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3.2 Il Patrimonio intangibile

3.2.3 Il capitale intellettuale e le sue componenti

Dopo aver introdotto brevemente cosa si può intendere per innovazione, le modalità attraverso le quali è possibile ottenerla e mantenerla, appare opportuno dare delle nozioni di ciò che è il motore di essa. Il capitale intellettuale.

IL capitale intellettuale, è l’ insieme delle componenti intangibili che contribuiscono a determinare il valore di mercato di un’impresa.

La valutazione delle aziende nel mercato azionario risultano sempre superiori rispetto al loro valore contabile, la sopravvalutazione è giustificata dalla

39 Cohen W.M. and Levinthal D.A., (1990), Absorptive Capacity: A New Perspective on Learning

and Innovation, Administrative Sciences Quarterly 35, pp 569-596.

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presenza di valori intangibili quali il talento dei dipendenti, l’efficienza dei sistemi di gestione, la natura dei rapporti con i clienti che costituiscono il capitale intellettuale.

Oggi nell’attività economica l’intelligenza delle organizzazioni e quindi delle persone che le compongono costituiscono il primo elemento per il successo aziendale. Si afferma la convinzione che chi non gestisce la conoscenza non è in grado di gestire i propri affari.

Sebbene è evidente l’importanza degli intangibili a tutti i livelli aziendali, esistono tuttavia problemi di valutazione del capitale intellettuale, in quanto sovente è un argomento aleatorio e concernente dimensioni non suscettibili di valutazione economica standardizzata.

Gli studi sul Capitale intellettuale si diffondono a partire dagli anni 60 negli USA dove si valutava il peso di quest’ultimo intorno al 30 % sul Prodotto Interno Lord41.

Tuttavia quella definizione di capitale intellettuale non si riferiva all’accezione a cui oggi si fa riferimento.

Il capitale intellettuale è considerato come un termine di riferimento per riuscire a valutare il valore dell’impresa comprendendo i fattori di conoscenza e di sapere professionale.

Nell’economia odierna le società addette alla valutazione finanziaria riconoscono valori percentuali maggiori a quelle aziende che presentano maggiori possibilità di sviluppo derivanti dalla qualità del proprio capitale intellettuale.

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Cercando di inquadrare in modo schematico il capitale intellettuale nella famiglia del patrimonio intangibile possiamo suddividere il capitale intellettuale in tre gruppi: Struttura interna, Struttura Esterna, Competenze delle persone.42

• Struttura interna: costituita da brevetti, concetti, modelli, sistemi amministrativi e reti informatiche. Sovente vengono create dagli impiegati e appartengono alla proprietà dell’organizzazione, possono anche essere acquistati esternamente.

• Struttura esterna: costituita dalle relazioni con i clienti e i fornitori nei marchi e nella reputazione d’immagine. In questa dimensione gli elementi non possono essere considerati di proprietà in via definitiva in quanto di per se il cliente non può essere acquisito in via definitiva, inoltre sono elementi legati alla percezione delle persone altamente soggettiva.

• Competenza delle persone: costituita da capacità, istruzione, esperienza, valori e abilità sociali. Esse appartengono alla sfera privata di ogni essere umano. Tuttavia esse possono essere inquadrate nel bilancio d’esercizio tramite stipendi, bonus e premi anche se non espressamente dichiarati, come promesse di pensioni o stipendi ridondanti.

La nozione di capitale intellettuale ha a che vedere con la professionalità delle persone e con la proprietà intellettuale dell’impresa,43 la capacità delle persone e la propria professionalità non hanno un effettivo ritorno in chiave di lettura economica. Non si può espressamente dire che il lavoro di un responsabile degli acquisti qualificato valga una cifra stabilita.

Differente è il caso delle proprietà intellettuali come marchi, brevetti, licenze, che hanno valore strutturale e una valutazione economica definita nel bilancio aziendale.

42 www.sveiby.com.au/articles/BS_it.htm 43 Bonani G.P., (2002), opera cit., pag 91

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La proprietà intellettuale è da intendere sia come sapere esplicitato e sia come sapere tacito quest’ultimo viene inteso come sapere non ancora manifestatosi, come un sapere potenziale: progetti, ricerche, applicazioni creative.

