(pag. 59) Da un verbale di un Consiglio fatto a Tomba nel giorno 13 no-vembre 1796 apprendiamo che il governo papale aveva fatto fare ai municipii la provvista di polvere e piombo «ad uso di respingere la forza de’ nemici francesi, i quali si teme che vogliano invadere lo Stato. E poiché la Cassa privilegiata non ha denari da pagare la spesa della polvere, e piombo provisto, che ascende a sc.
40 circa, siamo di parere che una tal somma si prenda ad interessi». (80) Anzi sappiamo ancora dal Cons. 21 maggio 1797 che in quella circostanza vennero accomodate anche le porte del paese «tanto più che in tempo dell’invasione francese vi fu fatta una semplice fodera, la quale potrebbe con molta facilità ro-vinarsi, e non venne affatto compita». Dal Consiglio 27 gennaio 1797 appren-diamo che cosa era accaduto: «Con circolare degli 8 andante gli amministratori centrali della provincia di Urbino residenti a Pesaro c’ingiungono che nel ter-mine di giorni 5 questa Comunità spedisca nella divisata Città di Pesaro 5 de-putati, affinché questi prestino per tutta la popolazione il giuramento di fedeltà alla repubblica francese, e nel caso che si mancasse verrà spedita una Colonna mobile per sottometterla». E vennero eletti a deputati Catalani Bartolomeo, Valentini Sebastiano, Lenci Camillo, Bracci Giuseppe e Giorgi Francesco Luigi con l’incarico di andare a giurare, e ricevere la consegna delle armi non solo, «ma di rappresentare all’amministrazione centrale esser necessario di provvedere alla salvezza delle persone e delle robbe restate soggette alle incursioni (pag. 60) dei malviventi e disertori, i quali abusando del nome delle vittoriose truppe france-si, vanno spogliando le persone e le case, assalendo e rubando i poveri viandanti, e mettere in vista la necessità di tenere sempre pronta un’armata civica in questa terra». Ma presto le cose tornarono allo stato primiero, non essendo stato il ‘97 altro che un foriero del 1798. Negli atti Consiliari di Ripe e Monterado niente si legge intorno a questo episodio. Ma facciamoci a narrare i fatti del 1798.
La Municipalità di Senigaglia con dispaccio 26 dicembre del 1797 diretto alla Comunità di Ripe, partecipava la sua libertà sotto la protezione della re-pubblica francese, invitando ad unirsi seco. Riunitosi il Consiglio nel giorno 1 gennaio 1798, il Priore Francesco Maria Lenci e Giuseppe Secchiaroli vol-lero che per non incontrare odiosità nel popolo, si dovessero congregare i capi delle famiglie affinché ciascuno esternasse la propria opinione; frattanto della
deliberazione presa resero informata la Municipalità di Sinigaglia «per mostrare l’attaccamento che avevano di unirsi, al qual’effetto incombensiamo il nostro segretario, perché subito ne scriva, onde quella Municipalità non abbia a sini-stramente pensare». Nel giorno 3 gennaio, presenti 6 consiglieri e 35 capi di famiglia, fu presentato «su di detta proposta il seguente Consulto».
«Questa nostra Comunità trovasi isolata, priva di un Capo di governo, e senza veruna istruzione. Per evitare qualsiasi disordine, e per mantenere la pace, e la tranquillità del popolo, sull’esempio ancora delle Comunità di Tomba e Monterado a noi unite, crediamo di coalizzarci, e unirci colla Municipalità di Sinigaglia, che ci ha fatto l’Invito con implorare la protezione della Repubblica Francese. Le basi fondamentali però di questa nostra unione dovranno essere so-pra ogn’altra cosa la conservazione della N.ra Santa Religione Cattolica Romana, il rispetto dovuto ai di lei Sacri Ministri; la Sicurezza ed indennità delle sostanze, case e persone di questa nostra Comune; che resti fermo il Giudice, e Tribunale nel sinora antico rispetto alla Giurisdizione, similmente, che (pag. 61) si consi-derino nello stato attuale tutti quegli Inservienti pubblici, l’elezione dei quali, o rimozione è sempre appartenuta a questo Comune, unito alla Comunità di Tomba, e Monterado; ferme le nostre Annue Rendite Comunitative; e così fer-mo, e salvo ogni altro diritto, e ragione alla nostra Com.tà appartenenti senza che punto restino in minima parte leso, e vulnerato. Volendo, che una tale unione con la detta Città debba essere per adottar soltanto quel metodo di nuove leggi, che sarà per fare non contrarie alla Santa Religione; al qual effetto il Sig. Priore nominerà due deputati, perché questi colle opportune Credenziali e necessarie facoltà si portino subbito in Sinigaglia per far Lega, ed unione con quella Municipalità, e stipolare pubblico Istrumento sulla Base, e forme pre-senti, e si mandò a partito de’ voti». Votarono per il sì 40, 1 contro. Il Priore Antonio Catalani nominò i due Deputati nelle persone dei Cittadini Agostino Capitano Giacomini e Cesare Lucilla, i quali furono confermati dal Congresso popolare con voti 37 contro 4.
