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le nuove tecnologie per il rilievo architettonico

VI. conoscere per rappresentare

6.4. L'abbaziale del reimpiego

Venosa può vantare alcuni tra i più antichi monumenti epigrafici del mondo antico. Ciò che contribuì alla dislocazione e alla distruzio- ne della maggior parte degli edifici romani di Venosa fu il loro conti- nuo sfruttamento come risorsa di materiale, specialmente in epoca medievale. Dal tempo dei longobardi, la città fu una delle principali fortezze dipendenti dal castaldato di Acerenza.

A seguito della caduta dell’impero romano numerosi edifici cad- dero in rovina e il fenomeno del reimpiego si diffuse rapidamente in epoca medievale, interessando in primis l’architettura.

Le pietre riutilizzate divenivano elementi di finitura superficiale, oppure venivano incastrate nelle murature, sminuzzate e impiegate come calce all'interno delle miscele leganti, divenendo parte struttu- rale e organica del nucleo interno della compagine28.

Il materiale antico veniva dunque prelevato con lo scopo di rie- vocare il prestigio, l'eleganza e il potere dell'Imperium Romanum, trovando una nuova collocazione soprattutto nei diffusi templi del- la cristianità. L’incompiuta è caratterizzata da un largo reimpiego di materiale romano (il Lenormant la definirà un ‘museo epigrafico’29)

prelevato direttamente dalle vicine rovine antiche, come l’anfiteatro, utilizzato come cava a cielo aperto, e l’antico forum cittadino; vi sono lastre in pietra calcarea, due rilievi funerari cosiddetti ‘a cassetta’ im- piegati nel braccio sinistro del transetto, alcune piccole porzioni di fregi con triglifi e metope, lastre gladiatorie ed epigrafi latine. Queste pietre venivano estratte, ritagliate, sagomate o sgretolate in funzione del loro utilizzo come parte integrante della muratura a vista o come parte conglomerante per la tecnica a sacco. Lungo tutta la chiesa è possibile notare, spesso in modo evidente, il riempimento murario, costituito da conglomerato di sabbia, calce e pietre.

Si è, tuttavia, in presenza di una forte contraddizione, poiché

28 «Ciò che poteva essere reimpiegato veniva ricollocato anche in posi- zioni e con utilizzi diversi dagli originari e con differenti livelli di consapevolezza del loro valore; ciò che non era reimpiegato veniva, quando possibile, riciclato per produrre calce o altro per la costruzione degli edifici (pietra calcarea, marmi, ferro, metalli in genere, laterizi in piccoli pezzi per cocciopesto, materiale lapi- deo in genere)». D. Esposito, Selezione e posizione degli elementi di reimpiego

nelle tessiture murarie: osservazioni su alcuni esempi in area romana fra XII e XIV secolo, in Il reimpiego in architettura. Recupero, trasformazione, uso , 2008,

p. 626.

29 Scrive Lenormant: «Les murailles de l’abbaye de la Trinità constituent

donc à elles seules un véritable musée épigraphique d’un aspect profondément original». Da À travers l’Apulie et la Lucanie: notes de voyage, Tome I, p. 208.

incassata all’interno della muratura incompiuta, internamente al braccio sinistro del transetto. Come afferma De Lachenal, l’ingenti- limento dei tratti dei volti dei personaggi della stele è dovuto proba- bilmente alla volontà di rappresentare la nuova famiglia Altavilla, che voleva fare dell’Incompiuta il proprio mausoleo dinastico32.

febbraio 1584. Discrittione della città de Venosa, sito et qualità di essa, a cura di

Raffaele Nigro, Venosa 1985, 57 s.

Per un maggiore approfondimento sulla stele Cinna: http://db.histantartsi. eu/web/rest/Reperto Archeologico/316 - Schedatore: Stefana Tuccinardi.

