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Le PMI innovative in Italia: una ricerca sulle caratteristiche di governance e sulla performance economico-finanziaria.

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UNIVERSITA` DEGLI STUDI DI PISA

Dipartimento Di Economia e Management

Corso di Laurea Magistrale in Strategia Management e Controllo

TESI DI LAUREA

Le PMI innovative in Italia: una ricerca sulle caratteristiche di

governance e sulla performance economico-finanziaria.

Relatore:

Candidato:

Prof. Giulio Greco

Santo Longo

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INDICE

Sommario

INTRODUZIONE ... 3

1 LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE: INQUADRAMENTO GENERALE ... 5

1.1 La nozione di piccolo imprenditore ... 6

1.2 la raccomandazione n. 1442 del 6 maggio 2003 ... 7

1.3 La piccola media impresa in economia aziendale ... 9

1.3.1 I parametri quantitativi ... 9

1.3.2 I parametri qualitativi ... 11

1.4 IL CAPITALE DI RISCHIO NELLE PMI ... 14

1.4.1 Il ruolo dell’imprenditore nelle PMI ... 14

1.4.2 La sottocapitalizzazione nelle PMI ... 16

1.4.3 Private Equity, Venture Capital e Mercato Azionario. ... 18

1.4.4 Il ruolo degli investitori istituzionali nel capitale di rischio ... 22

2 LE PMI INNOVATIVE ... 24

2.1 MISE e PMI innovative ... 24

2.1.2 Definizione e regime di pubblicità ... 25

2.1.3 Le agevolazioni ... 27

2.1.4 La Revisione contabile nelle Pmi Innovative. ... 31

3 INNOVAZIONE E IL PATRIMONIO INTANGIBILE NELLE PMI ... 33

3.1 L’Innovazione come linea guida per le aziende ... 33

3.1.2 L’innovazione e l’incremento del valore di capitale economico ... 36

3.1.3 la capacità di generare innovazione nelle piccole e medie imprese... 38

3.2 Il Patrimonio intangibile ... 41

3.2.1 Cenni di informazione volontaria e contabile sugli intangibili... 46

3.2.2 Innovazione e modo di fare impresa ... 47

3.2.3 Il capitale intellettuale e le sue componenti ... 50

4: Le PMI INNOVATIVE ANALISI ECONOMICO FINANZIARIA E DI GOVERNANCE ... 59

4.1 Le Pmi innovative in Italia ... 60

4.2 Analisi delle PMI Innovative iscritte al registro delle imprese al 31.08.2017 ... 60

4.3 Report- economico finanziario e di governance su un campione di 71 aziende ... 83

CONCLUSIONI ... 96

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INTRODUZIONE

A seguito della crisi economico-finanziaria globale del 2007, le Aziende hanno incontrato enormi difficoltà relativamente al reperimento di finanziamento ed allo sviluppo economico.

Il tessuto industriale economico italiano, per lo più costituito da piccole e medie imprese, ha accusato ancor più difficoltà rispetto alle aziende maggiormente dimensionate. Il modello imprenditoriale italiano è caratterizzato dalla presenza di numerose PMI, che, non di rado presentano condizioni di instabilità finanziaria, di sottocapitalizzazione e di avversione all’innovazione causata da scarsa cultura imprenditoriale.

Per far fronte al blocco economico in cui versano le PMI, la Pubblica amministrazione ha posto le basi per un nuovo rilancio economico delle imprese.

Sono state emesse una serie di norme che hanno l’obiettivo di classificare le aziende e quindi di attribuirne uno status particolare, a seguito dell’attribuzione di tale status seguono notevoli agevolazioni ed incentivi.

La tesi è così articolata:

Inizialmente viene affrontato genericamente il tema delle PMI, facendo riferimento alla nozione di piccolo imprenditore e alle raccomandazioni n 1442 del 6 maggio 2003, per dare una visione globale di tale tipologia d’azienda e al tipo di classificazione più generale che si ha di essa.

Verranno successivamente analizzati i principali parametri necessari per individuare le dimensioni d’azienda, attraverso un’analisi prettamente aziendalistica scevra da disposizioni fiscali e civilistiche.

Infine verrà affrontato il tema del capitale di rischio nelle PMI, specificatamente della sottocapitalizzazione e delle nuove forme di

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finanziamento che possono costituire un incentivo a investire tramite capitale di rischio.

Nel secondo capitolo vengono descritte le caratteristiche delle PMI innovative. Verranno introdotte le principali disposizioni e le dovute precisazioni per circoscrivere l’ambito in cui è opportuno parlare di PMI innovative con specifico riferimento al regime di pubblicità a cui sono soggette ed ai vincoli di revisione contabile ed ai vantaggi scaturenti dallo status di PMI innovativa. In tema di sviluppo economico gioca un ruolo fondamentale l’innovazione e il suo relativo motore: il capitale intellettuale.

Nel terzo capitolo viene trattato lo sviluppo economico relativamente al contributo che può derivare da innovazione e capitale intellettuale.

Infine, verrà presentato il fulcro della tesi, ovvero uno studio avente come oggetto, in prima battuta, tutte le aziende iscritte nella sezione speciale del registro delle imprese alla data 31/08/2017. Evidenziando alcune caratteristiche generali.

In secondo luogo verrà analizzato un campione casuale composto da 71 aziende su un totale di 564 piccole e medie imprese innovative, con l’obiettivo di cogliere le caratteristiche salienti in termini di governance, e di performance economico-finanziarie.

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1 LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE: INQUADRAMENTO GENERALE

L’ Obiettivo di questo capitolo è introdurre il tema delle piccole e medie imprese delineandone i tratti distintivi, distinguendole dalle altre tipologie di imprese tramite l’utilizzo di parametri sia quantitativi, sia qualitativi.

Si farà qualche breve riferimento alla composizione del capitale di rischio delle stesse, al modo in cui esse potrebbero accedere al credito tramite strumenti innovativi, quali venture capital e private equity.

Le Piccole e medie imprese conosciute meglio con la sigla PMI vengono definite come organismi aziendali che presentano un numero limitato di dipendenti e che rientrano in parametri fissati dalla legge. La suddetta definizione che fa riferimento alla sola variabile “numero di dipendenti” è la più semplicistica tra le definizioni date negli studi di Economia Aziendale.

La distinzione tra piccole, medie e grandi imprese è una problematica che interessa e contrappone gli aziendalisti da molto tempo. Concettualmente appare semplice declinare un’azienda ad una o ad un’altra categoria, tuttavia, nella concretezza operativa risulta difficile attribuirne l’appartenenza ad una categoria facendo esclusivamente riferimento alle sue dimensioni. Le dimensioni devono essere contestualizzate e relativizzate al settore di appartenenza.

Si presentano settori grandi per definizione, ad esempio i settori di produzione automobilistici, ed i settori di dimensioni più contenute come l’artigianato, pertanto in prima analisi appare essere il settore di appartenenza un importante componente per la specifica classificazione.

La complessità settoriale determina concretamente gli indicatori dimensionali quali fatturato e capitale investito e quindi li rende incomparabili se non in relazione al settore di appartenenza.

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L’universo della piccola e media impresa costituisce la colonna portante dell’economia Italiana, necessita pertanto di tutele ed attenzioni da parte della pubblica amministrazione.

Le PMI nella maggior parte dei casi, non essendo dotate di ingenti Capitali e delle opportune risorse, necessitano di agevolazioni e di incentivi per intraprendere o mantenere la via dello sviluppo e dell’innovazione.

L’obiettivo della Pubblica Amministrazione e specificatamente del Ministero dello Sviluppo Economico è semplificare i meccanismi burocratici, agevolare la fiscalità aziendale, e le finanze della stessa categoria.

