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Il colonnato della navata e le semicolonne dell'ambulacro

le nuove tecnologie per il rilievo architettonico

VI. conoscere per rappresentare

6.9. Il colonnato della navata e le semicolonne dell'ambulacro

Il colonnato è attribuibile alla seconda fase costruttiva. Bertaux sostiene che la navata sia posteriore di parecchi anni al coro e che i capitelli corinzi, con doppio ordine di sedici foglie, siano del 1200; come lui, la maggior parte degli studiosi che hanno approcciato allo studio dell’Incompiuta ritengono che vi sia una distanza temporale significativa tra i due interventi.

Bordenache rileva, comparando la fattura dei capitelli corinzi della navata con i capitelli delle semicolonne del coro, scolpiti nelle primitive forme dell’arte romanica, un grado di plasticità notevol- mente diverso, tale da fargli affermare senza alcun dubbio che i due interventi siano distanti tra loro di almeno cent’anni53. Anche Bozzoni

sottolinea il contrasto tra la fattura alquanto rozza di alcuni capitel- li dell’ambulacro (raffiguranti aquile, folletti e creature fantastiche, volti anonimi, con abachi che riproducono motivi geometrici o tralci vegetali) e le forme raffinate dei capitelli della navata, premonitrici del gotico oramai imminente, che «rappresentano il momento quali- tativamente più alto della fabbrica incompiuta»54.

I capitelli dell’ambulacro sono tutti diversi tra loro, mentre quelli del colonnato, derivanti da una re-inventio dello stile corinzio in epo- ca duecentesca, sono praticamente l’uno la copia dell’altro, a meno dell’abaco che per taluni capitelli è nervato, per altri è ornato da fo- glie d’acanto.

La differente iconografia degli elementi scultorei della Incompiu- ta rende manifesta la forte eterogeneità temporale che sussiste tra le due maggiori fasi costruttive.

Lasteyrie analizzerà nel dettaglio le forme e le tipologie di capitelli delle chiese romaniche, molte delle quali sarebbero riconducibili alla Incompiuta. Lo studioso scrive «Ces chapiteaux, au lieu d’être tous

du même modèle, comme dans la plupart des monuments antiques,

53 R. Bordenache, Ephemeris Dacoromana, VII, p. 40.

Anche il Bertaux nota la differente manodopera e la distanza temporale tra le colonne della navata e quelle dell’ambulacro: «Mais le maître d’oeuvre qui

a élevé les piliers ronds et préparé les culots, pour recevoir les voûtes des bas- côtés, n’est pas le même que celui qui avait bâti les arcades et élevé les colonnes engagées du déambulatoire». Da L’art dans l’Italie meridionale, p. 324.

54 Bozzoni aggiunge: «I capitelli di Venosa, con le loro eleganti foglie scannellate che si ripiegano quasi a uncino, si inseriscono in quella ‘reinvenzio- ne’ del corinzio che raggiunge i risultati più straordinari intorno alla metà del XII secolo [...] con una serie di esempi di autentico sapore classico, che nello stesso tempo annunciano le nuove forme gotiche». Da Saggi di architettura medievale, pp. 42-43.

Fig. 120: (pagina seguente) Le prime due colonne della navata scoperta. Autore: Arch. Andrea Casolare.

diffèrent ordinairement les uns des autres, et, dans bien des cas, les artistes qui les ont sculptés sem- blent s’être ingéniés à n’en pas faire deux semblables»55 (Questi capitel-

li, invece di essere scolpiti tutti alla stessa maniera, come nella mag- gior parte dei monumenti antichi, di solito differiscono l’uno dall’altro e, in molti casi, gli artisti che li han- no scolpiti sembrano non volerne fare due uguali). Spesso erano gli stessi scultori che, volutamente, scolpivano ciascun capitello dissi- mile dall’altro suo adiacente, in un complicarsi di motivi e forme. Egli riporta alcuni esempi di chapiteaux

a feullages (capitelli a foglia) e cha- piteaux a figures (capitelli a figure),

oltre a quelli corinthiens. Le primis- sime sperimentazioni del romanico sono caratterizzate da un tipo di scultura grezza che, piuttosto che alleggerire l’elemento pietra, lo rende quasi più ‘pesante’ di prima. Al contrario, i capitelli afferenti ad epoche più recenti risultano note- volmente alleggeriti, aggiornandosi di nuove forme e di un'iconografia derivante dalla classicità.

