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4. LA RETE DELLA FORMAZIONE
4.1 RAPPORTI REGIONE e UNIVERSITA’: il sistema della ricerca e della formazione a supporto del Sistema Sanitario Regionale
L’applicazione di un piano che ha l’intendimento di proporre ai cittadini pugliesi e agli operatori della sanità un percorso che produca salute e non si limiti a cercare di affrontare le sfide poste dal cambiamento della patologia (si pensi al problema della cronicità) nei puri termini di aumento dell’offerta prestazionale, diventa velleitaria se non coinvolge il luogo istituzionalmente dedicato alla formazione di base e specialistica dell’intera platea degli operatori sanitari.
Nel rispetto delle reciproche competenze, infatti, non si può ritenere che il ruolo delle facoltà mediche e, in definitiva delle Università Pugliesi, possa essere limitato a quello fin qui svolto attraverso il pur delicato apporto che le Aziende Ospedaliero
Universitarie di Bari e di Foggia offrono all’erogazione dei servizi di diagnosi e cura della Regione, rapporto pesantemente normato e che vede in atti diversi dal piano (protocolli d’intesa) la pratica soluzione delle problematiche presenti, nel rispetto della gradualità del percorso clinicoassistenziale e del ruolo dei policlinici come centri di terzo livello. In questo senso, il disegno strutturale della rete formativo
assistenziale deve orientare le modalità di presenza delle Università all’interno della rete periferica, allo scopo di ottimizzare i corsi di professione sanitaria e alleggerire il peso assistenziale dei Policlinici, ampliando al contempo l’offerta didattica nei confronti dei medici e degli specialisti in formazione (per questi ultimi la recente introduzione dei contratti di formazionelavoro in sostituzione delle borse di studio apre scenari nuovi di rapporto condiviso).
Identificare nuovi paradigmi di riferimento, nell’ottica da un lato (quella degli operatori) delle equità, efficienza ed efficacia (nell’ambito delle quali rientra la appropriatezza, che di esse è un prodotto derivato, privo di valenza ontologica) e dall’altro (quello della utenza) di una maggiore consapevolezza del valore generale e specifico del Piano, significa ragionare sul contributo culturale più che tecnico che il Sistema della Formazione è in grado di innestare.
La stessa integrazione sociosanitaria che tiene conto della centralità della persona (e delle sue fragilità) non può che vedere, per gli aspetti di interazione fra azioni che riguardano l’intero Governo Regionale, la valorizzazione delle conoscenze presenti nel Sistema Universitario pugliese. In pratica, un percorso che includa la promozione della salute in tutte le politiche, come ampliamento del ragionamento sulle politiche della salute, ha bisogno di un coinvolgimento ampio di tutte le risorse intellettuali disponibili.
Occorre quindi stabilire insieme il percorso attraverso cui il piano, già nella fase dell’articolazione in azioni programmatiche, possa avvalersi di contributi organizzati sia per quanto attiene la contestualizzazione degli interventi, sia per quel che riguarda monitoraggio e valutazione, senza trascurare l’apporto possibile in termini di reingegnarizzazione delle funzioni del management, così come chiarito nella sezione dedicata alla formazione.
Essendo le realtà locali differenziate per caratteristiche strutturali, logistiche ed epidemiologiche, il modello metodologico (formativo e/o assistenziale) deve avere non soltanto valore di committenza forte, ma contemporaneamente piegarsi alla contestualizzazione che solo gli strumenti affinati della conoscenza accademica consentono. La costruzione di una nuova attività di formazione e ricerca della Regione, da condursi con una condivisione piena con le Università, individua come luoghi privilegiati:
· la istituzione di un Osservatorio regionale – con la partecipazione anche di componenti designati dalle università pugliesi deputato al coordinamento
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210 delle iniziative regionali in materia di progetti nazionali ed internazionali nonché al monitoraggio dei prodotti della ricerca scientifica biomedica
· l’implementazione del Gruppo Operativo per l’Educazione Continua in Sanità recentemente avviato con progetto finanziato con componenti designati dalle Università pugliesi
· i protocolli di intesa RegioneUniversità disciplinano i rapporti tra i due Enti in materia di assistenza, formazione medica specialistica e delle professioni sanitarie, anche in deroga a quanto previsto nel presente Piano.
4.2 La formazione continua degli operatori della salute
I limiti culturali di una pianificazione sanitaria sono quelli di adattare il sistema sanitario ai contesti che cambiano, un esempio sono proprio i Progetti Obiettivo che, nella loro strutturazione, sono solo delle soluzioni immediate a bisogni contingenti, e che invece rappresentano un forte elemento di distrazione nella ricerca di altre soluzioni. La programmazione sanitaria non deve tener conto solo del rapporto bisogno/risorse, ovvero adattare le risorse ai bisogni, ma per essere innovativa, deve trovare soluzioni che potenziano la sostenibilità del sistema sanitario. Per sostenibilità del sistema si intende una politica di promozione della salute (intesa quale "capitale naturale") che abbia l'obiettivo di governare la crescita della spesa anche attraverso lo "sviluppo della salute" e non solo più di renderla compatibile con le risorse disponibili.
