La maggior parte dei greci considerasse Orfeo un personaggio reale42, che si ritenenva morto molto tempo prima e per questo
impossibilitato a relazionarsi con gli esseri umani. Per tale moti- vo Orfeo non riceveva un culto e non era un intermediario a cui ricorrere tramite la preghiera, come nella religione cristiana si può ricorrere ai santi. Nella realtà di ogni giorno, il suo ruolo era ricoperto da personaggi che siamo soliti defi nire “orfeotelesti”, sebbene questo nome sia documentato solo tre volte e mai in fon- ti orfi che, bensì in autori estranei all’orfi smo: Plutarco, Teofrasto e Filodemo43. L’impressione è che “orfeotelesti” sia un termine
proprio di una prospettiva esterna, erudita e quasi da storico del- le religioni. Una fonte orfi ca, il Papiro di Derveni, datato al IV secolo a.C., chiama questi professionisti con il nome di “magi”, che potrebbe essere il nome che si davano gli orfi ci stessi, alme- no a quell’altezza cronologica44. Nella colonna VI del papiro si
42 Cfr. la bibliografía citata alla n. 1.
43 Plu. Apophth. Lacon. p. 224D (OF 653), Thphr. Char. 16.11 (OF 654), Phld. De poem. P. Hercul. 1074 fr. 30 (181, 1ss. Janko).
44 Sul Papiro di Derveni cfr. A. LAKS, G.W. MOST (ed. by), Studies on the Derveni
papyrus, Oxford, University Press, 1997; G. BETEGH, The Derveni Papyrus. Cosmology,
Theology, and Interpretation, Cambridge, University Pres, 2004; T. KOUREMENOS, G.M.
PARÁSSOGLOU, K. TSANTSANOGLOU, The Derveni Papyrus, Firenze, Olschki, 2006; A. BER- NABÉ, Poetae Epici Graeci Testimonia et fragmenta, Pars II, fasc. 3: Musaeus · Linus ·
Epimenides · Papyrus Derveni · Indices, Berolini-Novi Eboraci, de Gruyter, 2007. Si vedano anche gli interessanti apporti in Papiri fi losofi ci. Miscellanea di Studi VI, Firenze, Leo Olschki, 2011.
menzionano alcuni riti da essi celebrati. L’identitò di tali è stato oggetto di discussione: sono stati considerati professionisti stranieri, ciarlatani o sacerdoti orfi ci45; sebbene il termine
sia di origine iranica, ritengo che quelli qui menzionati siano of- fi cianti orfi ci greci che realizzano un rito greco. È probabile che i magi persiani fossero considerati esperti in attività rituali e che gli iniziatori orfi ci si equiparassero o comparassero con essi46. Le
loro attività sono descritte nel papiro nel seguente modo47:
preghiere e sacrifi ci placano le anime. Un incantestimo dei magi può allontanare i demoni che si mettono in mezzo. I demoni che si mettono in mezzo sono anime vendicatrici. I magi fanno il sacrifi cio per questo, come se scontassero una pena. Sulle offerte versano acqua e latte, dai quali fanno anche le libagioni. Offrono in sacrifi cio innumerevoli pani e con molte protuberanze, perché anche le anime sono innumerevoli. Gli iniziati sacrifi cano in primo luogo alle Eumenidi, secondo la stessa prassi dei magi, infatti le Eumenidi sono anime. Per questo chi vuole offrire un sacrifi cio agli dei deve prima liberare48 un uccello.
I magi placano le anime in un rito che può essere iniziatico o funerario, scenari legati da una profonda relazione49. I magi
mediano qui tra le anime di coloro che partecipano al rito e le anime vendicatrici, e riescono ad ottenere l’espiazione degli er-
45 “Magi persiani” secondo K. TSANTSANOGLOU, The First Columns of the Derveni
Papyrus and their Religious Signifi cance, in Laks, Most (ed. by), Studies, cit., pp. 93-128
(110-115) e W. BURKERT, De Homero a los Magos. La tradición oriental en la cultura
griega, Barcelona, Quaderns Crema, 2002, p. 146 e seguenti, o babilonesi o assiri, allora
sottomessi ai persiani secondo M.L. WEST, Hocus-Pocus in East and West: Theogony,
Ritual, and the Tradition of Esoteric Commentary, in Laks, Most (ed. by), Studies, cit., pp.
81-90 (89); “ciarlatani” per F. JOURDAN, Le papyrus de Derveni, Paris, Les Belles Lettres,
2003, p. XIV; “sacerdoti orfi ci” per BETEGH, The Derveni Papyrus, cit., p. 78 e seguenti.
46 A. BERNABÉ, Magoi en el Papiro de Derveni: ¿magos persas, charlatanes u ofi ciantes
órfi cos?, in E. Calderón, A. Morales, M. Valverde (eds.), Koinòs lógos. Homenaje al profesor José García López, Murcia, Universidad de Murcia, 2006, pp. 99-109.
