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Il contesto comunitario

guiDa suLL’attuazione Di PratiCHe

3.1. Il contesto comunitario

3.1.1. Il primo pilastro della PAC

Al fine di conferire una visione più ampia possibile sui metodi di produzione sostenibili in agricoltura, è opportuno anticipare la trattazione di questo argomento con una breve panoramica sul quadro comunitario; in particolare, è necessario ri- ferirsi al regolamento (CE) 1782/2003 (successivamente abrogato dal reg. 73/2009) il quale, infatti, ha provveduto (seppur indirettamente) a corroborare i cardini di un tema così complesso e poliedrico come quello della RSI. Tale regolamento, attra- verso il regime di pagamento unico, cambia la collocazione e la finalità degli aiuti diretti servendosi di tre strumenti:

- disaccoppiamento degli aiuti e istituzione del “regime di pagamento unico” (RPU);

- modulazione degli aiuti diretti;

- condizionalità degli aiuti diretti.

Brevemente, il disaccoppiamento prevede il passaggio da un sostegno alla

produzione a uno orientato all’esercizio dell’attività produttiva, quest’ultima da in- tendere anche come il mantenimento della terra in buone condizioni agronomiche e ambientali. In questa logica, si cerca di conciliare il sussidio dei redditi agricoli con l’effettiva domanda di mercato di beni (es. prodotti agricoli) e servizi (es. tutela delle aree rurali, ecc.). Nel contesto di azioni socialmente responsabili, ciò si presenta come strumento per ottenere una sintesi ottimale nel trade-off tra etica e profitto.

Il criterio di modulazione, invece, si propone di generare effetti redistributivi tra gli Stati membri riducendo gli aiuti diretti di cui un’azienda beneficia, spostando le risorse dal primo pilastro della PAC (politiche di mercato) al secondo pilastro (politiche di sviluppo rurale).

Infine, il terzo strumento è quello della condizionalità o cross-compliance.

L’art.4 del regolamento (CE) 73/2009, infatti, prevede che ogni agricoltore che voglia beneficiare di pagamenti diretti deve ottemperare ai criteri di gestione obbligatori (CGO) e alle buone condizioni agronomiche e ambientali (BCAA). A loro volta, i primi si riferiscono ad ambiente, sanità pubblica, salute (e benessere) degli animali e delle piante, mentre le seconde, riguardano erosione, sostanza organica e struttura del suolo, livello minimo di mantenimento e protezione e gestione delle risorse idri- che. In questo senso, il principio della condizionalità indica la strada verso un tipo di agricoltura attenta alla gestione etica ed efficiente delle risorse animali e naturali, sposandosi perfettamente con i principi della responsabilità sociale delle imprese.

3.1.2. Il secondo pilastro della PAC

Con la decisione del Consiglio europeo 2006/144/CE, nel febbraio 2006 la Comunità europea decide in favore dell’adozione degli orientamenti strategici co- munitari per lo sviluppo rurale negli anni 2007-2013 (regolamento CE 1698/2005). Questi, a loro volta, si propongono di esaltare il carattere multifunzionale dell’agri- coltura in termini di ricchezza e diversità dei paesaggi, di prodotti alimentari e di retaggio culturale e naturale; nello specifico, tali orientamenti hanno il compito di individuare i settori di interesse per la realizzazione delle attività comunitarie in linea con gli obiettivi di sostenibilità, crescita e occupazione dichiarati rispettiva- mente ai Consigli europei di Goteborg (2001) e Salonicco (2003).

In un quadro così coerente, il tema della responsabilità sociale delle imprese nel sistema agroalimentare (così come descritto dall’INEA) trova numerosi punti di contatto con le politiche di sviluppo rurale a livello comunitario. In particolare, questi elementi sfociano nell’esaltazione di alcuni capisaldi, tra cui la crescita eco- nomica sostenibile (triple bottom line approach), la produzione sostenibile di rifiuti, la produzione di cibi sani e i metodi di produzione sostenibile (inclusi la produzione biologica e l’uso di materie prime rinnovabili).

In questo senso, gli attuali piani di sviluppo rurale (finanziati dal FEASR) si sviluppano su quattro assi:

- miglioramento della competitività del settore agricolo; - miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale;

- qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale; - Leader.

D’accordo con gli orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rura-

le (periodo di programmazione 2007-2013)33, le risorse orientate al primo asse si

propongono di “contribuire a creare un settore agroalimentare europeo forte e di- namico, incentrato sulle priorità del trasferimento delle conoscenze, della moder- nizzazione, dell’innovazione e della qualità nella catena alimentare e sui settori prioritari degli investimenti nel capitale umano e naturale”. D’altro canto, il secon- do asse diventa perseguibile attraverso una serie di attività, tra cui lo sviluppo di servizi e pratiche agricole e zootecniche rispettose dell’ambiente e degli animali, la conservazione del paesaggio agricolo e delle foreste, la lotta al cambiamento

33 Consiglio dell’Unione europea (2009), Decisione del Consiglio relativa agli orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale (periodo di programmazione 2007-2013), GU L30 del 31.1.2009, pag. 112.

climatico e la promozione dell’equilibrio territoriale. Per quanto riguarda il terzo asse, i principali stakeholder sono le categorie più deboli in termini di occupazione (soprattutto donne e giovani) che vivono in un determinato territorio. Queste cate- gorie possono essere supportate in vari modi, ad esempio attraverso lo sviluppo della loro formazione (imprenditorialità, capacità tecniche, ecc.) e della comunità in cui vivono (turismo, infrastrutture, tradizioni, telecomunicazioni, ecc.). Infine, il quarto asse, coerentemente con i vecchi programmi Leader e Leader +, dovrebbe contribuire a conseguire le priorità degli assi 1 e 2 attraverso il miglioramento della governance e la mobilitazione del potenziale di sviluppo endogeno delle zone rurali. Ancora una volta, gli strumenti principali per la realizzazione di questo asse saran- no i partenariati locali pubblico-privati e la costruzione di un forte capitale sociale tra gli appartenenti alle comunità territoriali.

Concludendo, è auspicabile una visione integrata del quadro comunitario, che consenta di ottenere una certa sinergia, complementarietà e coerenza tra e dentro i pilastri della PAC. Per questo motivo, il lavoro presentato nel presente capitolo ha un duplice scopo: da un lato, riprendere gli elementi sopra citati ri- leggendoli secondo il paradigma delle quattro macroaree (Tabella 14); dall’altro, cercare di fornire una guida pratica per l’implementazione degli stessi attraverso l’approccio del quadro logico.