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3.2 Le normative UEFA

3.2.2 Il Fair Play Finanziario: il requisito del Break-even

Il FFP vede come condizione essenziale il rispetto del Break-even, ovvero ci deve essere equilibrio tra ricavi e costi riferibili all’attività calcistica: vengono dunque considerati, al fine del calcolo, solo e soltanto quelle poste di bilancio direttamente riferibili allo svolgimento dell’attività tipica. I ricavi rilevanti vengono individuati in:

• Ricavi da biglietteria;

• Ricavi da sponsor e pubblicità;

• Ricavi da attività di tipo commerciale; • Altri proventi di gestione;

• Proventi da gestione di diritti calciatori;

• Eccedenze risultanti dalla cessione di immobilizzazioni materiali; • Proventi finanziari.

I costi considerati invece sono: • Costi di vendita dei materiali; • Costi per il personale;

• Costi operativi collegati all’attività sportiva legati all’organizzazione delle gare e tutte le altre spese legate alle attività non direttamente calcistiche (tasse e imposte);

• Ammortamenti e svalutazioni dei diritti dei calciatori, minusvalenze derivanti da trasferimenti calciatori

• Oneri finanziari e dividendi;

• Gli oneri derivanti da transazioni con parti correlate al club richiedente la Licenza sono considerati nel calcolo del break-even result al maggior valore fra quello di mercato e quello effettivamente sostenuto.

La differenza algebrica tra ricavi e costi può determinate un break-even surplus (in caso di maggiori ricavi) o un break-even deficit (in caso di maggiori costi).

I club vengono monitorati, per valutare il rispetto del parametro del break-even, per tre periodi: • Il periodo di riferimento T che termina con l’anno nel quale sono cominciate le competizioni

• Il periodo di riferimento T-1 che termina con l’anno prima dell’inizio delle competizioni UEFA per club;

• Il periodo di riferimento precedente al periodo T-1 (periodo di riferimento T-2).

La somma algebrica dei risultati di break-even dei singoli periodi sottoposti a monitoraggio costituisce il risultato aggregato di break-even; se questo è negativo, il club può rettificare il deficit con gli eventuali surplus dei due periodi antecedenti (quindi gli anni T-3 e T-4).

Il limite del break-even non è assoluto, infatti è stata introdotta la “deviazione accettabile”, ovvero una zona di tolleranza di 5 milioni di euro che in club può eccedere in riferimento all’aggregato di break-even. Tale importo poteva essere superato, nei primi anni di applicazioni, fino a 45 milioni di euro, attualmente:

• Fino a 30 milioni di euro per il periodo di monitoraggio delle licenze per le stagioni 2015/16, 2016/17 e 2017/18;

• Fino ad un importo ancora non definito per il triennio successivo.

Il club, per essere ammesso alle competizioni europee, deve fornire nel termine e nella forma comunicati dalla UEFA:

• Informazioni sul break-even relative al secondo anno del periodo di monitoraggio (T-1) • Informazioni sul break-even relative al primo anno del periodo di monitoraggio (T-2), se non

già fornite

• Informazioni sul break-even relative all’ultimo anno del periodo di monitoraggio (T) nel caso in cui non siano rispettati almeno uno dei seguenti 4 indicatori che sono condizione fondamentale per poter soddisfare il requisito di break-even:

o Continuità aziendale: la relazione di revisione del bilancio, relativa al periodo T-1, e/o del bilancio intermedio, deve contenere un parere esplicito riguardante la sussistenza della continuità aziendale.

o Patrimonio netto negativo: il patrimonio netto del bilancio, relativo al periodo T-1, non deve essere inferiore al patrimonio netto del bilancio di esercizio (o del bilancio intermedio) relativo al periodo precedente (T-2).

o Risultato di break-even: il club richiedente la licenza non deve presentare un break- even deficit per uno dei periodi di riferimento T-1 e T-2 o per entrambi.

o Assenza di debiti scaduti: al 30 giugno dell’anno in cui iniziano le competizioni UEFA per club, la società richiedente la licenza non deve avere debiti scaduti: debiti verso altri club per cessione diritti calciatori, debiti verso dipendenti, debiti verso gli istituti di previdenza e debiti verso la pubblica amministrazione.

