4. PRINCIPI COSTRUTTIVI ED ESTETICA DEI GIARDINI DEI LETTERATI 55
4.2 Riduzione degli spazi 57
Un altro principio estetico e costruttivo espresso da Ji Cheng nello Yuanye è indicato nella frase: “costruire un piccolo padiglione è sufficiente per avere un grande panorama” (Lüe cheng xiaozhu, zu cheng daguan 略成小筑,足征大观).166 In queste parole si ritrovano concezioni che affondano le radici nella visione organica dell’universo e del rapporto tra micro e macro cosmo peculiare del pensiero cinese:
Quanto alla montagna, non è che un cumulo di pietre [...] il mondo acquatico non è che un’immensa quantità di ramaioli d’acqua.167
Il rapporto di identità sostanziale tra l’uno e la moltitudine venne ripresa anche dalle scuole Buddhiste cinesi, in particolare dalla scuola Huayan.168 Esso è riscontrabile anche nelle parole del maestro chan di epoca Song, Wen zhanglao 文 长老 (il venerabile Wen), riportate da Su Zhe (1039-‐1112): “vedere il piccolo nel grande e il grande nel piccolo” (da zhong jian xiao, xiao zhong jian da 小中见大,小 中见大).169
Questo stesso principio si applica anche all’arte del giardino, nella quale, in uno spazio minuscolo ristretto, si vede tutta la grandezza dell’intera natura. Gran parte dei giardini urbani erano di piccole dimensioni, ma la loro dimensione minuscola (per quanto potesse essere determinata da limiti di spazio o di possibilità
166 Cit. Chen Zhi, Yuanye zhushi, p. 69.
167 Cit. Tiziana Lippiello (a cura di), La costante pratica del giusto mezzo, Venezia, Marsilio Editori,
2010, p. 112-‐113.
168 Uno dei concetti centrali nella scuola Huayan era interpenetrazione e l’identità di tutti i dharma:
il tutto rientra nell’uno, l’uno rientra nel tutto. Vedi Chan Wing-‐tsit, A Source Book in Chinese
Philosophy, Princeton, Princeton University Press, 1969, pp. 406-‐424.
169 Cfr. Su Zhe 苏辙, Dongshan wenzhanglao yulu 洞山文长老语录 (Resoconto dei discorsi del
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economiche) non era considerata un difetto, così come chiaramente espresso da Shen Fu all’interno del suo Fusheng liuji 浮生六记: 170
Per quanto riguarda un giardino [...] occorre che in ciò che è vuoto ci sia il pieno e nel pieno il vuoto, talvolta nascosto tal’altra evidente, talvolta profondo tal’altra no; non è sufficiente che sia circolare o irregolare, né consisterà nella vastità del luogo o nella quantità di rocce, o nell’elevato costo dei lavori.171
Le piccole dimensioni non solo non erano motivo di demerito, ma anzi erano esplicitamente esibite nella scelta dei nomi dati a tali piccoli giardini. Ad esempio, in epoca Qing a Suzhou e a Yangzhou furono costruiti due giardini di piccole dimensioni chiamati Huyuan 壶园, il Giardino del Vaso.172 La scelta di tale nome si riferisce all’espressione hu zhong tiandi 壶 中 天 地 “l’Universo in un vaso”, derivante da un resoconto di un episodio fantastico contenuto nella sezione delle biografie dei maestri di alchimia nelle storie degli Han Posteriori:
Fei Changfang, originario di Runan, era il funzionario di controllo del mercato. Al mercato vi era un vecchio che vendeva medicine, il quale aveva appeso un bricco all’insegna della propria bancarella. Quando era stanco si infilava dentro al bricco. Nessuno al mercato lo vedeva fare questo, tranne Changfang che lo osservava dall’alto. Trovando la cosa eccezionale, andò da lui offrendogli ripetutamente vino e carne secca. Il vecchio capì che Changfang lo riteneva uno spirito e gli disse: “Puoi tornare domani”. Il giorno seguente Changfang tornò a fargli visita. Il vecchio lo portò con sé
170 Shen Fu 沈 复 (1763-‐1825), letterato della epoca Qing, è famoso per la sua prosa
autobiografica.