Le agevolazioni vengono introdotte per diversi scopi:

In primo luogo si cerca di snellire i processi amministrativi, poiché la piccola e media impresa non è dotata a livello organizzativo di una struttura formale ed efficace, in secondo luogo si vuole incentivare l’innovazione tecnologica, la qualità, la sicurezza sul lavoro e l’internalizzazione.

1.1 La nozione di piccolo imprenditore

Si può pensare alla piccola e media impresa come la normale evoluzione dimensionale del piccolo imprenditore e del piccolo artigiano che amplia il proprio business e la propria struttura organizzativa.

Se si vuole inquadrare la PMI a livello normativo non si può fare a meno di considerare l’art 2083 del codice civile che da una definizione di piccolo imprenditore come “quell’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della propria famiglia”. Per delineare la dimensione di piccolo imprenditore, il codice non si preoccupa di darne una definizione che ne fissi gli standard quantitativi.

Si limita ad affermare, che, nello svolgimento dell’attività professionale il contributo dell’imprenditore e della propria famiglia superi il contributo

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apportato dai fattori produttivi. La definizione di piccolo imprenditore, pertanto non è sufficiente a delimitare i confini di piccola e media impresa, quindi ai fini della necessaria classificazione è opportuno considerare altre fonti giuridiche ed aziendali.

Il contributo che la definizione di piccolo imprenditore fornisce ai fini della classificazione delle PMI appare poco significativo in relazione alla complessità raggiunte dalla maggior parte di esse, tuttavia, fino ad una certa dimensione appare l’unico strumento per definirne i confini.

1.2 la raccomandazione n. 1442 del 6 maggio 2003

Per far fronte ai limiti ed alle lacune lasciate dalla definizione di piccolo imprenditore la raccomandazione 96/280/CE del 3 aprile 1996 precisa l’importanza dell’uniformità dei criteri di identificazione e i vincoli dimensionali determinanti per la classificazione delle PMI. Con la Raccomandazione 96/280/CE del 3 aprile 1996, la Commissione europea volle far intendere che definire le PMI in modo preciso ed unitario fosse di necessaria importanza per l’economia comunitaria. La difformità dei criteri utilizzati per definire le PMI e le differenti definizioni utilizzate a livello unitario e a livello nazionale sarebbe potuta diventare fonte di incoerenza.

Lo scopo del programma è di aumentare il coordinamento tra le iniziative dell'Unione a favore delle PMI, con quelle intraprese a livello nazionale. In un mercato unico in continua evoluzione, dove non paiono esserci barriere territoriali le imprese devono essere oggetto di politiche basate su regole comuni. È fondamentale che le iniziative comunitarie siano sincronizzate ed allineate con le iniziative dei paesi membri.

L'utilizzo della stessa definizione da parte della Commissione, degli Stati membri, della Banca europea degli investimenti (BEI) e dal Fondo europeo per gli investimenti (FEI) ha reso possibile aumentare la coerenza e l'efficacia delle

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politiche indirizzate alle PMI e ha limitato il conseguente rischio di distorsione della concorrenza.

La commissione Europea aveva preso atto che definire univocamente a livello comunitario il concetto di Piccola e media impresa fosse di fondamentale importanza in ambito Fiscale-Economico e Finanziario, pertanto con la raccomandazione n. 1442 del 6 maggio 2003, entrata in vigore il 1° gennaio 2005, la Commissione ha provveduto a fornire uno strumento definitorio unico a cui, non solo gli stati membri, ma anche la Banca Centrale Europea degli Investimenti e il Fondo Europeo degli investimenti sono chiamati ad uniformarsi, in base a questa definizione:1

• Media impresa, il numero dei dipendenti è inferiore a 250 oppure quando il fatturato annuo non superi i 50 milioni o il totale dell’attivo dello Stato Patrimoniale non superi i 43 milioni di euro;

• Piccola impresa, il numero dei dipendenti è compreso tra 10 e 50 e il fatturato o il totale Attivo dello Stato Patrimoniale non superino i 10 milioni di euro;

• Microimpresa, il numero dei dipendenti è inferiore a 10, il fatturato annuo o il totale Attivo dello Stato Patrimoniale non superino i 2 milioni di Euro.

È da considerarsi il contributo più importante in quanto essendo recepito a livello comunitario tende ad uniformare termini di giudizio, modalità di intervento, modalità di accesso al credito, e soggetti beneficiari delle relative agevolazioni.

1 Zavani M., (2013), L’innovazione nei processi amministrativi delle pmi Franco Angeli editore, Milano.

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1.3 La piccola media impresa in economia aziendale

L’economia aziendale ha approfondito i suoi studi sulla piccola e media impresa basandosi sul concetto di dimensione. La dimensione d’impresa è da tempo questione annosa per gli studiosi di economia aziendale, risulta assai difficile delimitarne i confini, spesso molto soggettivi e legati a caratteri aleatori “racchiude in sé, contemporaneamente, quattro aspetti: quantitativo, qualitativo, spaziale e temporale, per i quali mancano parametri oggettivi, capaci di esprimere in sintesi gli aspetti indicati” 2.Per definire la piccola media

impresa in termini più specifici è ovvio specificare e definire parametri quantitativamente e qualitativi oggettivamente valutabili.

A questo punto ai fini dell’inquadramento dimensionale appare opportuno puntualizzare che si possa fare ricorso sia a parametri qualitativi sia a parametri quantitativi.

1.3.1 I parametri quantitativi

I parametri quantitativi sono legati a valori numerici pertanto ci consentono di effettuare una classificazione oggettiva, molte volte si fa ricorso a valori economico-finanziari. I parametri quantitativi presentano però difetti di contestualizzazione pertanto in determinati contesti possono risultare fuorvianti, è necessario ricondurre i parametri quantitativi al settore di appartenenza, alla localizzazione e agli scenari macro-economici.

I principali caratteri quantitativi sono3:

numero di addetti;

2 Ricci R., (1967), il finanziamento delle piccole e medie aziende, Cursi, Pisa, p5. 3 Cortesi A., (2004), le piccole imprese et al. Carocci editore, Roma.

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10 • fatturato; capitale investito; capacità istallata quota di mercato; valore aggiunto.

Numero di addetti: è un parametro di natura numerica pertanto è comparabile anche tra settori diversi, è di difficile reperibilità in quanto nei bilanci in forma abbreviata non sempre viene fornito, è considerato un parametro altamente affidabile infatti è uno dei parametri base della definizione di Piccola media impresa data dall’Unione Europea.

Capitale Investito: informazione facilmente reperibile, è espresso in moneta in modo tale da essere comparabile. È un parametro obiettivo, tuttavia la sua espressione monetaria ne costituisce il principale limite, poiché il capitale investito è soggetto a valutazione e le scelte soggettive prese dai manager in sede di redazione del bilancio possono alterare la veridicità di quest’ultimo.

Infine la componente monetaria costituisce un ostacolo per la comparazione di aziende appartenenti a settori diversi.

Per avere più coerenza è utile incrociare il dato con il numero dei dipendenti.

Capacità produttiva installata: limiti di reperibilità e confrontabilità in quanto non sono caratterizzati da un’unica modalità di misura, pertanto confrontare settori differenti risulta impossibile.

Il pregio risiede nel fatto che è costituito da elementi tecnici, quindi oggettivi.

Fatturato: semplice da reperire, ed è sicuramente il parametro più utilizzato, tuttavia presenta lo svantaggio di essere soggetto a fluttuazioni di mercato e come altri parametri strettamente legato al settore di appartenenza.

