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La rappresentazione degli adult

I CLASSICI DELLA LETTERATURA PER RAGAZZ

III.4 Peter Pan

III.4.1 La rappresentazione degli adult

Alison Lurie sottolinea come Peter Pan possa essere considerato un libro profondamente sovversivo per il modo in cui vengono rappresentati gli adulti: «it demonstrates graphically that parents are timid and hypocritical and that it is far better to be young and live in Never-Never Land».77 La signora Darling infatti è incantevole e affettuosa, ma leggermente svampita, mentre il signor Darling è descritto come un ipocrita orgoglioso, collerico e sempre pronto a lamentarsi, come ben dimostra uno dei primi capitoli in cui il signor Darling persuade il figlio a prendere la sua medicina, fingendo di prenderne egli stesso una molto più disgustosa. Inizialmente infatti finge di averla perduta e si dimostra piuttosto stizzito quando Wendy gli assicura di sapere dove si trova e gliela porta:

«Sei stata di una velocità straordinaria!» esclamò il padre con una gentilezza

75 Ivi,p. 193.

76 S.GILEAD, Magic Abjured, cit., p. 287. 77 A.LURIE, Don’t tell the grown-ups, cit., p. 131.

ironica e vendicativa, del tutto sciupata con lei perché Wendy non capiva ancora l’ironia. «Prima la prende Michele» ordinò con durezza.

«Prima papà» gridò Michele, diffidente per natura.

«Tu sai che starai male» osservò il signor Darling in tono di minaccia. «Andiamo, papà!» incoraggiò il maggiore.

«Tieni la lingua fra i denti, Gianni» rimbeccò il padre frettolosamente. Wendy era davvero perplessa.

«Pensavo proprio che tu l’avresti presa molto facilmente, papà» disse.

«Non è in ciò la questione» replicò il signor Darling. «La questione è che nel mio bicchiere ce n’è di più che nel cucchiaio di Michele.» Il suo cuore orgoglioso era sul punto di scoppiare. «E ciò non è giusto: lo direi anche se fosse questo il mio ultimo respiro, che non è giusto.»

Michele disse frettolosamente: «Papà, sto aspettando.»

«È molto bello che tu dica di attendere; come vedi, aspetto anch’io.» «Papà è un codardo coniglio.»

«Né più né meno di te.» «Io non ho paura.» «Nemmeno io ho paura.» «E allora prendila, via!» «Prendila tu, coraggio!»78

In questo dialogo con i figli, il signor Darling si comporta come un bambino piuttosto che come un adulto, lamentandosi perché la sua medicina è di una quantità maggiore rispetto a quella del figlio e, allo stesso tempo, si dimostra orgoglioso, come rimarca il narratore sottolineando il suo tono duro e minaccioso. In seguito, dopo aver provato, e fallito, a nascondere la medicina dietro la schiena, egli decide di darla di nascosto a Nana, il cane che nella loro casa aveva il ruolo di tata dei bambini:

«Ho ideato un magnifico scherzo. Verserò la mia medicina nella scodella di Nana

ed essa la berrà credendola latte.»

La medicina aveva infatti il colore del latte, ma i bambini non avevano ancora il senso dell’umorismo come il padre e lo guardarono con riprovazione quando versò la medicina nella scodella di Nana.

[…] Nana agitò la coda, corse verso la medicina, si accinse a leccarla, poi lanciò al signor Darling una tale occhiata!... Non era un’occhiata d’ira: c’era una grande lacrima iridata, all’angolo dei suoi occhi, una di quelle che ci muovono a pietà verso i nobili cani. Poi corse a rifugiarsi nella sua cuccia. Il signor Darling era pieno di vergogna e di disprezzo per se stesso, ma non voleva darlo a vedere. In un terribile silenzio la signora Darling fiutò la scodella.

«Oh, Agenore!» esclamò. «È la tua medicina!»

«L’avevo fatto solo per scherzo» balbettò egli, mentre la signora consolava i suoi maschietti e Wendy abbracciava Nana.

«Benissimo!» aggiunse egli amaramente. «Mi rallegro del successo ottenuto con i miei sforzi per tenervi allegri in questa casa.»

Wendy abbracciò Nana più strettamene.

«È giusto!» proruppe egli. «Vezzeggiala pure: nessuno coccola me! Me, per Giove, nessuno mi vezzeggia. Io sono soltanto l’asino da soma. Perché non dovrei essere vezzeggiato? Perché? Perché? Perché?»79

In questi dialoghi, il narratore interviene spesso con commenti e aggettivi che fanno intuire la sua posizione riguardo ciò che accade, mentre in altri casi si rivolge direttamente al lettore. Come mette in evidenza Jacqueline Rose inoltre, il narratore si trova in una posizione particolare poiché non rientra né nella categoria dei bambini da cui si distacca, né in quella degli adulti che dimostra di non comprendere. Egli inoltre non è un narratore onnisciente in quanto suppone alcuni avvenimenti e pensieri dei personaggi, mostrando di non conoscerli con certezza, come avviene nel primo capitolo quando, descrivendo Wendy che porta un fiore alla madre, ipotizza: «c’è da pensare che la bimba, in quell’atteggiamento, sembrasse deliziosa poiché la signora Darling appoggiò le mani al cuore ed esclamò: “Oh,

perché non puoi restare così per sempre?”»,80 tuttavia dimostra di conoscere i pensieri di Wendy quando poco dopo sostiene: «questo fu tutto quanto passò tra di loro sull’argomento, ma, da allora, Wendy seppe che sarebbe dovuta crescere».81 Secondo Rose, il narratore si qualifica come la voce di chi una volta era come Wendy e perciò può leggere i pensieri solo di alcuni personaggi a causa di una relazione con loro: «it is the relationship of a narrator who himself belongs on the edge of what he offers us as the trauma of growth».82 Considerando questa posizione ambigua di colui che interviene nel testo, Jacqueline Rose arriva a sostenere che Peter Pan mini la certezza che dovrebbe adeguatamente distinguere il narratore adulto dal bambino.83

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