171 Shen Fu, Fusheng liuji 浮生六记, cfr. Lionello Lanciotti (a cura di), Racconti di vita irreale,
Venezia, Marsilio Editori, 1993, pp. 61-‐62.
172 Sul giardino di Suzhou vedi Zhang Jiaji, Zhongguo zaoyuanshi, p. 211. Su quello di Yangzhou vedi
Zhu Jiang 朱江, Yangzhou yuanlin pinshanglu 扬州园林品赏录 (Visita ai giardini di Yangzhou), Shanghai, Shanghai wenhua chubanshe, 1990, p. 248.
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dentro al bricco. Dentro vide una stanza di giada lussuosa, piena di vino pregiato e cibi deliziosi.173
Dentro al minuscolo bricco vi era un mondo fantastico. Un altro giardino molto piccolo e molto famoso fu il Giardino del Chicco di Senape (Jiezi yuan 芥子园), fatto costruire da Li Yu 李渔 (1611-‐1680)174 a Pechino. Anche il nome di questo giardino deriva dall’espressione “Un chicco di senape contiene il monte Sumeru” (Jiezi na Xumi 芥子纳须弥), espressa all’interno del Vimalakīrti Nirdeśa Sūtra.175 Sia nella tradizione daoista, sia in quella buddhista ritroviamo questo stesso concetto, ovvero la possibilità di ottenere uno spazio spirituale illimitato da uno spazio materiale limitato. Frasi che esprimevano questi concetti erano spesso incise sulle tavole con iscrizioni poste sulle porte del giardino, ad esprimere gli ideali cui esso era ispirato.176
Un altro esempio di questo rapporto tra grande e piccolo è offerto dal Giardino del Ramaiolo (Shaoyuan 勺园), fatto costruire dal pittore Mi Wanzhong (1570-‐1628) a Pechino durante il regno Wanli (1573-‐1620). Si trattava di un giardino di dimensioni abbastanza ridotte, nel quale prevaleva la presenza dell’acqua. Per tali motivi venne chiamato Giardino del Ramaiolo, in perfetta sintonia con quanto scritto nel Zhangwu zhi: “In un mestolo vi sono i diecimila li del fiume Yangzi; in una roccia vi sono i mille xun del Monte Hua.”177 Anche nelle parole di Wen Zhenheng ritroviamo lo stesso principio del “vedere il grande nel piccolo” citato
173 Cfr. Zhou Weiquan, p. 236, 255. Citazione in Hou Hanshu 后汉书, Beijing, Zhonghua Shuju, 1999,
p. 1852.
174 Li Yu, famoso scrittore, drammaturgo ed editore della dinastia Qing.
175 Cfr. Zhang Jiaji, Zhongguo yuanlin yishu dacidian, p. 215. L’espressione divenuta oggi comune
differisce dal fraseggio originale del Vimalakīrti Nirdeśa Sūtra: Xumi ru jiezi zhong 須弥入芥子中, il monte Sumeru sta in un chicco di senape.
176 La pittura di paesaggio, le cui relazioni con il giardino ho esposto nei paragrafi precedenti,
rappresenta un’altra modalità di espressione del rapporto tra micro e macro cosmo molto frequentata dai letterati.
177 Chen Zhi, Zhangwu zhi jiaozhu, p. 102. Uno xun 寻 in epoca Ming equivaleva a poco meno di 2,5
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sopra. Ye Xianggao 叶向高 (1559-‐1627),178 curatore della raccolta di poesie composte da Mi Wanzhong, visitò il giardino e lo descrisse nel seguente modo all’interno dell’introduzione:
Nonostante non fosse sfarzoso, aveva salici molto alti e pini slanciati, colonnati e passerelle tortuose. Il tutto era disposto in modo minuzioso, ed era quanto bastava per dargli piacere.179
Buona parte degli elementi e dei paesaggi all’interno del Giardino del Ramaiolo di Pechino si ispiravano allo stile semplice, sobrio ed elegante dei giardini del Jiangnan. Esso rappresentava una delle imitazioni più rappresentative di tali giardini realizzate nel nord del paese in epoca Ming.180