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4. DENTRO IL LAVORO

4.5 Il gruppo diventa semiotico Quinto giorno

Dall‟osservazione condotta fin qui emerge che la costruzione delle conoscenze condivise e lo svolgimento collaborativo dell‟azione dei diversi gruppi di attori, sono rese possibili grazie a una complessa rete interattiva distribuita in campi semiotici differenti che vanno dal discorso, agli artefatti in uso (monitor, computer, provette, pipette, etc.) fino all‟uso del corpo (sguardo, postura, posizione all‟interno del gruppo, etc.).

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Il ruolo del corpo, in particolare, è in grado di rappresentare pubblicamente le attività

in corso anche in assenza di espressioni linguistiche. Secondo Hutchins e Palen44

(1997), a volte i gesti esprimono molto meglio delle parole. Ed è quanto avviene ad esempio durante la messa in mare della catena correntometrica.

Sono solo le 5 di mattina e siamo a 90 miglia da Napoli. Sul ponte già trovo alcuni ricercatori intenti a preparare la catena correntometrica o mooring aiutati dagli uomini dell‟equipaggio, questi ultimi in tuta blu (foto1 - 2)

foto 1 foto 2

Il gruppo segue le indicazioni dei due esperti: il nostromo e Mireno che coordina le operazioni. Mentre a gestire le manovre della nave, il primo ufficiale che contemporaneamente è in collegamento con il comando. I ricercatori, Stefano e Fabio, seguono con lo sguardo i movimenti di Mireno e la loro posizione è arretrata perché in attesa di ordini. Tutte le operazioni avvengono nel completo silenzio. Si sente solo il rumore del mare.

Il tempo infatti anche questa volta non è clemente: fa freddo, piove e a un certo punto si mette anche a grandinare. E tra l‟acqua del mare e la pioggia il fondo del ponte diventa viscido, tanto che Fabio fa una bella scivolata.

Il capo missione mi raccomanda più volte di non intralciare le operazioni e di stare attenda a dove metto i piedi per evitare incidenti.

Una volta aperto il portellone a poppa, inizia la discesa in mare della catena di strumenti necessari a rilevare l‟intensità e la direzione delle correnti in mare sia superficiali sia in profondità (foto 3).

44 Hutchins E. e Palen L. (1997), Constructing meaning from space, gesture, and talk. In L.B. Resnick, C. Pontecorvo e R. Saljo

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Gli strumenti utilizzati sono i mulinelli, i correntometri, le crociere di corrente, le boe di dispersione (quelle che si vedono in arancione).

Le indagini correntometriche vengono poi elaborate con appositi programmi che producono tabulati, grafici e istogrammi particolari (foto 4 disegno catena correntometrica Mooring Vector)

foto 3 foto 4

Anche i ricercatori si dispongono uno dietro l‟altro come la catena correntometrica. Mentre Mireno controlla in prima fila l‟andamento delle operazioni (foto 5).

foto 5

Il corpo, proprio per la sua visibilità, consente di costruire le più diverse rappresentazioni, naturalmente tutte necessarie allo svolgimento dell‟azione stessa, contribuendo non poco alla comprensione reciproca e alla condivisione delle

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operazioni. Infatti, oltre a sostenere il coordinamento e la collaborazione del gruppo, tale visibilità del corpo, in particolare quella di Mireno, ha anche il ruolo importante di mediare i processi cognitivi distribuiti che consentono di visualizzare l‟azione ancor prima di metterla in atto (come la successiva messa a mare della catena correntometrica secondo lo schema della foto 4).

Il corpo e i gesti, in questa fase, rappresentano, attraverso gli artefatti e l‟ambiente materiale, le relazioni spaziali senza aver bisogno di discorsi. Il corpo quindi agisce usando in modo creativo le infrastrutture materiali dell‟ambiente per sostenere le azioni necessarie per quel tipo di operazione.

