69 B ARTOLI 2014; D’A NDREA , N ICCOLUCCI 2008.
3.2 Il contesto monumentale
La chiesa di San Michele sorge su un altopiano basaltico a circa 3 Km a ovest di Ploaghe, in provincia di Sassari, lungo la statale 597 Sassari-Olbia, nella vallata di Riu de Corte o Su Giardinu; lunga circa 27 metri e larga circa 7, è costruita con conci squadrati in calcare bianco e basalto nero, secondo gli usi delle maestranze pisane attive nel giudicato di Torres intorno alla fine dell’XI secolo293. La pianta è a croce “commissa”, a navata unica, e sul transetto si affacciano tre absidi.
290 ZANETTI 1965, p. 35.
291 FARA 1992, p. 172. 292 DI TUCCI 1912, p. 337.
293 DELOGU 1988, p. 250. Per la precisione R. Delogu propone l’edificazione della chiesa tra l’anno 1110 e
il 1130, anche se il Fara ritiene che venne edificata sotto il governo del giudice di Torres Mariano I de Lacon-Gunale tra il 1073 e il 1082 (FARA 1992, p. 173).
La facciata è divisa in tre parti da lesene, le quali affiancano il portale con architrave monolitico sovrastato da un arco a tutto sesto, simile a quelli presenti nel transetto meridionale e che mettevano in collegamento la chiesa con il chiostro dell’attiguo convento294.
Sul frontone, diviso in tre sezioni da semicolonne, si apre un oculo caratterizzato dall’alternanza di conci in trachite scura e conci in calcare bianco sui quali è inscritta una croce greca. Ognuna di queste sezioni contiene tre archetti che poggiano su mensole a toro295.
Le numerose opere di restauro cui fu sottoposto nel corso dei secoli l’edificio sono ancora parzialmente leggibili sulle strutture.
Nel 1857 gli interventi comportarono la soppressione di bacini ceramici e la sostituzione di numerose parti nel transetto, sui fianchi e sulla facciata, mentre sul lato meridionale, probabilmente in quest’occasione, venne murata la Porta Santa, ancora oggi ben riconoscibile296.
Attualmente l’edificio chiesastico è coperto da una volta lignea, mentre nei primi anni del XIX secolo venne realizzata una “volta rustica”, ancora in parte leggibile nelle imposte delle arcate, che lo Spano definì “senza gusto e senza criterio”297.
È Giovanni Francesco Fara il primo a parlare della fondazione della chiesa e del monastero di San Michele di Salvennor, affermando che avvenne per volere di un certo Giudice Mariano e che negli anni in cui scrive, intorno al 1584, i monaci vallombrosani avevano già abbandonato il monastero e la chiesa appariva parzialmente diruta:
294 BOTTERI, 1978, pp. 101-102. 295 CORONEO 2005.
296 CORONEO 1993, sch. 54. 297 SPANO, 1858, p. 118.
Fig. 66. La facciata di San Michele durante le riprese col drone.
«Salvennoris ubi est antiquae structurae templum a Mariano iudice olim conditum et divo
Michaeli sacrum, abbatia Vallis Umbrosae, Plovacae 2 m. pass. Vicina, nunc a monachis deserta e semiruta» 298.
Tale notizia venne riportata, senza alcuna verifica, anche dallo Spano e dal Costa. È grazie ad alcuni documenti rinvenuti e studiati dalla Zanetti che si riesce a dipanare la questione e a datare la fondazione del monastero di San Michele negli anni a cavallo dei secoli XI e XII, mentre il passaggio sotto la gestione vallombrosana avviene tra il 1128 e il 1139299. Il complesso monastico venne realizzato a circa 500 m ad est del villaggio medievale di Salvennor, di cui restano visibili i resti delle chiese di Sant’Antonio, Sant’Antimo e San Nicola, al momento uniche testimonianze di un insediamento che venne definitivamente abbandonato tra il 1728 e il 1751300.
Nel 1858 lo Spano pubblica un articolo nel quale, con dovizia di particolari, descrive l’area della chiesa e del monastero, abbandonato definitivamente tra il XV e il XVI secolo, in cui sono ancora visibili i resti del refettorio e di un pozzo.
