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3.3 La Sicilia

3.3.1 I territori siciliani: Il Parco dell’Etna

Il 46% delle superfici in cui si pratica la vitivinicoltura di montagna ricade nella provincia di Catania (ISTAT 2010). In questa provincia, la produzione vitivinicola comprende grosso modo due grandi areali collocati sul versante nord-orientale dell’Etna (con la realizzazione dell’Etna DOC) e nella zona del Calatino, a ridosso della provincia di Ragusa (impegnata nella produzione del Cerasuolo di Vittoria DOCG).

Fig. 3.42

Fin da epoche remote la ricchezza del suolo vulcanico ha permesso alle popolazioni etnee di vivere di agricoltura e allevamento, costruendo un ambiente armonicamente inserito in quello naturale. I paesaggi agricoli sono multiformi e sono inseriti fra i boschi e le colate laviche, formando così un mosaico ambientale di rara bellezza.

La presenza millenaria dell'uomo sul vulcano ha lasciato un'impronta profonda nel paesaggio e nell’ambiente: le opere di terrazzamento, i magazzini, i palmenti e le cantine sono ampiamente presenti sulle pendici. In questo modo il mantenimento e il recupero dell’agricoltura, svolti seguendo le esigenze ambientali, sono lo strumento per il mantenimento del paesaggio etneo.

Seguendo proprio queste regole, il Parco dell’Etna presta molta attenzione a tutti i metodi di coltivazione in grado di offrire dei prodotti sani nel rispetto dell’ambiente e della salute degli agricoltori.

51 Le colture presenti sulle pendici

dell’Etna sono molte, alcune delle quali sono uniche e testimoniano la vocazione agricola del territorio, è il caso di alcune varietà locali. Le mele "Cola", "Gelato" e "Cola-Gelato" piccole, gialle e fragranti o alle pere autunnali come la "Ucciardona" o la "Spinella" utilizzata nella cucina tradizionale. Oltre a queste varietà tipiche locali, i vigneti, oliveti, pistacchieti, noccioleti e frutteti sono ampiamente diffusi e circondano il

vulcano. L’Etna offre quindi un vasto patrimonio di biodiversità da tutelare e diffondere per mantenere un’eredità importante che può essere uno dei caratteri distintivi dell’agricoltura praticata sulle pendici del vulcano.

La Viticoltura

Il particolare microclima del comprensorio etneo ha caratterizzato la coltura della vite e la produzione di vino sin dall'antichità, infatti la presenza della vite e la produzione del vino sulle pendici del vulcano Etna risalgono ad epoche remote. Omero, Virgilio, Plinio, Strabone parlano nei loro scritti della qualità dei vini etnei e della fertilità del vulcano. La presenza della vite già in epoca terziaria è provata dal ritrovamento di viti selvatiche rinvenute sulle falde

dell’Etna. La produzione vitivinicola etnea entra nella storia nel VIII secolo a.C. con i coloni greci, che introdussero la forma di allevamento nota come alberello egeo.(Fig. 3.44) In seguito anche i romani hanno continuato la coltivazione e la diffusione della vite. Le popolazioni etnee devono alla vite e al vino una parte determinante della propria civiltà. Le vigne etnee, nel tempo, hanno subito numerose e profonde trasformazioni e sono divenute un elemento caratterizzante del paesaggio antropico. La viticoltura etnea, essendo posta su terreno collinare e montano, si sviluppa su terreni terrazzati di piccola e media larghezza. Generalmente, all'interno dei vigneti, si trovano manufatti rurali che possono comprendere "palmenti" (parte del fabbricato destinato alla lavorazione delle uve) e cantine. (85Ente Parco dell’Etna)

Tra il ‘700 e la fine dell’800 la viticoltura etnea assunse vaste proporzioni, grazie al fiorente commercio marittimo. Nel XIX secolo Catania, con il territorio viticolo dell’Etna, raggiunse la massima superficie vitata con circa 8.000 ettari. Nel ‘900 la fillossera e la

85 Ente Parco dell’Etna http://www.parks.it/parco.etna/par.php

Fig. 3.43 Vigneto con Etna sullo sfondo

52 grande crisi commerciale determinarono una forte diminuzione della superficie vitata. Dopo la crisi economica del 1960 la vitivinicoltura dell'Etna si è andata sviluppando seguendo i modelli viticoli ed enologici più moderni (Fonte: CERVIM).

