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Il concilio di Trento

Nel documento IL PECCATO ORIGINALE (pagine 14-0)

Il concilio che costituisce la base dell’attuale insegnamento della chiesa sul peccato originale è il concilio di Trento, che riprese quanto già contenuto nei concili precedenti (in particolare quello di Cartagine e quello di Orange) e ne completò l’insegnamento tenendo conto della situazione contemporanea.

Il concilio di Trento è stata la risposta cattolica alla dottrina protestante, e così fu la sessione V del concilio in cui fu promulgato il decreto sul peccato originale. Il punto di partenza del dogma è la necessità assoluta che tutti gli uomini hanno del Cristo. La situazione storica in cui si svolse il concilio ha come conseguenza che tutto l’insegnamento tridentino sul mistero del peccato originale è espresso in sentenze giudiziali che colpiscono con l’anatema coloro che si oppongono alla dottrina contenuta nel decreto.

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Il decreto sul peccato originale si prefigge di impedire che il popolo cristiano sia contaminato da errori che si stanno diffondendo, conservando l’integrità della fede, e lo fa proponendo un insegnamento basato sulla Scrittura, sulla dottrina dei Padri e dei concili precedenti.

Il primo asserto ha come soggetto il primo uomo, Adamo, che ha perduto la giustizia e la santità. Un cambiamento di Adamo che viene rappresentato dal punto di vista religioso (nella sua relazione con Dio) e antropologico (nella sua condizione umana).

Il secondo asserto ha come soggetto la disubbidienza di Adamo, un delitto che ebbe efficacia sulla sua discendenza, dunque su tutto il genere umano. La perdita di giustizia e santità di Adamo è la perdita di giustizia e santità di ogni uomo. Adamo non ha trasmesso all’umanità solo la morte corporale e le pene fisiche, ma anche il peccato, che è la morte dell’anima.

Il terzo asserto ha come soggetto il peccato di Adamo, non l’atto peccaminoso, ma lo stato in cui si è ritrovato Adamo a seguito della sua disubbidienza e che ha trasmesso a tutto il genere umano. Un peccato che è uno nella sua origine, è trasfuso per propagazione e non per imitazione e inerisce a tutti, come proprio a ciascuno. Unico mediatore e redentore è Gesù Cristo. Viene ribadito l’effetto del battesimo anche sui bambini.

Il quinto canone afferma che la grazia di Cristo conferita nel battesimo rimette il reato del peccato originale. La concupiscenza permane anche nei battezzati, ma non è peccato, finché ad essa si resiste con la grazia di Cristo. La concupiscenza deriva dal peccato e spinge al peccato, si tratta dell’inclinazione al male che non trova alcun consenso nella vita personale dell’uomo, restando dunque una pura tentazione respinta.

Il decreto definisce anche il peccato originale originato, un peccato che non dipende dall’atto di un individuo, ma viene introdotto per mezzo della stessa generazione. La sua origine è il peccato di Adamo ed è morte dell’anima. Tutti i figli di Adamo, per il suo delitto, hanno perduto la propria innocenza.

16 2.5 Il peccato originale oggi3

Oggi la concezione tradizionale del peccato originale è divenuta problematica per la nuova visione che l’uomo ha sull’origine dell’umanità e sulla responsabilità della persona. La teologia deve porsi il problema di come riuscire a dare una risposta alle istanze culturali, senza per questo rinunciare ai contenuti della fede.

Neppure oggi, con le attuali conoscenze scientifiche, la fede nella creazione risulta irreale, non solo resta ragionevole, ma appare come l’ipotesi che spiega di più e meglio di tutte le altre teorie. Nel racconto della creazione risulta che il mondo non è il prodotto dell’oscurità e dell’assurdo, deriva da un’intelligenza, da una libertà, da una bellezza che è l’amore. Il racconto della creazione dell’uomo non ci narra come l’uomo ha avuto origine, ma ci dice cosa sia l’uomo, la sua origine più intima.

Sul tema del peccato oggi regna il silenzio, si teme quasi di parlarne, eppure, ognuno deve riconoscersi personalmente peccatore e colpevole, fare penitenza e diventare un altro. Il racconto del peccato di Adamo in Gen. 3 è un frammento dell’opera dello Spirito Santo che convince il mondo e noi di essere peccatori non per umiliarci, ma per redimerci, per renderci veri e sani. Il serpente non tenta negando Dio, ma creando il sospetto sulla sua alleanza, ed è facile far credere all’uomo che l’alleanza con Dio lo priva della sua libertà. L’uomo nega la propria verità quando considera la dipendenza dall’amore supremo come una schiavitù. Rifiutando la propria creaturalità, l’uomo vuole diventare Dio, ma non può, diventa solo schiavo del proprio potere che lo distrugge.

Il peccato, nella sua essenza, è rinuncia alla verità, l’uomo che vive nella menzogna e nell’irrealtà vive una vita di apparenza e cade vittima del dominio della morte. Nel racconto della Genesi il peccato non è una possibilità astratta, ma un dato di fatto, è il peccato di Adamo, commesso all’inizio dell’umanità e da cui comincia una storia di peccato. Un peccato che genera peccato.

