Scoperte nel 1951 nel temenos adiacente il lato settentrionale dell’agora di Olbia ma pubblicate per la prima volta solo nel 1978 da A.S. Rusyaeva25, le piastre ossee di Olbia (IGDOlbia
94a-c) sono symbola, segni identitari.
Il tratto che le accomuna è la struttura binaria a coppie di contrari secondo un modulo che ci è familiare da Eraclito, ad esempio da 22 B 67 D.-K. , , , «il dio è giorno e notte, inverno ed estate, guerra e pace, sazietà e fame» (ci imbattiamo nella stessa coppia guerra / pace della piastra b), e dalla tavola pitagorica dei contrari (cf. Aristot. Metaph. 986 a 15 ss. = 58 A 5 D.-K.), e verosimilmente rimandano, secondo una felice formulazione di Robin Osborne, a una «common cult basis to Herakleitos and Pythagoras and to the Olbian worshippers of Dionysus»26.
C’è però da precisare che mentre Eraclito sottolinea l’iden- tità dei contrari, la concordia discors sottesa a ogni fenomeno, sì che per lui neppure la guerra è necessariamente di segno ne- gativo tanto che sia pace sia guerra sono «il dio», nelle piastre olbiane sembra evidente, considerando la coppia
«verità menzogna» nella piastra b e «menzogna verità» nella piastra c, che i contrari si affrontano, come nella tavola pitagorica, come un termine di segno positivo ( , , ) e uno di segno negativo ( , , ). In questo quadro il nome ( ) o ( ), posto al cen- tro del campo di scrittura di tutte e tre le piastre, doveva valere a promuovere l’affermazione del polo positivo, con la creazione di una stabile condizione di verità e di pace grazie alla liberazione dell’anima dal carcere del corpo.
La struttura binaria è per un’unica volta ternaria, e ‘circolare’, nella parte superiore della piastra a (FIG. 2), dove sono incise le parole «vita morte vita». La sequenza sembra
25 Orfi sm i kult Dionisa v Olvii, «Vestnik Drevnej Istorii» 1 (1978).
26 Reciprocal Strategies: Imperialism, Barbarism and Trade in Archaic and Classical
implicare non solo che «life follows death because of a natural alternation of opposites»27, ma che la condizione iniziatica di-
schiude una nuova vita emancipata dalle costrizioni del corpo. E la parola isolata al centro del secondo rigo non si pone, come nelle altre piastre, quale termine di una coppia di contrari ma come sintesi di una ‘rivelazione’ che il testo della prima riga ha appena enunciato.
Al di sotto di ‘verità (rivelazione)’ troviamo, oltre a una serie di zig-zag di cui diremo fra poco, un A isolato, che troviamo anche in fondo alla seconda e alla terza piastra e in altre due piastre olbiane28: una agrafa tranne che per un ( )
tracciato verticalmente, dove l’alpha forma la vela di una nave, l’altra in cui l’ appare incorporat nella criniera di un cavallo (e troviamo simili alpha anche nelle iscrizioni nr. 13c e 73 Tolstoy).
Questi alpha sono stati variamente interpretati, ad esempio come una testa di bue secondo la valenza primitiva della lettera
aleph in fenicio, e cioè appunto «bue» (West), o come abbrevia-
zione di «tempo (eternità)», con gioco grafi co fra e
(Bernabé ad OF 463 T).
Poiché però la prima lettera dell’alfabeto greco era anche se- gno del numero 1 (così già il primo editore) e, come in Jov. Apoc. 22.13 «io sono l’alpha e l’omega», poteva simboleggiare un ini- zio, il suggerimento alternativo di West di riconoscere in la ri- vendicazione di un new beginning, di una ‘principio’, sem- bra assai più promettente, con A come abbreviazione di ( )
27 M.L. WEST, The Orphics in Olbia, «Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik» 45 (1982), pp. 17-29, a p.18.