Tutto ciò rientra nella considerazione certa che in sanità la salute non cresce direttamente con la spesa sanitaria e che non cresce più di tanto anche se si spende di∙ più. L'osservazione che ne scaturisce è che la salute deve essere vista come una risorsa da salvaguardare. Per potenziare la funzione di sostenibilità del sistema sanitario e quindi sviluppare salute, è necessario far accrescere: le conoscenze, cerniera sempre più fondamentale tra le varie componenti della società, le competenze, i programmi, la politica, e le istituzioni. Alla luce di queste considerazioni di carattere generale, la Regione Puglia promuove la centralità dell'uomo nel sistema sociosanitario. Mettere al centro l'uomo vuol dire farlo sentire protagonista del benessere suo e degli altri, secondo quanto enunciato dalla Carta di Ottawa, il documento che è il fondamento della promozione della salute. La Regione Puglia affronta il problema della sostenibilità del sistema sanitario e quindi della politica di sviluppo della salute, sia con processi di formazione manageriale continua, sia attivando campagne informative di promozione alla salute, per migliorare lo stato di benessere e la qualità della vita dei cittadini. Di seguito sono indicate le linee generali delle attività da svolgere:
a) Processi formativi rivolti a tutti i “portatori di interessi” del sistema sanitario che utilizzano modelli e paradigmi culturali innovativi per gestire e generare nuove competenze. Tutti gli attori sono chiamati a collaborare ad un progetto di comune interesse ed insieme devono ispirarsi sia sul piano culturale ad attuare una politica di sviluppo sostenibile, sia sul piano metodologico ad applicare i principi del pensiero sistemico, che consente di passare da un approccio unilaterale, ad uno proattivo e multidimensionale.
b) Campagne di informazione di promozione alla salute quale strumento per ridimensionare i bisogni sanitari, spesso artificiosamente dilatati da una scorretta informazione. Sul territorio nazionale esiste già la Rete Italiana degli Ospedali per la Promozione della Salute (Health Promoting Hospital HPH), che rappresenta il tentativo promosso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità di introdurre nell'area dell'assistenza ospedaliera i principi e i metodi della promozione della salute, intesa come "processo che mette in grado le persone e le comunità di avere un maggiore
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controllo sulla propria salute e di migliorarla".
Si deve pertanto "attivare" e diffondere un processo culturale e metodologico in grado di consentire al management del sistema sanitario di ripensare e rifondare il rapporto con la comunità, vista come un soggetto politico e quindi con delle precise responsabilità, come premessa del processo di cambiamento e di sviluppo. La strategia è quella di sviluppare, con l'ausilio di una metodologia sistemica, una cultura della sostenibilità del sistema sanitario agendo su più livelli di intervento.
Nel Piano della Salute la formazione assume il ruolo di “promuovere la centralità dell’uomo nell’organizzazione sociosanitaria, attraverso una formazione sanitaria che utilizzi modelli e paradigmi culturali innovativi, per gestire e generare nuove competenze”.
La Legge Regionale n. 25 del 3 agosto 2006 relativa ai “Principi e organizzazione del Servizio Sanitario Regionale” rappresenta uno strumento che cerca di modificare profondamente il Sistema Sanitario Regionale Pugliese adeguandolo all’evoluzione culturale, sociale e professionale avvenuta nel corso di questi ultimi anni.
L’obiettivo è quello di “attivare” un processo culturale con modelli formativi innovativi che favoriscano la conoscenza di metodi, tecniche di management e che rafforzino la capacità di tutta la struttura dirigenziale e di promuovere nella società valori importanti, intesi in termini ampi e multidimensionali, di benessere e qualità della vita.
La Regione Puglia, alla stregua di molte altre regioni italiane, e sulla spinta del programma di Educazione Continua in Medicina (E.C.M.), ha avviato un processo di sviluppo professionale continuo, che costituisce per ogni professionista del sistema sociosanitario una necessità.
Il modello punta quindi sulla persona, sulla possibilità di valorizzare la formazione sul campo, e non sugli apparati di sistema.
Questo modello intende incoraggiare la trasformazione dell’attività formativa in un processo di “sviluppo professionale continuo” che costituisca l’effettivo strumento per migliorare le competenze e le abilità clinicheassistenziali, tecniche, managiariali e i comportamenti degli operatori sanitari partecipi al progresso scientifico e tecnologico.