32 «Tutti i busti presentano teste molto rilavorate, con un’alterazione senz’altro voluta delle sembianze originarie [...] in vista di una riproposizione in ‘chiave normanna’ del gruppo, ispirato forse alla serie degli illustri defunti Altavilla per i quali si veniva allestendo questo nuovo pantheon [...]». L. De La-

Fig. 95: Materiali di reimpiego murati nella Incompiuta.

nella maggior parte dei casi le pietre con iscrizioni romane sono capovolte, perdendo così il loro signi- ficato originario, dato che sono isolate da un conte- sto ben preciso e storica- mente determinato30.

Si può parlare di riu- so di tipo ideologico del frammento antico, legato principalmente alla fine del paganesimo e alla vit- toria del cristianesimo sul- le altre religioni. La chiesa è tappezzata di frammenti antichi, ma questi sembra- no abbandonare comple- tamente il loro significato originario, perché usati come mera materia strut- tiva e non con l’intento di rimandare a specifici mo- menti della storia dell'anti- ca colonia.

In altri casi il frammento romano, soprattutto quello scultoreo, subisce un ammodernamento in età normanna; si pensi alla stele fu- neraria della famiglia del console romano Lucius Cornelius Cinna31,

30 De Lachenal scrive: «La maggioranza di questi frammenti con iscrizioni è reimpiegata capovolta - secondo un’inclinazione così accentuata da risultare innaturale - paradossale rispetto al ductus originario delle lettere, e tale da ne- garne tutta in parte l’originaria valenza fonetica e linguistica. […] delle tracce di grandi lettere isolate (in origine bronzee), ridotte in tal modo a meri disegni, ideogrammi quasi svuotati di significato o, viceversa, dal valore quasi magico, in parte assimilabile a quello che altrove è riscontrabile per iscrizioni arabe-cufi- che». Da L’Incompiuta di Venosa. Un’abbaziale fra propaganda e reimpiego, p. 305. Cfr. L. De Lachenal, Spolia. Uso e reimpiego dell’antico in Italia dal III al XVI

secolo, Milano 1995.

31 Il primo a descrivere la stele Cinna fu Achille Cappelano, nella seconda metà del ‘500. «Or nella chiesa non complita, dalla parte di dentro, sopra una porta per la qualesi sale per una lumaca, vi si vede una pietra grande con quat- tro statue scolpite di uomini vestiti della già detta maniera di altri ed a torno di essa vi si legge l’infrascritta discrittione: ANNIA CINNA, C. L. CORNELLII F. CINNA

P. CORNELII F. CINNA L. CORNELII F. CINNA HOR». A. Cappellano, Venosa 28

Fig. 94: Iscrizione romana capovolta, murata nella compagine muraria della chiesa.

Fig. 96: Mesh poligonale del braccio sinistro del transetto della Incompiuta: visualizzazione renderizzata con texture in alta definizione. Si noti, nella porzione sinistra della muratura, il riempimento della compagine muraria a sacco, così come il negativo dei ricorsi dei conci di pietra calcarea che prima vi si posavano, a chiusura della scatola muraria.

I pezzi antichi, in special modo quelli scultorei, venivano molto apprezzati dal punto di vista estetico e, spesso, si caricavano di im- portanti significati politici; in questo caso viene scelto un gruppo scultoreo romano per rappresentare il diffuso potere degli Altavilla in Italia meridionale. «Si potrebbe allora individuare nell’Incompiuta

un solido legame tra riuso dei ritratti antichi, immagini degli antenati illustri e legittimazione del potere dinastico»33.

Le iscrizioni in alto e in basso (ANNIA CINNA E L CORNELI LF CIN-

NA, P CORNELI LF CINNA, L CORNELI LF CINNA HOR) ricordano un

nucleo familiare relativo alla gens dei Cornelii e appartenente alla tribù Horatia; i due figli maschi hanno il medesimo cognomen di Cin- na, mentre Annia rimanderebbe alla prima moglie di Lucio Cornelio (secondo Todisco).

chenal, I normanni e l’antico. Verso una ridefinizione dell’abbaziale incompiuta

di Venosa in terra lucana, p. 44.

33 Stefania Tuccinardi, http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Arche- ologico/316