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IL GOVERNO DEL SISTEMA

Nel documento Consiglio Regionale della Puglia (pagine 191-200)

Area Materno Infantile  min

5.  IL GOVERNO DEL SISTEMA

5.1  Il Governo clinico 

Il Governo clinico in sanità è  stato definito in più modi:

· “Un  sistema  attraverso  il  quale  le  organizzazioni  del  servizio  sanitario  nazionale sono responsabili del miglioramento continuo della qualità dei loro  servizi  e  della  salvaguardia  di  elevati  standard  di  assistenza  attraverso  la  creazione di un ambiente in cui possa svilupparsi l’eccellenza dell’assistenza  sanitaria”;

· “la  dimensione  attraverso  la  quale  le  professioni  cliniche  adeguano  i  servizi  alle mutevoli condizioni organizzative e cliniche determinate dalle innovazioni  tecnologiche  ed  organizzative  e  promuovono  nell’ambito  di  questi  ultimi  le  iniziative  di  cambiamento  necessarie  a  garantire  il  mantenimento  di  una  qualità dell’assistenza in linea con gli standard professionali”;

· “l’insieme  di  strumenti  con  i  quali  l’organizzazione  assicura  l’erogazione  di  assistenza sanitaria di alta qualità, responsabilizzando i professionisti sanitari  sulla  definizione,  il  mantenimento  e  il  monitoraggio  di  livelli  ottimali  di  assistenza.” 

Ma le  caratteristiche essenziali e comuni poggiano essenzialmente sui concetti di: 

­  responsabilità del Servizio Sanitario Regionale e di tutte le sue articolazioni dei  risultati  raggiunti  e  della  performance  complessiva,  chiaramente  distribuita  ai  diversi livelli sino ai singoli operatori; 

­  accountability (rendere trasparenti i propri risultati e rendere conto di successi e  insuccessi) 

­  miglioramento della qualità, 

tra loro collegati ai fini della creazione di un ambiente organizzativo che promuova il  governo  clinico  con  la  finalità  di  sviluppare  strumenti  e  metodologie  applicabili  nel  contesto  delle  organizzazioni  sanitarie.  Una  particolare  attenzione  va  riservata  alla  qualità dell’assistenza, con riferimento alla valutazione dell’appropriatezza clinica ed  organizzativa e degli esiti clinici. 

I principi e finalità su cui fondare un progetto di Governo Clinico  sono: 

­  l’efficacia,  intesa  come  capacità  di  ottenere  la  migliore  performance  possibile  sullo stato di salute della popolazione ; 

­  l’efficienza, ossia l’uso razionale ed appropriato delle risorse; 

­  il risk management, che prevede la capacità di rilevare, valutare e correggere gli  errori ; 

­  l’opinione  del  cittadino,  intesa  come  capacità  del  sistema  di  tenere  in  considerazione  le  opinioni,  le  preferenze  e  le  segnalazioni  degli  utenti    e  di  imparare da queste per il miglioramento della pratica clinica; 

­  l’efficacia della formazione, come capacità del sistema di  sviluppare programmi  di  formazione  e  valutazione  del  personale  i  cui  risultati  siano  misurabili  e  monitorati; 

­  l’efficacia  della  comunicazione,  che  prevede  la  capacità  di  sviluppare  buoni  sistemi di comunicazione dentro l’organizzazione e verso l’esterno 

­  il  miglioramento  continuo  della  qualità  come  programma  dell’organizzazione  e  come capacità di identificare e disseminare innovazione e buone pratiche. 