Valore aggiunto: riportando una definizione di Cortesi è “il criterio più significativo e coerente di classificazione dimensionale delle aziende, in quanto,

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a differenza di ogni altro, permette di rappresentare l’intera dinamica aziendale e ingloba alcuni dei principali altri indici dimensionali(( quali fatturato, valore delle immobilizzazioni(attraverso gli ammortamenti), numero degli addetti(attraverso il costo del lavoro)) esprimendo correttamente il livello dimensionale operativo di un’azienda”4

Il limite principale è costituito dal fatto che l’economicità dell’imprese potrebbe confondere le relative dimensioni.

Quota di Mercato e settore di appartenenza: La quota di mercato ha il vantaggio di essere un indicatore di riferimento che si riferisce ai confini esterni all’impresa ma presenta difficoltà dal punto di vista della definizione della quota.

1.3.2 I parametri qualitativi

I parametri qualitativi vengono utilizzati al fine di superare i limiti riconducibili all’esclusivo utilizzo dei parametri quantitativi, si tratta di analizzare il caso avvalendosi di entrambi i metodi.

I caratteri qualitativi più rilevanti sono riconducibili a 5:

• Forma giuridica • Grado di autonomia

• Coincidenza tra proprietà e management

• Sovrapposizione istituzionale tra famiglia e impresa • Struttura organizzativa

4 Cortesi A., (2004), le piccole imprese op.cit., p 23. 5 Cortesi A., (2004), le piccole imprese op.cit., p 23.

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• Numerosità del team di vertice • Forme di finanziamento

• Comportamento competitivo

La forma giuridica o societaria: se da un lato la società di persone è ascrivibile ad aziende di dimensioni ridotte, dall’altro la società di capitali può contenere sia società di piccole dimensioni viste le contenute condizioni di accesso sia le società di grandi dimensioni.

Grado di autonomia: è un parametro poco significativo e scarsamente utilizzato poiché non risulta determinato esclusivamente da caratteri dimensionali

Coincidenza tra proprietà e management: la coincidenza tra le due figure si rileva soprattutto nelle piccole realtà dove prevalgono assetti organizzativi definiti in via informale, le piccole imprese non hanno le risorse per acquisire personale qualificato e l’imprenditore tende ad accentrare tutte le scelte spesso perdendo di vista la giusta rotta.

In definitiva si può affermare che in aziende di piccole dimensione la corrispondenza è sempre verificata mentre difficile è dire il contrario al crescere dell’azienda, nonostante le elevate dimensioni alcune aziende si presentano ancora oggi con questa caratteristica

Sovrapposizione istituzionale tra famiglia e impresa: caratteristica esprimente la condizione per la quale la famiglia contribuisca in maniera principale alla fornitura dei fattori produttivi e del lavoro.

Condizione che incide molto sull’essere azienda, sulle posizioni apicali, sulla cultura organizzativa, sul grado di coinvolgimento, si possono manifestare diversi gradi di coinvolgimento, totale se tutti i fattori vengono forniti dalla famiglia e parziale quando ne vengono forniti solo una parte.

La prima modalità si manifesta nelle aziende di piccole dimensioni ad esempio nelle microimprese, la seconda si presenta al crescere della dimensione in

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quanto la famiglia non dispone delle risorse necessarie allo svolgimento dell’attività.

Struttura organizzativa e sistemi operativi: all’interno della stessa “dimensione “coesistono aziende con strutture organizzative basiche e aziende con strutture organizzative e formule organizzative coadiuvati da sistemi operativi d’avanguardia.

La presenza della diversità nasce dalla personalità dell’imprenditore o del management

Ristrettezza del team di vertice: questa caratteristica comune a tutte le piccole medie imprese può sfociare in una penalizzazione in ambito di crescita aziendale, per mancanza di competenza, di tempo, di personale.

Nella piccola imprese sovente il team di vertice ruota attorno ad un imprenditore tecnico- specialista, nella media impresa il team si allarga e l’imprenditore diventa un tecnico-generalista.

Forme di finanziamento utilizzate: un altro parametro di riferimento consiste nelle modalità di reperire risorse finanziarie, Le Piccole medie imprese sono per la maggior parte finanziate dagli istituti bancari grazie ai possedimenti delle famiglie sottostanti all’azienda, Le Piccole medie imprese si presentano come aziende sottocapitalizzate pertanto si sta cercando di inasprire il ricorso al credito e sgravare fiscalmente la ricapitalizzazione.

Comportamento competitivo: ultimo carattere e non immediatamente definibile è costituito dall’influenza che le Piccole medie imprese hanno nel mercato. Il comportamento competitivo non risulta essere omogeneo ed è strettamente correlato al settore di appartenenza.

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1.4 IL CAPITALE DI RISCHIO NELLE PMI

1.4.1 Il ruolo dell’imprenditore nelle PMI

Nelle piccole e medie imprese sovente la managerialità e la imprenditorialità si identificano nella stessa persona, l’imprenditore.

L’imprenditorialità può essere vista come la capacità dell’imprenditore di cogliere attraverso la Business Idea bisogni latenti e tramite l’organizzazione delle risorse di riuscire a soddisfarli.

La managerialità, invece, sarebbe conseguente all’imprenditorialità in quanto consiste nello sviluppare e nel monitorare il sistema azienda con tecniche professionali riconosciute.

Tra le funzioni manageriali possiamo ricordare l’attività di organizzazione di controllo e la valutazione6.

Gli studi aziendali dimostrano come il successo aziendale necessita di entrambe le dimensioni e spesso anche di una separazione tra i due compiti. Nelle piccole medie imprese il soggetto economico di diritto va a coincidere con il soggetto economico di fatto, L’imprenditore ricopre il ruolo di supervisore strategico e di controllo e svolge anche funzioni tipicamente manageriali.

“imprenditorialità e managerialità esprimono, dunque, due distinti e imprescindibili aspetti della moderna realtà soggettiva dell’azienda; anime diverse, in costante rapporto dialettico e in continua evoluzione tra loro, espressioni distinte di un unico indissolubile modo di essere”7 .

6 Ferrero G., (1980), Impresa e management Giuffrè, Milano

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L’indeterminatezza che riguarda il soggetto economico è legata alla duplice funzione che esso svolge, imprenditoriale e manageriale.8 Le due dimensioni

devono volgere in modo complementare al raggiungimento degli obiettivi aziendali, la mancanza di una di essa può portare gravi fenomeni degenerativi che possono compromettere in via esiziale lo sviluppo aziendale9.

Nelle Piccole medie imprese si assiste sovente ad un accentramento dei poteri nella figura dell’imprenditore che tende ad accentrare tutte le funzioni su stesso facendo venire meno la distinzione tra imprenditore e manager, facendole di fatto coincidere, questo fenomeno viene considerato da molti studiosi uno dei principali problemi delle piccole medie imprese italiane.10

L’imprenditore considera, l’azienda come una propria creatura che conosce e che sa gestire con il rischio di far coincidere la durata di vita dell’azienda con la propria durata di vita, non di rado le piccole e medie imprese non sopravvivono al ricambio generazione poiché operano in assenza di attività formalizzata con una scarsa propensione all’azione strategica mentre si hanno forti impulsi dati dalle intuizioni dell’imprenditore.

Le piccole e medie imprese sono spesso caratterizzate da strutture organizzative elementari e da rapporti interni ed anche esterni non formalizzati. L’economia industriale italiana è composta da una grande maggioranza di piccole e medie imprese condotte in via familiare dove pochi soggetti svolgono le principali funzioni e coordinano le altre. Il personale operante in azienda è quasi esclusivamente legato da vincoli parentali con l’imprenditore.

8 Amaduzzi A., (1953), L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni UTET, Torino. 9 Molteni M., (1990), Direzione aziendale e proprietà di fronte al cambiamento in Invernizzi. Molteni M. Corbetta G, Management imprenditoriale Franco angeli , milano p.20.