L'Ente Parco, mirando all'integrazione tra protezione ambientale e promozione delle attività economiche, tutela e promuove la vitivinicoltura etnea quale "inestimabile patrimonio ereditato" da custodire, valorizzare e far conoscere e quale settore economico di primaria importanza. Tale obiettivo è raggiungibile attraverso la salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale etneo, l'incentivazione al miglioramento e alla stabilizzazione dei parametri qualitativi delle produzioni e la promozione dell'immagine del prodotto legato al suo territorio. Di pari passo con molteplici iniziative tecnico- amministrative, rivolte al settore e con l'adesione in qualità di socio ad Organismi quali il CERVIM (Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana), l'Associazione Nazionale "Città del Vino" e la "Strada del Vino dell'Etna", l'Ente Parco promuove svariate manifestazioni di notevole interesse regionale, nazionale e internazionale.

I vigneti del Parco dell’Etna coprono una superficie di circa 3.000 ettari, di cui 2.700 ha in aree con difficoltà strutturali (altitudine, forte pendenza, terrazzamenti). Infatti gli ettari di vigneto posti ad altitudine superiore a 500 m.s.l.m. sono ben 2.700 e quelli su terrazzamenti circa 2.250 ha. La produzione di vini D.O.C. è assicurata da circa 1.100 ettari. (86Fonte: CERVIM)

Fig. 3.45

Il 50% delle aziende ha una superficie compresa tra 0,2 ed 1 ettaro, il 40% inferiore a 0,2 ha e solo il 2% delle aziende si estende per più di 3 ettari.(ISTAT 2010). Ciò testimonia l’estrema frammentazione delle proprietà che si ripercuote negativamente sui costi di gestione e il processo di ristrutturazione aziendale. Infatti i vigneti conservano ancora inalterati gli elementi caratteristici del '700: appezzamenti irregolari, stretti terrazzamenti con muretti a secco in pietra lavica, “torrette” di pietre (Fig.3.45 e 3.46), piccole case oppure eleganti dimore, talvolta complete di cantina, che erano la residenza dell’alta borghesia. Sono proprio questi elementi che rendono unico il paesaggio, ma ne rendono

53 molto difficile la coltivazione. Infatti la meccanizzazione è possibile sono in pochi casi, in quei vigneti che sono stati modificati, e non è possibile in quelli tradizionali in cui il sesto di impianto non è regolare, le piante non sono disposte in filari ma ai vertici di un triangolo e l’accesso ai terrazzamenti è consentito solo attraverso delle ripide scale.

Fig. 3.86

I principale vitigni autoctoni coltivati sono: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante, Catarratto bianco comune, Inzolia da cui si ottengono i i vini EtnaD.O.C. (rosso, bianco e rosato).

Il processo di rinnovamento che ha interessato la viticoltura siciliana, modernizzandone il settore enologico e le tecniche di vinificazione al fine di innalzare lo standard qualitativo del vino prodotto e la relativa valorizzazione mercantile, ha riguardato anche la vitivinicoltura di

montagna che, nel caso dei vini prodotti sull’Etna, gode del riconoscimento D.O.C. (Etna bianco, rosso e rosato), istituito con D.P.R. dell’11/08/68.

54 Tale rinnovamento è avvenuto in seguito all’emanazione dell’OCM vitivinicola (Reg. CE 749/2008) che prevede misure di intervento sul potenziale viticolo, misure di mercato, sulla pratiche enologiche e le etichettature.

L’OCM in questione, tuttavia, non prevede misure specifiche per la vitivinicoltura di montagna. Queste superfici sono state escluse dalle disposizioni regionali per il regime di estirpazione dei vigneti, proprio per finalità ambientali in quanto poste ad altitudini superiori a 500 m.s.l.m., a pendenze superiori al 25% e su terrazzamenti, che si avvantaggiano degli strumenti dello Sviluppo Rurale e delle misure orizzontali agroambientali. Tra le prime, la vitivinicoltura di montagna, risulta agevolata (direttamente, con azioni specifiche per il comparto o, indirettamente, perché tali impianti ricadono in zone con specifici svantaggi naturali e, come tali, godono di maggiore tutela) nell’accesso a misure quali il prepensionamento, l’insediamento dei giovani agricoltori, il miglioramento della commercializzazione, la formazione professionale, il sostegno alle organizzazioni dei produttori, il mantenimento del paesaggio, ecc. .

55 Altri esempi di “viticoltura eroica” in Sicilia sono quelli praticati presso le Isole Eolie e l’isola di Pantelleria.