Le  finalità  generali  sopra  ricordate  possono  concretizzarsi  in  progetti  dedicati  alla  implementazione  locale  di  linee­guida  cliniche  ed  alla  valutazione  del  loro  impatto,  nello sviluppo di metodologie di valutazione dei servizi (quali ad esempio le carte di  controllo) e per una gestione clinicamente razionale delle liste di attesa per interventi  chirurgici  in  elezione  (score  clinici di  priorità),  nella  valutazione  della  applicabilità al  contesto  regionale  di  indicatori  di  performance,  nello  sviluppo  di  database  clinici  dedicati alla valutazione dell’appropriatezza e degli esiti clinici di specifiche categorie

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210  di  pazienti,  in  particolare  in  ambito  cardiologico  e  cardiochirurgico.  Nel  contesto  di  queste  iniziative,  la  valutazione  della  qualità  dell’assistenza  si  intreccia  progressivamente  con  il  tema  della  valutazione dell’impatto  delle  tecnologie  e degli  interventi  sanitari.  In  questo  senso,  il  technology  assessment,  inteso  nella  sua  accezione più ampia,  rappresenta uno degli strumenti essenziali per consentire alle  organizzazioni  sanitarie  di  dare  una  risposta  ai  problemi  posti  dalla  perenne  instabilità dei contesti clinici, continuamente sottoposti a stimoli di cambiamento che  devono poter essere programmati e governati. In particolare,sarà necessario:

· Documentare la qualità delle prestazioni e dei servizi erogati dal servizio sanitario  regionale  e  sviluppare  strumenti  e  metodologie  finalizzati  a  migliorare  la  qualità  dei servizi;

· Valutare  l’impatto  clinico,  organizzativo,  economico  di  interventi  sanitari  e  di  specifiche  modalità  di  organizzazione  dell’assistenza  attraverso  iniziative  di  ricerca integrate nel contesto dell’attività assistenziale;

· Sostenere  le  aziende  sanitarie  della  regione  nella  adozione  dei  nuovi  assetti  di  governance promossi;

· Sostenere i collegi di direzione aziendali nel loro ruolo di ambiti di formulazione di  proposte  per  l’adozione  delle  innovazioni  clinico­organizzative  e  di  governo  dei  processi di sviluppo delle organizzazioni. 

Il  technology  assessment,  per  quanto  attiene  l’ingegneria  clinica,  rappresenta  oggetto  di  intesa  con  l’ARPA  Puglia  al  fine  di  garantire,  all’interno  del  sistema  di  gestione  del  rischio  clinico  di  seguito  illustrato,  il  controllo  e  la  vigilanza  per  la  sicurezza degli impianti nelle strutture sanitarie. 

5.1.1.      Il  programma  regionale  per  l’accreditamento  e  il  miglioramento  della  qualità 

Costituisce  obiettivo  del  Piano  sanitario  regionale  lo  sviluppo  dell’accreditamento  quale  strumento  di  regolazione  dei  rapporti  fra  i  produttori  di  prestazioni  sanitarie  all’interno della programmazione regionale e di promozione e miglioramento continuo  della qualità in una logica di:

· efficacia e appropriatezza delle prestazioni erogate,

· equità nelle possibilità di accesso al sistema di cure,

· sicurezza degli utenti e degli operatori,

· razionale consumo delle risorse. 

Il  processo  di  miglioramento  continuo  della  qualità  delle  prestazioni  deve  costituire  per  una  Azienda  Sanitaria  l’orizzonte  strategico  in  direzione  del  quale  orientare  le  scelte e mobilitare tutte le risorse. Pertanto, ciascuna azienda sanitaria operante nel  sistema  sanitario  regionale  è  tenuta  ad  elaborare,  nell’ambito  degli  atti  di  programmazione aziendale,  un programma di  miglioramento  della qualità  dei  propri  servizi, sulla base dei risultati delle attività di verifica (sia esterne che interne) e delle  azioni correttive individuate. Al fine di favorire il diretto coinvolgimento della direzione  aziendale,  promuovere  la  diffusione  sistematica  delle  informazioni  e  fornire  il  supporto metodologico alle attività di miglioramento della qualità, le aziende sanitarie  sono impegnate a garantire: 

­  la  effettiva  attivazione  di  una    struttura  organizzativa  denominata  “Valutazione  qualità e accreditamento” cui viene affidata,  in particolare,  la funzione di supportare  tutte le  articolazioni aziendali nel processo di adeguamento ai requisiti organizzativi  previsti dall’accreditamento; 

­ il potenziamento del raccordo programmatico e operativo tra la struttura di cui sopra  e le altre strutture aziendali interessate al processo di accreditamento;

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­ il coinvolgimento nel predetto processo dei responsabili dei presidi e delle strutture  assistenziali. 