10 Ferraris Franceschi R., (2005), Governance , sistemi di management e creazione del valore nelle

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Le risorse non di rado sono scarse. Vengono seguite modalità di assegnazioni di ruoli e responsabilità esclusivamente seguendo una logica di tipo ereditaria determinando avversità nei confronti del cambiamento e dello sviluppo aziendale, a volte provocando blocchi insuperabili.

Vi è inoltre un esiguo utilizzo della delega che viene avvertito dall’imprenditore-padrone come una perdita di controllo-potere anziché come una opportunità. Il ripetersi di tale mentalità è scaturito in un ritardo nell’accettazione e nell’attivazione di strumenti manageriali nella piccola e media impresa che oggi più che mai non può farne a meno.

Le problematiche che derivano dalla piccola dimensione sono più difficilmente risolvibili senza un giusto apparato manageriale, il mercato globale ha sicuramente offerto opportunità di sviluppo a tutti i livelli ma indubbiamente ha portato con sé notevoli conseguenze dannose per le piccole e medie imprese.

La competizione sui prezzi è a volte esiziale per le aziende italiane, i competitors dei paesi emergenti sfruttano i più bassi costi soprattutto in termini di manodopera e in termini di costo delle materie per emergere nel mercato. Le aziende occidentali tra le quali quelle italiane devono fare leva sull’innovazione per differenziarsi e per vincere la competizione basata solo sul prezzo.

L’innovazione richiede non solo grandi sforzi in termini tecnici, ma radicali ripensamenti e sforzi da un punto di vista culturale. La corsa all’innovazione necessità della stesura di piani e sistemi di controllo lungimiranti, che consentano di gestire al meglio la complessità aziendale di contesto ambientale sociale e di mercato.11

1.4.2 La sottocapitalizzazione nelle PMI

11 G. Corbetta., (1996), La gestione strategica del passaggio generazionale, in rivista dei dottori commercialisti, n5.

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Altra problematica d’interesse aziendale risulta essere la sistematica sottocapitalizzazione delle piccole e medie imprese. L’Italia ha un sistema finanziario poco evoluto che rende obbligatorio rivolgersi al canale bancario per finanziare le proprie attività operative e di sviluppo.

Le piccole e medie imprese hanno da sempre fatto ricorso al leverage, sfruttando le inevitabili conseguenze positive legate all’effetto leva finanziaria, che però, se sistematicamente sfruttata può condurre le aziende in situazioni economiche negative dovute all’eccessivo pagamento dei tassi d’interesse.

L’utilizzo del leverage ha inevitabilmente ridotto l’utilizzo del capitale di rischio, che per definizione caratterizza l’attività d’impresa e risulta essere l’elemento primario di qualsiasi attività imprenditoriale. L’imprenditore e i principali portatori d’interessi preferiscono fare ricorso al canale bancario piuttosto che apportare in azienda il proprio Capitale.

Il rapporto banca-impresa si è quindi sostanziato in una continua richiesta di capitale di debito da parte delle piccole medie imprese, per lo più a breve termine, senza peraltro operare un’oculata verifica dello stato di equilibrio nella struttura finanziaria con l’effetto di una ciclica mancanza di sincronizzazione tra durata dei finanziamenti e ritorno degli investimenti.

È evidente che non si possa prescindere dagli aspetti finanziari, quindi anche nelle piccole imprese è necessario avere nell’organico specialisti in materia.

La piccola media impresa deve riorganizzare e rivedere il proprio rapporto tra fonti d’ impiego e fonti di finanziamento, considerare di non poter più operare nei mercati esclusivamente con gli strumenti tradizionali: capitale di rischio e capacità di indebitamento bancario.

Nelle Aziende si stanno sviluppando, a seguito di cambiamenti strutturali, funzioni aziendali relative all’ambito finanziario, alla programmazione delle risorse ed ai processi di sviluppo. Se consideriamo un recente passato, soprattutto nelle aziende di modeste dimensioni, le funzioni summenzionate

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venivano condotte dall’imprenditore che tuttavia non possedeva le competenze per gestire al meglio tutte le funzioni.

1.4.3 Private Equity, Venture Capital e Mercato Azionario.

L’accesso tradizionale al credito può costituire un freno per lo sviluppo aziendale. Le piccole e medie imprese, che non di rado, essendo sottocapitalizzate non riescono a soddisfare i requisiti di garanzia previsti dagli istituti di credito per ottenerne l’accesso. Pertanto in contesti sempre più dinamici e incerti si sono sviluppati metodi alternativi di finanziamento-investimento.

Le alternative al capitale bancario per le piccole e medie imprese ancora troppo giovani per il mercato borsistico possono essere costituite da forme di finanziamento-investimento quali il Venture capitale e il Private equity.

Attraverso queste modalità di accesso alla risorsa monetaria si ha anche l’opportunità ed il vantaggio di vedersi affiancati da partner di fama internazionale da cui attingere risorse monetarie e risorse e competenze intellettuali necessari per la crescita aziendale.12

Le formule ibride di finanziamento hanno l’obbiettivo di far diminuire la sottocapitalizzazione aziendale.

Il private equity è un’attività d’investimento, non di breve periodo, dove agenti specializzati nel capitale di rischio aziendale, sposano il progetto di aziende che presentino ottime prospettive di sviluppo. Le aziende in questione non devono essere quotate.

12 N.lattanzi., (2008), elementi di management e dinamica azinedale Giappichelli editore, Torino.

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I soggetti coinvolti in tale operazione possono essere, l’imprenditore con una valida business idea al fine di espandere il progetto esistente oppure che voglia avviare una nuova impresa mediante capitale di rischio, e gli investitori.

I vantaggi di tali operazioni non sono riferibili alla sola forma del finanziamento/investimento, ma, portano con sé i vantaggi scaturenti da una collaborazione, quindi l’investitore mette a disposizioni competenze manageriali, rete relazionali, conoscenze tecniche.

In termini concettuali non vi è coincidenza tra private equity e venture capital; una prima distinzione può avvenire in base alla fase di vita in cui il finanziamento avviene:

• Private equity13: quando l’investimento avviene in attività già esistenti.

• Venture capital14:quando l’investimento è relativo a una nuova iniziativa

imprenditoriale.

Tuttavia le due forme non presentano sostanziali differenze, il venture capitale, costituisce un segmento del Private equity dedicato alla fase di vita iniziale di una nuova attività imprenditoriale, quindi, essendo una fase più astratta e più aleatoria nella possibile gamma di risultati realizzabili, chi opera in regime di venture capital si aspetta una remunerazione più alta rispetto alla remunerazione del private equity in quanto l’operazione è connotata da un maggiore rischio15.

Un’altra tipologia di distinzione potrebbe basarsi sul tipo di soggetto interessato all’investimento:

13 Gervasoni A.,(2001), il ruolo degli investitori istituzionali nel capitale di sviluppo d’impresa, in A.

Dessy- J. Vender, Capitale di rischio e sviluppo dell’impresa, Egea, Milano.

14 Sandri S., (1998), il venture capital nel ciclo di sviluppo delle nuove imprese, Giappichelli,

Torino,1998.

15 Sorrentino M., (2006), venture capital informale e imprenditorialità innovativa :il caso del mercato

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• Fondi chiusi, fondi pensioni, banche d’affari, banche commerciali, operatori che raccolgono capitali per investirli in aziende non quotate ad alto potenziale (investitori formali)

• Business angels (investitori informali) socio di capitale che presenta ingenti somme di liquidità pronte da essere investite in attività imprenditoriale.

Un’altra opzione da considerare estranea alle forme di Private Equity è il ricorso al capitale azionario.

In Italia, la relazione tra borsa e piccole medie imprese è strettamente vincolata dalle dimensioni, anche se, la quotazione per una piccola o media impresa può rivelarsi una via strategica vincente.

Borsa italiana ha predisposto il mercato expandi per le aziende con fatturato inferiore a 100 milioni e il mercato star per fatturati compresi tra 100 e 1 miliardo di euro.