Risorse umane Livelli educativi Qualifiche professionali Sapere specialistico Competenze applicative Reti di consulenza Proprietà intellettuale Proprietà intellettuale Segreti industriali Brevetti Marchi registrati Copyright Software proprietario Metodologie proprietarie Commerciali Nome dell’azienda Brand

Fedeltà della clientela Canali distributivi Posizionamento territoriale Contatti da evadere Reti di mediazione Licenze Organizzativi

Orientamenti strategici del Top management

Cultura aziendale

Uso dei sistemi informativi Networking

Relazioni finanziarie

Tabella n 2- tratta da: G. P. Bonani, La sfida del capitale intellettuale, FrancoAngeli, Milano 2002, pag.92.

Nella tabella sopra sono presenti le componenti dell’intelligenza visibile e nascosta delle organizzazioni organizzate in base alle componenti relative a risorse umane, commerciali, organizzativi e proprietà intellettuale.

Riferendoci alle differenze principali tra asset tangibili e capitale intellettuale possiamo considerare il valore che essi assumono nel tempo, all’utilizzo e quindi al consumo ed infine alla relativa proprietà.

Relativamente alla questione valore, a differenza di tutto il patrimonio materiale, il capitale intellettuale non solo non è soggetto a deprezzamento, ma

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via via con il passare del tempo matura e quindi accresce il suo valore sia da una prospettiva interna all’azienda sia da una prospettiva esterna, agli occhi degli interlocutori sociali.

Relativamente al consumo, il capitale intellettuale non è soggetto a deterioramento, esso non si consuma con l’utilizzo, esso si autoalimenta tramite l’utilizzo accrescendo competenze e le conoscenze dei soggetti appartenenti all’organizzazione.

Infine relativamente al diritto di proprietà, le attività patrimoniali materiali sovente appartengono alla proprietà dell’organizzazione, invece il capitale intellettuale appartiene sempre alle persone distintamente dall’organizzazione, nonostante lo sviluppo e i benefici ricadano su di essa.44

Con riferimento al capitale intellettuale sfruttando le affermazioni del noto economista Thomas A. Stewart “Il capitale fisso oggi necessario per creare ricchezza non è la terra né il lavoro fisico né le macchine utensili né gli stabilimenti: è un capitale fatto di conoscenza.” Egli vuole porre l’enfasi sull’importanza del capitale intellettuale mettendo in secondo piano tutto ciò che riguarda la sfera materiale dell’azienda. Un’ altra definizione dello stesso studioso afferma che il capitale intellettuale è la somma dei brevetti, dei procedimenti, delle competenze dei dipendenti, delle tecnologie, delle informazioni su clienti e fornitori, e del know-how che un’azienda possiede.45 Le definizioni di Stewart sembrano essere le più adatte e le più coerenti agli studi aziendali moderni e quindi più adattabili alle realtà manageriali odierne.

Tutte le organizzazioni posseggono capitale intellettuale, il problema risulta essere quello di formalizzarlo circoscriverlo e gestirlo, il punto centrale per i manager diventa sapere dove cercarlo e come sfruttarlo.

44 Aa.Vv., (2002), Learning and knowledge, Espansione, Sperling e Kupfer Editori, N.1-1/2002 p 44 45 T. A. Stewart., (1999), Il Capitale Intellettuale: la nuova ricchezza, Ponte alle Grazie, Milano 1999,

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A tal proposito Leif Edvinsson scompone il capitale intellettuale in tre parti46:

• Capitale umano

• Capitale strutturale ed organizzativo • Capitale cliente

Il capitale umano viene considerato come fonte di innovazione e di rigenerazione, il capitale strutturale è lo strumento che consente al capitale umano di innovare, il capitale cliente è costituito dai momenti in cui il valore attraverso lo scambio si trasforma in risorsa monetaria.

Il valore aggiunto nei prodotti e nei servizi viene generato dall’incontro e dal combinarsi dei tre fattori di capitale.

Il capitale intellettuale, prima di generare extraprofitti costituisce una spesa reale, in termini di bilancio esso va a collocarsi tra le passività, per generarlo è necessario sostenere una spesa per l’acquisto di risorse umane qualificate, sistemi intelligenti d’impresa.

