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CRIMINALITA’ E SICUREZZA

3.3 IL CONCETTO DI SICUREZZA E LA SUA PERCEZIONE

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Il tema dell’insicurezza7 e della paura della criminalità è oggi come ieri al centro di innumerevoli dibattiti sociali e politici.

Ci si interroga sulle diverse forme di insicurezza e sulle diverse origini della paura: la paura personale di essere vittima di un reato; la preoccupazione per la criminalità come fenomeno sociale8.

Si investiga la legittimità stessa dell’insicurezza dei cittadini, chiamando in causa la diffusione della criminalità, da un lato, e il ruolo dei mass media e della propaganda politica, dall’altro.

Partendo dal presupposto che l’insicurezza abbia variegate forme e variegate origini, un primo aspetto potrebbe effettivamente riferirsi ad una sensazione di inquietudine o di angoscia per la propria incolumità o per quella dei propri averi; un secondo aspetto, invece, si riferirebbe alla interiore paura sociale e politica per la criminalità.

La paura personale è una risposta emotiva e fisica all’idea di poter subire un delitto:è dunque un sentimento concreto relativo ad un pericolo percepito.

La preoccupazione sociale è invece una dimensione dell’insicurezza più generale: è meno legata alla percezione di un pericolo personale immediato quanto piuttosto alla preoccupazione verso l’ordine sociale e politico minacciato dalla diffusione della criminalità.

Per questo motivo si chiedono interventi di regolazione e di prevenzione a livello politico e di maggiore incisività delle azioni e delle forze dell’ordine.

Diversi studi italiani e stranieri hanno individuato nell’andamento della criminalità e nel degrado sociale le due principali determinanti della paura. Il degrado è l’insieme di eventi, di azioni e di segnali di disordine o di inciviltà presenti nella zona in cui una persona vive.

Ma per affrontare il fenomeno della criminalità ed il senso dell’insicurezza che ne deriva, dobbiamo essere consapevoli della complessità che incontriamo nel misurare la prima e dell’interrelazione dei numerosi fattori che concorrono a costruire il secondo.

7 Fonte: contributo di C. Braccassi in “La sicurezza urbana” a cura di Rossella Selmini. Editore: Il Mulino

8 Fonte: Lamberti A., La camorra: materiali per analisi sociologica, “Osservatorio sulla criminalità”, n.1.

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Il fatto che oggi il cittadino possa avvertire sensazioni di insicurezza non pare sempre essere direttamente ed esclusivamente addebitabile alla “pressione” esercitata dall’azione di chi delinque o di che intende comunque sovvertire l’ordine e la tranquillità sociale.

Non volendo e non potendo quantificare le influenze psicologiche determinate dalle amplificazioni medianiche delle aggressioni criminali, si può, dunque, ragionevolmente affermare che è cresciuta la paura del cittadino rispetto alla sicurezza intesa come complesso di condizioni che determinano i livelli di fruibilità dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle Leggi.

Si assiste ad un costante aumento delle esigenze di una collettività sempre più consapevole che il miglioramento dei livelli di benessere non può prescindere dalle condizioni di sicurezza e quindi sempre più convinta di dover fattivamente incidere su queste, direttamente o indirettamente i proprio rappresentanti politici ai vari livelli.

E’ quindi necessario, da subito, un concreto impegno da parte di tutti gli attori pubblici e privati in grado di concorrere ad aumentare il livello di sicurezza della gente comune.

Un così ampio coinvolgimento impone, però, la più esaustiva e trasparente condivisione di informazioni, in modo da consentire a tutti non solo la pronta verifica delle iniziative adottate e dei risultati ottenuti, ma anche una fattiva interazione nei processi decisionali e realizzativi.

Da tempo in molti paesi, e più recentemente ma ormai stabilmente anche in Italia, il senso di insicurezza dei cittadini viene preso sul serio dagli studiosi e collocato al Centro di ricerche e indagini volte ad misurarne le dimensioni, ad analizzarne la distribuzione tra i vari gruppi sociali, a esaminarne le relazioni con la diffusione dei reati.

La preoccupazione per la criminalità è, infatti, più diffusa tra gli strati medio-alti della popolazione, tra gli individui che hanno posizioni politiche conservatrici e cresce nei periodi di rapido cambiamento sociale e politico. La paura della vittimizzazione è in genere, invece, più diffusa tra gli strati medio-bassi della società ed è legata ai livelli di criminalità o devianza del quartiere in cui si vive.

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Chi legga i giornali, guardi la televisione o comunque sia esposto al discorso pubblico relativamente al senso di insicurezza, potrebbe ricavare l’impressione che la paura personale della criminalità sia fortemente cresciuta negli ultimi anni nel nostro Paese. È assai probabile, in effetti, che la quota di cittadini che teme di subire un reato sia cresciuta nel corso degli anni settanta, contemporaneamente alla crescita dei reati. Ma senz’altro in Italia da almeno quattordici anni, tale paura appare stabile, se non addirittura in lieve declino. Dal 1993 l’Istat ha infatti chiesto a un campione rappresentativo di famiglie italiane se considerasse a rischio di criminalità la zona in cui vivevano. Nel 2005 meno del 30% dichiara di considerarla molto o abbastanza a rischio, e la quota corrispondente nel 1993 era di poco superiore al 30%.

I dati mostrano però che tale paura varia a seconda della zona del Paese, ed è più elevata al Sud che al Nord e al Nord che al Centro. Ma le differenze territoriali riguardano anche le tendenze nel tempo. Infatti in almeno un gruppo di regioni, quelle del Nord-Centro, la quota di cittadini che considera molto o abbastanza a rischio di criminalità la zona in cui vivono è, invece, fortemente cresciuta. Nel 1993 i cittadini di queste regioni si sentivano assai più sicuri dei residenti di altre regioni. Oggi queste differenze sono scomparse e i cittadini di queste zone si sentono solo un po’ meno insicuri di quelli del Nord-Ovest, ma un po’ di più di quelli del Centro Italia.

Ma se non ci sono prove per affermare che la paura di subire un reato sia cresciuta nell’arco degli ultimi 14 anni, è indubbio che tale paura ha comunque dimensioni tutt’altro che trascurabili, e che essa si concentra in alcuni strati specifici della popolazione italiana. In Italia oltre una persona su quattro si sente poco o per niente sicura quando cammina sola al buio la sera nel proprio stesso quartiere, e che questa insicurezza è particolarmente elevata in Sicilia, nel Lazio e in Lombardia, ma raggiunge il massimo in Campania, dove supera un terzo della popolazione. Ma la paura di subire un reato, o un’aggressione, non varia solo a seconda delle zone del Paese. La principale differenza riguarda, infatti, il genere. La paura cresce fortemente passando dagli uomini alle donne. Per questa ragione, in regioni come il Veneto, il Lazio, la Campania, la quota di donne che si sente insicura supera il 40%.

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Queste differenze non dipendono, evidentemente, da paure irrazionali. Alcuni reati colpiscono più frequentemente le donne degli uomini, come accade per i borseggi o gli scippi. Ma altri, in particolare le violenze sessuali, colpiscono quasi esclusivamente le donne e quindi esse temono tutti i reati che subiscono gli uomini più alcuni aggiuntivi.