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Report economico finanziario e di governance su un campione di 71 aziende

4: Le PMI INNOVATIVE ANALISI ECONOMICO FINANZIARIA E DI GOVERNANCE

4.3 Report economico finanziario e di governance su un campione di 71 aziende

L’analisi è stata condotta sulla base di precise scelte metodologiche: la selezione del campione è avvenuta in modo casuale tra le aziende iscritte come PMI Innovative in data 31/7/2017 nella sezione speciale del registro delle imprese. il campione è composto da 71 aziende appartenenti a molteplici settori ed i bilanci considerati, reperiti sul database AIDA-Bureau Van Dijk, fanno riferimento alla data 31/12/2015. Lo studio ha l’obiettivo di delineare le caratteristiche essenziali delle performance economico-finanziarie di questa particolare categoria d’impresa e di alcune caratteristiche di governance.

L’analisi verterà sui seguenti argomenti: • Fatturato

• Totale attivo Patrimoniale • Indebitamento finanziario • Patrimonio netto

• Utile d’esercizio • Roa

• Turnover

• Distinzione tra amministratore delegato e presidente • Relazione tra numero di amministratori e fatturato • Numero di amministratori non soci.

L’analisi svolta ha l’obiettivo di individuare le principali dinamiche caratterizzanti le PMI innovative, considerando le ridotte dimensioni del campione non vuole essere esaustiva, tuttavia può fornire indicazioni importanti relativamente ad alcuni aspetti trattati.

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Fatturato

Una prima analisi è stata condotta sul fatturato:

il fatturato è unindicatore economico che misura l’ammontare complessivo dei ricavi registrati durante l’esercizio contabile da un’impresa, e derivanti dalla vendita dei beni prodotti e/o da prestazione di servizi. Il termine ha origine dalla parola fattura. In effetti, esso è proprio la somma delle fatture emesse durante l’esercizio. In genere, il fatturato viene assunto come indicatore del giro d’affari, quindi della consistenza economica, dell’impresa.

Il fatturato è un indicatore molto importante ed apparentemente oggettivo, tuttavia, a maggior ragione in aziende di piccole dimensioni, dove i controlli sono meno serrati, potrebbe essere gonfiato o meno in base alle esigenze aziendali.

Il fenomeno summenzionato può essere ricondotto al vasto e dannoso fenomeno dell’evasione fiscale.

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Sono state considerate sei classi di fatturato: la fascia più popolata, considerando la minore ampiezza del range rispetto alle altri classi, risulta essere quella comprendente le aziende di piccolissima dimensione (fatturato inferiore a 250000 euro). Questa fascia e la fascia delle aziende che presentano un fatturato compreso tra 250000 euro ed un milione di euro rappresentano il 55% del campione. Questo dato mette in evidenza le dimensioni medio-piccole del tessuto imprenditoriale italiano e la proporzionalità inversa fra fatturato e concentrazione delle aziende.

Sul fatturato si è svolta anche un ‘analisi riguardante la variazione emersa rispetto all’anno precedente al 2015:

Il dato non era presente per tutte le aziende, 28 su 69 presentano un fatturato in decrescita, mentre 41 aziende presentano tendenze positive.

minore di 250000 euro 25% da 250000 e 1 milione di euro 30% da 1 a 5 milioni 28% da 5 a 20 milioni 14% 20 a 50 milioni 3%

Fatturato

minore di 250000 euro da 250000 e 1 milione di euro da 1 a 5 milioni da 5 a 20 milioni 20 a 50 milioni oltre 50 milioni

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Sulla base della suddivisione attuata dal registro delle imprese viene attuata la seguente classificazione per settore: commercio, industria o artigianato e servizi. Le aziende di servizi sono 34, le aziende industriali 35 e solo 2 le aziende commerciali.

Mediamente le aziende industriali fatturano 4.349.939 euro, le aziende di servizi 1.427.475 euro mentre le aziende che si occupano di commercio presentano in media un fatturato di 1.114.776 euro.

La composizione del fatturato per settore è : industria 75%, servizi 24 % e commercio 1 %.

Totale Attivo Patrimoniale E Indebitamento Bancario

Il Totale attivo patrimoniale è un importo che viene determinato dalla somma dell’attivo circolante e dalle immobilizzazioni. In termini di bilancio esso costituisce il totale dell’attivo dello stato patrimoniale e coincide con il totale del passivo. In termini concettuali esso al netto dei debiti potrebbe esprimere la ricchezza aziendale.

