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4. L’INDUSTRIA DEL TISSUE

4.1 Il ciclo produttivo

Secondo i dati del 2015 di Assocarta50 l’industria cartaria italiana conta 123 imprese con 19500 addetti con una produzione di 8.8 milioni di tonnellate e un fatturato di 6.9 miliardi di euro51.

“L’industria cartaria è un senso stretto un comparto altamente frammentato in quanto comprende la produzione di una vasta gamma di beni anche profondamente diversi per cui i processi produttivi possono essere significativamente diversi. Vengono distinte due grandi categorie di prodotti che comprendono a loro volta ulteriori sotto-classificazioni 52”:

1. Carte e cartoni;

a) carte per usi grafici; - carta da giornale; - carte naturali con legno; - carte naturali senza legno; - carte patinate con legno; - carte patinate senza legno;

b) carte per uso domestico, igienico e sanitario c) carte e cartoni per imballaggio;

- carte e cartoni per cartone ondulato; - cartoncino per astucci;

- altre carte e cartoni per involgere e imballo; d) altre carte e cartoni.

2. Paste di legno per carta.

Dalla moltitudine di prodotti sopraelencati è facilmente intuibile come i processi produttivi possano notevolmente differire per ciascuno di essi. In questa sede mi

50 Assocarta è la principale associazione italiana, aderente a Confindustria, delle aziende che

producono carta, cartoni e paste per carta.

51 Dati 2015 da: www.assocarta .it

52 POZZI C., QUAGLIONE D, SARRA A., L’industria della carta in Italia tra globalizzazione e

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limiterò a dare alcune informazioni essenziali sul processo di produzione della carta per uso domestico, igienico e sanitario, nel linguaggio comune aziendale carta tissue.

Il processo di produzione della carta è incentrato sulla macchina continua, composti da una serie numerosa di macchinari collegati tra loro per il processo meccanico e fisico-chimico che consente la trasformazione della cellulosa in bobine madri dette nel linguaggio tecnico internazionale parent reels o jumbo rools. La macchina continua lavora in maniera perpetua salvo eventi di manutenzione programmata (generalmente eseguiti nel mese di agosto) finalizzati alla sostituzione delle parti usurate o ad un efficientamento tecnologico volto a ridurre il costo di produzione o a migliorare la qualità del prodotto finito. Questa macchina raggiunge anche i dieci metri di larghezza e un centinaio di metri di lunghezza e produce carta ad una velocità cha in casi limite raggiunge i 2000 metri al minuto. Le altre caratteristiche peculiari della macchina continua sono le quantità notevoli di energia e di acqua per il suo funzionamento, e l’importanza degli interventi manutentivi su di essa. Una anomalia o un fermo macchina in una delle parti della macchina porta infatti ad avere ripercussioni sull’intera linea in quanto le fasi produttive agiscono in maniera sincrona e conseguenziale. Colgo l’occasione per anticipare una delle ragioni di successo del distretto lucchese che è la presenza di numerose ditte di manutenzione specializzate sulle macchine continue, in sistemi elettrici e di controllo, spesso molto piccole e flessibili.

La materia prima ha un’importanza notevole nel settore in quanto da questa dipendono molte delle caratteristiche del prodotto finito (non sempre apprezzabili in maniera diretta dal consumatore) quali ad esempio lo spessore, la grammatura (Kg/m2), la stampabilità, la permeabilità. La materia prima in questione a meno che non si tratti di carta da riciclo è la cellulosa, una materia prima principalmente importata tramite il porto di Livorno da Sud America, Indonesia, Scandinavia, Canada. In base al processo che separa la lignina dalla cellulosa delle piante essa può essere di varie tipologie, ciascuna più o meno adatta per la produzione di uno specifico prodotto finito:

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- La pasta meccanica - La pasta chemimeccanica - La pasta semichimica