La  Giunta  regionale,  avvalendosi  della  collaborazione  dell’A.Re.S.,  promuove  lo  sviluppo  del  programma  di  accreditamento  e  il  consolidamento  degli  strumenti  già  individuati in attuazione della l.r. 8/2004  e del successivo Regolamento Attuativo n. 3  /2005 quali: 

­ il modello di accreditamento, 

­ le procedure per l’accreditamento istituzionale, 

­ il sistema di verifica. 

5.1.2  Il modello di accreditamento  Nel triennio sono garantiti: 

a)  il  processo  di  adeguamento  del  modello  di  accreditamento  con  particolare  riferimento a: 

­  modifica,  aggiornamento  ed  integrazione  dei  requisiti  generali  e  specifici  già  individuati,  in  funzione  delle  indicazioni  derivanti  dalla  normativa,  dall’evoluzione  scientifica, dalla pianificazione regionale e nazionale; 

­ modifica, aggiornamento ed integrazione dei manuali; 

­ definizione di livelli­soglia, di indicatori e di standard di riferimento; 

b) lo sviluppo dell’accreditamento come strumento del sistema di qualità aziendale; 

c)  lo  sviluppo  di  percorsi  di  autoverifica  interna  dei  presidi  e  delle  strutture  organizzative pubbliche e private, con il coinvolgimento di tutti gli operatori; 

d)  lo  sviluppo  di  momenti  di  “confronto  fra  pari”,  in  coerenza  con  il  processo  di  accreditamento istituzionale. 

Il sistema di verifica 

Si  conferma  per  il  triennio  di  validità  del  presente  Piano  sanitario  regionale  la  Commissione Regionale per l’Accreditamento individuata con DGR n 1398/07. 

I  criteri  per  la  costituzione  della  commissione  potranno  essere  rivisti  a  seguito  di  verifica  effettuata  dalla  Giunta  nel  primo  anno  di  funzionamento  della  commissione  stessa. 

Nello  svolgimento  dell’attività  di  verifica  di  sua  competenza  la  Commissione  e  i  Dipartimenti  di  Prevenzione,  di  cui  la  stessa  si  avvale,  operano  come  organo  consultivo della Giunta regionale; delle risultanze delle verifiche effettuate riferiscono  al  responsabile  del  procedimento  amministrativo.  Il  Dipartimento  di  Prevenzione,  infatti,  è  riconosciuto  dalla  Regione  Puglia  quale  organo  istituzionale  deputato  alla  verifica  dei  requisiti  minimi  delle  strutture  sanitarie  ubicate  nell’ambito  territoriale  di  competenza, finalizzata al rilascio dell’autorizzazione all’esercizio. È altresì deputato  alla  verifica  iniziale  e  periodica  degli  ulteriori  requisiti    delle  strutture  sanitarie  da  accreditare  o  già  accreditate,  ubicate  però  in  province  diverse  da  quella  di  appartenenza. 

Oltre a svolgere l’attività di verifica esterna, la Commissione garantisce il supporto ai  processi  di  verifica  interna  attivati  dalle  aziende  pubbliche  e  private  accreditate  nel  territorio  di  competenza,  fornendo  in  via  riservata,  alle  aziende  che  lo  richiedano,  suggerimenti e pareri. 

Al fine di garantire omogeneità e coerenza nel comportamento della Commissione, la  Giunta regionale è impegnata a sviluppare: 

­ l’indirizzo ed il coordinamento della Commissione, anche con riferimento all’apporto  dei  Dipartimenti  di  Prevenzione  per  l’attività  di  verifica  dei  requisiti  strutturali,  tecnologici ed impiantistici delle strutture pubbliche; 

­  il  mantenimento  e  lo  sviluppo  delle  conoscenze  e  competenze  dei  membri  delle  Commissione regionale di accreditamento e dei dipartimenti di prevenzione.

