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CAPITOLO II Milano anni Ottanta

2.4 Il caso settentrionale: Enfatismo

Ho appeso le opere di questi artisti nella mia stanza. E sono uscita a passeggiare nella città. F. Alinovi

Il clima di febbrile fervore, che anima la generazione nata poco prima del ’60270, si

manifesta a Bologna nel gruppo artistico “guidato” da Francesca Alinovi: l’Enfatismo. Giovani artisti, fotografi, performers, tutti universitari del DAMS, si riuniscono attorno alla figura della nota critica d’arte militante, dopo essere rimasti affascinati dalle sue lezioni all’Università. Ricercatrice presso la facoltà di Bologna e apprezzata curatrice anche in campo internazionale, Alinovi diventa vate di una sperimentazione artistica nata per ribellarsi alle forme del conformismo nascente, un esperimento collettivo travolgente e creativo che vede i componenti desiderosi di imporsi e di perdersi nella nascente creazione. La genesi del giovane movimento avviene quasi per caso, tra feste e aperitivi organizzati negli spazi artistici della città felsinea. Il battesimo si svolge, però, a Pescara nel corso della mostra Ora! del 1982 tenuta presso la galleria di Cesare Manzo, seppure i partecipanti non siano ancora riuniti sotto una etichetta definita e neanche i critici d’arte si siano accorti del rinnovamento in atto271.

Il catalogo della mostra non riporta infatti nessun riferimento ad un gruppo ben preciso, anzi registra il titolo dell'esposizione, Ora!, e racchiude in pochissime righe e in nuce il manifesto che comparirà poi su Flash Art nell'estate del 1983. Presenti all'esposizone, Lucio Angeletti, Claudio Bacilieri, Giuseppe Blasi, Ivo Bonacorsi, Gabriele Cavicchioli, Francesco Ciancabilla, Gino Gianuizzi, Ignazio Di Giorgi, Emanuela Ligabue, Pizzi, Andrea Taddei, Maurizio Vetrugno, Alessandro Zanini.

Alinovi, nella breve disamina critica iniziale, sostiene il ruolo della mostra e la sua

270 Bologna, negli anni '80, si rende nota nel panorama artistico nazionale per la nascita e la definizione, da parte di Barilli, Alinovi e Daolio, del gruppo artistico i nuovi-nuovi. I giovani artisti, che hanno imparato l'arte della materia dai torinesi dell'Arte Povera, ora sono capaci di rinnovare la tradizione, poiché si sentono parte dello spirito del tempo e agiscono trasportati dagli eventi. Cfr. BARILLI R., ALINOVI F., DAOLIO R., Dieci anni dopo: i nuovi nuovi, catalogo della mostra, (Bologna, Galleria d'arte moderna, dal 15 marzo 1980), Grafis Edizioni, Bologna, 1980

271 Nessun articolo, saggio, accenno in merito alla formazione di questo nuovo gruppo artistico sembra affacciarsi sul panorama della critica artistica nazionale. Il catalogo della mostra Ora! presente in unica copia nazionale consultabile presso la Biblioteca del Dipartimento di Arti Visive – sez. I. Supino di Bologna e l'articolo postumo pubblicato dalla redazione di Flash art nell'estate 1983, riguardo al “manifesto” enfatista, sembrano essere gli unici riferimenti bibliografici datati del presente argomento.

necessità, «dev'esserci ora, o mai più»272. Le opere enfatiste sono destinate a

smaterializzarsi, perché avvertono l'immediatezza, la freschezza solo se contestualizzate al presente.

Ecco si rivela immediatamente il fil rouge che lega le opere: tutte queste personali, sono manifestazioni artistiche, perché lo sono nell'hic et nunc, sono attuali se vivono nell'adesso; un attimo dopo o un riferimento al passato le relega invece all'«archeologia del contemporaneo». Diversamente dai Nuovi-nuovi o dagli artisti della Transavanguardia, gli

enfatisti non producono per essere musealizzati, anzi vogliono «dimenticare e non vedere,

per voler scomparire. Per non essere visti ed essere dimenticati. Per essere solo in quell'istante in cui l'opera viene fatta, e poi cancellarsi»273.

