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I motivi dell’evoluzione comportamentale di Sherlock

CAPITOLO 5: DISCUSSIONE

5.3 I motivi dell’evoluzione comportamentale di Sherlock

Il protagonista è stato cresciuto dal fratello Mycroft, che l’ha indotto a credere che loro due fossero diversi da tutti gli altri per via della loro intelligenza superiore ed ineguagliabile, che per questo le amicizie fossero per loro inutili, nonché precluse, e che la solitudine e l’isolamento fossero la via migliore per proteggersi dal giudizio altrui, dai tradimenti e dall’abbandono. Non stupisce, quindi, che all’inizio della serie TV, Sherlock ci appaia come un uomo solo, scorbutico e maleducato, abituato a contare solo sulla propria mente100. Infatti, stringe legami solo con menti del suo calibro, che però sono estremamente rare (Mycroft) o si rivelano assai pericolose (Moriarty), e disprezza fermamente la presunta stupidità delle persone che reputa avere menti ordinarie. Di conseguenza, si può affermare che l’intelligenza sia inizialmente il criterio a cui Sherlock ricorre per decretare se il suo interlocutore meriti di essere trattato con cortesia o meno.

Tuttavia, con il passare del tempo Sherlock entra sempre più in sintonia con John, da cui è subito attratto, probabilmente per via del suo passato di dottore militare e della sua predisposizione all’avventura e al pericolo, nonché della sua evidente difficoltà ad adattarsi alla vita ordinaria, che al detective ricorda se stesso: entrambi sono soli, annoiati e incapaci di inserirsi nel tessuto sociale di Londra. Per questo motivo, tra i due nasce immediatamente un’intesa, che si trasforma presto in collaborazione, poi in abitudine, e infine in lealtà e amicizia. È John che fa notare al detective quando manca di empatia, quando risulta troppo egocentrico ed arrogante e che lo rende più “umano”, cioè capace di provare sentimenti e di riconoscere quelli altrui, lasciandosi guidare un po’ meno dalla logica e un po’ più dalle emozioni.

A questo punto, Sherlock comincia a pentirsi di aver trattato i suoi amici più cari tanto freddamente ed altezzosamente per anni e anni, finalmente si rende conto di quanto John, Lestrade e Molly siano importanti per lui e passa dal considerarli, rispettivamente, il suo coinquilino e i suoi colleghi, al ritenerli i suoi amici più cari, che lo portano a comprendere che vi sono altri criteri oltre all’intelligenza che possono fare di una persona un legame desiderato. Infatti, il detective inizia ad attribuire un peso maggiore a qualità non intellettive, come per esempio al coraggio, alla tenacia, all’onestà, alla lealtà, alla gentilezza, e a trattare più cortesemente persone non esattamente geniali ma in possesso di tali qualità: per il protagonista, il fattore determinante nel giudicare i suoi interlocutori come degni del suo rispetto o meno non è

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È quanto esprime il protagonista stesso: “alone is what I have. Alone protects me” (S2 E3, ‘la solitudine è tutto quello che ho. La solitudine mi protegge’, traduzione mia).

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più la sola stima della loro intelligenza, bensì il valore del rapporto che riesce a costruire e intrattenere con loro.

Di conseguenza, Sherlock inizia a seguire un modello di condotta socialmente adeguata, sperimentando la difficoltà di conservare e mantenere salda l’amicizia; inoltre, migliora i propri rapporti anche con il fratello maggiore Mycroft, che perdona per l’infanzia solitaria che gli ha imposto e che inizia a compatire, spingendolo ad uscire a sua volta dall’isolamento in cui si è chiuso da solo. In particolare, tra S2 ed S3 si osserva un importante scarto quantitativo nel numero degli atti scortesi di Sherlock: nel corso di S2 il detective dichiara per la prima volta di considerare John suo amico (in S2 E2), e si scusa sinceramente per la propria maleducazione e cattiveria con Molly, chiedendole perdono (in S2 E3); questi fatti sembrano due testimonianze significative del nuovo atteggiamento di Sherlock, della sua scoperta dell’amicizia e del nuovo valore che le attribuisce.