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210  5.1.3  Qualità e gestione del rischio 

L’esistenza  di  una  stretta  interdipendenza  tra  queste  due  fondamentali  dimensioni  dell’agire  in  campo  sanitario  (in  una  ottica  di  promozione  e  tutela  della  salute)    è  confermata da numerose evidenze normative, metodologiche e scientifiche. 

L’istituto  dell’  ACCREDITAMENTO  DELLE  STRUTTURE  SANITARIE,  in  quanto  strumento in grado di garantire:

· la standardizzazione delle strutture sanitarie, dei processi che in esse hanno  luogo e degli esiti che a questi ultimi conseguono

· la  sistematicità    e  la  appropriatezza  delle  azioni  destinate  a  rendere  più 

“ sicuro”   (nella duplice accezione di safety e di incremento delle probabilità  di  produrre  i  risultati  attesi  sul  piano  della  salute  dei  pazienti  assistiti)  e  riproducibile il sistema delle cure mediche e infermieristiche 

rappresenta  il  contesto  normativo  e  sistemico  all’interno  del  quale  i  processi  di  miglioramento continuo della qualità e della sicurezza delle prestazioni trovano una  loro legittimazione. 

Anche  in  una  prospettiva  di  Clinical  Governance  la  gestione  del  rischio  (Risk  Management), nelle sue molteplici declinazioni di:

· rischi per i pazienti/assistiti (rischio clinico)

· sicurezza ambientale (rischio ambientale)

· sicurezza del personale (tutela dei lavoratori)

· rischio economico (assicurazioni) 

fa  parte  della  politica  e  della  strategia  complessiva  per  la  qualità  di  una  organizzazione sanitaria. I leaders clinici  e gestionali della organizzazione sanitaria  sono  responsabili  della  buona  qualità  delle  cure  e  della  sicurezza  dei  pazienti  e  hanno  la  responsabilità  di  promuovere  e  sostenere  lo  sviluppo  delle  azioni  interdisciplinari  e  multiprofessionali  preventive  di  conoscenza  e  di  ricerca  garantendo  e  guidando  la  applicazione  degli  strumenti  e  dei  metodi  di  dimostrata  efficacia che la cultura sanitaria internazionale mette loro a disposizione: linee guida,  audit clinico e percorsi di cura. 

La  politica  di  gestione  del  rischio,  pertanto,    deve  essere  coerente  con  la  strategia  aziendale  per  la  qualità  e  deve  essere  coordinata  con  le  strategie  per  la  comunicazione, la gestione delle risorse economiche, il mantenimento e la gestione  delle risorse umane e delle loro conoscenze, la garanzia dei diritti dei cittadini e della  loro partecipazione all’interno delle loro organizzazioni sanitarie. 

La  sicurezza  dei  pazienti,  come  ampiamente  dimostrato  dai  dati  della    letteratura  internazionale, dipende in larga misura da fattori organizzativi, per cui la teoria che “i  problemi  tecnici  richiedono  soluzioni  tecniche”  non  solo  è  riduttiva  rispetto  alla  complessità  del  sistema,  ma  anche  fallace  in  quanto  fa  perdere  di  vista  il  reale  obiettivo che è e rimane il cambiamento organizzativo che deriva da un processo di  comprensione,  sperimentazione  e  mutuo  apprendimento  da  parte  degli  operatori  stessi. 

La gestione del rischio, come lo sviluppo della qualità, devono essere supportate da  un adeguato sistema informativo. L’uso degli indicatori è finalizzato non solo a una  verifica  dei  risultati  raggiunti  in  termini  di  performance  cliniche,  ma  anche  alla  definizione  delle  priorità  di  intervento  di  quella  organizzazione.  L’organizzazione  si  deve  pertanto  dotare  di  strumenti  di  verifica  del  grado  di    applicazione  delle  azioni  preventive  concordate  in  seguito  alla  valutazione  dei  rischi  per  i  pazienti  e  agire  di  conseguenza per garantirne la completa applicazione.

