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Il caso della Provincia di Ragusa Introduzione

La Provincia di Ragusa, collocata nella parte sud orientale dell’Isola, tra Siracusa, Catania e Caltanissetta, è la provincia più giovane e tra le meno popolose della Sicilia. Infatti, con 318.249 abitanti, si colloca al settimo posto rispetto alle altre province dell’Isola, seguita soltanto da Caltanissetta (274.731) ed Enna ( 172.456). La distribuzione territoriale della sua popolazione è peculiare, poiché presenta il numero più basso di comuni in tutta la Sicilia (12), ma tutti di

dimensioni abbastanza cospicue: il più grande è quello del capoluogo di provincia che, con 73.000 abitanti, si distacca dagli altri due comuni maggiori della Provincia, cioè Vittoria e Modica (

rispettivamente con 63.092 e 54.651 abitanti), seguiti da Comiso e Scicli (con un numero di abitanti che non supera i 20mila), Pozzallo e

Ispica (oscillano tra i 20mila e i 15mila abitanti), poi ci sono Acate e Santa Croce Camerina (superano i 10mila), Chiaramonte Gulfi (con più di 5mila abitanti) ed infine, ci sono Giarratana e Monterosso, gli unici al di sotto dei 5mila.122

Proprio per la distribuzione della popolazione, la densità piuttosto bassa, e la lontananza e le difficoltà delle vie di comunicazione con i grandi centri regionali, la Provincia di Ragusa, secondo i parametri tradizionali di sviluppo, avrebbe

dovuto trovarsi in condizioni di svantaggio, del tipo “condizioni di deficit sul piano delle possibili economie di scala, dell’ampiezza dei mercati e dei processi di integrazione territoriale. Tuttavia questi limiti hanno finito per costituire una peculiarità dello sviluppo del ragusano dagli esiti largamente positivi”. 123

Altro dato importante è quello riguardante l’andamento demografico di questa Provincia, che negli ultimi due anni ha riportato una crescita più sostenuta (3.6%) rispetto a quella regionale (1.8%) e a quella nazionale (2.4%). Ad aver inciso positivamente su questi numeri è stato sicuramente il numero degli stranieri residenti, che solo nella provincia di Ragusa incide del 7% sul totale della popolazione residente, riportando persino una crescita del 34% rispetto al 2012, un valore

leggermente più basso rispetto ai dati regionali (+37%), ma più elevato rispetto al dato nazionale

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Dati Ragusa estrapolati dal rapporto stilato in occasione della “tredicesima Giornata dell’economia” Luglio 2015

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(+21%). Questo sicuramente favorito dai flussi migratori che, da un anno a questa parte, si sono susseguiti con costanza e con numeri non trascurabili.

Un po’ meno incoraggiante è, invece, la quantità della popolazione residente che decide di migrare verso l’estero, infatti dal 2002 al 2014 non si era mai verificato un così elevato movimento

centrifugo di circa 470 residenti, indirizzati verso i paesi esteri.

Storicamente parlando, questa provincia si è sempre differenziata dal resto della Sicilia per via della minor presenza di criminalità e per il suo sviluppo economico ed imprenditoriale, che sin dalla sua nascita è stato favorito dalla presenza dell’istituto giuridico degli enfiteusi invece che di quello del latifondo (presente nel resto della Sicilia). Questo fattore ha fatto si che buona parte dei cittadini fosse proprietaria del proprio appezzamento di terra, invece di essere sottomessa ai signori benestanti, proprietari terrieri. Fu proprio questa organizzazione che, nei secoli, funzionò da incentivo per i contadini che, decidendo di investire sui propri fondi, favorirono il raggiungimento di livelli di sviluppo fino ad allora inediti per la Sicilia, e capaci di ridurre la forbice con il resto d’ Italia. Per questo motivo, negli anni 70/80, la Provincia di Ragusa, venne definita come la “Terza Italia del sud”.

A fungere da settore trainante, fu ovviamente quello primario, che con la sua forza garantì una condizione di benessere diffuso su tutto il territorio ragusano, con il contributo delle produzioni lattiero casearie(tipiche della città di Ragusa e di Modica), del comparto dell’ortofrutta, della diffusione della serricoltura (tipiche delle zone di Vittoria, Santa croce Camerina e Comiso) e infine, grazie alla costruzione di ben due mercati ortofrutticoli alla produzione, che favorirono la commercializzazione dei prodotti agricoli sull’intero territorio italiano. Ancora oggi il settore primario è il settore trainante e quello attorno al quale ruota tutto lo sviluppo del territorio ( il 18% degli occupati ragusani, ad esempio, sono impiegati nel settore agricolo) e grazie al quale si creano grossi movimenti, da e per, l’estero.