Potranno essere richiesti maggiori approfondimenti ai club che presenteranno o un costo del personale superiore al 70% del fatturato o un indebitamento finanziario netto superiore al fatturato. Ultimo caso di club sanzionato è stato il Porto.

Porto Fair Play Finanziario – Il Porto diventa l’ultima società europea sanzionata per la violazione dei criteri del Fair Play Finanziario. L’Uefa ha infatti oggi ufficializzato la sanzione per il club portoghese, che negli ultimi hanno ha sforato i limiti di bilancio imposti dalla federcalcio europea. Al termine della stagione 2016/17, solo il Porto infatti non ha rispettato la richiesta dell’Uefa in quanto al break-even ed ha accettato di siglare l’ormai famoso “settlement agreement”.

In particolare, l’accordo tra i portoghesi e l’Uefa coprirà le stagioni 2017/18, 2018/19, 2019/20 e 2020/21, con l’obiettivo di raggiungere il break-even entro il 2020/21. Il Porto avrà così l’obbligo di chiudere con un deficit massimo ai fini FPF di 30 milioni nel 2017, di 20 milioni nel 2018 e di 10 milioni nel 2019. Inoltre, per gli esercizi 2018 e 2019 il rapporto costi del personale-fatturato, così come i costi finanziari, non potrà aumentare, mentre la società avrà l’obbligo di chiudere in utile la campagna acquisti. Per quanto riguarda la multa, il Porto pagherà all’Uefa 2,2 milioni di euro (che saranno trattenuti dai premi Uefa per la stagione 2016/17): di questi, 0,7 milioni saranno pagati immediatamente, mentre i restanti 1,5 milioni sono legati al rispetto degli obblighi.

Dal punto di vista sportivo, il Porto potrà registrare solo 22 giocatori nella lista A per le competizioni Uefa nel 2017/18 e solo 23 nella stagione 2018/19, restrizioni che sarò tolta dal 2019/20 se la società rispetterà gli obblighi. Inoltre, il Porto potrà iscrivere solo un ristretto numero di nuovi giocatori nella lista A, con l’obbligo di rispettare il pareggio tra entrate ed uscite a livello economico.

L’Uefa in data odierna ha anche fornito aggiornamento sulle posizioni di alcune squadre già sanzionate per il Fair Play Finanziario: FC Astana (Kazakhstan), FC

Krasnodar (Russia), FC Lokomotiv Moscow (Russia) e FC Zenit (Russia) hanno rispettato gli obiettivi fissati dall’Uefa per il 2016/17, mentre i conti del Rubin Kazan (Russia) sono ancora sotto analisi. Il Porto è diventato così il 12° club attualmente sanzionato per il FPF dall’Uefa.12

12 “Porto, sforati i limiti di bilancio per il Fair Play Finanziario: arriva la sanzione dell’Uefa”, Calcio e Finanza, 9 giugno

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A SITUAZIONE DI ALCUNI DEI MAGGIORI CLUB

INTERNAZIONALI

Il calcio è ormai diventato un business. E’ diventato determinante, per ogni società sia essa appartenente alle seconde leghe o alla prima serie, investire in modo efficace ed efficiente per poter ottenere risultati sul campo. Soprattutto per le squadre che partecipano alle coppe europee è diventato importante spendere molto sul mercato calciatori per poter ottenere buoni piazzamenti, e di conseguenza avere un ritorno in termini economici atto a sostenere le spese. Non basta ottenere un anno un buon risultato sul campo per avere di conseguenza un ritorno adatto: il calcio europeo è diventato un “circolo vizioso” in cui il circuito economico-finanziario si autoalimenta e si espande di anno in anno, tanto che rimanere fuori per più stagioni dalle competizioni europee (quelle che assicurano ricavi “adatti” per poter giocare in più competizioni – campionato nazionale, coppa nazionale e coppa continentale) vuol dire entrare in un vortice che spinge le squadre verso orizzonti particolarmente bui.

Sono finiti i tempi in cui i grandi imprenditori, i presidentissimi – tranne qualche caso isolato a livello europeo – spendono ingenti capitali per tenere le squadre nelle primissime posizioni europee. Ormai è realmente importante arrivare a costruire una struttura societaria tale da poter sfruttare in primis le risorse calcistiche “nate in casa”, per poi eventualmente arrivare ad accaparrarsi i migliori giocatori per poter competere con le altre 6-7 realtà stabili del nostro continente.

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