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Le ricerche sugli outcome delle prestazioni sanitarie (chirurgiche in particolare) sono  state a lungo focalizzate sul ruolo del paziente, sui fattori di rischio pato­fisiologici e  sulle capacità dei singoli professionisti. Tuttavia quest’approccio trascura una ampia  gamma  di  fattori  fondamentali  per  ottenere  una  performance  sicura  e  di  elevata  qualità  in  ambienti  ad  alto  rischio.  L’esito  di  un  atto  medico  (ad  es.  un  intervento  chirurgico)  dipende  dalla  qualità  della  assistenza  ricevuta  dal  paziente  durante  la  degenza  ospedaliera  e  dal  livello  delle  prestazioni  di  diversi  operatori  sanitari,  chiaramente influenzati dall’ambiente in cui lavorano. 

Al  fine  di  favorire  il  diretto  coinvolgimento  delle  direzioni  aziendali,  promuovere  la  diffusione sistematica delle informazioni sul tema della sicurezza e fornire il supporto  metodologico alle attività di gestione del rischio, le aziende sanitarie sono impegnate  a garantire: 

­  la  attivazione  di  una funzione  aziendale  permanentemente  dedicata  a  tale  scopo,  nell’ambito delle disponibilità delle risorse aziendali; 

­ il raccordo programmatico e operativo tra la funzione di cui sopra e le altre strutture  aziendali interessate al processo di gestione del rischio; 

­ il coinvolgimento nel predetto processo dei responsabili dei presidi e delle strutture  assistenziali; 

­  la  elaborazione  in  forma  completamente  anonima  dei  singoli  eventi  del  rischio  clinico e dei dati successivamente elaborati, 

nella profonda convinzione che solo un esame aperto e completo della qualità della  assistenza  in  tutte  le  interfacce  paziente­ospedale­territorio,  nonché  delle  performance dei team professionali possa stimolare lo sviluppo di una seria e diffusa  cultura della sicurezza all’interno del sistema sanitario della nostra regione. 

5.2  Il contenimento dei tempi d’attesa 

Una notevole rilevanza,  anche per la promozione del governo clinico,  assumono le  iniziative della Regione Puglia in materia di contenimento del fenomeno relativo alle 

"Liste e tempi d'attesa" e di promozione del rispetto degli impegni assunti, a seguito  degli accordi, intese e atti di pianificazione definiti a livello nazionale (di cui si citano  l'Accordo  Stato­Regioni  del  11.7.2002,  l'Intesa  del  23.03.2005  e  l'Intesa  del  28.3.2006),  relativamente  ai  tempi  massimi  d'attesa  da  garantire  ai  cittadini.  Tali  iniziative  riguardano tutte le fasi del processo "Liste d'attesa", di seguito analizzate  secondo un  ordine  logico  in  relazione  alle  criticità  osservate  nel  sistema  regionale. 

Esse  possono,  in  linea  generale,  essere  ricondotte  alla  "richiesta"  di  prestazioni  (domanda) ed alla "attività di erogazione" dell'assistenza (offerta).  Nell'ambito delle  fasi  descritte,  pertanto,  a  livello  Regionale,  le  principali  criticità,  confermate  anche  nel  corso  delle  rilevazioni  dei  tempi  d'attesa  in  adempimento  dell'Accordo  dell'11.07.2002  (sia  in  fase  di  sperimentazione  del  disciplinare  tecnico,  a  cui  ha  partecipato  la  Puglia,  che  nelle  rilevazioni  nazionali  del  triennio  2004­06),  sono  emerse, ma non solo in Puglia, in relazione ai seguenti elementi: 

LATO DOMANDA

· l'assenza, quasi assoluta, di stratificazione della domanda secondo criteri di  priorità e di appropriatezza della richiesta;

· la  grande  difficoltà  ad  attivare  processi  di  governo  clinico  rispetto  all'adozione  di  strumenti di  valutazione della  domanda  sulla base di  criteri  condivisi  di  appropriatezza  prescrittiva  (Linee  guida  e  Protocolli  di  assistenza);

