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La ricognizione sulle vicende “toscane”, proposta in questa sede, si conclude con la descrizione di una delle esperienze più strutturate e significative nella prospettiva di combinare e integrare tradizioni e pratiche musicali differenti: l’Orchestra Multietnica di Arezzo (OMA).

L’OMA si costituisce nel 2007, da una proposta della cooperativa ed etichetta discografica Materiali Sonori, per organizzare un percorso formativo destinato a giovani musicisti locali e stranieri, finalizzato alla conoscenza e all’approfondimento delle strutture di base delle musiche di tradizione araba ed ebraica.

I laboratori di preparazione furono affidati alla conduzione di Jamal Ouassini (violinista di Tangeri ed esperto di musica arabo-andalusa) e di Enrico Fink (musicista, attore e autore teatrale, uno dei principali interpreti della tradizione ebraica in Italia): a quest’ultimo è stata affidata la direzione dell’orchestra che è stata allestita in seguito. Un primo assetto organizzativo dell’OMA si deve alla personalità di Massimo Ferri, presidente dell’associazione Officine della Cultura di Arezzo, che svolge tuttora le operazioni manageriali dell’orchestra.

L’attività didattica era finalizzata alla costituzione di un organico stabile, che ha debuttato nell’ambito del festival OrienteOccidente di Montevarchi (AR), organizzato appunto dall’etichetta Materiali Sonori, nel luglio del 2007.

Per quanto riguarda la ricerca e la verifica della disponibilità di musicisti stranieri sul territorio, la prassi seguita ha ricalcato quella della celebre Orchestra di Piazza Vittorio: a Roma come ad Arezzo gli animatori dei laboratori didattico-musicali hanno distribuito volantini, stampati in più lingue diverse, nei negozi maggiormente frequentati da stranieri e nei maggiori luoghi di aggregazione, come ad esempio i campionati di calcio interculturali.

Massimo Ferri, Enrico Fink e i loro collaboratori hanno sviluppato contatti con le comunità straniere attive nell’aretino, come il centro d’accoglienza della comunità bengalese molto presente in questa zona, che ha collaborato nella ricerca dei musicisti e nella promozione del progetto. Come ci ha rivelato Massimo Ferri, tra gli ideatori dell’OMA non c’era solo la fascinazione per l’idea di costituire un organico

89 di esecutori italiani e stranieri e per la ricchezza di suonare un repertorio musicale generato da processi di “meticciato”, ma anche prioritariamente la volontà di costruire fin dagli inizi un laboratorio di integrazione interculturale19.

Con questo obiettivo, l’OMA ha incontrato fin da subito il supporto di enti locali e istituzioni, tra i quali sottolineiamo il Ministero dell’Interno grazie ai progetti a valenza territoriale finanziati sul Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di

Paesi terzi 2007-2013, nella categoria Progetti giovanili.

Il progetto, dal titolo Sarà Banda, è stato ideato da Officine della Cultura e Amministrazione comunale di Arezzo con il partenariato di Provincia di Arezzo, Arci Solidarietà, Ass. Bangladesh e alcune scuole secondarie coinvolte per l’attuazione di una parte delle azioni del progetto.

Sarà Banda propone il coinvolgimento delle scuole del territorio attraverso la

costruzione di laboratori per giovani musicisti e di lezioni concerto, oltre a laboratori extrascolastici per musicisti italiani e stranieri.

Tra le finalità del programma riscontriamo:

a) favorire la didattica interculturale all’interno delle scuole pubbliche;

b) promuovere esperienze di integrazione attraverso le pratiche musicali e lo studio di repertori musicali appartenenti a diverse culture;

c) facilitare l’inserimento di giovani musicisti stranieri nell’organico dell’Orchestra Multietnica di Arezzo.

Tra gli obiettivi di Sarà Banda è anche esplicitamente indicato l’impegno a sensibilizzare l’opinione pubblica intorno alla questione dei migranti e delle diversità culturali che abitano il territorio dell’aretino.

L’OMA ha agito in questa direzione attraverso la programmazione di concerti e spettacoli, diffusione di materiale promozionale come locandine e cartoline, produzione di materiale audio-video e l’acquisizione di un dominio on-line per diffondere e promuovere le attività attraverso il canale di internet.

Bisogna specificare che le orchestre, i cori e le bande multietniche sono state formate soprattutto nei grandi agglomerati urbani italiani in cui si concentra una forte presenza di immigrati, come una sorta di “operazione” mirata a favorire l’inclusione

19 Sono le parole di Massimo Ferri, intervenuto durante il seminario dottorale Sulle vicende

dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, presso il Dipartimento SAGAS, Università degli Studi di Firen- ze, il 10 maggio 2016.

90 sociale e l’integrazione degli stranieri nel tessuto locale. A differenza delle maggiori formazioni di questo tipo, l’OMA non si è costituita in un contesto metropolitano come “ricetta antidegrado” per la rivalutazione di un quartiere socialmente problematico, ma si è formata piuttosto in una realtà di provincia dalla quale si riflettono gran parte delle peculiarità dell’organico e del repertorio.