Di seguito i requisiti necessari per la quotazione expandi16:

1. Una capitalizzazione almeno pari a un milione di euro 2. Un flottante del 10 %

3. La presenza di due bilanci di esercizio, di cui il primo sottoposto a revisione contabile

4. Il rispetto di alcuni indicatori sintomatici di una posizione di equilibrio finanziario tra i quali il principale è il rapporto tra debiti finanziari e margine operativo lordo che non deve essere superiore a 4.

Si sta cercando di superare la convinzione per la quale l’unica modalità per avere accesso a risorse finanziarie appare il ricorso al debito.

Nella tabella numero 1 vengono messe a confronto le caratteristiche fondamentali del capitale di rischio e quelle del capitale di debito.

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Tabella 1-AIFI, Guida pratica al capitale di rischio PricewaterhouseCoopers 2000

Capitale di rischio Capitale di debito

Finanziamento a medio lungo termine

Non prevede scadenze di rimborso ed il disinvestimento avviene di norma con cessione al mercato a terzi, senza gravare l’impresa.

È una fonte flessibile di capitali, utile per finanziare processi di crescita

La rimunerazione del capitale dipende dalla crescita di valore dell’impresa e del suo successo.

L’investitore nel capitale di rischio rappresenta un partner che può fornire consulenza strategica e finanziaria

Finanziamento a breve, medio e lungo termine

Prevede precise scadenze di rimborso

a prescindere dall’andamento

dell’impresa e in caso di finanziamenti a breve è revocaile a vista.

È una fonte rigida di finanziamento, la cui possibilità di accesso è vincolata alla presenza di garanzie e di generazione di cash flow.

Il debito richiede il pagamento regolare di interessi a prescindere dall’andamento dell’azienda ed è garantito dal mantenimento del valore degli attivi.

L’assistenza fornita è di tipo accessorio al finanziamento

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1.4.4 Il ruolo degli investitori istituzionali nel capitale di rischio

L’investitore istituzionale assume via via più importante nell’ambito della PMI, sia in fase di sviluppo che in fase di nascita.

Le caratteristiche che necessita avere un’investitore istituzionale per essere definito tale sono state specificate dall’ European Venture Capital Association e sono:

• Prevalenza dell’attività svolta come finanziamento al capitle di rischio rispetto qualsiasi altra attività aziendale. L’apporto di capitale deve essere destinato prevalentemente al capitale di rischio

• Essi devono avere come obiettivo il raggiungimento di capital gain soddisfacenti nel medio-lungo periodo, azioni speculative di breve periodo non vengono considerate come operazioni eseguite da investitori istituzionali

• I titoli acquisiti in cambio dell’apporto di capitale non devono essere quotati nei mercati regolamentati

• L’apporto non deve limitarsi all’introduzioni di fondi in azienda, l’investitore istituzionale deve anche fornire un supporto tramite consulenza direzionale.

L’attività di consulenza direzionale può identificarsi con collaborazioni nell’area marketing e finanza che sono le funzioni aziendali dove spesso si palesano lacune da parte della proprietà delle PMI.

I proprietari sovente dispongono di competenze tecniche relative all’area produttiva.

Un’altra importante funzione che può svolgere l’investitore istituzionale riguarda la possibilità di fornire consulenza di crescita esterna, facilitando contatti, investimenti con altri imprenditori.

La possibilità di un’apertura aziendale al mondo esterno viene vista positivamente dal mondo economico-sociale che identifica l’apertura

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relazionale come vivacità imprenditoriale. Solitamente le aziende che collaborano con altre aziende sono coloro che raggiungono livelli di sviluppo e di benessere maggiore.

L’intervento dell’investitore istituzionale porta con se numerosi vantaggi, l’innescarsi di reazioni virtuose porta anche ad avere i favori del sistema bancario, che vedendo affiancare più soggetti economici in unica realtà aziendale associa loro un minor rischio economico e quindi una maggior fiducia nella concessione di finanziamenti.

La concessione del credito diventa più agevole su due fronti:

• Probabilità di ottenimento del credito • Costo del credito

I soggetti che vengono identificati da AIFI e PwC come investitori istituzionali sono i seguenti17:

• Fondi chiusi italiani • Fondi Pan-europei • Fondi paesi

• Investitori pubblici/regionali • Banche Italiane

• Fondi early stage.

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2 LE PMI INNOVATIVE.

2.1 MISE e PMI innovative

Nel capitolo precedente si è fatto riferimento alla piccola e media imprese in generale, oggetto principale dello studio è derivare alcune caratteristiche specifiche di una particolare sottocategoria delle Piccole e medie imprese, le innovative.

In questo capitolo verranno definiti gli aspetti principali delle innovative, partendo inizialmente da come vengono definite e trattate in ambito giuridico.

Le Piccole Medie Imprese innovative sono una sottocategoria delle PMI che presentano specificità tali da poter distinguerle dalle altre più genericamente conosciute.

Il decreto legge 24 gennaio 2015, n3 “investment compact”, convertito con modifiche dalla Legge 24 Marzo 2015, n.33, ha indirizzato le primarie misure già previste per le start-up innovative a tutto l’universo delle Piccole Medie Imprese Innovative.

PMI Innovative possono essere considerate le piccole e medie imprese che presentano una componente innovativa, indipendentemente dalla data di costituzione, dall’oggetto sociale e dal livello di maturazione. Più semplicemente, può considerarsi innovativa anche un’impresa nata nel 1800 purché presenti determinati requisiti d’innovazione.

Il Ministero dello Sviluppo Economico, alla luce dell’elevata diffusione delle suddette PMI nel tessuto imprenditoriale Italiano, sta cercando di spingere, di fare leva sulle opportunità che una crescente innovazione può portare all’intero tessuto economico-sociale.

Innovazione intesa come sviluppo tecnologico, che porta con sé una crescita sostenibile coadiuvata da una nuova cultura imprenditoriale più incline ad

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instaurare rapporti con la ricerca, le università e con il mondo in termini di risorse finanziarie e umane.

Il governo ha voluto, tramite la possibilità di permettere loro di accedere alla sezione speciale del registro delle imprese, accelerare il rafforzamento e la crescita dimensionale delle imprese caratterizzate da una forte componente tecnologica.

L’obiettivo perseguito è quello di dotare le piccole e medie imprese innovative di un pacchetto di agevolazioni volto a rendere l’azienda più flessibile sia in termini operativi sia in termini di gestione societaria.

2.1.2 Definizione e regime di pubblicità

Con la definizione di PMI innovativa si vogliono stabilire una serie di requisiti da rispettare ai fini dell’attribuzione dello status di PMI Innovativa.

Le PMI innovative ai sensi della raccomandazione 361/2003 della commissione europea sono Piccole medie imprese che impiegano meno di 250 persone, che presentino un fatturato annuo inferiore ai 50 milioni di euro o il cui totale di bilancio non superi i 43 milioni di euro e che presenti i seguenti requisiti18:

• Alla data della costituzione sono società di capitali, anche in forma cooperativa;

• Abbiano almeno una sede produttiva in Italia, con sede Principale in qualsiasi paese membro dell’Unione Europea.

• Dispongono della certificazione dell’ultimo bilancio e dall’eventuale bilancio consolidato redatto da un revisore contabile o da una società di revisione iscritti nel registro dei revisori contabili;

18http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/scheda_sintesi_policy_pmi_innovat ive_23febbraio2017.pdf)

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• Non debbano essere quotate in un mercato regolamentato

• Non sono iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese dedicata alle Start up Innovative e agli incubatori certificati;

• Il contenuto innovativo dell’impresa è identificato con il possesso di almeno due dei tre seguenti criteri:

1. Volume di spesa in ricerca, sviluppo e innovazione in misura almeno pari al 3% della maggiore entità fra costo e valore totale della produzione

2. Impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in una quota almeno pari a 1/5 della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniere, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero, ovvero, in una quota almeno pari a 1/3 della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale;

3. Titolarità, anche quali depositarie o licenziatarie, di almeno una privativa industriale, relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori a una nuova varietà vegetale ovvero titolarità dei diritti relativi a un programma per elaboratore originario registrato presso il registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tale privativa sia direttamente afferente all’oggetto, sociale e all’attività di impresa.