In questo capitolo tutta l’attenzione verrà rivolta al settore agricolo di questa Provincia e alla sua messa in rete, cercando di mettere in pratica quanto è stato detto nei capitoli precedenti e cercando di sviluppare la rete adattandola alle esigenze e al quadro venuto fuori attraverso la

somministrazione alle aziende, alle associazioni e ai politici del luogo, di un breve questionario ( consultabile alla fine del capitolo).

1. Il mercato del lavoro ragusano

Nell’analisi del mercato del lavoro ragusano sono stati presi in considerazione il tasso di attività (TA), il tasso di occupazione (TO) e il tasso di disoccupazione (TD). Ognuno di essi è stato

singolarmente analizzato ed è stato confrontato con l’andamento di altre aree (Italia, Mezzogiorno, Sicilia e Ragusa) per poi essere analizzato in serie storica (Dic. 2012 – Dic. 2014), in base al settore ed, infine, in maniera incrociata con i valori di genere.

Il Tasso di attività, è molto utile per misurare la partecipazione della popolazione al mercato del lavoro, perché indica quanta parte della popolazione residente lavori, o ricerchi un lavoro, sul totale della popolazione in età lavorativa, cioè dai 15 anni in poi.

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La Provincia di Ragusa presenta un TA più elevato rispetto a quello dell’intero Mezzogiorno e rispetto a quello siciliano, ma ancora indietro rispetto a quello Nazionale (si parla di un distacco di 7 punti percentuali tra TA ragusano e TA italiano). Questa situazione in linea generale sembrerebbe suggerire che la zona del ragusano sia una provincia in controtendenza rispetto all’andamento negativo del Sud Italia, ma in realtà basta confrontare i dati del 2014 con quelli del 2012 per capire che questi numeri sono in peggioramento. Infatti la Provincia di Ragusa ha registrato il calo più corposo rispetto alle altre due aree considerate (Sicilia e Mezzogiorno) che, pur riportando valori in peggioramento, sono riuscite a mantenersi al di sotto del 1%, quando invece la provincia di Ragusa ha riportato una V% negativa del 3%.

Figura 7: Tasso di attività della Provincia di Ragusa

Fonte: Istat

Facendo un’analisi del TA per genere, si denota che il TA femminile ragusano non ha inciso molto sul calo del TA degli ultimi due anni perché è stato piuttosto moderato (-0.7%), lo stesso non si può dire del TA maschile ragusano che invece è stato più aggressivo (-5.3%.). C’è da dire però che l’andamento del TA femminile ragusano rimane sempre il peggiore. Infatti si osserva una situazione stazionaria per la Sicilia e una lieve crescita per tutto il Mezzogiorno e per l’Italia (crescita che non supera l’1%). Anche per quanto riguarda il TA maschile, quello riportato dalla provincia di Ragusa è quello più forte, tuttavia, in questo caso, anche le altre tre aree hanno riportato a fine 2014 un calo rispetto al Dic del 2012.

Altri due indicatori importanti sono il Tasso di occupazione (importante per quantificare l’incidenza degli occupati sul totale della popolazione in età da lavoro) ed il tasso di disoccupazione (

importante per misurare la discrepanza sul mercato del lavoro dovuta ad un eccesso di offerta sulla domanda). Questi due valori si differenziano tra loro, perché il primo rapporta gli occupati solo sulla popolazione in età da lavoro il secondo, invece, rapporta i disoccupati su tutta la forza lavoro (occupati + disoccupati).

Cominciando dal tasso di occupazione, si osserva che la Provincia di Ragusa, anche in questo caso, chiude il 2014 con il TO più elevato (46%) sia rispetto al Mezzogiorno (42%) sia rispetto alla

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Sicilia (39%), ma rimanendo sempre al di sotto del TO nazionale, quasi dieci punti più elevato. La situazione sembra cambiare fisionomia se osservata attraverso il confronto con gli anni passati, infatti la provincia di Ragusa sembra seguire lo stesso andamento al ribasso del TO italiano, ma con una maggiore intensità. Anche per questa volta, ad aver inciso sul calo generale è stato,

principalmente, il To maschile che, nel caso di Ragusa con un calo del 5,2%, è stato il peggiore sia della Sicilia (-3.3%), sia del Mezzogiorno (-2.8%)e sia dell’ Italia (-1.6%). Lo stesso non si può dire a proposito del tasso di occupazione femminile ragusano, che oltre ad essere più elevato rispetto a quello della Sicilia e del Mezzogiorno, è anche quello che, tra il 2012 ed il 2014, non ha subito variazioni. Un dato in controtendenza rispetto alle tre aree analizzate, che invece hanno riportato un peggioramento (soprattutto la Sicilia con un calo dell’ 1.6%).