· il  grado  di  diffusione,  assolutamente  insufficiente,  di  modelli  assistenziali  basati  su  percorsi  diagnostico­assistenziali  e  di  presa  in  carico  della

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210  cronicità  e  dei  fenomeni  di  fragilità,  che  consentirebbero,  al  contempo,  di  gestire i bisogni in modo ed in tempi appropriati; a tal proposito, tuttavia, va  citata  la  sperimentazione,  nell'ambito  del  Progetto  Leonardo  nella  Asi  di  Lecce,  di  un  modello  d'assistenza  delle  medicine  di  gruppo  dei  MMG  all'interno del quale è stata inserita una figura di infermiere Care manager,  facilitatore del processo di adozione e adesione alle Linee guida e protocolli  di  assistenza  di patologie  rilevanti per frequenza,  gravità e  costi  (Diabete,  Scompenso  cardiaco  e  Rischio  cardiovascolare)  e  tutore  per  un  ruolo  consapevole  del  cittadino  nella  gestione  di  un  progetto  di  salute  (empowerment);

· la  comunicazione  ed  informazione,  attraverso  le  Carte  dei  Servizi  ed  altri  mezzi,  come  strumento  di  orientamento  per  l'accesso  alle  prestazioni  e  distribuzione della domanda in maniera adeguata. 

LATO OFFERTA

· il controllo solo parziale delle prenotazioni delle prestazioni ambulatoriali da  parte dei C.U.P.;

· la presenza di agende degli erogatori (sia pubblici che privati) direttamente  gestite  dai  fornitori  di  prestazioni,  con  registrazione  manuale  dei  dati,  talvolta  incompleti  per  l'identificazione  degli  elementi  necessari  alla  valutazione della prestazione;

· la  presenza  di  "agende  chiuse",  fenomeno,  tuttavia,  in  fase d'esaurimento  per l'esplicito divieto stabilito dalle norme di riferimento;

· la forte disparità, o talvolta assenza, di procedure per la tenuta dei registri  di  prenotazione,  in  particolare  per  le  attività  di  ricovero,  presso  i  gestori  delle prenotazioni con accesso diretto; l'impossibilità, negli attuali sistemi di  registrazione,  di  differenziare  la  prima  visita  (che  rappresenta  l'elemento  significativo per la valutazione dei tempi d'attesa) dai controlli programmati,  dalle urgenze­emergenze, dagli screening e dai controlli di secondo e terzo  livello;

· l'impossibilità attuale di monitorare la prima visita nell'ambito di un percorso  oncologico,  in  quanto  una  codifica  specifica  è  prevista  solo  per  la  prestazione di "visita nella branca oncologica",  quando è noto che in  gran  parte  dei  casi  la  prima  diagnosi  di  patologia  oncologica  è  formulata  in  occasione  di  prestazioni  differenti  (ad  esempio  nel  corso  di  esami  endoscopici richiesti dal medico di medicina generale, ecc.);

· lo scarso controllo del fenomeno libera­professione, per la quale non sono  attivate in nessun modo modalità di definizione dei volumi e di registrazione  delle richieste;

· l'adeguamento dei carichi di lavoro in rapporto al volume della domanda. 

Rinviando  alla  DGR  1200/2006,  ed  alla  successiva  integrazione,  per  una  più  dettagliata  definizione  delle  problematiche  correlate  al  contenimento  dei  tempi  d'attesa, la pianificazione può essere schematicamente indicata nelle seguenti linee  d'intervento: 

Appropriatezza e Diffusione di Linee guida. Sviluppare il rapporto con le Società  Scientifiche per l'individuazione, l'adozione e la diffusione di Linee guida e Protocolli  diagnostico­terapeutici,  in  relazione  alle  prestazioni  più  rilevanti  per  gravità,  frequenza e costi ed in considerazione della necessità di proporre al sistema ed ai  professionisti  strumenti  di  "Clinical  governance"  per  garantire  appropriatezza  nella  scelta  dei  percorsi  di  diagnosi  e  cura,  anche  finalizzati  ad  una  attento  uso  delle

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risorse del sistema sanitario. 