L’11 gennaio riunitosi il Congresso popolare, elesse la Municipalità defi-nitiva nelle persone di Cesare Lucilla, Pietro Giacomini, Giuseppe Anderlini, Girolamo Silvioni, Domenico Oliva, Giuseppe Secchiaroli, Giovanni Neri.
Estratto a sorte il Presidente, la sorte favorì il Secchiaroli che fu dal popolo accla-mato; a Giudice venne acclamato il Giacomini. Fatte le elezioni la Municipalità prestò giuramento collettivamente ed individualmente di obbedienza e fedeltà ne’ termini seguenti toccando la Scrittura: «Noi Cittadini creati dal Popolo di Ripe in Municipalisti giuriamo insieme, e tutti individualmente in faccia a Dio obbedienza, e fedeltà al Popolo, e promettiamo di bene, e lealmente ammini-strare a vantaggio, e gloria di esso Popolo Repubblicano Democratico le nostre
Fig. 21. Castel Colonna, frazione Croce, casa colonica con il busto di Napoleone che ha sostituito la tradizionale immagine sacra
rispettive cariche».
Il 31 dicembre 1797 si riunirono a Tomba i due Consigli, quello di Tomba e quello di Monterado, nel quale decisero di riunire il popolo nel dì 2 gennaio:
in quel giorno venne comunicata la risposta di Sinigaglia, la quale aveva molto aggradita l’adesione «e ci ha fatto degni di permetterci (pag. 62) l’innalzamento della tricolore bandiera francese». Alle condizioni messe da quelli di Ripe ag-giunsero che Tomba «intendeva di restare come Capoluogo, di godere dei dirit-ti attuali». A Municipalisdirit-ti provvisori il Congresso elesse i Cittadini Valendirit-tino Valentini e Sebastiano Valentini. Il 5 gennaio riunitisi 46 capi di famiglia ven-ne eletta la Municipalità definitiva. A Presidente Francesco Luigi Giorgi, ed a membri Giuseppe Bracci, Giuseppe Ferrari, Bartolomeo Catalani, Giuseppe Varnella, i quali prestarono il giuramento. Il 21 gennaio la Municipalità scelse il deputato il quale doveva andare a Senigaglia nel dì 31 con ampia procura per raffermare l’unione, e la scelta cadde su Francesco Luigi Giorgi.
A Municipalisti provvisori di Monterado il 2 gennaio il Congresso popolare costituito da 46 persone elesse Luca Margutti, Luigi Sceral, e Giovanni Battista Gucci, i quali intimarono altra riunione che ebbe luogo il 12 dell’istesso mese per eleggere la definitiva. Ebbe la presidenza Luigi Cavallari con 60 voti (erano 66 gl’intervenuti); gli altri furono Sebastiano Montanari, Giulio Bozzo, Stefano Nardini, Domenico Sabbatini, Ignazio Marrafini, Camillo Corinaldesi, e tutti prestarono il giuramento. A deputato per l’unione fu scelto Luigi Sceral.
I 7 eletti adunatisi nel giorno dopo della loro elezione, fra le varie delibere presero le seguenti, precorrendo di oltre un secolo quei socialisti di oggi i quali vendono tutto il giorno alle popolazioni ciarle e parole a soddisfazione della loro ambizione. 1. Ciascun possidente darà ai coloni la metà della semente, 2.
Morendo qualche bestia essa sia tutta a carico del padrone, 3. È tolto a carico dei coloni il cottimo del prato, 4. Il contadino paga some due di grano per ogni paio di buoi da lavoro, e siccome tal cottimo è gravoso, pagherà some una e coppe quattro.
Gli atti consiliari di Monterado non ci dicono per quale ragione, ma sta il fatto che i municipalisti tutti riunirono il popolo nel dì (pag. 63) 24 febbraio 1798 per creare una nuova Municipalità, e riuscirono eletti Camillo Montanari presidente, Luigi Sceral, Giovanni Carboni, Francesco Catalani, Gianfranceschi, Luca Mei, Francesco Roscioni.
