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Identity vs Identities

I.3 Dall’identità alle identità

I.3.1 Identity vs Identities

L’emergere delle multiple identities apre una riflessione sulle reti e le relazioni sociali che i migranti tessono collegando le società e creando una dimensione multipolare, un essere “qui” e “altrove” contemporaneamente, un vivere trasversalmente rispetto ai confini geografici e politici.188 Infatti, le identità multiple dei migranti si configurerebbero – per usare le parole di Sonia Floriani – come ‘identità di frontiera’.189

Per Floriani il confine è una linea metaforica che segna il rapporto fra il “qui” e “l’altrove”, ovvero «le dimensioni che l’evento migratorio ha creato […]come nuove linee lungo le quali ripensare l’identità».190

Tra le tante definizioni che la letteratura offre della parola “identità”, quella di James Gee, professore di Literacy Studies alla Arizona State University, sembra essere adatta a questa discussione. Gee afferma che l’identità è ciò che permette ad ogni essere umano di essere riconosciuto «as a certain “kind of person” or even as several different kinds at once […] at a given time and place».191

È ancora Stuart Hall a ribadire il carattere dinamico di un’identità affermando che essa è uno «state of becoming rather than being: not ‘who we are’ or ‘where we came from’, so much as what we might become

188 Ceschi S., Riccio B., “Transnazionalismo e “Diaspora”. Dalla ricerca sociale alle politiche

globali?”, in Fondazione ISMU, Dodicesimo Rapporto sulle migrazioni 2006, Franco Angeli, Milano, 2007, pp.305-315.

189 FlorianiS., Identità di frontiera: migrazione, biografie, vita quotidiana, Rubbettino, Catanzaro,

2004.

190

Id., p.13.

191 Gee, J.P. “Identity as an analytic lens for research in education”, in Review of Research in

57 […]».192

Lungi dal confutare l’idea di caratteristiche innegabili che identificano il nostro essere, l’identità è un divenire sempre qualcos’altro a seconda del contesto, dei luoghi e delle interazioni a cui siamo soggetti. Da un punto di vista sociale, continua Hall, tutti gli uomini potrebbero possedere identità multiple poiché ognuna gioca un diverso ruolo nella società: «all people have multiple identities connected not to their “internal states” but to their performances in society. This is not to deny that each of us has what we might call a “core identity” that holds more uniformly, for ourselves and others, across contexts».193

L’attenzione si focalizza sui diversi contesti e ruoli sociali dei migranti i quali, coinvolti in una molteplicità di legami e pratiche transnazionali, creano:«[…] appartenenze ed identificazioni multiple che attraversano più contesti nazionali o locali. Essi incarnano molti degli aspetti che […] danno sostanzialmente forma alla globalizzazione, ovvero una serie di dinamiche che trasformano profondamente la percezione del tempo e dello spazio […]».194

In effetti, fenomeni come la globalizzazione, le migrazioni (di massa e/o individuali) e le innovazioni tecnologiche hanno cambiato la società degli ultimi trent’anni, ribaltandone i confini ed estendendone gli orizzonti a prospettive globali. La letteratura sul transnazionalismo195 suggerisce che i migranti contemporanei, con la loro organizzazione transnazionale dell’esistenza,

192

Hall S., “Introduction: Who Needs ‘Identity’?’ in Questions of Cultural Identity, di Hall S., Du Gay P., Sage, London etc., 1996, p. 4.

193 Id, p. 99.

194 Ruba S., “Mobilità transnazionali e cittadinanza. Per una geografia di genere dei confini”, in

Salvatici S., (ed.), Confini. Costruzioni, Attravesamenti, Rappresentazioni, Rubbettino,Catanzaro, 2005, p. 153.

58 realizzano nuove cartografie dello spazio sociale e considerano la propria casa come un luogo “deterritorializzato”, che manca cioè di una precisa collocazione.196 Questa condizione diasporica – per usare le parole di James Clifford – queste collective homes away from home197 sottolineano una fitta rete di legami culturali, politici ed economici che attraversano una molteplicità di territori nazionali: «The empowering paradox of diaspora is that dwelling here assumes a solidarity and connection there. But there is not necessarily a single place or an exclusivist nation. […] (It is) the connection (elsewhere) that makes a difference (here)».198

L’appartenenza a molteplici luoghi contribuisce a creare le multiple identities che acquisiscono costantemente nuove forme e significati poiché sono influenzate dall’interazione di momenti storici e contesti socio-culturali con cui l’individuo viene a contatto.199 Una ricchezza di esperienze e prospettive personali e collettive si intrecciano e si possono successivamente trasformare in modo che, secondo Donald Nonini e Aihwa Ong, il transnazionalismo ci presenti «new subjectivities in the global arena».200 A tal proposito, Stuart Hall, nell’introduzione a Questions of Cultural Identity (1996), afferma che le identità, sottoposte a costanti processi di cambiamento e trasformazione, non possono essere univoche, bensì frammentate: «[…] never singular but multiply constructed across different, often intersecting and antagonistic,

196 Id. 197

J. Clifford, “Diasporas”, in Cultural Anthropology, vol. 9, 1994, pp. 302-338.

198 Id, p. 322.

199 Giddens, A., Modernity and Self-Identity: Self and Society in the Late Modern Age., Polity Press,

Cambridge, 1991.

200

Nonini D. M., Aihwa O., “Chinese transnationalism as an alternative modernity”, in Aihwa Ong and Donald M. Nonini (eds), Ungrounded Empires: The Cultural Politics of Modern Chinese

59 discourses, practices, and positions».201 Non più circuiti chiusi o pacchi pre-confezionati ancor prima del confronto col mondo, le identità si relazionano con uno spazio che varca i confini geografici e culturali perciò vengono influenzate e modificate da questi spostamenti. Salih parla di uno spazio strategico che potrebbe prevenire l’esclusione sociale e il rafforzamento delle barriere:

In un certo senso la dimensione transnazionale può essere metaforicamente vista come un terzo spazio, dove i soggetti detengono una forma di potere, identificabile proprio in quella resistenza all’integrazione e assimilazione ad una nazione, che costituisce una forma di anomia come fonte di azione sociale e capitale di difficile concettualizzazione per le teorie sociologiche tradizionali.202

Ciò non significa che un’identità multipla cambia completamente a seconda del luogo in cui si trova, cancellando ciò che ha incontrato prima; piuttosto, essa incrementa le proprie conoscenze sulla base di una memoria che farà sempre parte della propria molteplicità. Hellen Gorashi, in un saggio dal titolo Multiple Identities Between Continuity and Change (2003) conferma che le identità multiple sono influenzate sia dai cambiamenti sociali che dagli spostamenti geografici, inoltre hanno comunque elementi di continuità con le esperienze passate. Gorashi, citando Räthzel e Bourdieu, afferma che il giusto equilibrio tra

201 Hall S., “Introduction: Who Needs ‘Identity’?” in Questions of Cultural Identity, di Hall S., Du Gay

P., Sage,London etc.,1996, p. 4.

202

Ruba S., “Mobilità transnazionali e cittadinanza. Per una geografia di genere dei confini”, in Salvatici S., (ed.), Confini. Costruzioni, Attravesamenti, Rappresentazioni, Rubbettino, Catanzaro, 2005, p. 154.

60 cambiamento e continuità permette l’esistenza di identità che non sono imposte a priori ma costruite in itinere dai soggetti stessi.203

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