Mantenendo lo stesso standard di clusterizzazione si evince che le PMI in termini di totale dell’ Attivo patrimoniale mantengono le caratteristiche tipiche della piccola-media dimensione.

L’indice di indebitamento, o rapporto di indebitamento, è un indice che esprime il grado di indebitamento dell’impresa, ovvero la misura in cui essa ricorre al capitale di terzi per finanziarsi.

L’indice di indebitamento può essere espresso in forma diretta o in forma inversa.

La formula utilizzata in questa analisi mette a rapporto il debito nei confronti di terzi e il capitale proprio.

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Tutte le Aziende fanno ricorso al debito Bancario, tuttavia i debiti considerati singolarmente non vanno mai oltre i 250000 euro; ciò potrebbe indicare che le aziende sono equilibrate e che facciano ricorso all’autofinanziamento, ipotesi non del tutto dimostrabile in relazione alla sottocapitalizzazione che caratterizza la maggior parte delle PMI.

Patrimonio Netto

In ragioneria ed economia aziendale il patrimonio netto o capitale netto o mezzi propri esprime la consistenza del patrimonio di proprietà dell’impresa. Esso rappresenta, infatti, le cosiddette fonti di finanziamento interno, ossia quelle fonti provenienti direttamente o indirettamente dal soggetto o dai soggetti che costituiscono e promuovono l’azienda.

13% 35% 28% 15% 7%

totale attività

minore di 250000 euro da 250000 e 1 milione di euro da 1 a 5 milioni

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Il Patrimonio netto aziendale in considerazione del fatto che il 97% delle aziende fa ricorso ad istituti di credito per finanziarsi, se rapportato al totale dell’attivo patrimoniale, si attesta intorno ad un valore dello 0,30, dato da cui emerge la sottocapitalizzazione tipica delle aziende italiane.

Inoltre nel 50% dei casi il Patrimonio Netto è inferiore alla soglia dei 250000 euro.

Utile O Perdita

L’utile in economia aziendale è il misuratore per eccellenza, in quanto fa emergere le competenze e le qualità manageriali.

Utile d’esercizio è la differenza positiva tra ricavi e costi, la differenza negativa viene chiamata perdita.

35

18 13

5

Patrimonio netto

minore di 250000 euro da 250000 e 1 milione di euro da 1 a 5 milioni da 5 a 20 milioni 20 a 50 milioni oltre 50 milioni

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Relativamente alle performance di utile o di perdita non poche sono le aziende che presentano perdite (15 che costituiscono il 21 % del campione) mentre la classe più popolata è composta da 29 aziende che presentano utili fino a 50000 euro. Al crescere dell’utile superando la soglia dei 50000 euro le concentrazioni rimangono pressoché costanti, con una concentrazione minore per la classe di utile maggiore 500000 euro.

Tabella 19-utile e perdita d’esercizio

CLASSI DI VALORI IN EURO

FREQUENZA N° AZIENDE % Perdita 15 21% Da 0 a 50000 29 41% Da 50000 a 100000 7 10% Da 100000 a 250000 9 13% Da 250000 a 500000 7 10% Oltre 500000 4 6% TOTALE 71 100,00% Roa E Turnover

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Il return on assets (ROA) è un indice di bilancio che misura la redditività relativa al capitale investito o all'attività svolta (analogo al ROI ma per gestione caratteristica e patrimoniale).

Si calcola come rapporto tra utile corrente ante oneri finanziari (conosciuto anche come EBIT) e totale dell'attivo.

Il return on asset presenta valori tendenzialmente positivi, tuttavia per avere dati più significativi è opportuno approfondire la ricerca attraverso un’analisi di settore.

14 aziende presentano il roa negativo a causa del numeratore che presenta un saldo negativo.

Per quanto riguarda il tasso di rotazione del capitale investito, indipendentemente dal settore di appartenenza che potrebbe comunque fornire informazioni utili, l’indice è tendenzialmente basso e potrebbe essere causato dalla bassa propensione delle aziende ad aumentare i propri volumi di vendita.