Per accedere al regime delle agevolazioni, le piccole medie imprese innovative devono registrarsi nella sezione speciale del Registro delle imprese, l’iscrizione avviene telematicamente tramite una autocertificazione dei requisiti previsti, i requisiti verranno successivamente controllati, se non sono rispettati si ha l’immediata cancellazione da tali registri, inoltre il registro delle piccole medie

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imprese innovative viene settimanalmente aggiornato e reso pubblico in modo tale da agevolarne il monitoraggio e quindi stabilire l’impatto che la manovra del governo sta avendo in termini di innovazione occupazione e crescita economica.

2.1.3 Le agevolazioni

L’obiettivo primario dell’amministrazione pubblica è quello di promuovere le attività di sviluppo sociale ed economico e tramite le agevolazioni creare possibilità e vantaggi che confluiscono in un indotto virtuoso per l’economia, tra le misure vantaggiose, numerose sono quelle che riguardano gli esoneri e le agevolazioni per le Piccole e medie imprese, le principali agevolazioni riguardano19:

• “Esonero dell’imposta di bollo: le PMI innovative non sono soggette al pagamento dell’imposta di bollo per l’iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese e per tutti gli atti collegati al registro.

• Deroghe alla disciplina societaria ordinaria: alle s.r.l., è consentito di: creare categorie di quote dotate di particolare diritti, effettuare operazioni sulle proprie quote, emettere strumenti finanziari partecipativi, offrire al pubblico quote di capitale. Alcune di queste deroghe avvicinano lo status di s.r.l. a quello di s.p.a.

• Proroga del termine per la copertura delle perdite: qualora il capitale dovesse ridursi di oltre un terzo, il termine entro il quale la perdita deve risultare diminuita a meno di un terzo viene posticipato al secondo esercizio successivo (invece del primo esercizio successivo). In caso di riduzione del capitale per perdite al di sotto del minimo legale, l'assemblea, in alternativa all'immediata riduzione del capitale e al contemporaneo aumento dello stesso ad una cifra non inferiore al

19http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/scheda_sintesi_policy_pmi_innovat ive_23febbraio2017.pdf

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minimo legale, può deliberare il rinvio della decisione alla chiusura dell'esercizio successivo.

• Inapplicabilità della disciplina sulle società di comodo: le Piccole Medie Imprese innovative non sono soggette alla disciplina delle società di comodo e delle società in perdita sistematica. Pertanto, nel caso conseguano ricavi “non congrui” oppure siano in perdita fiscale sistematica non scattano nei loro confronti le penalizzazioni fiscali previste per le cosiddette società di comodo, ad esempio l’imputazione di un reddito minimo e di una base imponibile minima ai fini Irap, l’utilizzo limitato del credito IVA, l’applicazione della maggiorazione Ires del 10,5%.

• Remunerazione attraverso strumenti di partecipazione al capitale: la PMI innovativa può remunerare i propri collaboratori con strumenti di partecipazione al capitale sociale (come le stock option), e i fornitori di servizi esterni attraverso schemi di work for equity. A questi strumenti fa capo un regime fiscale e contributivo di estremo favore, cioè non rientrano nel reddito imponibile ma sono soggetti soltanto alla tassazione sul capital gain.

• Incentivi fiscali per investimenti nel capitale di rischio PMI innovative, provenienti da persone fisiche e giuridiche. L’agevolazione, già estesa alle PMI innovative dal decreto-legge 3/2015, è stata stabilizzata e significativamente potenziata dalla Legge di Bilancio 2017 (art. 1, comma 66). Per le Persone fisiche, è ora prevista una detrazione Irpef pari al 30% dell’investimento, fino a un massimo di 1 milione di euro; per le persone giuridiche l’incentivo consiste in una deduzione dall’imponibile Ires del 30% dell’investimento, fino a un massimo di 1,8 milioni di euro. Il potenziamento dell’incentivo è evidente: fino al 2016, infatti, le aliquote erano pari al 19% per gli investimenti da parte di persone fisiche e al 20% per le persone giuridiche. Gli incentivi valgono sia in caso di investimenti diretti, sia in caso di investimenti indiretti per

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il tramite di OICR e altre società che investono prevalentemente in questa tipologia di impresa.

• Possibilità di raccogliere capitali con campagne di equity crowdfunding su portali online autorizzati (elencati qui: sezione ordinaria, sezione speciale). Nel 2013 l’Italia è stato il primo Paese al mondo a dotarsi di un regolamento dedicato; in seguito all’Investment Compact, anche le Piccole Medie imprese innovative, come già le startup innovative, possono avviare campagne di raccolta. Il provvedimento ha introdotto due ulteriori novità: anche gli organismi di investimento collettivo del risparmio e le società di capitali che investono prevalentemente in startup innovative e in PMI innovative possono raccogliere capitali mediante

campagne online sui portali autorizzati, consentendo una

diversificazione e riduzione del rischio di portafoglio per l’investitore retail; in via derogatoria rispetto alla disciplina ordinaria, il trasferimento delle quote di startup innovative e PMI innovative viene dematerializzato, con conseguente riduzione degli oneri annessi in un’ottica di fluidificazione del mercato secondario. Con la delibera del 24 febbraio 2016 Consob ha aggiornato il Regolamento assorbendo le evoluzioni sopra citate e apportando ulteriori semplificazioni: le verifiche di appropriatezza dell’investimento possono essere eseguite anche dagli stessi gestori dei portali e non più solo dalle banche, digitalizzando l’intera procedura. Inoltre, nel novero degli investitori professionali autorizzati sono state ammesse due nuove categorie: gli “investitori professionali su richiesta”, individuati secondo la disciplina europea Mifid sulla prestazione dei servizi di investimento, e gli “investitori a supporto dell’innovazione”, nozione che include attori come i business angel. La Legge di Bilancio 2017 ha infine avviato il percorso di estensione dell’applicabilità{ dello strumento a tutte le PMI italiane.

• Intervento semplificato, gratuito e diretto al Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese, un fondo pubblico che facilita il finanziamento

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bancario attraverso la concessione di una garanzia sui prestiti bancari (sito web, guida all’accesso). Tale garanzia copre fino all’80% del credito erogato dalla banca alla PMI innovativa, fino a un massimo di 2,5 milioni di euro, e può essere concessa attraverso una procedura semplificata. Tale procedura – diretta, in quanto non prevede una valutazione di merito creditizio da parte del Fondo, ma solo del soggetto, banca o confidi, che ne richiede l’attivazione2 – è normalmente riservata alle imprese che rientrano nella fascia 1 di valutazione, sulla base dei criteri di scoring fissati dal Fondo (definizione: Disposizioni Operative, parte VI). Nel caso delle PMI innovative, la procedura semplificata è ammessa anche per le imprese di fascia 2, purché la parte del finanziamento coperta dal Fondo non sia assistita da garanzie reali o fideiussioni bancarie o assicurative.

