2. I LETTERATI DURANTE LA DINASTIA MING 27
2.2 Il contesto socio-‐economico della dinastia Ming 32
La politica economica del fondatore della dinastia Ming cercò di favorire i ceti più bassi della società, ridistribuendo le terre incolte ai contadini nulla tenenti e fornendo loro i mezzi necessari ad avviare la produzione agricola. Inoltre Hongwu impostò il sistema fiscale sulla base di un censimento della popolazione e sulla successiva iscrizione dei membri delle varie famiglie nei cosiddetti “registri gialli” (huangce 黄册).80 Tali sistemi di registrazione e censimento si rivelarono, però, inadeguati e macchinosi e non permisero di evitare il fenomeno sempre crescente dell'evasione fiscale. Nonostante tutto, la politica agricola di Hongwu permise un aumento della produzione agricola e il fiorire del commercio. A partire dal sedicesimo secolo, inoltre, l’introduzione delle nuove colture di origine americana (quali il mais, le arachidi e le patate dolci) per mezzo dei mercanti portoghesi permise di sfruttare terreni precedentemente non utilizzati per la produzione
79 Sabattini e Santangelo, Storia della Cina, p. 437.
80 Mao Peiqi 毛佩琦 (a cura di), Suiyue fengqing: Zhongguo shehui shenghuoshi 岁月风情—中国社
会生活史 (Il gusto nel tempo: storia della società e della vita quotidiana in Cina), Nanning, Guangxi jiaoyu chubanshe, 1999, pp. 635-‐638.
33
agricola.81 Gli effetti della perequazione agraria voluta dal fondatore della dinastia vennero meno con progressiva concentrazione di latifondi, in particolare dopo la morte dell’imperatore Jiajing. Questa provocò il passaggio di terre sottoposte a tasse nelle mani di chi aveva per privilegio l’esenzione delle imposte o il poter per evaderle. Dovendo ogni regione mantenere inalterato il gettito fiscale, tale fenomeno si tradusse in un aggravio del carico fiscale sui piccoli proprietari.82 La forte tassazione della terra nella metà dell’epoca Ming penalizzò molto la proprietà di terreni coltivati a cereali, rendendo più proficuo lo sfruttamento di terre marginali.83 Secondo Craig Clunas lo sfruttamento di piccoli appezzamenti di terreno con colture intensive diverse dai cereali e stagni dove praticare la piscicoltura poteva rappresentare un’attività economica sussidiare potenzialmente redditizia e nella prima parte e nella metà dell’epoca Ming costituiva un aspetto importante dell’uso dei giardini da parte dell’élite del Jiangnan.84
Le diverse misure prese da Hongwu miravano a creare una società omogenea, dove i mestieri e le classi sociali fossero per lo più di natura ereditaria. Hongwu si basava su un modello di Stato autosufficiente che, a partire dal villaggio ed arrivando sino alle più grandi suddivisioni del territorio, non avesse il bisogno di comunicare con l'esterno, come testimoniano le forti limitazioni negli spostamenti che ogni persona doveva rispettare.85 L’unica via di promozione e mobilità sociale era rappresentata dal sistema degli esami (keju 科举), ristabilito da Hongwu all'indomani della nascita della dinastia Ming. Gli esami erano organizzati secondo un percorso verticale in tre fasi, partendo dalla prima in cui i candidati venivano sottoposti ad un esame nelle capitali provinciali di provenienza (xiangshi 乡试).
81 Frederick W. Mote, “Yüan and Ming”, in Kwang-‐chih Chang (ed), Food in Chinese Culture:
Anthropological and Historical Perspectives, New Haven, Yale University Press, 1977, pp. 193-‐258.
82 Iannaccone, Storia e civiltà della Cina, pp. 103-‐105.
83 Clunas, Fruitful Sites, p. 49 fa riferimento a uno studio sull’uso della terra in epoca Ming citato in
Francesca Bray, Science and Civilisation in China: Volume 6, Biology Biological Technology. Part II:
Agriculture, Cambridge, Cambridge Univerity Press, 1984, p. 608.
84 Clunas, Fruitful Sites, pp. 38-‐59.
85 Timothy Brook, The Confusions of Pleasure: Commerce and Culture in Ming China,
34
Chi superava il primo esame poteva partecipato all'esame metropolitano nella capitale (huishi 会 试 ). Infine, all'ultimo grado vi era l'esame di palazzo, teoricamente, al cospetto dell'imperatore (dianshi 殿试). I partecipanti che non riuscivano a superare l'esame metropolitano potevano essere richiamati per incarichi di amministrazione secondari. Un metodo alternativo di reclutamento dei funzionari era quello che passava per le scuole confuciane statali fondate localmente da Hongwu. Queste scuole avevano il compito di selezionare un certo numero di candidati da inviare presso l'Università Imperiale (Guozijian 国子监), altro organo istituito da Hongwu, dalla quale sarebbe provenuta una parte dei funzionari.
A livello locale, l’élite della società cinese era costituita dalla gentry, Tale termine (mutuato dalla lingua e dal contesto storico-‐sociale inglese) in Cina corrispondeva ad una fascia sociale i cui contorni sono difficilmente individuabili. Si può affermare che la gentry cinese fosse un’élite locale originariamente composta da coloro che non avevano superato i gradi superiori degli esami.86 Sostanzialmente era la fascia colta della società, quella dei letterati, costituita dagli aspiranti funzionari e dai funzionari non più in servizio.
Tale classe era emersa nell’epoca Song (durante la quale l’assetto economico era prevalentemente basato sulle grandi proprietà terriere) e fungeva da tramite tra le comunità locali e l’amministrazione centrale, svolgendo un ruolo importante di mediazione. La gentry basava i propri privilegi e la propria sfera di influenza sulla legittimazione del potere centrale e sulla sua posizione di depositaria della cultura e dell’ortodossia confuciana, secondo la tradizionale divisione gerarchica della società cinese.87
L'assetto economico durante la dinastia Ming cambiò di molto rispetto a quello della dinastia Song. Benché la base economica fosse sempre riconducibile all'agricoltura, il commercio interno ed estero incominciava a rappresentare una voce sempre crescente sia nel bilancio dello Stato, sia nell'attività economica delle
86 Sabattini e Santangelo, Storia della Cina, p. 358.
87 La società nella Cina imperiale era gerarchicamente divisa in quattro classi: shi 士 letterati,
35
élite locali. Il commercio interno accrebbe la competenza e soprattutto la ricchezza degli artigiani e dei mercanti locali.88 Quello estero fu inizialmente favorito dai rapporti tributari instaurati tra il potere centrale e gli stati limitrofi (sino all'incidente di Tumubao nel 1449), poi dovette ripiegare sulle coste, nonostante i divieti imposti dallo stato. Dalla metà del sedicesimo secolo, dopo l’apertura del commercio con i portoghesi a Macao, iniziò a entrare in Cina una grande quantità di argento d’origine americana, che favorì la circolazione di tale metallo come moneta e fornì il presupposto per la riforma tributaria voluta da Zhang Juzheng.89 Con il grande sviluppo delle attività produttive e mercantili, entrarono a far parte della gentry famiglie di artigiani e commercianti, nonostante queste classi fossero teoricamente considerate agli ultimi posti nella scala sociale secondo l’ideologia di cui la gentry era portatrice. La concentrazione di potere economico della classe mercantile portò così a una pericolosa permeabilità con quella dei letterati in particolar modo nell’area della Cina sud orientale, dove aveva sede il cuore economico e culturale dell’impero Ming.