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Il contesto archeologico dell’ambiente

69 B ARTOLI 2014; D’A NDREA , N ICCOLUCCI 2008.

2.3 Il contesto archeologico dell’ambiente

L’ambiente 47, denominato anche “sala di rappresentanza”, figura all’interno del sito come una sorta di anomalia nel suo sviluppo planimetrico, per superficie e morfologia198. Di forma ellissoide, presenta tre modeste nicchie sulla porzione sud-est e nord-ovest della struttura.

La sua realizzazione rientra in quella fase di risistemazione generale che l’abitato subì tra il IX e l’VIII secolo a.C., quando venne diviso in isolati e i vani, solitamente di dimensioni più modeste, vennero organizzati attorno ad un grande spazio centrale aperto.

Lo scavo, completato per l’intera sequenza relativa alla struttura, nei suoi livelli più bassi ha permesso di documentare l’articolazione di due allineamenti circolari relativi ad una fase precedente l’impianto per isolati che venne eliminata in funzione della risistemazione definitiva.

A testimonianza di questo, il rinvenimento all’interno di una fossa sigillata da un grande elemento litico di forma irregolare, di quattro contenitori ceramici frammentari199 ma in giacitura primaria, deposti capovolti deliberatamente, viene interpretato come rito di fondazione in funzione della creazione di un nuovo ambiente o della ristrutturazione dello stesso.

Potrebbe avvalorare questa ipotesi la posa coerente delle forme ceramiche e la datazione delle stesse, collocabili all’interno della seconda metà dell'VIII secolo a.C.

L’ambiente 47, realizzato sopra questa situazione, rientra perfettamente in quella fase di cambiamento strutturale, e verosimilmente culturale, che coinvolge l’abitato di Sant’Imbenia in questa fase.

L’ampiezza e la morfologia planimetrica, unitamente alle due nicchie presenti lungo i paramenti murari sul lato nord-occidentale e una sul lato sud-orientale, assieme ad un pilastro, poggiato sulla porzione settentrionale del muro, forse per dare sostegno ad elementi lignei funzionali alla copertura dell’ampio vano, rappresentano le “anomalie” che caratterizzano questo edificio rispetto agli altri presenti nel resto dell’abitato e soprattutto intorno alla piazza.

L’ingresso venne realizzato in apertura verso la piazza con stipiti e battenti in arenaria arancione, ad un livello superiore rispetto al piano di vita dell’edificio a cui si accedeva attraverso due gradini litici.

Anche durante questa ultima sistemazione, dalla successione di battuti relativi a strati di preparazione e in base ai materiali rinvenuti, è evidente che vi furono diverse fasi di vita che coinvolsero l’ambiente 47, tutte inquadrabili, nel corso della seconda metà dell'VIII secolo a.C.

199 Si tratta di due anfore Sant’ Imbenia, di una ciotola carenata e di un’olla di piccole dimensioni.

Fig. 27. Il rilievo di Sant’Imbenia nella gestione tradizionale, realizzato mediante rettifica della documentazione della Soprintendenza e integrazione con fotopiani e rilievi digitali (Rilievo A. Farina, M.A. Demurtas, L. Sanna).

È verosimile l’ipotesi per cui una gran quantità di livelli di vita, in associazione con una serie di piccole buche di palo, pertinenti presumibilmente a supporti mobili funzionali alle attività che si svolgevano all'interno della capanna, siano riferibili ad un’assidua frequentazione della stessa.

Fig. 28. La planimetria dell’Ambiente 47 riferibile all’ultima fase documentata.

Le fasi più recenti documentate si riferiscono a strati di abbandono e provengono da un taglio individuato nella porzione sud-occidentale dell'ambiente che contiene scarichi di materiale ceramico riferibile a pareti di ziro e anfore di produzione iberica.

Si susseguono strati di crollo e successivamente l’obliterazione di questi con depositi limosi dovuti ad un progressivo avanzamento di acque salmastre in tutta l'area del sito200. Nel corso del VI secolo a.C. l’abitato risultava certamente abbandonato e l’intera superficie obliterata dai limi.

