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I CLASSICI DELLA LETTERATURA PER RAGAZZ

III. 5.1 «It all began with a picture»: simboli e immagini in Narnia

III.5.2 Il genere fantastico

Il fantastico, a cui appartengono Le cronache di Narnia, assieme alla fiaba, è probabilmente il genere più presente nella letteratura per ragazzi. In realtà sia Tolkien che Lewis sottolineano come la correlazione del fantastico e della fiaba con l’infanzia sia accidentale. Entrambi infatti ricorrono all’immagine dei mobili vecchi che vengono messi nella camera dei bambini perché ormai fuori moda e rovinati e gli adulti non vogliono più vederseli attorno.109 Tolkien inoltre ritiene che siano generi più utili alle persone adulte:

109 JOHN RONALD REUEL TOLKIEN,Albero e Foglia, trad. it. di Francesco Saba Sardi, Milano, Bompiani, 2002

Innanzitutto: se sono scritte con arte, il valore primo delle fiabe sarà semplicemente quello che, in quanto letteratura, condividono con altre forme letterarie. Ma le fiabe offrono anche, in misura e con modalità peculiari, altre cose: Fantasia, Ristoro, Evasione, Consolazione, tutte cose di cui i bambini hanno, di norma, meno bisogno degli adulti, e gran parte delle quali oggi-giorno sono di solito considerate dannose per chiunque.110

Seppur generalmente considerati generi per l’infanzia e l’adolescenza, inoltre, non mancano coloro che criticano questa correlazione sostenendo che i libri fantasy e le fiabe non siano adatti ai più piccoli in quanto rischiano di spaventare i ragazzi o, peggio, di allontanarli dalla realtà, dando loro un’idea distorta e incoraggiandoli a ritirarsi in un mondo di fantasia invece di affrontare i problemi posti dal mondo reale. Anche in questo caso i più tenaci obiettori sono Lewis e Tolkien. Lewis, in particolare, sostiene che non siano i romanzi fantasy a dare un’idea distorta della realtà, ma piuttosto quelli realistici poiché sia i bambini che gli adulti sanno che il mondo reale non è uguale a quello rappresentato nei fantasy, mentre tutte le storie ambientate nella realtà quotidiana, e che non infrangono le leggi della natura, sembrano al lettore possibili, ma sono in realtà molto improbabili provocando così false aspettative che invece non si creano nei racconti fantastici. Come sostiene anche Gianna Marrone, «la mente, attraverso il fantastico, esce dagli schemi imposti per creare un’irrealtà composta di fantasia ma non di desideri; i desideri infatti possono avverarsi, diventare realtà, mentre il fantastico per rimanere tale deve mantenere inalterata la sua purezza estetica».111 Secondo Lewis, inoltre, è positivo che i bambini e i ragazzi sappiano dell’esistenza di cavalieri e eroi coraggiosi poiché nella vita reale è probabile che incontreranno nemici o ostacoli da superare: «since it is so likely that they will meet cruel

110 Ivi, p. 65.

enemies, let them at least have heard of brave knights and heroic courage. Otherwise you are making their destiny not brighter but darker».112 Obbligare i ragazzi a leggere storie in cui non accade nulla di minaccioso o pericoloso non servirebbe a eliminare la paura, ma anzi allontanerebbe i bambini da tutto ciò che potrebbe aiutarli ad affrontare i pericoli.

III.6 Momo

Nonostante non abbia lo stesso statuto di classico dei romanzi analizzati precedentemente, Momo di Michael Ende è un romanzo molto conosciuto nell’ambito dei libri per ragazzi. Pubblicato nel 1973 dallo stesso autore de La storia infinita, è una storia fantastica che ha ispirato numerose rappresentazioni teatrali e diversi film. In particolare, quelli che hanno avuto più successo sono il film Momo (1986), diretto da Johannes Schaaf e frutto di una coproduzione tedesca-italiana, e Momo alla conquista del tempo (2001), pellicola d’animazione diretta da Enzo D’Alò e con la colonna sonora di Gianna Nannini che ha ottenuto come riconoscimento un Nastro d’argento per la migliore canzone originale. La protagonista del romanzo è Momo, una ragazzina misteriosa apparsa all’improvviso nell’anfiteatro di una città di cui non viene mai rivelato il nome, che fin da subito diventa famosa tra gli abitanti per la sua capacità di ascoltare. Momo è infatti in grado di ascoltare attentamente le persone finché non scoprono da sole la risposta o la soluzione per ciò che li affligge, e questa dote viene ben presto apprezzata da tutti i cittadini, tanto che quando qualcuno è triste, arrabbiato o ha qualche problema gli viene raccomandato di andare da Momo: «Va’ da Momo, che ti passa!».113 Ella passa le sue giornate nell’anfiteatro in compagnia dei suoi amici, in particolare Beppo Spazzino e Gigi Cicerone, un ragazzo che