47 Traduco solamente le prime 11 righe, dato che dalla dodicesima lo stato del testo non consente di capire il signifi cato.
48 “Liberare” è una congettura, che propongo, dato che “sacrifi care” o “bruciare” andrebbero contro il rispetto della vita proprio degli orfi ci.
49 Cfr. R.M. HERNÁNDEZ, La muerte como experiencia mistérica. Estudio sobre la
posibilidad de una experiencia de muerte fi cticia en las iniciaciones griegas, « lu» 10
(2005), pp. 85-105, con bibliografi a, EAD., Orfeo y los magos, Madrid, Abada, 2010, pp.
rori con la celebrazione di un rito non cruento a base di acqua e latte50. Utilizzano inoltre «pani con molte protuberanze», sul
cui uso esistono numerosi e molto chiari testimoni in vari riti greci in cui sono menzionati dei greci. Così l’onus demonstrandi del fatto che siano magi persiani rimane a coloro che fanno tale affermazione, dato che niente nel testo suggerisce che questi pro- fessionisti non siano greci. Inoltre sembra in primo luogo avere un uso come termine tecnico che designa un tipo di profes- sionisti dedicato all’iniziazione, ai rituali misterici, alla mantica e alla magia.
Insieme al nome di troviamo troviamo altre designa- zioni spregiative in altri passi, sebbene da una prospettiva ester- na. Il più conosciuto è uno di Platone51, che ci presenta un quadro
piuttosto ostile:
e girovaghi e i indovini, presentandosi alle porte dei ricchi, li persuado- no di avere essi dagli dei una facoltà, procacciatasi con sarifi ci e incanti, di risanare con piaceri e feste qualche atto ingiusto commesso dal ricco o da uno dei suoi avi; e se egli volesse rovinare un suo nemico, lui con poca spesa è capace di danneggiare il giusto come l’ingiusto, con evocazioni di spiriti e magici nodi, persuadendo, come dicono, gli dei a servire al loro comando … e presentano una folla di libri di Museo ed Orfeo … secondo i quali fanno sacrifi ci, persuadendo non solo privati ma intere città che possono aver luogo proscioglimenti e purifi cazioni da atti iniqui per mezzo di sacrifi ci e giochi piacevoli, sia quando gli uomini sono ancora in vita sia quando son già morti; i quali riti essi chiamano “espiazioni”, che ci liberano dai castighi dell’Aldilà, mentre chi non sacrifi ca sarebbe atteso da terribili pene52.
Il quadro platonico mescola l’attività iniziatica con quella dei fattucchieri, una combinazione che forse non va interamente at- tribuita ad una visione tendenziosa del fi losofo, anche se questo è un tema in cui non possiamo al momento addentrarci.
50 Un tratto molto adeguato per l’ideologia orfi ca, che proibisce lo spargimento di sangue. Rispetto a questo dettaglio, c’è l’interessante parallelo di un passo eschileo (A.
Eum. 107 ss.), in cui il fantasma di Clitemestra incita le Erinni e ricorda loro che in vita
compì sacrifi ci in loro onore.
51 Pl. R. 364b (OF 573), cfr. A. BERNABÉ, Platón y el orfi smo, Madrid, Abada, 2010, pp. 55-64.
Le testimonianze su questi iniziatori raffi gurano un peculiare tipo umano. Sembra trattarsi di persone erranti, senza patria, che si arrogano la capacità esclusiva di mediare per conseguire la salvezza di determinati individui. Al momento di purifi care gli iniziati dalle ingiustizie che hanno commesso, gli aprono il cam- mino (solo essi e solo a essi) per liberarsi dei mali nell’Aldilà. Quello che garantisce l’effi cacia della mediazione sono i libri di Orfeo (e quelli di Museo, una sorta di alter ego ateniense di Or- feo), e il mezzo per ottenerla è la , il rituale da lui instau- rato. Questi iniziatori sono gli intermediari reali, l’incarnazione terrena e concreta dell’intermediario mitico Orfeo: come prece- dentemente accennato, egli non è capostipite di un , di un gruppo di aristocratici privilegiato per via dell’origine divina, ma ha continuatori privilegiati per via della traditio misterica, fatto che permette di trasmettere la verità escatologica contenuta nella poesia orfi ca e di promettere ai seguaci una situazione migliore nell’Aldilà53. Secoli dopo, Strabone presenterà lo stesso Orfeo
con i tratti tipici di un sacerdote orfi co54,
lì (a Pimplea) dicono che trascorresse la vita Orfeo il Cicone, un mago che, mendicando, viveva di musica, divinazione e celebrazione delle
.
che è un’ulteriore conferma dell’idea secondo cui l’orfeotelesti era il prolungamento di Orfeo nel mondo.