Le tre fasi suddette sono state identificate grazie anche al rinvenimento di numerosi materiali che inquadrano la vita dell’edificio in una forbice cronologica compresa tra l'VIII secolo e il VII secolo a.C.

I materiali dell’ultima fase accertata (Fase 3), quella di abbandono, riportano ad un orizzonte cronologico inquadrabile tra la seconda metà dell'VIII e il VII secolo a.C. grazie al rinvenimento di materiali provenienti da ambiti sulcitani e norensi201, da ciotole con orlo appiattito attestate in ambito iberico202, da ciotole carenate riferibili a produzioni

200 La lettura del processo di sedimentazione è stata effettuata da V. Pascucci, sedimentologo

dell’Università di Sassari. (GARAU 2012b) 201 BOTTO 2009,pp. 124-127.

cartaginesi della seconda metà dell'VIII secolo203 e da piatti che trovano confronti con produzioni di ambito coloniale fenicio dello stesso periodo204.

Le produzioni locali sono rappresentate da materiali inquadrabili tra il Bronzo Finale e il Primo Ferro, con reperti testimoniati da ciotole carenate205, olle ad orlo ingrossato e a profilo svasato, ma anche vasi a collo e ziri con anse a X collocabili nell'ambito del Primo Ferro avanzato206, confermando la datazione di questa fase, alla fine dell’VIII secolo a.C.207.

Le fasi di vita dell’ambiente (fase 2) si sviluppano invece in contesti testimoniati da materiali relativi alla seconda metà del VIII secolo a. C., tra cui produzioni fenicie con un fondo di brocca che trova confronti in ambito orientale208, delle coppe a calotta inquadrabili cronologicamente nei primi decenni dell'VIII a.C., delle produzioni in Red

Slip Ware e dalle ciotole carenate, tutte inquadrabili nell'ambito della seconda metà

dell'VIII secolo a.C.

Confermano questi contesti il ritrovamento di alcuni frammenti di brocca, di produzione euboica che, sulla base del motivo decorativo a bande orizzontali e parallele, è inquadrabile tra il 750 e il 730 a.C.209

In questa fase i materiali di produzione locale risultano numericamente superiori alla fase 3, con attestazioni di scodelle databili al Bronzo Finale e ciotole carenate inquadrabili nel corso della Prima età del Ferro, in associazione a questi, alcuni frammenti di vaso a collo e olle ci confermano un sicuro inquadramento nel medesimo ambito cronologico210, così come le brocche, anche askoidi con decorazione a cerchielli.

I materiali ascrivibili al Bronzo Medio 3-Bronzo Recente sono riferibili unicamente agli strati di preparazione dei battuti e si trovano in seconda giacitura, verosimilmente utilizzati col fine di livellare gli strati prima della posa del battuto.

203 VEGAS 2000,pp. 355-370. 204 BOTTO 2009,pp. 99-111.

205 CAMPUS,LEONELLI 2000,p. 271, Tav. 173, n.5. 206 CAMPUS,LEONELLI 2000,p. 606, Tav. 355, n.5. 207 OGGIANO (2000),pp. 236 – 258.

208 NUNEZ (2008),p. 152, fig.67, n.3.

209 BATS,D’AGOSTINO 1998,p. 358, fig.5, n.2; BAILO MODESTI,GASTALDI 1999,pp. 60–61, fig. 16,

n.3089.1.

La fase più antica definita all’interno dell’ambiente 47 è stata rinvenuta grazie all’asportazione dell’ultimo piano di vita dell’edificio e portando alla luce alcune strutture precedenti alla realizzazione dell’edificio.

Tali evidenze consentono d’ipotizzare una sistemazione differente dell’area, con ambienti morfologicamente e funzionalmente diversi e che non mostra indizi di continuità con le successive modifiche che coinvolsero l’abitato nella Prima età del Ferro.

Riguardo alla funzione di questa struttura, la superficie e le peculiarità degli elevati, oltre al grande quantitativo di ceramica da mensa e da dispensa rinvenute, fanno prevalere l’ipotesi di uno spazio destinato ad ambiti di rappresentanza o comunque comunitario211.