112 C.S.LEWIS, On three ways of writing for Children, cit.

ama raccontare storie e si guadagna da vivere facendo da guida turistica e inventando di volta in volta delle spiegazioni diverse per i monumenti e i palazzi della città. Un giorno però, appaiono in città i Signori Grigi, creature cineree dall’aspetto umano, che, facendo leva sulle paure delle persone, le convincono a risparmiare tempo lavorando più in fretta e non sprecandolo per le attività inutili come i divertimenti, le passioni o gli amici. In questo modo i Signori Grigi rubano le ore risparmiate e le utilizzano per rimanere in vita. Tuttavia, gli abitanti si dimenticano di loro subito dopo averli incontrati, pensando di aver preso da soli la decisione di risparmiare tempo. L’unica che si ricorda di loro e che decide di combatterli è Momo. Grazie all’aiuto della tartaruga Cassiopea, la ragazzina scopre la casa di Mastro Hora che ha il compito di distribuire agli uomini le ore che spettano a ciascuno. Egli riesce a fermare il tempo per tutti gli esseri umani, tranne che per Momo, dandole così un vantaggio sui Signori Grigi che, non avendo più nulla da rubare, lottano fra loro per nutrirsi delle scorte rimaste. Infine, Momo riesce a sconfiggere i ladri di tempo e a restituire le ore perdute ai legittimi proprietari. Il libro si conclude con una nota dell’autore che afferma di aver appreso questa storia da un enigmatico signore conosciuto una notte durante un viaggio in treno.

Questo romanzo potrebbe essere considerato un libro sovversivo secondo la definizione data da Alison Lurie, poiché, pur essendo un libro per ragazzi, veicola molti messaggi importanti rivolti soprattutto agli adulti. Come sostiene la studiosa infatti, «the great subversive works of children’s literature suggest that there are other views of human life besides those of the shopping mall and the corporation. They mock current assumptions and express the imaginative, unconventional, noncommercial view of the world in its simplest and purest form».114

A differenza di molti libri per ragazzi in cui si insegna loro che devono ascoltare e prendere esempio dalle persone più mature, in questo romanzo sono i grandi che devono imparare ad ascoltare le altre persone, siano esse bambini o adulti. I ragazzi, anzi, sono gli unici in grado di comprendere cosa ha realmente valore. I Signori Grigi ammettono infatti che essi sono i loro avversari più pericolosi: «i bambini sono i nostri naturali nemici. Se non esistessero loro, da lungo tempo l’umanità sarebbe in nostro potere. Convincere i bambini a risparmiare tempo è molto più gravoso che convincere gli adulti. Perciò una delle nostre leggi più rigorose dice: Ai bambini tocca per ultimi».115

I temi fondamentali del libro sono l’importanza di ascoltare, il valore del tempo e l’immaginazione. Momo, infatti, è una ragazzina che parla pochissimo, ma con il dono di saper ascoltare che, come emerge nella storia, è una capacità molto rara poiché le persone che sanno prestare attenzione, e che sono disposte a spendere del tempo per farlo, sono molto poche;

Quello che la piccola Momo sapeva fare come nessun altro era ascoltare. Non è niente di straordinario, dirà più di un lettore; chiunque sa ascoltare. Ebbene, è un errore. Ben poche persone sanno davvero ascoltare. E come sapeva ascoltare Momo era una maniera assolutamente unica.