In un recente intervento, proposto in ambito universitario, il direttore dell’OMA Enrico Fink ha evidenziato come Arezzo e il suo territorio siano stati influenti nello sviluppo dell’organico orchestrale:

La zona del Valdarno aretino ha una tradizione di bande filarmoniche molto sentita e radicata in tutti i paesi, anche in quelli più piccoli. La filarmonica viene vissuta dai cittadini come un luogo aperto, un centro di aggregazione giovanile e di formazione, in cui i ragazzi vanno per imparare a fare musica e a stare insieme diventando la colonna sonora degli eventi che accadono a livello locale. Questa tradizione si persa e non esiste più nelle grandi città.

Inizialmente abbiamo steso il progetto dell’orchestra multietnica con la volontà di costituire una filarmonica degli anni Duemila, ovvero uno spazio stabile e sempre aperto nel quale è possibile entrare in contatto con culture ed esperienze diverse. Nei nostri intenti c’è anche quello di rappresentare la colonna sonora di una città contemporanea, un impasto sonoro costituito da voci e da musiche differenti che s’incontrano e convergono tutte nello stesso luogo. 20

Dalle parole di Fink si evince l’impegno sociale dell’OMA, fin dai suoi esordi: dare il proprio contributo alla creazione di una società locale multiculturale e coesa e favorire, attraverso il coinvolgimento di musicisti di diversa provenienza, un forte radicamento di questo tipo di progetti nel territorio in cui agiscono.

L’acquisizione del modello “banda filarmonica di paese”, secondo gli animatori dell’OMA significa contribuire a una valorizzazione della città attraverso l’organizzazione di varie iniziative che contribuiscano all’identificazione dell’Orchestra con la città stessa (www.orchestramultietnica.net, 13 giugno 2017). L’Orchestra Multietnica di Arezzo ha sviluppato un progetto produttivo di tipo professionale pur riuscendo a mantenere negli anni la caratteristica di laboratorio permanente, tuttora aperto a nuovi inserimenti, soprattutto per quanto riguarda i musicisti stranieri. Ancora oggi sono numerose le attività che l’orchestra rivolge al mondo della scuola, come laboratori produttivi presso il Liceo Musicale aretino, e lezioni concerto presso scuole primarie e secondarie, ed è grazie a queste pratiche

20 Sono le parole di Enrico Fink, intervenuto durante il seminario dottorale Sulle vicende

dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, presso il Dipartimento SAGAS, Università degli Studi di Firen- ze il 10 maggio 2016.

91 mirate sul versante didattico che l’OMA riceve la maggior parte delle risorse necessarie all’autofinanziamento.

Gli animatori dell’orchestra hanno sperimentato la possibilità di inserire nell’organico strumentale, di anno in anno, ospiti di richiamo da inserire in una residenza artistica di durata settimanale e finalizzata alla realizzazione di un concerto.

Il direttore e il manager ci dicono che questa scelta è legata sia all’esigenza di valorizzare la progettualità artistica dell’OMA, sia all’esigenza di avere una maggior copertura delle spese, aumentando l’eventuale interesse “di mercato” e il numero delle occasioni performative 21.

La scelta si è rivelata particolarmente proficua, soprattutto per i giovani musicisti che hanno avuto e continuano ad avere la possibilità di misurarsi con vari repertori e suonare con personalità conosciute e affermate a livello nazionale: Raiz degli

Almamegretta, Shel Shapiro, Moni Ovadia e Frank London, per citarne alcuni, e il

giovane cantautore italiano Dario Brunori (www.orchestramultietnica.net, 23 giugno 2017).

Per ciò che concerne l’attivismo sociale dell’OMA, l’ultima interessante e importante novità riguarda il coinvolgimento di trenta rifugiati e richiedenti asilo momentaneamente presenti nelle strutture SPRAR (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) di Arezzo.

Il programma, dal titolo OMA for Refugees, vede la collaborazione di un insieme di cooperative e associazioni del territorio: è tuttora in via di sviluppo, e propone di sviluppare percorsi di dialogo e integrazione attraverso i linguaggi artistici e musicali. Questo tipo di lavoro implica la memoria, le esperienze pregresse e il vissuto di giovani rifugiati e richiedenti asilo provenienti da Nigeria, Mali, Costa d’Avorio, Senegal, Gambia e Guinea (http://www.arezzoweb.it/2017/la-musica-e-la- festa-che-non-hanno-barriere-388225.html, 23 giugno 2017).

Lo scorso 21 giugno 2017, in occasione della Giornata Mondiale dei Profughi – indetta dalle Nazioni Unite nel 2001, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati e richiedenti asilo, e celebrata in tutto

21 Sono le parole di Enrico Fink e Massimo Ferri, intervenuti durante il seminario dottorale Sulle vi-

cende dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, presso il Dipartimento SAGAS, Università degli Studi di Firenze il 10 maggio 2016.

92 il mondo (www.arezzonotizie.it/cultura-eventi-spettacolo/giornata-mondiale-del- rifugiato-serata-musica-balli-lorchestra-multietnica-aretina, 2 luglio 2017) - ha avuto luogo la prima esibizione dell’OMA insieme ai trenta rifugiati che hanno partecipato al primo laboratorio musicale. L’iniziativa è stata fortemente voluta dalla Provincia di Arezzo, insieme a numerose associazioni che promuovono i valori della solidarietà e dell’accoglienza.