A proposito di capitale umano Stewart afferma “Per un’azienda la questione è come acquistare tanto capitale umano da poterlo utilizzare in modo redditizio. Se lo scopo del capitale umano è l’innovazione, il capitale umano si forma e si dispiega quando aumenta la quota del tempo e del talento dei dipendenti di un’azienda che viene dedicata ad attività che producono innovazione. Il capitale umano si sviluppa in due modi diversi, quando l’organizzazione usa una quota maggiore di ciò che sanno i suoi membri e quando un numero maggiore di questi sa più cose che risultino utili all’organizzazione”.47

Il capitale umano è come le radici per un albero, esso rappresenta il motore dell’azienda, è presente a tutti i livelli può essere sostituito solo in mansioni dove l’azione è ripetuta e non necessita di inventiva, intelletto e altre capacità.

46 T. A. Stewart., (1999), opera cit., p.123 47 T. A. Stewart., (1999), opera cit., p.137

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Solitamente s’intendono i lavori inclusi nel metodo fordista derivanti dal pensiero di taylor.

Il capitale umano si sviluppa sulla base di capacità e competenze; le capacità possono essere suddivise in:

• Capacità merce

• Capacità con effetto leva • Capacità esclusive

Le capacità merce: sono capacità presenti in tutte le organizzazioni non sono specifiche e sono adattabili a tutte le realtà.

Esempi possono essere il sapere utilizzare genericamente il pc, la conoscenza di più lingue.

Le capacità con effetto leva: sono competenze specifiche di settore e non di una singola azienda quindi non specifiche, esse sono in grado di generare benefici in un’organizzazione piuttosto che in un’altra se appartenente a settori differenti.

Le capacità esclusive: sono i talenti specifici della singola azienda, è una forma di sapere specifico focalizzato su poche attività che si traduce in vantaggio competitivo rispetto alle altre aziende. Alcune di queste capacità vengono tradotte in brevetti, diritti d’autore ed altri tipi di proprietà intellettuale.

Le competenze sono relative alla specializzazione tecnica degli operatori e alla capacità di comunicazione dei risultati raggiunti.

IL valore di una risorsa viene prodotto tramite somma dei seguenti elementi: competenza, atteggiamento, abilità intellettuale.

Riferendosi al capitale strutturale ed organizzativo Drucker afferma “Soltanto l’organizzazione può assicurare quella continuità di fondo di cui i lavoratori della conoscenza hanno bisogno perché il loro lavoro sia efficace. Soltanto

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l’organizzazione, quindi, può trasformare in rendimento il saper specialistico del lavoratore della conoscenza”48

Il capitale strutturale e organizzativo chiamato anche cultura aziendale è necessario affinché le singole intelligenze umane convergono verso un unico obiettivo, il capitale strutturale serve per dare un indirizzo strategico al capitale umano.

Gli elementi essenziali necessari al funzionamento di un’organizzazione secondo Bonani sono 49:

• Un organigramma snello

• Una politica commerciale chiara

• Una dotazione logistica all’altezza delle prestazioni intellettuali del personale professionale

• Un sistema di compensazione del personale tempestivo ed equo.

Infine facendo riferimento al capitale cliente Hubert Saint-onge lo definisce “come il valore del suo rapporto avviato con le persone o le organizzazioni che comprano da lei”50

Il capitale cliente necessita di essere analizzato lungo la catena del valore, la catena del valore è il processo attraverso il quale un prodotto o un servizio passa dal primo fornitore all’utente finale, dalle materie prime ai prodotti finiti. Ad ogni passaggio il “bene “acquista valore, il capitale cliente è da intendersi anche in relazione alla catena del valore ad ogni passaggio in quanto si ha

48 P. F. Drucker., (1994), The Age of Social Transformation, in “The Atlantic Monthly”pag.68 49 Bonani G.P., (2002), opera cit., p.100

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sempre una relazione cliente -fornitore. La conoscenza aziendale non si ha acquista in modo tramite i processi di ricerca e sviluppo, anche dal processo di vendita e all’interno della catena del valore si può acquisire conoscenza dai clienti dai fornitori dai concorrenti e dai nuovi mercati.

Risulta essenziale la consultazione e la condivisione nell’era dove non è più la concorrenza a fare da padrona nei mercati ma bensì la cooperazione.

Per valutare la bontà del capitale cliente si devono sviluppare alcuni indicatori tra cui: il tipo di cliente, la durata della fornitura, il ruolo del cliente, il supporto ricevuto dal cliente, il successo del cliente.

Nelle piccole e medie imprese risulta ancora più importante sviluppare una cultura aziendale tale da permettere uno sviluppo di una classe manageriale orientata al cliente.

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4: Le PMI INNOVATIVE ANALISI ECONOMICO FINANZIARIA E DI

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