Momo sapeva ascoltare in tal modo che ai tonti, di botto, si affacciavano alla mente idee molto intelligenti. Non perché dicesse o domandasse qualche cosa atta a portare gli altri verso queste idee, no; lei stava soltanto lì e ascoltava con grande attenzione e vivo interesse. Mentre teneva fissi i suoi vividi grandi occhi scuri sull’altro, questi sentiva con sorpresa emergere pensieri- riposti dove e quando?- che mai aveva sospettato di possedere.

Lei sapeva ascoltare così bene che i disorientati o gli indecisi capivano all’improvviso quello che volevano.

Oppure i pavidi si sentivano, a un tratto, liberi e pieni di coraggio. Gli infelici e i depressi diventavano fiduciosi e allegri. E se qualcuno credeva che la sua vita fosse 115 M.ENDE, Momo, cit., p. 109.

sbagliata e insignificante, se credeva di essere soltanto una nullità fra milioni di persone, uno che non conta e che può essere sostituito- come si fa con una brocca rotta- e andava lì… e raccontava le proprie angustie alla piccola Momo, ecco che, in modo inspiegabile, mentre parlava, gli si chiariva l’errore; perché lui così com’era, era unico al mondo, quindi, per la sua peculiare maniera di essere, individuo importantissimo per il mondo.

Così sapeva ascoltare Momo!116

Ascoltando senza dire nulla, Momo costringe le persone a parlare finché cominciano a rendersi conto di quello che pensano realmente. In uno dei primi capitoli del libro, per esempio, si recano da lei Nicola e Nino, due uomini da sempre in contrasto fra di loro. Essi riferiscono alla ragazza i loro punti di vista, spiegando perché sono diventati nemici, mentre lei, senza proferire parola, li osserva e annuisce. I due sono così spinti a esprimere le proprie ragioni finché, rendendosi conto dei propri errori e dell’assurdità della loro lite, si scusano l’un l’altro riconoscendo le buone qualità di entrambi. In seguito, il potere dell’ascolto viene dimostrato anche contro i Signori Grigi. Uno di loro tenta di convincere Momo ad acquistare una bambola, persuadendola di quanto sia bello possedere un giocattolo simile per il quale si possono comprare numerosi accessori e amici per fargli compagnia. La bambola, che è in grado di parlare, cerca infatti di indurre la sua proprietaria a circondarla di altri giocattoli, ripetendo all’infinito: «voglio avere più cose». Momo però non si lascia ammaliare dalle sue proposte e continua ad ascoltare l’essere cinereo fino a quando egli stesso comincia a dubitare di ciò che sta affermando e, infine, le rivela il piano dei Signori Grigi per rubare il tempo agli uomini.

Come sostiene Robert Peck, la capacità di sapere ascoltare espressa nel romanzo è indispensabile per riuscire a cambiare per il meglio se stessi e la società circostante:

Few things would contribute more to a better society than careful, patient listening. Such listening encourages one party to a fight to listen to the other. Such listening makes everybody aware of their mistakes, their good and bad motivation, and their own and the other’s dignity and worth. Momo demonstrates that listening opens up unused power of perception and reconciliation. Becoming aware of one’s own dignity, worth and mistakes as well as the dignity, worth and mistakes of one’s opponent is the indispensable requirement for personal and social transformation.117

Un altro potere di Momo, che ella condivide con i suoi amici, è quello dell’immaginazione. I ragazzi, infatti, giocano fingendo di vivere mille avventure, senza in realtà spostarsi dall’anfiteatro della città. In particolare, tra tutti i bambini, il più bravo a narrare storie è Gigi Cicerone che, per intrattenere e divertire i suoi amici, inventa ogni giorno racconti diversi. Nel corso del romanzo, i Signori Grigi riescono a ingannare anche lui, convincendolo a ideare storie per un numero sempre maggiore di persone. Egli riesce in questo modo a diventare un personaggio famoso, ma a poco a poco la sua inventiva comincia a esaurirsi e, nel tentativo di risparmiare tempo e fatica, ripete sempre gli stessi racconti ormai consolidati, invece di ricorrere alla fantasia. Alla fine, però, restituendo le ore rubate a tutti abitanti della città, Momo riesce a liberare Gigi, così come il resto delle persone, dalla fretta di lavorare ed egli torna a essere il ragazzo spensierato e fantasioso che era all’inizio.

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