Figura 8: Tasso di occupazione

Fonte: Istat

Soffermandoci sui dati riguardanti l’occupazione, possiamo delineare non solo il tipo di

occupazione prevalente, ma anche il settore che incide principalmente sull’occupazione generale. In Provincia di Ragusa si denota che solo il 70% dei lavoratori calcolato sul totale degli occupati è un lavoratore dipendente, mentre il restante 30% sono lavoratori indipendenti. Questo è forse l’effetto della maggiore occupazione nei settori impiegatizi e dei servizi. Infatti la categoria

“ristoranti, strutture alberghiere e attività commerciali” riporta il 23% dei lavoratori sul totale degli occupati ragusani, insieme alla categoria dei Servizi che da sola ne assorbe il 43%. Invece, tutta la restante parte è inserita nel settore agricolo (18%) e tra il settore industriale e quello delle

costruzioni ( 7.5% per entrambi i settori).

Da questa proporzione così poco equilibrata tra lavoratori indipendenti e lavoratori autonomi, sembra chiaro che nella provincia di Ragusa la vecchia imprenditoria stia lentamente scemando, coinvolgendo obbligatoriamente il settore agricolo, già colpito dalla crisi, che ha visto scomparire tante piccole realtà imprenditoriali. Se poi a tutto ciò aggiungiamo che il settore agricolo nel ragusano è, storicamente, composto da aziende in cui la figura dell’imprenditore spesso coincide con quella del produttore e del contadino, capiamo che il numero ridotto di occupati nel settore agricolo potrebbe essere una delle cause del numero ridotto di lavoratori autonomi a Ragusa.

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Inoltre, il settore agricolo ragusano sembra aver perso gran parte del suo storico vigore, riportando, non solo un numero poco elevato di occupati, ma anche un peggioramento (-30%) tra il 2012 ed il 2014, che pur essendo in linea con la tendenza sia nazionale che regionale, rimane sempre un dato sconfortante. Tutto il contrario si registra per i due settori ad elevato assorbimento di lavoratori. Questi infatti sono gli unici che fanno sperare perché, sono anche gli unici a riportare un calo (2012- 2014) che non raggiunge nemmeno l’1%, e addirittura, nel caso della categoria “ristoranti, strutture alberghiere e attività commerciali” si registra persino una crescita dell’8%, forse perché favorita dall’apertura dell’aeroporto e dalla presenza di diversi siti Unesco.

Figura 9: Occupati per settore, provincia di Ragusa (2014)

Fonte: Istat

Per concludere non rimane che analizzare il T.D., anche per questo indicatore la situazione sembra confermare quanto già analizzato per gli altri due valori. Infatti dal confronto tra le tre aree, la Provincia di Ragusa ha riportato un TD più basso (18%) rispetto alla Sicilia (22%) e al

Mezzogiorno (21%), ma rimanendo sempre in una situazione peggiore rispetto a quella italiana (13%). Facendo l’analisi storica si evince che rispetto al 2012, il TD ragusano è quello che ha riportato l’andamento migliore, cioè con un aumento abbastanza basso (+0.3%), superando sia la situazione nazionale che ha riportato un aumento del 2% e staccandosi nettamente con i dati del Mezzogiorno e della Sicilia che riportano un aumento che oscilla tra il 3% ed il 4%. Attraverso l’analisi di genere del TD, si evince che anche in questo caso l’andamento della disoccupazione femminile abbia contribuito a rendere meno allarmante i risultati, infatti al 31 Dic. 2014, il TD femminile della provincia di Ragusa (21%) è sempre più alto rispetto all’andamento nazionale (14%), ma è migliore rispetto a quello Siciliano (24%) e a quello del Mezzogiorno (23%). Inoltre a rafforzare la situazione meno allarmante del TD femminile ragusano è l’andamento degli ultimi due anni. Infatti è l’unico valore che tra il 2012 ed il 2014 e in confronto alle altre due aree ha registrato un, seppur lieve, calo (-1%). Infine per quanto riguarda il TD maschile, quello ragusano (17%) è più elevato rispetto a quello nazionale (12%), ma più basso rispetto a quello del Mezzogiorno (19%) e

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della Sicilia (21%) e anche in questo caso è quello che rispetto al 2012 ha registrato l’andamento migliore rispetto alle altre tre aree, riportando solo un aumento dello 0,3%.

Figura 10 : Tasso di disoccupazione

Fonte: Istat