3 Joseph RATZINGER, Creazione e peccato. Catechesi sull’origine del mondo e sulla caduta, Paoline, Torino 1986.

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Oggi ci appare assurdo il concetto di peccato originale, non concepiamo una colpa che non sia una realtà personalissima. Ma bisogna partire dal fatto che l’uomo è relazione, ed essere veramente uomo significa stare nella relazione dell’amore, del da e del per. Il peccato nega la relazione, è una perdita di relazione, la turba e influenza il tutto. Il peccato colpisce anche l’altro, trasforma il mondo.

Se dunque questa struttura relazionale dell’umanità è turbata fin dall’inizio, da allora in poi, ogni uomo entra in un mondo caratterizzato dal turbamento delle relazioni.

L’uomo vive relazioni non come dovrebbero essere, ma trasformate dal peccato. Se l’uomo è in questo stato di turbamento a causa del fatto che vuole essere Dio, possiamo essere redenti solo rinunciando all’illusione dell’autonomia. Quindi l’uomo non può redimersi da solo, solo il Creatore può essere il nostro redentore.

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Capitolo 3

L

A REDENZIONE IN

C

RISTO

La risposta che il Nuovo Testamento dà al racconto della caduta può essere trovata in modo chiaro nell’inno che Paolo ha inserito nel secondo capitolo della lettera ai Filippesi. Gesù Cristo compie un percorso inverso rispetto a quello compiuto da Adamo. Gesù Cristo, che è veramente uguale a Dio perché è veramente Dio, diventa totalmente dipendente, il servo. Percorrendo la via dell’amore, del dono di sé fino alla morte ha ristabilito la verità.4

Il Cristo rappresenta l’uomo veramente nuovo, che dice si là dove l’uomo del peccato ha detto no e che dice no là dove l’uomo del peccato ha detto si. Nel Cristo il male e il suo ‘principe’ sono realmente vinti, non nella loro esistenza (perché la libertà, che è la loro unica sorgente, rimane intatta e tuttora ci è possibile sottometterci al loro impero e perfino propagarlo), ma sono realmente vinti nella loro potenza, poiché il Figlio di Dio nella carne è per sempre al nostro fianco. È l’Agnello immolato, cui il Padre volge lo sguardo fin da prima della creazione del mondo, l’Agnello predestinato fin da prima della fondazione del mondo rappresenta l’amore eterno di Dio per il mondo e il peso di dolori che questo mondo gli costa. Non rappresenta in primo luogo la condizione posta da Dio perché Dio possa amarci un giorno, ma è il prezzo che paga egli stesso affinché noi lo amiamo. È dove Dio decide di passare per venire fino a noi.5

4 Joseph RATZINGER, Creazione e peccato. Catechesi sull’origine del mondo e sulla caduta, Paoline, Torino 1986.

5 Gustave MARTELET, Libera risposta ad uno scandalo. La colpa originale, la sofferenza e la morte, Queriniana, Brescia 1987.

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C

ONCLUSIONI

Il tema del peccato originale, appare oggi ai margini, eppure si tratta di un tema, senza il quale non è possibile comprendere l’immenso amore di Dio per l’uomo. Un uomo che nella sua libertà respinge questo amore, che continuamente è attratto dal male eppure viene salvato da Dio.

L’essere creature ci spaventa, ci fa sentire meno liberi, eppure, non c’è niente di degradante nella dipendenza se ha la forma dell’amore, perché così non è più dipendenza, non è più diminuzione, perché l’amore è «Io voglio che tu esista». Noi esistiamo perché Dio ci ama e siamo chiamati a rispondere con l’amore a questo amore.

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B

IBLIOGRAFIA

FLICK Maurizio e ALSZEGHY Zoltán, Il peccato originale, Queriniana, Brescia 19742. MARTELET Gustave, Libera risposta ad uno scandalo. La colpa originale, la

sofferenza e la morte, Queriniana, Brescia 1987.

RATZINGER Joseph, Creazione e peccato. Catechesi sull’origine del mondo e sulla caduta, Paoline, Torino 1986.

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I

NDICE

INTRODUZIONE ... 3

CAPITOLO 1IL PECCATO ORIGINALE NELLA BIBBIA ... 4

1.1 Genesi 3 ... 4

1.2 Romani 5:12-21 ... 6

1.3 Il vero fondamento biblico ... 8

CAPITOLO 2IL PECCATO ORIGINALE DAI PADRI A OGGI ... 9

2.1 I primi quattro secoli ... 9

2.2 Agostino ... 12

2.3 La scolastica ... 13

2.4 Il concilio di Trento ... 14

2.5 Il peccato originale oggi ... 16

CAPITOLO 3LA REDENZIONE IN CRISTO ... 18

CONCLUSIONI ... 19

BIBLIOGRAFIA ... 20

INDICE ... 21

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Nel documento IL PECCATO ORIGINALE (pagine 14-0)

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