28 WEST, Orphics, cit., p. 20.
Fig. 2. Nella parte superiore della piastra a sono incise le parole «vita morte vita».
in linea con l’elogio dei riti misterici in da Pind. fr. 137.1-2 M.: ,
.
(felice colui che, viste quelle cose, va sotterra: / conosce la méta ultima della vita, / conosce il principio donato da Zeus. – Tr. di S. Lavecchia)
Come nota Lavecchia per il passo pindarico con parole che si addicono anche alla nostra piastra, denota non solo un inizio ma anche «il principio divino presente nell’uomo e attivo durante il sonno e dopo la morte... mediante la conoscenza della realtà oltre la vita (la ) i Misteri conducono l’iniziato alla coscienza dell’origine divina dell’uomo (la ); gli disvelano così la continuità fra ( ) e »29.
Subito dopo ( ), presente anche nelle piastre b e c nel- la forma DION, troviamo infi ne nell’ultima riga .., quasi concordemente interpretato, a partire dal primo editore, come . In verità il presunto secondo omikron non si chiude in basso e ha fatto sospettare a West la possibilità di leggere (con conseguente scioglimento di in ( ) oppure 30, ma l’ipotesi di West fu giustamente respinta
da Zhmud’ con l’osservazione che anche il primo omikron non si chiude, sia pure in alto invece che in basso, e che non c’è traccia dei trattini orizzontali inferiori tipici dell’omega.31
Invece dopo il secondo omikron non sembra affatto riconosci- bile un iota. Uno sguardo non preconcetto lascia intravedere due diagonali che formano un angolo col vertice rivolto in alto ( ) consentendo, mi pare, solo due possibilità: o un lambda, che non produce alcun senso, oppure, come ipotizzava dubitativamente lo stesso West (p. 22: «the last letter may be or »), un la cui asta destra sia rimasta inghiottita nell’abrasione del bordo della
29 S. LAVECCHIA (ed.), Pindari dithyramborum fragmenta, Roma, Edizioni dell’Ate- neo, 2000, p. 213.
30 Orphics, cit., p. 22.
31 L. ZHMUD’, Orphism and Graffi ti from Olbia, «Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik»120 (1992), pp. 159-68, a p. 159 e seguenti.
lacuna. Questo tipo di intersezione ha un esatto riscontro nel fi nale di ( ) nella piastra b, e abbastanza simile, anche se la prima asta appare meno inclinata, è il tracciato del di nella piastra a e quello del di nella piastra b. Ciò che ne risulta, e cioè il neutro , compare altrove a indicare un verso o un motto attribuiti a Orfeo (Plut. De E apud
Delphos 391d, Elias in Arist. Cat. 125) e qui doveva sigillare il
testo secondo una struttura affi ne a quella che ritroviamo nella prima lamina di Pherai (OF 493 F), dove una serie di parole e formule chiave appare introdotta quasi a mo’ di titolo dal termine , che appunto denotava espressioni identitarie che i misti condividevano l’uno con l’altro32.
Nella nostra piastra doveva riferirsi specifi camen- te alla sequenza in quanto dictum di Orfeo che questi adepti di Dioniso usavano come formula segreta che li identifi cava e differenziava rispetto ad altri gruppi dionisiaci e, più in generale, mistici.
Quanto al ricorrente simbolo a zig-zag che compare più volte sia qui che nelle altre piastre, esso è stato interpretato dal primo editore come (iniziale di ) – ma la forma dello zeta nel V secolo a.C. è diversa: un’asta con due tratti orizzontali ai vertici – o come (che avrebbe però una forma decisamente troppo schiacciata), oppure come un serpente come un fulmine da West (ma una fi gura di serpente richiederebbe un tracciato meno angoloso e il fulmine viene solitamente rappresentato con rebbi a entrambe le estremità, e occorre anche tener conto che vari zig-zag hanno uno sviluppo orizzontale).