Della chiesa invece si limita a descrivere le superfetazioni realizzate in epoca moderna e il rituale officiato in occasione dell’apertura della Porta Santa, il 25 settembre di ogni anno. «La chiesa, che tuttora esiste, con una porzione del monastero, è situata in bella
pianura che fa fronte ad una amena vallata, irrigata da freschissime fontane e da un rigagnolo appellato Riu de Corte. La facciata principale di questo monastero era rivolta a ponente, e dominava tutta la vallata in cui erano i possessi più nobili del cenobio. »301 E ancora:
«I maestosi ruderi del monastero che tuttora, dallo spazio che occupano, sono argomento
sicuro dell’antica sua grandezza si estendono in quadrato, comprendendo dentro la chiesa. Da pochi anni a questa parte si può dire d'essere stati distrutti più della metà, per essersi serviti dei materiali per la costruzione del ponte e del tronco dello stradone comunale di Ploaghe, incominciato nel 1854. Quelle solide muraglie costrutte a massi squadrati di pietra vulcanica e calcarea sono state distrutte a forza di mina, facendo man bassa di tutto senza criterio, mentre senza distruggere anche i pilastri che stavano intieri,
298 FARA 1992, p. 172.
299 MANINCHEDDA,MURTAS 2003, pp. XIII - XIV. Per i documenti citati cfr. ZANETTI 1968.
300 Secondo lo Spano (1858, p. 114) il villaggio venne distrutto verso gli ultimi anni del XVIII secolo. Per
i dati precisi sulla popolazione della villa di Salvennor cfr. CORRIDORE 1902, p. 126. 301 SPANO 1858, p. 113.
si potevano servire, con risparmio di lavoro, dei materiali che stavano qua e là gettati dalla mano dell'uomo e dal tempo devastatore»302.
Fig. 67. Particolare della carta del Regno di Sardegna delineata nel 1746, da POLI,ROGGIO 2013.
Fig. 68. Disegno della “Chiesa della Badia di Salvennor”, prospetto settentrionale, da SPANO 1858
Fig. 69. Disegno della “Chiesa della Badia di Salvennor”, prospetto orientale, da SPANO 1858.
Un’altra importante testimonianza relativa allo stato di abbandono del monastero viene data da Vittorio Angius, che, dopo aver descritto la chiesa e il rituale della Porta Santa, dice che «Restano ancora molte parti dell’antico celebre monisterio, dove, come abbiam
notato, avea sua sede il vicario generale dell’ordine con giurisdizione sopra tutti i cenobii della stessa regola»303.
Anche il La Marmora poco tempo dopo descrive la chiesa di San Michele come un luogo ormai in condizioni di grande degrado, ma con alcune parti del monastero ancora visibili304.
303 CASALIS, ANGIUS 2004, p. 189. 304 LA MARMORA 1927, p. 930.
Fig. 70. Un’immagine dei primi anni del XX secolo che ritrae la chiesa di San Michele. Scheda n° 47 - Ploaghe, archivio Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.
Tra le fonti pertinenti all’edificio ecclesiastico figurano alcune sequenze tratte dal film ispirato al romanzo La madre di Grazia Deledda e intitolato Proibito, girato nel 1954 e diretto da Mario Monicelli305.
Le immagini inserite nel film mostrano la chiesa già restaurata e con la croce posizionata sopra la facciata ancora integra, ma sul lato meridionale e sulla facciata (le uniche parti inquadrate) presenta dei particolari che potrebbero riferirsi agli interventi di restauro svolti nel 1912 (figg. 71 e 72)306.
Riguardo a tali interventi il Delogu è molto dettagliato:
«Si elencano, qui appresso, le manomissioni di maggior conto avvenute in occasione dei
lavori praticati nel 1912.: 1) Prospetto: sono state integralmente sostituite tutte le articolazioni di superfice e cioè, oltre al portale, le lesene, le archeggiature e le cornici. È stato demolito l'intiero frontone e lo si è ricostruito con nuovi materiali, integrandolo con una serie di archeggiature fatte ad imitazione, parziale perché senza patere, di quelle
305 Il film è visibile su Youtube all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=caQStz-gZ1s. La
sequenza relativa a San Michele di Salvennor inizia a h 1:31:33. Data del collegamento: 01/03/2017.
allora esistenti nel frontone posteriore. Nella ricostruzione della parasta angolare di sinistra sono state inserite listature trachitiche che non figurano nelle fotografie precedenti ai lavori. È stato aperto l’oculo dello specchio mediano, antico ma non originario, dotandolo di cornice con sagoma inventata per l’occasione; 2.) Tribuna: è stato integralmente demolito e per intiero ricostruito con nuovi materiali tutto il paramento delle tre absidi come dei retrostanti muri e del frontone. Nella ricostruzione sono state soppresse tutte le patere. Le archeggiature anziché ad elementi composti sono state ricostruite con un cantone per ogni arco. È stata infine dotata di nuova listatura in trachite la parasta di destra della navata; 3) Fianchi: è stata demolita e rifatta, con un arco per ogni cantone, tutta la serie di archeggiature, comprese le mensole. »307
Nelle immagini del film si riconoscono ancora sia gli interventi (parti bianche) sulle cornici del rosone frontale e del portale (fig. 71), e il rifacimento del paramento murario sul fianco meridionale (fig. 72).
Fig. 71. Il fotogramma estrapolato dal film “Proibito”, girato nel 1954, da Mario Monicelli.
307 DELOGU 1988, p. 83, nota 50.
Fig. 72. La chiesa di San Michele in un fotogramma del film in cui si vede la superficie muraria restaurata