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2 Il settore agricolo della Provincia di Ragusa

La provincia di Ragusa si estende su una superficie di 1,600 km², di cui solo il 63% è SAT ( superficie agricola totale).

Di questa percentuale di Superfice agricola totale, quella utilizzata (SAU) ha un’incidenza

dell’89%, dove il 64% è utilizzato per le produzioni con seminativi (in particolare per le foraggere avvicendate), il 20% è utilizzato per le legnose agrarie (principalmente per gli ulivi),il 16% sono pascoli e solo la restante parte si redistribuisce tra orti familiari, boschi, arboricoltura da legno e serre. Per quanto riguarda il comparto dell’allevamento, solo in provincia di Ragusa, troviamo 1839 aziende zootecniche, di cui l’83% sono aziende con bovini (si registrano circa 76.500 capi). Tra i settori economi ragusani, il settore agricolo è quello avente l’incidenza maggiore (26%) sul totale delle imprese ragusane, superando il livello raggiunto dalle imprese dedite al commercio (25.8%) e quelle dei servizi (20%). Tuttavia lo stato di salute del tessuto imprenditoriale agricolo, sembra essere il meno sano perché, rispetto al 2012, ha visto ridursi del 5%, contrariamente a quanto è accaduto per il settore del commercio e dei servizi che, invece, hanno riportato una crescita, rispettivamente dell’ 1,2% e del 3,8%.

Incrociando i dati di settore con quelli dell’età e quelli di genere, emerge che tra le imprese giovani, il settore in cui esse sono maggiormente presenti è quello del commercio (28% sul totale delle imprese giovani di Ragusa), seguito dal settore agricolo (23%) e da quello dei servizi, anche se quest’ultimo è stato l’unico in grado di registrare un, seppur lieve, aumento tra il 2012 ed il 2014 ( solo due aziende in più, lo 0.20%), contro un calo nettamente più sostenuto del settore agricolo (- 16%) e quello del commercio (-6.4%). Per quanto riguarda le imprese femminili, si evidenzia come queste siano per lo più inserite nel settore agricolo (31% sul totale delle imprese femminili), seguite

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dal settore commerciale e dai servizi (rispettivamente il 26% ed il 24% sul totale dell’imprese femminili).

Figura 11. Imprese per settore della provincia di Ragusa (2014)

Fonte: Istat

Per quanto riguarda il tipo di produzione, all’interno del settore agricolo ragusano le principali colture, cui si dedicano le aziende, sono quelle dell’olivo ( 50% sul totale delle aziende ragusane) e la coltura degli ortaggi (30%), quest’ultima principalmente svolta all’interno di impianti serricoli, i quali caratterizzano il 27% delle aziende ragusane. Insieme a queste produzioni, registrano delle buone percentuali le foraggere avvicendate e la coltivazione dei frutteti ( riportano entrambi valori che oscillano tra il 20 ed il 25%), seguiti dalla produzione dei cereali (19%) e solo il 7% alla coltura della vite. All’interno dell’area, si registrano dei numeri ridotti, però, per quanto riguarda le aziende che svolgono attività connesse al settore agricolo. Si parla di 115 aziende che si occupano della prima lavorazione dei prodotti agricoli, 76 sono agriturismi, 66 si occupano della trasformazione dei prodotti animali, 36 si occupano della trasformazione dei prodotti vegetali e un numero ancora più ridotto di fattorie didattiche e di aziende dedite alle attività ricreative e sociali ( il numero delle aziende oscilla da 5 a 10).

A dare prestigio al settore primario ragusano sono le diverse ed uniche produzioni d’eccellenza. Si parla di produzioni dotate di certificazione di tipicità, come: i formaggi Dop con 67 produttori (Ragusano Dop), le produzioni ortofrutticole Dop con 108 operatori ( Pomodorino di Pachino) ,le produzioni di Oli extravergine d’oliva Dop e Igp con 36 operatori (Olio Dop Monti Iblei) e le produzioni vitivinicole con il Cerasuolo di Vittoria Docg. Insieme alle produzioni d’eccellenza, contribuiscono a dar pregio alla zona i Presidi Slow food, che hanno rafforzato e promosso il settore primario della provincia, tutelando: l’allevamento dell’Asino ragusano e i suoi derivati, la Cipolla di Giarratana, il Fagiolo Cosaruciaru di Scicli, la Fava Cottoia di Modica, e le mucche di Razza

modicana.

L’importanza di questo settore emerge pure dall’analisi sui movimenti di import ed export presenti nel ragusano, infatti, dai dati emerge che la Provincia di Ragusa ha una buona propensione ad esportare (6% di export sul totale dell’economia) ed una discreta apertura al commercio estero (11% sul totale dell’economia siciliana).

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Rapportando tra loro i valori dell’import e quelli dell’export ragusani, emerge che, in entrambi i casi si verifica una crescita rispetto al 2013( la crescita delle importazioni è superiore rispetto a quella delle esportazioni, si parla rispettivamente di un +17% contro un 14%), ma i valori sulle esportazioni sono in linea generale migliori, dimostrando una maggiore propensione a portare oltre confini i propri prodotti, piuttosto che importarli da altri paesi. Questo lo si può notare sia dai valori espressi in migliaia di euro riportati dall’Istat, sia attraverso le incidenze percentuali che hanno sui rispettivi totali regionali, si tratta di un’incidenza del 3% sul totale delle esportazioni regionali, contro l’1.5% sul totale delle importazioni regionali.

Nonostante riportino volumi e tendenze leggermente diverse, ad accomunare questi due processi sono sia i paesi con cui istaurano dei rapporti sia i settori maggiormente interessati, infatti in entrambi i casi i rapporti di scambio, avvengono principalmente con i paesi europei ( si tratta di valori che oscillano tra il 60 e l’80%), solo in parte avvengono con l’Africa ( soprattutto per l’import, quasi il doppio rispetto all’export), con i paesi dell’ America (tra il 5% ed il 10%) e con i Paesi dell’Asia ( tra il 2% ed il 5%) e si tratta principalmente di prodotti chimici per l’agricoltura (fertilizzanti), prodotti utili per la produzione agricola ( la plastica da usare per la costruzione delle serre), ed infine prodotti agricoli ed alimentari.

Da questi dati emerge che il settore agricolo e quello alimentare sono tra i settori maggiormente interessati nei processi di import, confermando, ancora ad oggi, gli stessi problemi legati ad un import senza controllo dei prodotti agricoli. Infatti in seguito al 2010, con l’iniziativa Green

Corridor si è dato “il via” all’ingresso di una serie di prodotti agricoli provenienti dai Paesi del Nord Africa, prodotti a costi di produzione inferiori, con tassazioni inferiori, con livelli di additivi chimici fuori controllo, rappresentando una vera e propria minaccia per il comparto agricolo locale e

generando nuovi fenomeni come quello del Dumping (quando i prodotti vengono etichettati con etichette che indicano una provenienza diversa da quella reale, possibilmente una provenienza più pregiata).

L’unica nota positiva, che emerge dalla lettura dei dati sui movimenti di import ed export, è che il livello dei prodotti agricoli e agroalimentari esportati è superiore rispetto a quelli importati. Questo dimostra, ancora una volta, la forza e la capacità dell’agricoltura ragusana nel resistere e nel

competere sulla qualità con altri paesi che, invece, competono totalmente sui costi.

3 L’identificazione di distretto rurale e agroalimentare nel