizione delle proprietà per un nuovo Servizio Pubblico” tenutosi presso il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale (Coris) il 21 luglio del 2014.

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senza dubbio lo smarrimento sul piano dell’appartenenza a un sistema di valori cristallizzato, il riferimento a ideologie forti capaci di dare significato alla rappresentazione della realtà e all’agire sociale, la crisi dello spazio pubblico e simbolico della politica. Oltre a ciò, un ruolo prioritario spetta anche alla rapidità dei continui mutamenti sociali e culturali tipici della postmodernità e ad un eccesso di consumismo che sembra caratterizzare la vita quotidiana del mondo contemporaneo. I giovani, tuttavia, cercano di essere sfuggenti e sono al tempo stesso consapevoli dei mutamenti sociali dell’era postmoderna. Come sostiene uno di loro:

“Io sono dell’opinione che è quasi impossibile fissare uno standard, un qualcosa che ci possa identificare come generazione, dato che viviamo in un periodo che è in continuo mutamento…. Secondo me, è proprio una caratteristica di noi giovani non fissarci mai su un particolare elemento o un particolare individuo in una società così consumista”.

La questione legata al consumismo è ben colta anche da un altro ragazzo intervistato:

“Io penso che tutti i prodotti di questi ultimi anni siano tutti volti alla propaganda politica e alla pubblicizzazione di prodotti commerciali che servono per far aumentare il mercato dei capitalisti americani”.

Una sorta di definizione generazionale prova a ipotizzarla una ragazza che si sofferma principalmente sul legame giovani/innovazione tecnologica, evidenziando con consapevolezza la rapidità delle trasformazioni sociali:

“Credo che siamo la generazione dell’innovazione, della tecnologia, comunque stiamo andando molto avanti”.

Alla luce di quanto detto dai ragazzi intervistati, possiamo operare una definizione dei nativi digitali che tenga conto soltanto del marketing culturale. Sono, infatti, i principali apparati dell’industria culturale italiana ad essere interessati ad individuare eventuali prodotti culturali ad hoc che possono essere venduti a un pubblico giovanile. Se però mettiamo tra parentesi un approccio commerciale e pubblicitario e ci concentriamo su una definizione meramente sociologica, possiamo comprendere i motivi di una difficoltà di definizione. Gli adolescenti di oggi sono culturalmente non strutturati e quindi anche fluttuanti sul piano della costruzione dell’immaginario. Come ricorda Fausto Colombo, gli adolescenti “ non costituiscono ancora una generazione compiuta, ma solo - per così dire - una promessa di generazione, che si andrà costituendo nel tempo. Ciò che

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infatti manca, nella produzione culturale per adolescenti, è proprio la voce degli adolescenti, che sono ancora ai margini di essa: non scrivono libri, non producono film, non parlano alla radio. Sono consumatori ma non produttori303.

Sul piano dei prodotti culturali che hanno costruito l’immaginario, si coglie un intreccio interessante che, a differenza di altre coorti d’età, tiene insieme a mo’ di

patchwork, un mondo culturale adolescenziale molto ampio in cui ci sono film come Scialla, libri come Start Huck e Il giovane Holden, programmi televisivi come i talent

show Italia’s Got talent, X Factor e la musica rap. Tutti questi beni immateriali cercano di rafforzare l’identità dei giovanissimi e il loro we sense304. Tuttavia, va considerato che questi fenomeni culturali non sembrano sempre cogliere la complessità dell’odierno mondo culturale giovanile. Assistiamo, infatti, al formarsi di una sorta di cultura vintage che giustappone anche prodotti dell’immaginario appartenenti ad altre generazioni ed epoche passate. Come fa notare una ragazza intervistata:

“Nel passato c’era Happy Days, Grease e quelli rappresentavano un po’ la generazione di quel tempo, mentre adesso col fatto che abbiamo una scelta così vasta di canali in tv, abbiamo Internet… Naturalmente ci sono i gruppi, chi ascolta magari il metal e chi ritorna al passato con le band del secolo scorso. C’è invece chi guarda avanti e ascolta il rap e comunque sono quelli che vanno più di moda in questo periodo. E’ questione semplicemente di stili e come un ragazzo si identifica meglio”.

Questa tendenza ad incrociare stili diversi è comune anche ad un altro ragazzo intervistato:

“Non si possono suddividere varie persone in generazioni in base alla musica che ascoltano, i libri che leggono, i programmi televisivi che guardano. Io posso ascoltare canzoni del XXI secolo, proprio come posso ascoltare canzoni dei Rolling Stones degli anni Sessanta/Settanta”.

L’ipotesi di questa tendenza a mescolare fenomeni, prodotti culturali e mode diverse, potrebbe dipendere da un lato dalla dimensione culturale della convergenza, cioè dal fatto che i continui processi di ri-mediazione che avvengono sul piano tecnologico possono essere trasferiti anche su quello sottile dell’immaginario, dall’altro dalla costruzione di uno spazio simbolico che, a fronte di un eccessivo consumismo che crea prodotti usa e getta, si alimenta di artefatti culturali durevoli come quelli del passato.

A proposito del consumo di televisione e, nello specifico, della sua tipologia

303 Colombo F., Come eravamo. Il ruolo dei media nell’identità generazionale in (a cura di) Colombo F.,

Boccia Artieri G., Del Grosso Destrieri L., Pasquali F., Sorice M. in op. cit., pag. 29.

304 Sul we sense cfr. Colombo F., op. cit. in (a cura di) Colombo F., Boccia Artieri G., Del Grosso Destrieri