Nel Consiglio 25 gennaio 1798 «perché venisse mantenuta la quiete nel popolo, e per l’esecuzione degli ordini dati dalle Municipalità fu risoluto di nominare la Guardia Nazionale nel numero di cinque uomini, collo stipen-dio di uno scudo al mese per ciascuno; ed a Capitano fu eletto il Cittadino Francesco Giacomini, al quale doveva darsi una ricognizione, non potendosi
sul momento stabilirgli una provisione certa». La Guardia Nazionale fu creata a voti unanimi, ed il Giacomini fu eletto comandante. Il 25 gennaio a Tomba
«fu formata una guardia civica, assegnando provvisoriamente per tutto febbraio ad ogni soldato uno scudo, al comandante paoli 13 e mezzo; in tutto 5 soldati ed il Comandante in modo di provisione». Il 5 febbraio la creò Monterado «per qualunque bisogno possa esservi». Panajoli Giuseppe fu eletto Comandante ol-tre a 6 soldati «con la provisione al Comandante di paoli 13 al mese, ed ai soldati uno scudo». Al Consiglio dell’11 febbraio veniva portata una domanda del Giacomini Comandante la Guardia Nazionale «il quale chiedeva gli venisse fatta la muntura74 per decoro della municipalità, tanto più che dalla Comune di Tomba di cui era pure Comandante aveva ottenuta simil graziosità», ed il municipio risolvé di concorrere alla metà della spesa.
Il 28 dell’istesso mese la Municipalità «riceveva la comunicazione di un di-spaccio della Municipalità di Sinigaglia del 22 con cui si manifestava che il 31 vi era in quella Città un Congresso Generale per rinnovare il patto d’unione fatto colla medesima, sotto gli auspici e protezione della Repubblica Francese». Ripe scelse Cesare Lucilla, Tomba Luigi Francesco Giorgi e Monterado Luigi Sceral.
Siccome era fatto obbligo ai cittadini di indossare la Coccarda, la Municipalità di Ripe in data 2 febbraio «stabiliva di rinnovare l’editto, giacché (pag. 64) molti sono renitenti, ed altri beffano quelli, che la portano, sotto pena ad arbitrio della municipalità».
I Cittadini Municipalisti dei tre Castelli ben presto incominciarono a pen-sare di trarre lucro e profitto dalla carica della quale il popolo li aveva rivestiti;
ed infatti in seduta dell’8 febbraio essi istessi stabilirono ad unanimità di voti che «stante gli incomodi, che ognuno de Municipalisti sente in doversi adunare in Palazzo Municipale per gli affari comuni, meritano una ricompensa onesta ma doverosa; che ciascuno avesse quindici paoli al mese, e paoli diciassette il Presidente, colla legge peraltro, che nella Domenica e nel Giovedì alla settimana ognuno debba intervenire alle ore 22 al Congresso, e mancando a questa legge, ognuno doveva percepire un paolo di meno, per ciascuna volta, alla provvisione stabilita come sopra, e tal provisione dovrà cominciare dal Gennaro scaduto».
In quell’istesso Congresso venne fissato anche l’onorario del Giudice, in scudi tre al mese, da incominciare a decorrere dal primo febbraio, in cui era entrato in possesso.
Con il giorno 15 febbraio del 1798 Alessandro Berthier Generale in capo dell’Armata d’Italia repubblicana francese ordinava che la nascente
repubbli-74 “Muntura”, deformazione del dialettale toscano “montura”, la divisa militare, l’uniforme o livrea.
ca restava divisa in sette territori, dei quali il primo era costituito dalla Marca di Ancona unitamente all’antico Ducato di Urbino e la Città di Ancona ven-ne dichiarata Capoluogo; quindi i tre castelli fecero parte del primo territorio.
Poi con la legge relativa alla Costituzione della repubblica romana emanata dal Generale di Divisione Dallemagne comandante le truppe francesi a Roma, si venne alla divisione definitiva, ed Ancona creata capoluogo del Dipartimento del Metauro. Corinaldo che costituiva di questo dipartimento il quarto cantone ebbe alla sua dipendenza dodici paesi, tra i quali Tomba, Ripe, Monterado e Porcozzone.
Seguì la nomina delle varie Municipalità. Edile della Tomba fu nominato Francesco Giorgi, Aggiunto Camillo Lenci; di Ripe (pag. 65) e Porcozzone Agostino Giacomini, Aggiunto Cesare Lucilla; di Monterado Edile Carlo Antonio Stramigioli, Aggiunto Cavallari (il maggiore).
In quanto ai Tribunali siccome Corinaldo fu posto alla dipendenza di Sinigaglia, anche i sunnominati Castelli da quella città dipesero.