56% 18%

6%

Roa

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Seguendo sempre le caratteristiche di suddivisione per l’analisi del fatturato secondo una logica settoriale, i roa medi di settore si attestano intorno al 4,5 %; il roa industriale risulta più performante del roa del settore servizi di mezzo punto percentuale, dato su cui sarà necessario addentrarsi maggiormente nelle analisi successive.

Analogo comportamento presenta il turnover del capitale investito che, come per il roa vede il settore industriale mezzo punto percentuale più performante, con valori prossimi all’unità.

Alcuni Dati Di Governance:

Distinzione Tra Presidente E Amministratore Delegato

Nell’82% delle aziende indagate vi è corrispondenza tra le due figure; tra le aziende in cui non vi è questa distinzione il 24% realizza perdite d’esercizio, mentre nelle aziende in cui vi è tale distinzione solo l’8% realizza perdite d’esercizio.

Vi è una chiara correlazione positiva tra distinzione delle figure, dimensione aziendale e utile.Settorialmente non si registrano tendenze significative in merito alla distinzione tra le due figure: entrambi i settori più rilevanti, industriale e di servizi, presentano le stesse percentuali di frequenza.

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Nella tabella numero 20 vengono presentati dati relativamente al numero di amministratori presenti in azienda, il numero di aziende che presenta lo stesso numero di amministratori, il fatturato globale per numero di amministratori (inteso come somma dei fatturati delle aziende con lo stesso numero di amministratori) e lo stesso dato espresso in termini percentuali.

Dalla tabella emerge che le aziende analizzate siano caratterizzate dalla presenza massima di 11 amministratori, tuttavia il 35% del campione è costituita da aziende con un unico amministratore.

Dai relativi dati di fatturato emerge che il 35 % delle aziende con unico amministratore produce il 24 % del fatturato globale.

Al crescere del numero degli amministratori diminuiscono le aziende corrispondenti.

tuttavia per derivare una conclusione significativa sulla relazione numero amministratori-fatturato è necessario considerare la media del fatturato per azienda (data dal fatturato globale per numero di amministratori diviso per il numero di aziende con lo stesso numero di amministratori ) dati visibili nella tabella 21.

Nella tabella 21 emerge la crescente dimensione aziendale.

Al crescere del numero degli amministratori cresce anche il fatturato aziendale, sintomo di una maggiore complessità e di una maggiore azione manageriale.

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Tabella numero 20- relazione numero amministratori fatturato

Tabella numero 21- relazione numero amministratori -fatturato medio

n amministratori aziende fatturato globale aziende %

1 25 49271350 24% 2 6 9720491 5% 3 10 27410881 13% 4 9 18614438 9% 5 7 14288430 7% 6 6 31068175 15% 7 4 1919545 1% 8 2 21682560 11% 9 1 8835671 4% 11 1 23064000 11%

n amministratori media fatturato per azienda

1 1.970.854,00 € 2 1.620.081,83 € 3 2.741.088,10 € 4 2.068.270,89 € 5 2.041.204,29 € 6 5.178.029,17 € 7 479.886,25 € 8 10.841.280,00 € 9 8.835.671,00 € 11 23.064.000,00 €

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Presenza Di Amministratori Non Soci

Nelle tabelle sotto rappresentate, vengono presentate per semplicità le sole aziende che presentano da uno a tre amministratori non soci, evidenziandone i risultati negativi. All’aumentare degli amministratori non soci non si manifestano risultati importanti o cambiamenti di tendenza.

tab.20,21,22-presenza di amministratori non soci

Nel 44 % dei casi vi sono aziende in cui sono presenti amministratori non soci, tuttavia la presenza di questi non appare determinante nella realizzazione dell’utile.

1 amministratore non socio

Utile d’esercizio Espresso in euro A -47821 B 325 C 15101 D -8840 E 74838 F 7347 G 135569 h 12109 I 1647

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2 amministratori non soci

Utile d’esercizio Espresso in euro A

-108505

B

-147322

C 1628 D 1614 E 7533

3 amministratori non soci Utile d’esercizio

Espresso in euro A 482621 B 222926 C

-8411

D 93941 E

-17141

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CONCLUSIONI

L’intenzione di questo lavoro era quello di analizzare le Piccole e Medie Imprese Innovative, che costituiscono un segmento delle più generiche PMI.