Come ha spiegato Eleonora Ducci, Vicepresidente alla Provincia di Arezzo, “abbiamo riunito le tante realtà del territorio con l’obiettivo di costruire reti e collaborazioni capaci di portare avanti azioni positive di informazione e sensibilizzazione sulla situazione dei rifugiati e richiedenti asilo che momentaneamente risiedono nelle strutture SPRAR della zona” (www.arezzonotizie.it/attualita/giornata-mondiale-del-rifugiato-le-iniziative-

calendario-nella-provincia-arezzo, 2 luglio 2017).

In conclusione, è evidente quanto il tessuto politico e sociale abbia avuto un ruolo cruciale nello sviluppo delle attività e nella realizzazione di un progetto a lungo termine come l’OMA. Persino la scelta del nome e della qualificazione relativa - “orchestra multietnica” - ci ha rivelato ancora una volta Enrico Fink, è legata alle istituzioni che supportano economicamente la formazione musicale 22.

Tuttavia è da considerarsi di notevole importanza il riconoscimento delle pratiche musicali come mezzo capace di coinvolgere attivamente giovani stranieri e italiani. Riportiamo di seguito alcune passaggi tratti dal Progetto iniziale, redatto dall’Amministrazione comunale:

Arezzo ha visto negli anni aumentare la comunità d’immigrati e l’articolarsi della loro componente interna e i dati sulle seconde generazioni ne sono testimonianza perché sintomo dello stabilizzarsi di quella che prima era solo una realtà transitoria. L’elevato numero di nuovi nati stranieri testimonia l’aumento della presenza dei nuclei familiari quindi l’investimento su progetti migratori a lungo termine. Il territorio comunale aretino sembra quindi risultare accogliente per questi nuovi cittadini che presto vedremo fare ingresso nel mondo del lavoro e quindi nella vita attiva.

Dal punto di vista dell’integrazione tra adolescenti e giovani immigrati e italiani, la realtà aretina ha come suo punto di forza la scuola che, anche assieme a realtà associative locali, sta lavorando ad approfondire pratiche e metodologie volte a favorire la comunicazione interculturale, il mantenimento delle identità di origine così come la contaminazione positiva tra diverse culture. Quello che si è evidenziato in questi anni, è una carenza per quanto riguarda le opportunità di socializzazione e condivisione del tempo libero tra gli immigrati e i loro coetanei aretini. I giovani immigrati tendono a vivere in comunità separate, all’interno delle quali possono mantenere saldo il legame con la cultura di origine e superare il comprensibile senso di sradicamento dovuto all’allontanamento spesso forzato

93 dai paesi di origine. Da questa constatazione di fatto è emerso il bisogno di lavorare nella direttrice della costruzione di reali opportunità di socializzazione e interrelazione tra cultura di origine e cultura di nuova acquisizione. Lo strumento della musica, che tutti i giovani conoscono e praticano a diversi livelli, ci sembra uno tra i più efficaci nella costruzione di rapporti concreti di amicizia, collaborazione e scambio di bagagli culturali tra pari (OMA: Orchestra Multietnica di Arezzo, opuscolo a stampa pubblicato dal Comune di Arezzo, 2010)

Nel testo integrale, il Comune di Arezzo reclama l’urgenza di un delicato inserimento sociale dei “nuovi” cittadini stranieri, nati e cresciuti nel territorio di Arezzo e riconosce l’importanza di un’analisi di questa nuova forma di cittadinanza.

Questo auspicio, espresso ormai un decennio fa, è molto attuale oggi se consideriamo che proprio in questo momento (seconda metà del 2017), il Senato della Repubblica italiana sta discutendo la possibile approvazione di una legge ispirata al cosiddetto

ius soli. Il disegno di legge prevede il diritto ad acquisire la cittadinanza per i nati sul

territorio italiano da genitori stranieri e modificare così l’attuale legge, in vigore dal 1992, secondo la quale una persona nata in Italia da genitori stranieri può richiedere la cittadinanza solo entro un anno dal raggiungimento della maggiore età (https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2017/06/21/ius-soli-

cittadinanza-italia, 5 luglio 2017).

Perciò, è molto importante riconoscere, a livello istituzionale, come il processo del “fare musica insieme” possa costituire un efficace veicolo per favorire i percorsi di integrazione e convivenza.

Infine, è rilevante evidenziare che la costruzione di uno spazio di confronto interculturale come l’OMA è stato possibile anche grazie all’esempio della fortunata esperienza dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Visti gli ottimi risultati dell’ensemble romano, durante il primo decennio degli anni Duemila si registra una maggiore disponibilità, da parte di enti pubblici locali, a finanziare pratiche musicali capaci di coinvolgere attivamente i musicisti stranieri e italiani, e impostare in questo modo modelli di società che rispondano ai bisogni di tutti i cittadini che coabitano in nello stesso spazio.

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2.6. Organico stabile, repertorio e produzione artistica