- La pasta chemitermomeccanica

Il prodotto ottenuto al termine di una macchina continua standard è una bobina di circa 2.4 metri di altezza del diametro di circa 2.3 metri e del peso di circa 2 tonnellate; ne produce più di venti al giorno e basterebbero 7 giorni di produzione per produrre una striscia di carta sufficiente a coprire la circonferenza della terra. La trasformazione della carta in prodotto finito può avvenire nello stesso stabilimento se l’impresa è integrata verticalmente altrimenti le bobine vanno trasferite ai cosiddetti converting; è cioè una nuova serie di macchinari (principalmente robot). Nel distretto di Lucca la specializzazione dei prodotti è molto elevata soprattutto nei converting cioè a valle della filiera; inoltre sono presenti anche più imprese e di dimensioni minori vista la necessità di capitale importante per aviare una macchina continua. Da ogni tipologia di carta prodotta discende una categoria di famiglie prodotto su cui diverse imprese si sono specializzate, così per la produzione dei macchinari di converting che determinano molte delle caratteristiche del prodotto finito. Senza addentrarmi nella parte tecnica del processo produttivo mi limiterò solo a constatare l’importanza economica della filiera della Lucchesia per poi di cercare di descrivere le caratteristiche fondamentali dell’industria cartaria italiana e internazionale per poi concentrarmi sul comparto del tissue in modo particolare relativamente a Sofidel.

Lo schema seguente è tratto dal sito di Sofidel S.p.a, e rende intuibile anche ai lettori meno esperti come me il ciclo produttivo del tissue:

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1) In base alla scheda impasto, il documento che indica quali tipologie di cellulosa e in quali quantità vanno prelevate, si procede al posizionamento delle balle di cellulosa sui nastri trasportatori che le condurranno nello spappolatore o “pulper”.

2) Il pulper ha l’aspetto di un grosso frullatore infatti qui le balle sono lavorate chimicamente e meccanicamente con acqua calda e reagenti in modo da passare da uno stato solido a uno liquido.

3) “L'impasto viene sparato su una tela, per poi finire su un feltro che lo trasporta a un enorme cilindro di ghisa o acciaio (Yankee) che ha una temperatura di 100° centigradi. Qui l'aria calda (450°), soffiata dalle cappe asciuga il foglio che viene poi arrotolato per formare la bobina madre53”.

Figura 15. Il processo produttivo della carta

4) Su ogni bobina madre che darà vita a decine e decine di prodotti finiti sono effettuati dei controlli al termine della linea e prima dello stoccaggio in magazzino; vengono verificati in particolare i parametri tecnici quali il grado di spappolamento (parametro essenziale per le carte igieniche) o l’assorbenza (asciugatutto) la resistenza longitudinale e trasversale del prodotto.

5) Le bobine madri nascono con un solo velo di carta e in questa fase vengono accoppiati più veli per esigenze di prodotto a due tre o quattro veli.

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6) Le bobine sono ricoperte con un materiale estensibile simile ad una robusta pellicola e viene apposta un’etichetta che ne indica i parametri fisici e tecnici.

Figura 16. Il processo produttivo della carta

7) In questa fase avviene la trasformazione della bobina madre in un rotolo grezzo detto (log) che ha il diametro del prodotto finito ma è di lunghezza maggiore e verrà poi tagliato. Negli impianti di converting la carta è stampata, incollata, goffrata54, perforata e avvolta sull’anima di cartone. 8) In questa fase avvengono più livelli di confezionamento, prima viene

apposto l’imballo primario, generalmente in polietilene, (nella carta igienica è quello che apparirà nello scaffale del supermercato, nei fazzoletti di carta appare l’imballaggio secondario); ci può essere un imballaggio secondario generalmente in polipropilene, più rigido e lucente ( la carta che tiene insieme più pacchetti di fazzoletti); l’imballo terziario che è quello che costituisce il “collo” del prodotto (unità di riferimento per la vendita all’ingrosso; infine la fasciatura con un materiale estensibile dell’intero pancale di prodotto, per mantenere insieme le confezioni, preservarlo da agenti esterni e consentire di apporre l’etichetta con le specifiche del prodotto che consente anche la tracciabilità del pallet.

9) Stoccaggio del prodotto nel magazzino prodotti finiti, generalmente questo è collocato alla fine delle linee produttive di converting. Nei magazzini moderni lo spostamento del pallet dalla trasformazione alla zona del magazzino designata è effettuata da navette LGV (Laser Guided

54 La goffratura è quel processo che permette di imprimere delle decorazioni in rilievo sulla

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Vehicles), dei carrelli guidati da una tecnologia laser che consentono la movimentazione del prodotto in automatico.

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