Sulla copertina, campeggia una fotografia di Barbara Fenati scattata poco tempo prima dell'esposizione pescarese presso gli spazi di quella che diventerà in seguito la galleria

Neon a Bologna. Nella foto, si riconosce Francesco Ciancabilla e altri due artisti del

movimento che riproducono, interpretandolo, il celebre olio su tela dell'americano Edward Hopper, NightHawks del 1942. Sul grande specchio, la scritta in italiano ora!, quindi in francese, maintenant, e in tedesco, nür, in inglese, now. Secondo Ivo Bonacorsi274, uno

degli artisti del gruppo attivo ancora oggi nel panorama artistico, le lingue utilizzate sono quelle del dadaismo storico e il maintenant è un chiaro riferimento alla rivista Maintenant! di Arthur Cravan, un pugile e poeta inglese, diventato un idolo nelle schiere dadaiste e surrealiste. I cinque numeri della rivista, che avevano l'intenzione di creare scalpore negli ambienti intellettuali dell'inizio XX secolo, furono oggetto di studio accademico di Alinovi alla fine degli anni '70: si comprende così l'elogio alla creazione di Cravan e alla sua figura così originale e inafferrabile.

Nel volume del breve catalogo, una traduzione in lingua inglese dell'introduzione alla mostra, viene preceduta da una poesia di David Rattray. Graffiti Kids do Think dedicata appunto a Francesca Alinovi e ai suoi «giovanissimi»275. Rattray, poeta affermato, è stato

272 ALINOVI F. (a cura di), Ora!, catalogo della mostra, (Pescara, Galleria di Cesare Manzo, dicembre 1981-gennaio 1982), Cesare Manzo, Pescara, 1981

273 Ibidem

274 BONACORSI I., L'estasi dell'arte in «Il Manifesto», 25.10.2013

275 «Graffiti kids do think/ Aztec and scat – not shit – like/Baby Legba/ coming out of a slit in heaven's thigh/ and it's/ no myth or alibi/ but a feat in sneakers/ discovered by/ Rimbaud, a tumor/ ballooning on his stump/ singing to a hand organ, sky-high,/ of perfect justice / Africa I too have seen/ but from a mountain in Europe/ a faint line/ like a phone call/ between the Louvre and the Great Pyramid/ No parables transcend,/ none need now/ ponder the prophetic end of negritude/ you're in a fast lane lady/ All Africa and her prodiges/are in/you/ not elsewhere/ History is a Petrie dish/ the living will soon outnumber

traduttore di Antonin Artaud, un commediografo francese vicino al movimento surrealista e autore del saggio Van Gogh, il suicidato della società (1947). Un intreccio, dunque, per nulla casuale; una selezione di fonti in linea con il linguaggio egotico e spontaneo degli enfatisti.

In Ora!, Alinovi analizza le modalità di operare degli artisti presentati e, per ognuno di loro, spende alcune considerazioni in relazione alle opere in mostra. Lucio Angeletti e Giuseppe Blasi, accomunati dalla tecnica fotografica, sono entrambi concentrati sul macro e sugli ingrandimenti dei particolari umani. Gino Gianuizzi è poliedrico e dedito al disegno come alla fotografia, e in entrambi i campi sperimenta grovigli iconici al neon e figure stanti enigmaticamente immobili. Gabriele Cavicchioli, Ignazio Di Giorgi, Alessandro Zanini: fotografi che indagano le possibilità della macchina fotografica e modificano manualmente o in camera oscura i soggetti degli scatti. Cavicchioli con i patterns pop si distanzia allora dalle ambientazioni lugubri e desertiche delle fotografie di Zanini. Come Cavicchioli e Di Giorgi, anche Ciancabilla gioca invece con i travestimenti, suoi o dei compagni, che immortala e modifica poi manualmente in superficie con colori e decorazioni.

Ivo Bonacorsi si destreggia invece con un tipo di disegno pulito e lineare che somiglia ai progetti di moda o di design. Emanuela Ligabue e Andrea Taddei producono sculture mobili, abiti ingombranti di gesso o polistirolo che mimano i moduli architettonici del passato. A Pizzi surrealista, segue infine Maurizio Vetrugno, un artista sopra le righe che alla stregua di Manzoni o Klein ambisce a rendere eterna la firma di sé imbevendo nel colore parti del corpo e lasciandone quindi le tracce sulla superficie bianca. Il gallerista Inga-Pin ricorda il progetto della Alinovi276 durante una conversazione

amichevole nell’82, quando, entrambi fiduciosi nel futuro, erano intenzionati ad organizzare una grande mostra collettiva presso la galleria Il Diagramma che avrebbe riunito i lavori dei Nuovi Futuristi277 e quelli degli Enfatisti. Un progetto comune, neppur

troppo ambizioso da sembrare impossibile.