Le PMI innovative costituiscono la colonna portante dell’economia italiana. Con le nuove norme volte all’incremento dell’innovazione tecnologica tra cui il Decreto Legge 3/2015 (Investment Compact), convertito con modificazioni dalla Legge 33/2015, Il MISE vuole promuovere una crescita sostenibile e la diffusione di una nuova cultura imprenditoriale più consona ad attingere dal mondo della ricerca e dell’università e ad aprirsi ai flussi internazionali di capitale umano e finanziario.

L’obiettivo è di garantire e di proiettare le PMI in un sentiero di crescita economica sostenuto da innovazione tecnologica derivante dalla collaborazione tra PMI innovative e Università, investitori istituzionali ed istituti finanziari.

Crescita, che, potrebbe essere ostacolata dalla struttura degli assetti proprietari e di governance della PMI italiana.

Le PMI sono fondate e costituite prevalentemente sotto forma di aziende familiari, con tutte le problematiche che esse comportano.

La regia d’impresa appartiene all’imprenditore, che, sovente è un tecnico, esperto della fase produttiva, che tuttavia, possiede una cultura manageriale circoscritta alle funzioni che più si avvicinano alla propria formazione.

L’imprenditore credendosi anche manager svolge tutte le funzioni amministrative e direzionali non possedendone le competenze.

In azienda mancano esperti di Finanza e di Marketing che potrebbero facilitare la crescita in più direzioni.

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Inoltre i manager-imprenditori sono riluttanti ai cambiamenti, manifestando di fatto un grosso limite per l’innovazione.

La maggior parte delle aziende è governata da un unico amministratore, e in presenza di più amministratori, la presidenza e il ruolo di amministratore delegato coincidono.

La coincidenza delle due figure evidenzia la non indipendenza dell’entità “azienda” che, per forza di cose, nelle piccole realtà dipende dalla persona dell’imprenditore.

Analizzando i bilanci aziendali delle suddette aziende emerge come il capitale intellettuale presente in azienda non ha la dovuta rappresentazione in dettaglio nel bilancio civilistico. Tuttavia il problema non può ricondursi alla forma di bilancio adottata (ordinario, abbreviato), il problema risulta essere di individuazione e di rappresentazione.

I bilanci aziendali riportano esclusivamente ciò che appartiene alla contabilità, di fatto, al fine di avere informazioni omogenee e comparabili non potrebbe essere diversamente.

Tuttavia, l’affiancamento al bilancio civilistico di un bilancio, meno formalizzato, degli intangibili, con riferimento particolare al capitale intellettuale, sarebbe d’aiuto per gli investitori e per i finanziatori in generale Il capitale intellettuale è una componente del Patrimonio Intangibile.

Esso essendo una componente soggettiva, sfugge alle rappresentazioni di bilancio, poiché risulta difficile misurare soggettivamente le capacità intrinseche dei dipendenti e del management aziendale, il talento dei dipendenti, l’efficienza dei sistemi di gestione, la natura dei rapporti con i clienti.

Tuttavia ai giorni nostri dove l’azienda non può prescindere dalla cultura e dal capitale intellettuale, e dove essi sono il motore dello sviluppo economico, non può non essere presa in considerazione l’analisi approfondita di questa

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componente. Pertanto gli studiosi di economia aziendale stanno cercando delle vie alternative per dare una misura seppur di questa dimensione.

A tal proposito Leif Edvinsson da un importante contributo definendo le tre dimensioni del capitale intellettuale: Capitale umano, Capitale strutturale ed organizzativo, Capitale cliente.

Individuando le componenti di ogni dimensione e attribuendone dei punteggi dopo averne studiato le dinamiche, è possibile esprimere una valutazione.

Infine lo studio condotto su 71 aziende casualmente estratte, ha portato a dei risultati, che, seppur significativi dovranno essere integrati con altri dati su altre aziende per rendere il campione più significativo.

L’analisi svolta fa emergere come le dimensioni delle PMI italiane siano piuttosto ridotte, e nonostante ci siano aziende che presentano risultati economici soddisfacenti con fatturati rilevanti e con un rilevante numero di addetti, la maggior parte delle aziende realizza fatturati modesti ed occupa un esiguo numero di lavoratori per lo più familiari.

Essendo la tipica forma d’impresa aziendale Italiana il MISE si è posto l’obiettivo di innalzare il livello medio delle dimensioni delle PMI in modo tale da poter creare occupazione, necessaria per la ripresa economica italiana.

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