Le scene finali dell’ultimo episodio della quarta stagione paiono mettere in evidenza tale nuova disposizione del protagonista: in rapida sequenza, ci mostrano Sherlock che va a trovare regolarmente la sorella Eurus nella struttura in cui è rinchiusa per tenerle compagnia; Sherlock che ri-arreda il suo appartamento con l’aiuto di John, come due normali coinquilini; Sherlock che accudisce Rosie, la figlioletta dell’amico; Sherlock che affianca Lestrade e che sorride a Molly; Sherlock, Mycroft e i loro genitori tutti insieme nella stessa stanza, per la prima volta senza litigare. In sottofondo, la voce registrata di Mary, la defunta moglie di John, ci ricorda che il detective non è più “a junkie who solves crimes to get high” (S4 E3, ‘un tossico che risolve crimini per sballarsi’, traduzione mia), ma uno tra “the best and wisest men I have ever known” (S4 E3, ‘gli uomini migliori e più saggi che abbia mai conosciuto’, traduzione mia).

In conclusione, dunque, i risultati della ricerca suggeriscono che, come ipotizzato, Sherlock subisce davvero un importante cambiamento, che si rivela graduale ma costante nel corso delle quattro stagioni della serie TV. Tale cambiamento è sia generale (cioè relativo alla variazione nel numero globale degli atti scortesi impiegati dal protagonista) sia specifico verso ogni interlocutore (cioè relativo alla variazione nel numero degli atti scortesi indirizzati dal protagonista a ciascuno dei personaggi che interagiscono con lui), e consiste nella diminuzione della scortesia e nel progressivo impegno in direzione di una maggiore cortesia, e quindi nel passaggio da un modello comportamentale solitario e razionale, che gli è stato insegnato dal fratello Mycroft, ad uno socievole ed empatico-solidale, che gli è trasmesso da John. Infatti, quando il detective si

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trasferisce nell’appartamento al 221B di Baker Street e comincia a convivere con il dottore, quest’ultimo inizia a rimproverarlo per via del suo modo di trattare gli altri, facendogli capire che è importante costruire dei buoni rapporti con le persone che lo circondano, sebbene non siano tanto geniali quanto lui, perché anche degli individui “comuni” possono essere dotati di qualità e virtù ammirevoli; così, lo educa a portare rispetto ai sentimenti altrui e a coltivare delle amicizie, in modo che non si trovi più ad affrontare le ostilità della vita da solo. Per questo, gli fornisce un modello di condotta cortese, socialmente approvata, promuovendone quindi il cambiamento caratteriale in positivo.

5.4 Conclusione

I dati linguistici raccolti e appena discussi sembrano confermare le ipotesi di partenza, cioè le teorie di ambito psicologico e sociologico secondo le quali il personaggio di Sherlock nell’omonima serie TV della BBC subirebbe un’importante evoluzione caratteriale in direzione di una maggiore socievolezza a seguito dell’incontro con John, che avrebbe curato la sua sociopatia. In particolare, come si è detto, il detective è protagonista di un cambiamento verso una minore scortesia e una maggiore cortesia. Questo cambiamento è quantitativo in senso assoluto (in quanto il numero globale dei suoi comportamenti scortesi diminuisce costantemente di stagione in stagione) e relativo (in quanto diminuisce anche il numero degli atti scortesi che rivolge a ciascun interlocutore), ma anche qualitativo (poiché il numero delle sue violazioni di ciascun tipo di cortesia e delle sue realizzazioni di ciascun tipo di scortesia decresce a sua volta, a mano a mano che Sherlock comincia a rispettare le norme socialmente condivise per una buona interazione). Il motivo di questo cambiamento pare essere una progressiva sensibilizzazione al modello comportamentale e agli insegnamenti di John, che gli spiega e dimostra il valore da attribuire all’amicizia e ai rapporti sociali, per stringere i quali deve necessariamente correggere il proprio atteggiamento ed imparare a essere meno scortese.

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