Eppure nell’estate nel 1983, la vita della giovane critica d’arte viene stroncata per mano dell’artista e suo protegé Francesco Ciancabilla, accusato dell’omicidio della compagna.

all the dead/ i giovanissimi/ in a progressively expanding sphere you can almost/ reach out/ and crumple in your fist» in ALINOVI F. (a cura di), Op. cit.

276 BARILLI R., Nuovo Futurismo, Ridisegnare la città, catalogo della mostra, (Milano, Spazio Oberdan, 20 giugno -9 settembre 2012), Silvia Editrice, Milano, 2012, p. 9

Flash Art la omaggia pubblicando il suo ultimo scritto278, un testamento spirituale, frutto di

una testimonianza di fede verso la giovane arte italiana e i suoi protagonisti. L’articolo postumo, riproposto dalla nota rivista d’arte italiana, traccia i caratteri del movimento

enfatista e ne elenca i suoi componenti. Si tratta di una disamina densa e vivace e di un

dialogo de visu con i protagonisti. L’articolo si sviluppa come un vero e proprio manifesto, corredato da poche immagini, che risale all’origine della titolazione del gruppo:

L’enfatia è come una malattia, è l’enfasi dell’estasi, è l’estasi del mettersi in mostra. È mostrarsi allo scoperto con l’enfisema sotto pelle, il morbillo dell’infanzia enfiatica, il gonfiore tumefatto dell’enfasi di sé che preme dentro i tessuti cellulari e soffia per esplodere al di fuori. Gli enfatisti sono degli enfanomani, megalomani dell’enfasi e malati di elefantismo, del gigantismo di sè, con i piedi grossi da elefante e il telefono innestato nel cervello per sintonizzarsi sulle onde della telepatia dell’enfasi.279

L’incipit denota il tono prorompente e forse volutamente allitterato del manifesto. Così come il Nuovo Futurismo stava voltando le spalle al movimento della Transavanguardia e stava rinnovando il clima artistico dall’hinterland milanese, l’Enfatismo ammicca ora ad un modo tutto americano di farsi notare, graffiando le pareti delle gallerie con piglio euforico, come enfants cresciuti nelle periferie di New York. Nonostante l'eterogeneità dei singoli progetti, gli Enfatisti sono riuniti dalla Alinovi sotto una stessa voce, poiché tutti amano mostrare se stessi e le loro opere, come se fossero costantemente sotto i riflettori. I loro manufatti sono prodotti per essere visti e per essere giudicati dai più come una copia dell’esistenza, uno scherzo enfatico che si trasforma in arte, un’esagerazione che si fa esercizio. Gli Enfatisti si mostrano pronti a rinunciare all’essenziale, per abbracciare il superfluo e, coerenti con questa dinamica, non teorizzano un modo nuovo di dipingere o di sperimentare, ma un un nuovo modo di essere.280

Francesco Ciancabilla e Ivo Bonacorsi utilizzano tecniche figurative minimali, l’uno, incentrato sullo studio di forme umane in bianco e nero, immortala dei corpi in tensione verso l’esterno, fotografie rubate agli amici, alle riviste, alla quotidianità. Sono immagini

278 ALINOVI F., Enfatismo, in «Flash Art» n. 115, estate 1983, pp. 22-27 279 Ivi, p. 22

280 FEDI F., Collettivi e gruppi artistici a Milano. Ideologie e percorsi, 1968 - 1985, Edizioni Endas, Milano, 1986, p.114

«cattive», come le definisce Alinovi nell’articolo, drammatiche e truci che chiamano amore e odio. Bonacorsi invece avverte le influenze del mondo pop e le traduce in figure di cavalieri erranti dalle sgargianti armature; l’uso della vernice spray non disdegna il confronto con i colleghi graffitisti d’oltreoceano.

Agli Enfatisti, Alinovi associa anche il gruppo Neon, un trio composto da Gino Gianuizzi, Valeria Medica e Maurizio Vetrugno. Nell’intervista si legge:

“Neon non sarebbe mai nato se non fosse nato prima il nome Neon, poi la scritta rosa al neon, dopodiché si è trovato uno spazio a Neon. Esisteva già il neon, il neon della scritta di Neon, ma non esisteva nessun luogo per Neon. E questo è molto enfatista, immaginare un’immagine dell’arte prima ancora che l’arte esista come arte”.281

Il luogo a cui si accenna è la Galleria Neon, crocevia artistico bolognese in cui gli enfatisti si presentano nel gennaio del 1982 e nel marzo dello stesso anno per Arte Fiera. Il trio