Nasce l’esigenza di un Organismo Regionale per la Formazione Sanitaria della Regione Puglia, con la partecipazione della componente universitaria, che coordini tutte le attività di formazione al fine di garantire l’adeguatezza dei processi formativi alla tipologia degli individui da formare, sviluppando i filoni dell'andragogia e dell'apprendimento delle organizzazioni.
La ‘mission’ è quella di attivare meccanismi che permettano alle organizzazioni aziendali, attraverso la rete degli uffici formazione, di trasformarsi in un “learning centre”, cioè una organizzazione capace di creare, acquisire e trasferire conoscenze, trasformare queste ultime in competenze e rispondere alle esigenze di tutti gli attori che ruotano intorno al Sistema Sanitario Regionale. Per fare ciò è necessario sviluppare un progetto di formazione aziendale che sia conforme agli obiettivi strategici dell'azienda ed a quello del piano sanitario regionale e nazionale, che affronti globalmente i problemi posti al personale (da quelli di tipo economico
finanziario a quelli cognitivocomportamentali), che favorisca una circolazione capillare di conoscenze di difficoltà progressivamente crescenti, che sia condiviso dai dipendenti dell'azienda ospedaliera, favorendone l'interazione.
L’Organismo Regionale per la Formazione Sanitaria ha come strumento a supporto per le sue attività su territorio regionale la messa in rete degli uffici formazione delle Aziende Sanitarie attraverso un progetto specifico di implementazione delle attività degli uffici formazione.
La messa in rete degli uffici formazione rappresenta di per sé già una ‘innovazione tecnologica’ tesa a creare le basi per una nuova condizione culturale che consentirà
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210 di saper usare al meglio le conoscenze che si acquisiscono e che si devono saper trasformare in chiave produttiva, per creare nuove forme di conoscenza e cultura, rappresenta l’avvio del modello “sviluppo professionale continuo” (Continuos professional development Cpd).
Le attività che l’Organismo deve svolgere sono:
1. Verificare la presenza dei requisiti per l’accreditamento dei provider delle aziende sanitarie.
2. Effettuare l’analisi dei bisogni formativi, ridisegno del sistema dell’offerta formativa e rilettura delle organizzazioni per individuare le figure sulle quali investire (cultura della formazione e approccio alla formazione)per la realizzazione di un Piano di Formazione Regionale, espressione dei Piani Formativi delle aziende sanitarie.
3. Avviare il processo di sviluppo professionale continuo (Cpd ).
4. Rilevare i dati degli uffici di formazione per la stesura del Rapporto Regionale sulla formazione nelle aziende sanitarie e diffondere l’informazione scientifica.
5. Costruire una banca dati comprensiva dei bisogni espressi e delle attività svolte, in grado di fornire, attraverso dei parametri di riferimento (costi della formazione, conteggio giornate formazione, standard di qualità per gli interventi formativi tradizionali e innovativi, qualità dei formatori, ecc.), le indicazioni per incrementare l’efficacia e la qualità del nostro Sistema formativo, anche attraverso una più attenta distribuzione delle risorse pubbliche.
6. Rendere l’offerta più congrua e finalizzata a differenti percorsi di aggiornamento professionale del personale sanitario operante nelle strutture e nel territorio di competenza.
7. Razionalizzare ed ottimizzare le risorse strutturali ed i fondi assegnati alle singole Aziende Sanitarie, in considerazione di percorsi formativi omogenei distribuiti su tutto il territorio regionale.
8. Ottimizzare la gestione dei fondi a disposizione per la Formazione Continua.
9. Attivare sinergie tra il mondo sanitario, il mondo accademico, gli istituti di ricerca, gli ordini professionali e le associazioni professionali (attraverso la Commissione Regionale E.C.M.).
10. Programmare, coordinare ed organizzare progetti di Alta Specialità interaziendali ed aziendali di formazione residenziale, a distanza (FaD) ed attuata nelle singole sedi di appartenenza del personale.
11. Creare uno standard omogeneo del modello FaD in tutta la Regione.
12. Attivare programmi di educazione alla salute sia per i professionisti della sanità che per i cittadini attraverso delle campagne informative (sostenibilità).
13. Programmare percorsi formativi dedicati ai Formatori, con l’obiettivo di assicurare congruenza ed uniformità dei processi di formazione continua e obbligatoria del personale sanitario.
14. Programmare ed attivare, in sinergia con altre realtà locali ed extraregionali, Corsi di Formazione Manageriale per promuovere e facilitare l’applicazione di nuovi modelli gestionaliorganizzativi previsti dalla programmazione regionale.
15. Verificare la ricaduta della formazione sull’organizzazione del sistema socio
sanitario.
16. Monitorare i risultati professionali ottenuti con “il cambiamento”, che si traducono in valore aggiunto per l’organizzazione.