Criteri  di  priorità  negli  accessi.  Definire  apposite  Linee  guida  per  la  differenziazione degli accessi alle prestazioni secondo criteri di priorità clinica, anche  in  coerenza  con  quanto  sarà  proposto  dalla  Commissione  nazionale  per  l'appropriatezza. 

Formazione.  Individuare,  nei Piani  Aziendali di Formazione  (PAF) delle  AA.SS.LL,  AA.OO.,  II.RR.CC.CC.SS.,  EE.EE.  della  regione,  progetti  ed  eventi  formativi  in  sintonia  con  lo  sviluppo  di  competenze  per  la  gestione  dei  processi  assistenziali  secondo  il  modello  dei  percorsi  diagnostico  terapeutici  e  per  l'uso  dei  criteri  di  appropriatezza  prescrittiva  basata  su  evidenze  di  efficienza  ed  efficacia  delle  prestazioni rese. 

Potenziamento dei CUP. Tendere verso il controllo completo della offerta di servizi,  tale da consentire una redistribuzione della domanda tra tutti gli erogatori ed evitare  il fenomeno diffuso delle multi­prenotazioni per la medesima prestazione e del drop­ 

out di utenti prenotati. 

Gestione delle liste d'attesa. Garantire la trasparenza nell'accesso alle prestazioni  e  presupposto  per  la  raccolta  di  dati  ed  informazioni  per  il  monitoraggio  e  per  la  valutazione del fenomeno "tempi d'attesa". 

Modalità di Accesso alle prestazioni e Distribuzione dell'offerta di prestazioni. 

Rendere uniformi le modalità di accesso alle prestazioni ambulatoriali e di ricovero,  attraverso le apposite Linee guida già emanate dalla regione. 

Informazioni  sulla  disponibilità  di  servizi.  Garantire  l'orientamento  ed  il  diritto  di  scelta  e  favorire  una  più  omogenea  distribuzione  delle  prenotazioni  presso  tutti  i  punti  di  erogazioni  presenti  sul  territorio,  attraverso  una  informazione  puntuale  agli  utenti sull'offerta di servizi. 

Coinvolgi  mento  dei  cittadini  La  partecipazione  consente  di  esercitare  non  solo  una funzione di valutazione e controllo del fenomeno "tempi d'attesa", ma anche di  fidelizzazione  dei  cittadini  alle  strutture  sul  territorio  individuate  quali  luoghi  di  garanzia del diritto a tempi massimi d'attesa. 

Comunicazione  ai  cittadini  inerente  l’offerta  dei  servizi  ed  i  tempi  di  attesa  Nell’ottica  dell’implementazione  del  CUP  regionale,  tutte  le  strutture  (ASL,  IRCCS,  AO,  EE,  Privati  Accreditati,  ecc.)  che  erogano  prestazioni  a  carico  del  SSR  provvedono,  entro  il  termine  di  sei  mesi  dall’adozione  del  presente  atto,  ad  aggiornare  le  carte  dei  servizi  ed  a  rendere  le  stesse  disponibili  via  web,  con  indicazione delle tipologie di prestazioni erogate, delle sedi di erogazione, degli orari  di  apertura  al  pubblico,  delle  modalità  di  prenotazione  e  di  pagamento,  dei  tempi  minimi, medi e massimi di attesa per ogni tipologia di prestazione. 

Monitoraggio  dei  tempi  d'attesa  Sviluppare  un  sistema  di  valutazione  e  sorveglianza circa la tutela dei diritti dei cittadini e l'uso appropriato delle risorse. 

E'  solo  il  caso  di  sottolineare  la  rilevanza  che  assumono,  rispetto  alle  politiche  di 

E'  solo  il  caso  di  sottolineare  la  rilevanza  che  assumono,  rispetto  alle  politiche  di 

Nel documento Consiglio Regionale della Puglia (pagine 191-200)