• Agenzia ICE: servizi ad hoc per l’internazionalizzazione delle PMI innovative. L’Agenzia fornisce assistenza in materia normativa, societaria, fiscale, immobiliare, contrattualistica e creditizia: le PMI innovative hanno diritto a uno sconto del 30% sui costi standard, esigibile mediante richiesta dell’apposita “Carta Servizi PMI Innovative”, all’indirizzo urp@ice.it. Inoltre, per favorire l’incontro con potenziali investitori esteri, l’ICE accompagna a titolo gratuito o a condizioni agevolate le PMI innovative ad alcune delle principali manifestazioni internazionali in tema di innovazione: il calendario delle

attività in programma viene reso disponibile sul portale

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2.1.4 La Revisione contabile nelle Pmi Innovative.

Con il parere del 3 novembre 2015, prot.222697 si è rilevato che, dovendo specificare nelle certificazioni un obbligo generalizzato per tutte le pmi innovative o per coloro che vogliano farsi riconoscere come tali, è deducibile che il tipo di incarico di certificazione di revisore sia di tipo legale, obbligatorio, disciplinato dal D.lgs 39/2010 anziché volontario, e che tale certificazione debba essere rivolta all’assemblea in modo tale da prenderne atto propedeuticamente e non agli organi di direzione e di amministrazione della società.

Con la circolare del 3 novembre 2015 prot.222703, con specifico riguardo al caso di società che, a norma, non sono tenute all’obbligo di certificazione e rivolgendosi alle piccole medie imprese innovative, il ministero ha sottolineato che in sede di prima iscrizione alla sezione speciale del registro delle imprese, la certificazione deve avvenire in seguito alla redazione ed approvazione del bilancio allo scopo di rispettare quanto previsto dalla normativa sulle piccole medie imprese innovative.

Tuttavia in sede di iscrizione in sezione speciale, le società che non sono tenute alla certificazione possono depositare una certificazione del proprio bilancio successiva all’approvazione del medesimo, se precedente la domanda di iscrizione.

Si chiede conferma della correttezza dell’indicazione generale relativa alla necessità di una certificazione di tipo legale quindi obbligatoria e non volontaria. Appare opportuno chiedersi, se, riferendoci alle società non tenute normalmente all’obbligo di certificazione e che quindi tale obbligo sorge per loro solo in sede di iscrizione, se in tale sede sia possibile avvalersi di una

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revisione di tipo volontario, considerando che la revisione di tipo legale risulta essere molto più dispendiosa e complicata.

La certificazione del bilancio delle piccole e medie imprese innovative si presenta in modo diverso in base al momento dell’iscrizione nella sezione speciale.

Si presentano due fasi ben distinte: una fase a regime, successiva all‘iscrizione e una fase immediatamente propedeutica.

Gli esercizi sociali a cui si riferiscono le due fasi sono ante iscrizione e post iscrizione. Nel parere del 3 novembre 2015 si afferma che una volta conclusosi l’iter di iscrizione in tale registro, tutti gli esercizi sociali seguenti dovranno soggiacere all’obbligo di certificazione del bilancio come da D.lgs. 39/2010.Per cui si può ampliamente parlare di revisione legale.

Differente è la situazione relativa al momento dell’iscrizione alla sezione speciale delle Piccole medie imprese, la società, non essendo tenuta all’obbligo di revisione legale ha già approvato un bilancio non certificato. In seguito il bilancio non può più essere certificato poiché mancano due elementi caratteristici della revisione legale: 1) La nomina del revisore operata dall’assemblea. 2) relazione del revisore è resa all’assemblea prima dell’approvazione del bilancio.

Pertanto nella prima fase ovvero quella antecedente all’iscrizione alla sezione speciale del registro delle imprese deve ritenersi applicabile la procedura di revisione volontaria. Ciò comporta, operativamente, che il legale rappresentante dà mandato al revisore (o società di revisione), che produce una relazione sul bilancio già approvato, e la deposita presso il registro delle imprese. La PMI viene iscritta in sezione speciale e da quel momento viene

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meno la eccezionalità della fattispecie nelle precedenti righe esternata, e trova comune applicazione la disciplina ordinaria della revisione legale.20

La scelta del ministero di rendere obbligatoria la certificazione legale dei bilanci si basa sulla necessità di suddette società di avere n fondi finanziari per promuovere investimenti e quindi sono sempre in cerca di finanziamenti esterni che però raramente vengono concessi a causa delle basse risorse economico-finanziarie di cui le PMI sono spesso dotate.

Rendendo obbligatoria la certificazione di bilancio si vuole dare più valore ai bilanci presentati in quanto risultano controllati ed essere grazie a questi controlli più vicini alla realtà aziendale. Di conseguenza anche gli istituti di credito avranno maggiore fiducia in un’azienda controllata oltreché dal collegio sindacale, da un revisore contabile o da una società di revisione esterna altamente riconosciuta dal mercato.

3 INNOVAZIONE E IL PATRIMONIO INTANGIBILE NELLE PMI

3.1 L’Innovazione come linea guida per le aziende

L’innovazione è la capacità di un’azienda di risolvere prontamente i problemi e creare costantemente nuovo valore.

20http://www.mise.gov.it/images/stories/normativa/Parere_tipologia_revisione_bilancio_PMI_innovati ve_26_01_2016.pdf

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In un momento in cui il mutamento è la nuova condizione di esistenza, diventa fondamentale essere sempre attenti ai cambiamenti esterni ed essere pronti ad innovare. Preordinarsi all’innovazione è, in realtà, principalmente una questione legata all’esistenza dell’azienda. L’innovazione deve essere indirizzata dagli scopi principali dell’azienda, alcuni elementi chiave per riuscire ad innovare sono:

• Avere uno scopo e una strategia chiara che costituiscano uno stimolo per le persone a lavorare per l’impresa.

• Mantenere coerenza tra attività di business ed esigenze dei clienti. • Incentivare le persone che siano interessate alla soddisfazione dei clienti. • Riuscire a capire le nuove tecnologie di prodotto e di servizio rilevanti

per l’impresa.

• Garantire che i prodotti ed i servizi siano coerenti alla strategia.

Sono proprio questi obiettivi originari, infatti, gli elementi necessari per avviare un’impresa preparata all’innovazione. Risulta, quindi, necessaria una coerenza tra risorse interne all’azienda ed obiettivi di fondo.

Naturalmente, dopo la costituzione, nel corso della vita di una azienda, al crescere delle sue dimensioni, si manifesterà la complessità organizzativa. Man mano che la dimensione aziendale cresce è sempre più difficile rimanere concentrati sugli obiettivi primari. Altri aspetti da considerare e da gestire, che spostano l’attenzione dagli obiettivi originari sono: personale poco efficiente, crediti da riscuotere, flusso di cassa irregolare, manovre concorrenziali, aumenti dei prezzi delle materie prime.

La complessità frena l’innovazione, per questo motivo, rimanere fedeli allo scopo principale della azienda e alle esigenze dei clienti costituisce il fondamento per una forte innovazione, e non di rado per il successo aziendale. Le aziende per ricondurre l’attenzione sull’innovazione e sulla clientela dovrebbero:

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Non esiste un metodo unico per innovare, è impensabile che tutte le aziende abbiano il medesimo approccio all’innovazione.

Non c’è un metodo giusto per innovare, ma piuttosto un metodo che sia giusto per la propria azienda.

• Formalizzare la propria cultura aziendale

La cultura aziendale rappresenta il motore dell’azienda, è impensabile produrre innovazione senza una solida base di comportamenti formalizzati.

• Implementare un modello decisionale

È necessario che sia attuato un metodo standard per le decisioni, non si può prescindere da un modello decisionale formalizzato, raramente successo ed innovazione sono date dal caso.

• Conoscere il proprio approccio al rischio

L’ innovazione dovrebbe essere spesa nel proprio core business seguendo una logica parentale in termini di prodotto e di clientela: è necessario che si conoscano la propensione al rischio a cui può sottoporsi l’azienda, e la rischiosità dell’investimento.