Pia Guldager Bilde ha invece sostenuto di recente, sulla base del confronto con alcuni dischi di terracotta trovati in Magna Grecia in tombe del IV/III a.C. e di una chiave in bronzo (FIG. 3) del V secolo a.C. proveniente dal tempio di Artemide a Lousoi (Arcadia) e conservata nel Museum of Fine Arts di Boston (inv. 01.7115), che il segno raffi gura una chiave33.
32 Cfr. OF 475.19 F, 494 F, 578 F col. I 23b. Clem. Alex. Protr. 2.17.2, Strom. 4.4.24 e vedi Bernabé ad OF 494 F.
33 Some Refl ections on Eschatological Currents, Diasporic Experience, and Group
Per spiegare la presenza del simbolo della chiave la Bilde ricorda che la sola divinità greca a possedere una chiave come suo attributo era Hades (cf. Paus. 5.20.3), cosicché possedere la chiave di Hades comportava la capacità di essere padroni della vita dopo la morte, e richiama a questo proposito il motto di Jov. 1.18 (cf. Matt. 7.13-14, 16, 18): «io tengo la chiave di Hades e della morte».
La Bilde trascura però che anche di altre divinità si dice che detengono chiavi: in particolare, negli inni orfi ci, di Ecate (1.7), Plutone (18.4), Proteo (25.1), Eros (58.4), Daimon (73.6), e l’im- magine è antica, come vediamo da Pind. Py. 8.4 (per Hesychia) e 9.39 (per Peitho), e più tardi ricompare in Orph. Arg. 1371 s. (per i sovrani del mondo infero), in Nonn. Dion. 7.23 (per Aion) e 9.86 (per Ino-Leucotea) e in Procl. hymn. 1.3 (per Helios), e que- sto perché le chiavi erano un simbolo di potere e di sovranità34.
Mi sembra pertanto diffi cile che lo schizzo di una chiave ba- stasse a simboleggiare il dominio sulla morte, e anche nel passo giovanneo la valenza suggerita dalla Bilde non sta nella chiave in sé, ma nel suo nesso esplicito con Hades.
A mio avviso occorre tener conto che la chiave, in ambito misterico, aveva di per sé un altro e peculiare valore simbolico (quello della segretezza), come mostrano la frase che troviamo in
Aesch. fr. 176 R. «ma
anche per me c’è una chiave a custode della mia lingua» (un’e- vidente variazione di questo modulo proverbiale compare nello stesso Eschilo in Ag. 36 s. |
«un grosso bue sta sulla mia lingua», cfr. Theogn. 815, Zenob. 2.70, Apostol. 5.12) e un passo sofocleo (OC 1050-53) dove il
cit., pp. 29-45, a p. 31 e seguenti.
34 Vedi G. RiCciardelli (ed.), Inni orfi ci, Milano, Fondazione Valla, 2000, pp. 509-510. Fig. 3. Chiave in bronzo del V secolo a.C. proveniente dal tempio di Artemide a Lousoi (Arcadia) e conservata nel Museum of Fine Arts di Boston (inv. 01.7115).
giuramento di segretezza dei misti eleusini è simboleggiato dalla chiave d’oro ( ) posata sulla loro lingua.35
Analogamente, l’impegno che i ‘profani’ si assumevano a non ascoltare gli insegnamenti segreti si esprimeva nell’immagine di chiudere le porte delle orecchie, come mostra il citatissimo emi- stichio «imponete le porte (alle orec- chie), o profani!» (OF 377.1, cf. P.Derv. col. VII 9), riecheggiato scherzosamente anche in Plat. Symp. 218b.
In sintonia con gli altri costituenti del testo della piastra il gra- fema a zig-zag doveva allora sottolineare, del motto identitario «vita morte vita», che esso doveva restare rigorosamente circo- scritto a una circolazione interna alla cerchia misterica.