Lo studioso francese passa in rassegna una quantità innumere- vole di chapiteaux, in particolare, quelli ispirati al corinzio56. Il foglia-

55 R. De Laysterie, Les chapite-

aux, in L’architecture religieuse en France

a l’époque romane. Ses origines, son dévelop-

pement, p. 605.

56 Si veda, in L’architecture

religieuse en France a l’époque romane, il

capitello del transetto della chiesa di Saint- Laumer de Blois, p. 622, Fig. 624.

me è notevolmente alleggerito dalla sapiente mano degli scalpellini di un medioevo che oramai ha maturato una consapevolezza classi- ca, pur arricchendola e ritoccandola alla maniera duecentesca.

Il rilievo architettonico digitale del colonnato e della navata è sta- to indispensabile non solo per la fase conoscitiva dell’Incompiuta, ma soprattutto per il fine di completamento del tempio. Conoscendo le precise altezze dei fusti delle colonne con le proprie basi attiche e le dimensioni dei capitelli, la larghezza della navata e l’intercolunnio, così come l’altezza delle semicolonne addossate ai pilastri trapezi del deambulatorio e ai lati delle absidi radiali, si può fondare il modello tridimensionale della chiesa su dimensioni e rapporti proporzionali inequivocabili, favoriti dal costante rapportarsi alla vicina cattedrale acheruntina che nella dimensione dell’ambulacro, che pare una co- pia di quello venosino, nella larghezza delle navate laterali, così come nelle altezze del colonnato e dei piloni di imposta della cupola, si av- vicina molto alla chiesa in oggetto.

Fig. 122: Mesh poligonale del capitello (2.352.521 faces - Ultra High quality) - visualizzazione ombreggiata. Fig. 121: Rilievo e rappresentazione della colonna 3.

Il rilievo digitale ha permesso di ottenere il modello tridimensio- nale della sagoma dei conci d’imposta delle volte di copertura della navata (i primi conci sopra i peducci) e del deambulatorio57 (i conci

sulle semicolonne). Di conseguenza, è possibile confermare che il si- stema voltato sia composto da volte a crociera su pianta rettangolare lungo le due navate laterali, e da volte a crociera su pianta trapezia in corrispondenza dell’emiciclo del deambulatorio (le prime due cam- pate del deambulatorio sono rettilinee, coperte da volte a crociera su base quasi quadrata). La precedente analisi del tipo planimetrico della Incompiuta, inoltre, assicura che la maggior parte delle chiese derivanti dai modelli benedettino-cluniacensi e dai successivi model- li normanni del Mezzogiorno italiano avessero le navi e l’ambulacro voltato a crociera.

57 Bordenache, analizzando le pietre della Incompiuta, scrive: «Lungo il deambulatorio, addossate ai pilastri del coro e alla parete interna del deambula- torio appaiono delle semicolonnette, sulle quali si dovevano appoggiare gli archi trasversali a botte sostenenti la struttura delle volte a crociera: di questi archi trasversali rimangono sul posto i primi cunei dai quali si può dedurre con certez- za il raggio degli archi trasversali a tutto sesto, come anche la curva d’intersezio- ne a sesto acuto delle volte a crociera». Da Ephemeris Dacoromana, VII, p. 37. La sua affermazione è discutibile, soprattutto quando parla dell’arco ogivale di intersezione delle volte a crociera, poiché si tratta di una curva di natura ellittica.

Fig. 125: Partendo dalla mesh del pilastro trapezio del deambulatorio (356.456 faces - High Quality) è stato modellato con Rhinoceros il 3D del sistema voltato a crociera, grazie al supporto della sagoma dei conci d’imposta delle volte. L’angolo visuale è stato allargato per facilitare la lettura della integrazione. Fig. 123: Semicolonna e capitello murato nell’ambulacro (dis. Magliano). Da Avena, Monumenti dell’Italia meridionale, p. 335. Fig. 124: Tipo di capitello pensile murato nella nave minore in riscontro alla colonna (dis. Magliano). Da Avena, Monumenti

dell’Italia meridionale, p. 335.