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3.2. L’Orchestra di Piazza Vittorio: nascita e storia della prima

3.4.2. Il coro multietnico “Romolo Balzani” di Roma

Il coro si costituisce nel 2007 sulla scia della precedente esperienza del coro multietnico di bambini “Se…sta Voce”, ideato dai maestri elementari Attilio Di Sanza e Susanna Serpe, all’interno di una scuola del quartiere Casilino, nella periferia di Roma: la motivazione prevalente che aveva ispirato i due fondatori era far fronte ai problemi di comunicazione tra i bambini italiani e i bambini stranieri, in numero sempre maggiore. L’attività del coro ha aiutato i giovanissimi partecipanti stranieri a imparare la lingua italiana e a inserirsi meglio nelle classi. Visti gli ottimi risultati, gli animatori hanno pensato di creare un coro di adulti, coinvolgendo per primi i genitori dei bambini del coro “Se…sta Voce”.

Sara Modigliani, ideatrice e direttrice del Coro multietnico Romolo Balzani, interprete e ricercatrice storica del folk revival italiano e della canzone romanesca, è stata tra le fondatrici del Circolo “Gianni Bosio” e della Scuola di Musica del Testaccio, dove svolge attività di didattica musicale da molti anni, nonché voce principale nella prima formazione del Canzoniere del Lazio.

L’abbiamo incontrata alla “Città dell’altra economia” di Roma, dove il coro si esibiva nell’ambito di una manifestazione che vedeva coinvolte la Rete delle Scuole Migranti (www.scuolemigranti.org), e ci ha raccontato la sua esperienza musicale dopo tanti anni di attività:

Il coro è un’offerta sul territorio, chiunque abbia voglia di cantare e condividere il progetto può partecipare senza selezioni, né protagonismi o competizioni. L’idea di fondo del laboratorio è che non ci interessano la bellezza e la purezza delle voci, i cori di professionisti cercano solitamente una perfezione estetica, qui invece le voci sono tutte diverse. Ogni canzone è legata a una precisa persona che ce l’ha insegnata, alla sua storia. Molti elementi sono tornati a casa, altri continuano a suonare con noi ogni mercoledì, altri ancora o si sono allontanati dal coro, ma noi continuiamo a cantare le loro canzoni.

Alcuni elementi del coro si esibiscono da anni sulla metropolitana di Roma o negli angoli delle strade chiedendo un’offerta, poi ci sono alcuni rifugiati politici curdi che sono arrivati da poco e pur non parlando l’italiano, sono riusciti ad insegnare a tutti la propria canzone. C’è anche qualcuno che grazie al coro è riuscito a sviluppare una rete di conoscenze e a trovare una occupazione nell’ambito in cui aveva studiato 35.

In questo ultimo caso, la Modigliani fa riferimento all’esperienza specifica di Sushmita Sultana, cantante e musicista diplomata in India, la quale ha aperto una

154 piccola scuola di musica nel quartiere di Tor Pignattara, dove insegna ai bambini la danza indiana, le canzoni e le poesie di Rabindranat Tagore 36.

Oggi Sushmita dirige il coro multietnico “Romolo Balzani”, insieme a Roxana Ene, giovane cantante rumena, che da bambina era tra i componenti del coro “Se…sta Voce”.

Per Roxana, e soprattutto per la madre Sorina, partecipare al laboratorio del coro è stato molto importante nel loro percorso di integrazione individuale e le ha aiutate a inserirsi nella nuova città:

Noi portiamo al gruppo qualcosa del nostro paese d’origine per trovare le somiglianze tra la cultura rumena e la nuova cultura. Grazie al Coro è stato possibile consolidare i rapporti interpersonali, è un centro di aggregazione molto forte. Per me cantare con il gruppo è un esercizio zen, si sta bene, ci divertiamo e si evade per alcune ore dalla routine stressante 37.

Il coro multietnico “Romolo Balzani” si distingue per una ricerca sui canti sociali, di lavoro e di lotta di molti paesi del mondo, un repertorio impegnato e fortemente politicizzato, come l’attività che il coro conduce quotidianamente, ad esempio, ospitando rifugiati politici e dando un sostegno, anche in termini economici, agli immigrati che ne hanno bisogno.

Il laboratorio corale è fortemente legato al Circolo Gianni Bosio, che sta realizzando un progetto di ricerca sull’espressività musicale e le storie di vita di musicisti e non, all’interno delle comunità di migranti. Si segnala, quindi, il progetto Roma

Forestiera, nato nel 2009 su iniziativa dello storico e americanista Alessandro

Portelli, con l’obiettivo di monitorare, registrare, archiviare e diffondere la musica dei migranti che vivono a Roma e in Italia. Portelli e Modigliani si sono recati nelle scuole, nelle strade, nelle moschee, a scoprire e registrare nuove musiche provenienti da molti paesi europei ed extraeuropei. La ricerca ha portato alla creazione di un consistente archivio sonoro, alla pubblicazione di una collana di dischi tematici e a varie collaborazioni editoriali (www.circologiannibosio.it/archivio/fondo-roma- forestiera, 2 agosto 2017).

In conclusione, il coro multietnico “Romolo Balzani” rappresenta un luogo di aggregazione dove cercare e lavorare sulla memoria e sulla cultura musicale dei

36Abbiamo incontrato anche Sushmita Sultana a Roma, il 6 giugno 2015.

155 migranti; ascoltare le loro storie consente di scoprire condizioni di vita tutt’altro che facili, e rapporti di lavoro tutt’altro che solidale Nelle attività del coro i partecipanti hanno trovato uno spazio accogliente in cui convergono e sono condivise le esperienze di migrazione, marginalità e pregiudizio. In alcuni casi, le canzoni studiate ed eseguite riportano le persone al paese d’origine, in altri casi indicano la strada verso cui si sta andando, a volte invece, come per la signora rumena Sorina Ene parte integrante del coro sin dal primo anno di attività, rappresentano una sorta di esercizio zen che aiuta a combattere lo stress e a sentirsi meno soli.

L’Italia è stata, ed è anche oggi, un paese di emigranti, dunque le musiche di chi arriva in questo territorio possono aiutarci a pensare all’emigrazione sotto diversi punti di vista, come quello di chi parte, di chi rimane e di chi ritorna a casa. È importante riflettere sulla nostra memoria anche oggi che l’Italia è un paese di approdo, una terra multiculturale dove si può arrivare e ricominciare da capo.