• Assumere le persone giuste e dare loro i giusti incentivi

Occorre che le persone facenti parte dell’organizzazione presentino caratteristiche differenti. La diversità può costituire uno stimolo alla conoscenza, tuttavia in fase di pianificazione della politica degli incentivi si deve tener conto delle differenze culturali e personali.

Affinché l’innovazione abbia successo, occorre una prospettiva di leadership che rafforzi una cultura in grado di far coesistere diverse mentalità e occorre anche sapere come individuare queste diverse mentalità e come remunerarle. L’innovazione fa leva sulle persone, iniziando dai leader, che devono motivare e ricompensare le persone che si assumono i rischi che rendono possibile l’innovazione.

Non bisogna lasciare l’innovazione al caso e quindi ricercarla senza un’attenta pianificazione.

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L’innovazione e il design thinking stanno diventando componenti essenziali a tutti i livelli di business e di gestione e la prossima generazione di leader considererà le competenze di innovazione fondamentali tanto quanto la competenza finanziarie.

Il concetto chiave è tornare alle origini: dotare la propria azienda di strumenti e processi per realizzare un futuro perfettamente allineato con la visione e la passione originarie, alla base della costituzione dell’impresa stessa.

Il sistema dei credo aziendali, la mission, la vision, assumono un ruolo fondamentale in tema strategico e quindi d’innovazione, è necessario conoscersi e sapere dove andare affinché si possano manifestare i cambiamenti vincenti.

3.1.2 L’innovazione e l’incremento del valore di capitale economico

L’Ambiente e il contesto di riferimento delle imprese moderne è sempre più caratterizzato da elevati livelli di dinamicità, concorrenzialità e innovazione. La globalizzazione ha influito notevolmente sui processi di crescita aziendali, ampliandone i confini competitivi, quindi gli obiettivi di risultato non devono essere perseguiti in relazione ai soli mercati locali. I confini di mercato sono sempre più indefiniti e motivanti sia per la piccola sia per la media e sia per la grande Impresa. La ricerca di efficacia ed efficienza è obiettivo da perseguire a tutti i livelli dimensionali.

L’innovazione è da considerarsi alla base del successo aziendale e deve, oltre che portare vantaggi di tipo qualitativo, necessariamente ricondursi ad un miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia. L’innovazione viene intesa come una condizione di sviluppo tecnologico volto a migliorare le performance aziendali su tre versanti: qualità efficienze ed efficacia.

Dogson afferma:“All’origine di una situazione di vantaggio competitivo è sempre più individuabile la capacità di fare e produrre in modo migliore e meno

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costoso rispetto ai competitor ovvero di fare e produrre cose nuove”21 questa

definizione vuole essenzialmente dire che l’innovazione è alla base del vantaggio competitivo in quanto essa può tradursi in vantaggio di costo e di differenziazione.

L’innovazione è trasversale a tutti i processi ed attività aziendali, coinvolge e interessa qualsiasi impresa indipendentemente da dimensione e settore di appartenenza.

Nelle piccole e medie imprese si è notato come nel tempo l’accrescimento dimensionale possa modificare la struttura di esse migliorando gli elementi e le relazioni attraverso soluzioni innovative.22

La resource-based theory23 afferma che il vantaggio competitivo può realizzarsi basandosi sulle risorse specifiche dell’impresa, le quali sono per la maggior parte caratterizzate dalla immaterialità.

Il Capitale Economico, quindi la creazione di valore è correlata positivamente con lo sviluppo del patrimonio immateriale o patrimonio intangibile24.

L’etichetta d’ Impresa innovativa non necessariamente dipende dall’entità delle risorse investite in ricerca e sviluppo. L’azienda innovativa in termini aziendalistici deve avere un atteggiamento volto all’innovazione, inteso come la predisposizione a dotarsi di nuove soluzioni proposte dai portatori di interessi in modo tempestivo e di produrre vantaggi per se e per tutti gli interlocutori

21 Dogson.,(2002), et.al.

22 Barney J.B Firm Resources and Sustained Competitive Advantage in journal of Management, 17, pp99-120;

23 Grant R.M., (1991), The resource Based theory of competitive advantage: implications for strategy Formulation, California management Review, Spring, pp.114-135

24 Angelini A., (2011), Innovazione e valorizzazione della tradizione: il caso delle aziende agroalimentari pisane di successo, 3° workshop internazionale “i processi innovativi nelle piccole imprese”. Le sfide oltre la crisi, Piccola impresa Small Business, Università di Urbino, Facoltà di economia.

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aziendali. In definitiva pur non investendo ingenti risorse in ricerca e sviluppo è possibile fare innovazione di prodotto e di processo.

3.1.3 la capacità di generare innovazione nelle piccole e medie imprese.

Nelle piccole e medie imprese difficilmente si ha un flusso innovativo composto dalle tre fasi tradizionali di: Ricerca di base, ricerca applicata e realizzazione del prototipo e sviluppo.

Nelle realtà minori si fa ricorso ad acquisizioni di strumenti e risorse che incorporano l’innovazione tecnologica in grado di offrire alla PMI soluzioni innovative di processo o di prodotto a costi più vantaggiosi rispetto ad uno sviluppo interno.

Si tende a rivolgersi a terze economie poiché sovente le aziende in questione non possiedono le risorse e le competenze per poter produrre innovazione.

Nonostante nelle Piccole e medie imprese non ci sia una spiccata cultura manageriale, risulta importante la modalità di scelta dell’investimento, è sempre opportuno avvalersi di analisi costi-benefici ed analisi dei costi a livello strategico.25

Gli elementi sui quali bisogna approfondire l’analisi sono: fattori critici di successo, fabbisogno finanziario generato dall’investimento, grado di rischiosità, possibilità di acquisire il know how d’ interesse.

Come evidenziato in precedenza le Piccole Medie Imprese preferiscono fare ricorso all’esterno per innescare l’innovazione poiché non dotate di risorse e competenze adatte alla ricerca dell’innovazione. Tuttavia non bisogna pensare che basti acquisire dall’esterno la fonte d’innovazione e la questione si risolva automaticamente. Il know-how scientifico e tecnologico che proviene

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dall’interno della piccola impresa anche se non sufficiente a generare innovazione è indispensabile per la creazione della stessa. La sorgente dell’innovazione non può non nascere dall’interno in quanto è dall’ambiente interno all’azienda che si verificano le dinamiche tali da generare esperienza e competenza che unita a stimoli esterni vanno ad alimentare i processi di innovazione.

“Le innovazioni sono sviluppate da quelle imprese che intendono appropriarsi dei benefici economici associabili alle innovazioni ”26 ciò vuol dire che se i

vantaggi derivanti dell’innovazione ricadono primariamente sull’utilizzatore allora sarà quest’ultimo ad innovare.

Nelle piccole e medie imprese l’introduzione di soluzioni innovative sovente viene alimentata dal circuito clienti-fornitori. Ogni fornitore si impegna al meglio per far fronte alle esigenze del cliente in costante evoluzione, altre volte l’azienda produttrice a valle tiene in considerazione le possibili evoluzioni delle aziende clienti e quindi pone le basi per l’innovazione.

Le PMI innovative per la conservazione e lo sviluppo della propria capacità innovativa, devono mantenere ed alimentare il legame reciproco tra capacità interne e risorse esterne , quindi il ruolo occupato nell’ambito dei flussi di interscambio di tecnologia che si manifestano tra l’impresa e l’ambiente circostante.

Per quanto riguarda la portata dell’innovazione nel nostro territorio si presentano due differenti scenari: imprese di grandi dimensioni e di piccole e medie dimensione.

Sebbene può apparire controverso l’innovazione delle grandi imprese viene considerata dal Rapporto Innovation Union Scoreborard come un paese innovatore moderato con uno scarso peso della voce ricerca e sviluppo in

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