Altro tema da non sottovalutare è sicuramente l‟uso delle mani. In questa attività la manualità è una caratteristica fondamentale. I ricercatori collegano con grande abilità manuale tutti i vari strumenti alle boe come previsto dallo schema della catena, passando da un lavoro estremamente tecnologico, come il montaggio e taratura degli strumenti e registrazione su incomprensibili diagrammi, all‟uso manuale del materiale necessario alla ricerca, „che si tocca con mano‟.

Kant due secoli fa diceva: “la mano è la finestra della mente”. E anche secondo Sennet, “di tutti gli arti umani, la mano è quella che compie i movimenti più svariati,

movimenti che possono essere controllati a nostro piacimento” (ivi, pag. 147).

Tra i tanti lavori manuali che si svolgono a bordo della nave, il più importante è sicuramente quello dello chef, perché come già anticipato in precedenza i pasti sulla nave sono importantissimi, cadenzano il ritmo di lavoro a bordo.

Lo vado a trovare nel suo regno: la cucina. È una grande stanza tutta in acciaio, attrezzata con pentole, tegami e padelle di ogni misura, coltelli, macchina per impastare il pane e molto altro ancora, il tutto ben assicurato con corde e ganci per continuare a cucinare anche quando il mare è grosso (foto 5).

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Michele (foto 6) viene da Pozzano, vicino Ragusa, e dal 1996 è fisso sull‟Urania. Prima ha lavorato sulle navi petrolifere. Cuoco dagli anni ‟80, mi spiega che non ci sono pause tra una campagna e l‟altra, solo una licenza di 45 giorni.

Estratto 7

“Levataccia la mattina per far lievitare il pane, alle 5,15. Sono un cuoco unico: dal

panettiere, al macellaio, al pasticcere. Faccio tutto io. Gestisco gli ordini alla partenza: dai surgelati alla cambusa secca fino alla verdura fresca che deve essere sufficiente per tutta la durata del viaggio. Al termine della missione si prenota altro cibo per quella successiva. Nella media sono soddisfatti della qualità e quantità, tanto che, come dicevo prima, mi scelgono sempre. Vogliono sempre me. Questo è un handicap per me perché non riesco ad andare a casa. Mi chiedono torte improvvisate per i compleanni. Così mi trovo in difficoltà perché devo preparare pan di spagna, crema pasticcera. Quando si pesca il tonno faccio anche grigliate a poppa. Una volta hanno pescato un tonno di 60 kg. Mi ricordo quando Ciro ha pescato un calamaro gigante di oltre un metro. Fuori Malta si pesca che è una meraviglia. L‟esca può essere preparata anche con uno straccio bianco. Fuori orario canonico concedo la mia cucina, ma solo dalle 13.00 alle 16.00. Come vedi lego le pentole oltre a usare i ferri. È una mia invenzione, come bagnare le tovaglie a tavola per evitare che i piatti e i bicchieri scivolino con il rullio della nave”.

Ci andrebbe alla trasmissione „la prova del cuoco‟ “E come? Sono sempre a bordo”

Che ne pensa di Vissani?

“Al mio posto si troverebbe in difficoltà. Qui il sistema di lavorare è ben diverso dal

suo. Io devo usare surgelati e poi serve una grande esperienza di nave. Bisogna scongelare il pesce e poi bagnarlo con l‟acqua del mare…”

Quindi Michele, oltre ad usare le mani, usa brillantemente anche il suo ingegno. Per cercare di fare al meglio il suo lavoro, usa tutte le sue strategie momento per momento. Trasforma la sua cucina in laboratorio scientifico, proprio come quello dei ricercatori, chiuso ai non addetti, tranne in alcune ore della giornata. È geloso dei suoi strumenti, proprio come lo è l‟artista della sua bottega. Ha i suoi segreti e non

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intende svelarli ad alcuno, un po‟ come quello dei violini che Stradivari si è portato nella tomba. E a proteggerlo, l‟immagine di Padre Pio.

foto 7

Vogliono tutti lui sulla nave. È pesante perché non scende quasi mai a terra. Ma questa è la sua missione oceanografica.