Neon utilizza strumenti con il neon per modulare gli spazi e ridisegnarne di volta in volta i

confini, mentre la plastica, usata da Vetrugno per ideare sculture, diviene una critica evidente ai corpi atletici ipertrofici e all’abbondanza nel mondo dell’arte di opere fittizie. Al movimento enfatista, Alinovi associa anche alcuni teatranti riuniti nel sottogruppo Padiglione Italia, Claudio Bacilieri, Emanuela Ligabue, Andrea Taddei, protagonisti di una visione dello spettacolo teatrale indubbiamente originale, un’esplosione di suoni e movimenti che pretende di liberarsi dalle costrizioni della tradizione. Oltre alla performance, sperimentano la produzione di oggetti di scena pieni di ironia, una sorta di ritorno all’oggetto dada282.

Al gruppo enfatista appartengono anche due fotografi, pienamente addentro alla teoria collettiva del gruppo. Lucio Angeletti e Beppe Blasi mettono in risalto, dilatano, enfatizzano i caratteri dei loro scatti. Il primo, concentrato sulla sua personale figura, ritrae se stesso in forme inusuali: si traveste da pugile o da attore, senza tuttavia mimare o canzonare i caratteri; sono invece i Rocky Marciano o i Jack La Motta, noti pugili statunitensi, che si travestono nei suoi panni, prendendo così le forme anonime di un fotografo che ne veste i loro. Si perde in questo modo l’autenticità del mito e si enfatizza in

281 ALINOVI F., Op. cit., p. 26 282 FEDI F., Collettivi e…, p. 130

chiave singolare la notorietà che non è più dell’altro, ma del singolo.

Blasi ricerca, al contrario, il particolare, la nota ignorata, non percepita, che però c’è e la si percepisce come assente o indifferente. La fotografia qui è il mezzo per registrare un’attenzione, una premura smisurata nei confronti di oggetti insignificanti.

Gli enfatisti si mostrano attenti al superfluo più che all’essenziale, sono più egocentrici che affettivi, sono il risultato di un nuovo approccio alla pittura e all’arte, poiché i modi e le espressioni sono differenti rispetto al passato. Sono i contemporanei di Tondelli e i protagonisti del suo romanzo: passionali e irrefrenabili, diversissimi nelle manifestazioni artistiche e gemelli nella condivisione emotiva. Nato alle pendici di una rivalutazione pop del contemporaneo, l’Enfatismo si sviluppa come una sorta di appendice delle esperienze americane della Alinovi. Vicina a Keith Haring, Kenny Sharf e alle tendenze rivoluzionarie del nascente distretto dell’East Village newyorkese, la giovane critica d'arte avverte che Bologna e gli spazi underground della città posso avvalersi di un terreno interessante per la creazione di una new wave italiana in via Solferino.

Durante i viaggi negli Stati Uniti, conosce personalmente i protagonisti della frizzante atmosfera newyorkese e si confronta con dinamiche genuine alle quali era rimasta profondamente affascinata. Grazie all’influenza acquisita nel circuito dell’arte italiana, Alinovi è sul punto di organizzare una grande mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna: dopo Ora!, Alinovi cura nel 1982 Frontiera Party presso lo spazio bolognese Segreto Pubblico; nel 1983, Avant-garde Photography in Italy presso la Stichting Canon Photo Gallery di Amsterdam e la I e II serata enfatista presso la galleria bolognese Neon, tra l'inverno e la primavera de 1983.

Acquista dunque un certo grado di visibilità, non soltanto nazionale. Purtroppo, la prematura scomparsa interrompe qualsiasi ulteriore progetto283: fallisce l’esperimento

enfatista, allorché i suoi componenti decidono di proseguire individualmente le loro

carriere artistiche.

283 L’anno successivo, 1984, il progetto di Alinovi Arte di Frontiera. New York Graffiti fu poi portato avanti dai colleghi Claudio Marra e Roberto Daolio, i quali concretizzarono l’esposizione rendendola pure itinerante (Bologna, Galleria d’arte moderna, marzo-aprile 1984; Milano, Sagrato del Duomo, giugno- agosto, 1984; Roma, Palazzo delle esposizioni, settembre-ottobre 1984). Esposte opere di J. Ahearn, A One, D. Baechler, J.-M. Basquiat, J. Brown, R. Cutrone, Futura 2000, R. Hambleton, K. Haring, J. Holzer, J. Ladda, L. Quinones, Rammellzee, K. Scharf, Crah, Torrick Toxic Ablack, C. The Arbitrator Koor Hargrove, C. Daze Ellis.

Illustrazioni al capitolo