• Non ci sono risultati.

Il distretto agro-alimentare nella letteratura classica

Nella letteratura classica, il distretto agro-alimentare è oggetto di ricerca ed analisi da parte di molti studiosi, reso interessante dalla profonda relazione instaurata tra l’attività delle imprese agro-alimentari ed il luogo di insediamento.

Data la particolarità di tale rapporto, le imprese agro-alimentari, ancor prima degli altri settori, si sono sviluppate in modelli distrettuali. Nel corso degli anni, il cambiamento del contesto, storico e geografico, ha portato di conseguenza ad una modificazione del settore agricolo, il quale ha visto sempre più accentuarsi l’interdipendenza con le attività di trasformazione e distribuzione.

Iacoponi27 e Cecchi28 sono due fra i principali economisti che si sono occupati della relazione tra distretto e mondo agrario.

Secondo Iacoponi, i distretti agro-alimentari sono diretti discendenti dei distretti industriali. Nonostante ciò, egli afferma che esiste una sostanziale differenza fra il distretto rurale o agro- alimentare e i distretti industriali di altro genere: nei primi, la densità con la quale si concentrano le imprese, è molto minore rispetto a quella con la quale si concentrano le imprese manifatturiere e non potrebbe essere diversamente. Pertanto, è la filosofia e la cultura del distretto industriale ad essere stata trasferita al settore agro-alimentare e non la sua configurazione spaziale.

Questo passaggio, è frutto degli anni del boom economico del Secondo Dopoguerra, quando le imprese agricole hanno subìto una modernizzazione, sia dal punto di vista strutturale che finanziario.

La manodopera è passata dal mondo agricolo a quello industriale e l’offerta, da un’insieme di attività concentrate tutte all’interno dell’impresa ad un’esternalizzazione delle fasi, acquisendo quello che è tutt’oggi un carattere frammentato.

Iacoponi riconosce la presenza di tre differenti modelli di distretti connessi all’agricoltura:  Il distretto agroindustriale, comprensivo all’interno dei suoi confini dell’intera filiera

produttiva agro-alimentare;

 Il distretto agroalimentare, con la particolarità che le attività di trasformazione e distribuzione predominano rispetto alla produzione;

27

Luciano Iacoponi, professore presso il Dipartimento di Agronomia e Gestione dell' Agroecosistema dell’Università di Pisa.

31

 Il distretto agricolo, privo dell’attività di trasformazione, ma caratterizzato da una robusta offerta che sostiene la produzione agricola.

Iacoponi sostiene poi che, la forma organizzativa secondo il modello distrettuale sia un metodo efficiente per creare innovazione nel settore dell’agricoltura. Egli infatti definisce il distretto come “l’unica sede di innovazione endogena in agricoltura”29

.

L’idea dalla quale scaturisce tale affermazione è che nel settore agricolo, l’innovazione si configura come un fattore esogeno, proveniente quindi dal mercato esterno e calato poi all’interno dell’impresa.

La rete di relazioni instaurate all’interno del distretto tra imprenditori e altri attori locali, favorirebbe quindi la nascita di idee e processi innovativi.

Per quanto concerne lo specifico distretto rurale, Iacoponi associa la sua costituzione alla politica locale di sviluppo.

Egli parte da un’idea di ruralità basata su quattro criteri: bassa densità di popolazione, agricoltura come “principio ordinatore”30, equilibrio fra le molteplici attività economiche e l’ambiente, conservazione dei paesaggi e della natura.

Il distretto rurale si configura come una forma di unione di imprese, di natura agraria e non, dedite allo sviluppo del territorio. Solo per mezzo della forma distrettuale, è possibile raggiungere un equilibrio dell’ecosistema, realizzabile attraverso il triplice obiettivo di sviluppo del territorio, integrazione fra comunità locale e attività produttiva e differenziazione produttiva.

Si ottiene così un “cambiamento conservativo” che mira da un lato a sviluppare le attività economiche locali e dall’altro conservando tradizioni e risorse naturali.

In definitiva, secondo Iacoponi, il distretto rurale si presenta come più completo rispetto al distretto agro-alimentare data la presenza di tre caratteristiche: comprende tutte le attività economiche, dall’agricoltura all’artigianato, al commercio e al turismo, possiede una cultura storica e l’ambiente ed il paesaggio sono differenti da quelli urbani. Inoltre, avviene una vera e propria fusione delle imprese di vari settori.

Un altro importante economista agrario, Cecchi, utilizza criteri differenti per tali definizioni. Egli pone come punto principale nei suoi studi, l’integrazione fra agricoltura e industria ed associa il concetto di distretto agricolo ad una prevalenza del mondo agrario rispetto al resto della filiera, con cui si hanno comunque relazioni stabili e uniche. Pertanto, un distretto è

29 Iacoponi (2001)

30

32

agricolo quando i prodotti lavorati dall’industria di trasformazione sono materie prime agricole coltivate in loco, le quali fungono da motore per l’avvio di altre attività.

Cecchi ritiene che, con il passare del tempo, il concetto di distretto agricolo sia sempre più complesso, dal momento che, un distretto che si evolve, sviluppa servizi connessi all’agricoltura, fino ad un momento in cui sono prevalenti rispetto al settore di partenza. Questa complessità è risolvibile definendo l’attività industriale e i servizi come fattori che determinano la fisionomia del comparto agricolo.

Altra caratteristiche è che nel distretto agricolo, a differenza di quello agro-industriale, la fase di trasformazione è di tipo tradizionale; è invece moderna per il secondo modello di distretto. Per trasformazione industriale, egli intende tutte le attività realizzabili nell’azienda agraria, esternalizzate solo a causa della divisione in fasi caratteristica dell’economia moderna. Sono ad esempio, le attività di vinificazione, di stagionatura ed essiccazione.

La trasformazione moderna è ricondotta al concetto di distretti agro-industriale, la quale secondo Cecchi ha origine da processi esterni all’agricoltura e non può essere svolta nell’impresa agraria, come la surgelazione, la panificazione, il confezionamento.

Le due diverse tipologie di trasformazione sono la base per distinguere distretto agricolo da distretto agro-industriale: artigianale nel primo, prettamente industriale nel secondo.

Il suo concetto di distretto agro-industriale vede posti sullo stesso piano l’agricoltura e l’industria, collegati da relazioni di stabilità e collaborazione reciproca.

Esso si configura come un agglomerato di molte piccole imprese agricole ed industriali, le quali interagiscono tra loro. Per Cecchi, rispetto ad altri economisti, l’elemento distintivo del concetto di distretto agro-industriale è che la produzione agricola non avviene all’interno del distretto nel quale sono collocate le imprese di trasformazione, anzi, la maggior parte di essa viene coltivata in territori diversi da quelli in cui viene lavorata.

2.1.3. Il distretto agro-alimentare nella legislazione nazionale e regionale: il distretto