• Non ci sono risultati.

Il lavoratore al centro del sistema produttivo

Nel documento IL LAVORO NELL'INDUSTRIA 4.0 (pagine 40-43)

I. QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: EVOLUZIONE DEL

1.2. Rapporto uomo-macchina nel settore manifatturiero

1.2.1. Il lavoratore al centro del sistema produttivo

64 E. Dagnino., Tecnologie e controlli a distanza, in Le nuove regole del lavoro dopo il Jobs Act, a cura di M. Tiraboschi, Giuffrè, 2016, p. 109.

37

È impensabile ritenere che una trasformazione così profonda delle tecniche di produzione non influenzi in alcun modo i lavoratori, i quali rappresentano comunque uno dei fattori necessari affinché il processo produttivo possa essere portato a termine66.

Da una prima analisi del rapporto che intercorre tra uomo e macchina, si potrebbe pensare che il lavoratore non sia più il centro del sistema produttivo e ciò sarebbe dovuto ad una drastica riduzione del suo apporto manuale che fa immediatamente venire meno il suo stesso valore all’interno della fabbrica. Infatti un tempo il lavoro era caratterizzato dalla fatica manuale che oggi è stata sostituita dalle macchine che possono sopportarla in quanto non caratterizzate dai limiti propri del corpo umano67.

Con le innovazioni del passato si è quindi assistito ad un ricollocamento della forza lavoro più che ad una sua riduzione, perciò è possibile ritenere che con l’avvento dell’Industria 4.0 ciò si verifichi nuovamente. Analizzando la situazione odierna infatti, è possibile notare che il sempre più ampio utilizzo di macchinari sofisticati ha portato ad una riduzione della manodopera non qualificata, ovvero si è assistito ad una diminuzione della domanda di lavoro per quegli impieghi dove si richiedeva al lavoratore lo svolgimento di compiti per cui non era necessario un grado di istruzione elevato, ma allo stesso tempo è in aumento la richiesta di personale con un elevato grado di istruzione. Normalmente le fasce di lavoratori più colpite sono quelle dove le mansioni prevedono lo svolgimento di compiti manuali dove la richiesta in termini di conoscenze è minima e sono facilmente affidabili ad un robot, il quale è in grado, grazie ai moderni sensori, non solo di svolgere i compiti al pari di un operatore umano, ma anche di compierli in modo migliore e più preciso68.

Sono adesso le macchine intelligenti la vera fonte di valore per un imprenditore, attraverso le quali infatti possono essere colmate le lacune proprie della fisicità della persona: impossibilità di grandi sforzi in modo continuato, perdita di energie, necessità di pause, malattia, perdita momentanea della concentrazione ecc.69

Ma nonostante la trasformazione digitale nell’ambito dei cicli produttivi sia percepita ad oggi come un cambiamento ormai definitivo, dal quale non si può tornare indietro e che

66 TIRABOSCHI, M., SEGHEZZI, F., Il piano nazionale Industria 4.0: una lettura lavoristica., Labour & Law Issues, Vol. 2, No. 2, 2016.

67 C. B. FREY, M. OSBORNE, Technology at Work. The Future of Innovation and

Employement, Citi GPS, febbraio 2015.

68 TULLINI, P., 2016., Economia digitale e lavoro non-standard., Labour & Law Issues., Vol. 2, N. 2., 2016

69 C. B. FREY, M. OSBORNE, The Future of Work. How Jobs are Susceptible to

38

anzi caratterizzerà sempre di più il lavoro del futuro, allo stesso tempo si deve riconoscere ed attribuire centralità alla persona all’interno della dinamica lavorativa. In particolare la circostanza che il ruolo del lavoratore nella fabbrica contemporanea sia quello di impostare i macchinari, progettare i prodotti e risolvere i problemi che questi possono avere durante il ciclo produttivo è la dimostrazione della superiorità del lavoro sulla macchina, non il contrario.

Tale nuova relazione tra uomo e macchina comporta dunque una rivoluzione nelle mansioni che si dovranno svolgere all’interno delle imprese all’interno delle quali si necessita dunque di nuove figure professionali all’avanguardia, in grado di affrontare le nuove sfide che i CPS pongono, a partire dalla loro progettazione fino ad arrivare all’analisi dei dati forniti, per poter consentire il loro miglioramento e la loro gestione in maniera ottimale. Alcuni esempi di nuove figure professionali possono essere:

- il cloud broker, ovvero un soggetto che si occupa dell’intermediazione tra un’impresa e un fornitore di servizi di cloud computing, consentendo di ridurre i costi legati alla gestione delle tecnologie cloud;

- il network programmer, il cui compito consiste nella realizzazione di programmi che consentano la collaborazione tra processi collegati attraverso una rete; - il robot coordinator, il quale si occupa della supervisione dei robot e risolve

eventuali problemi e malfunzionamenti in tempi celeri

- il data scientist, che risulta essere una figura professionale fondamentale per lo sfruttamento dei dati che è possibile raccogliere stante la quantità di informazioni di cui possono entrare in possesso le imprese al giorno d’oggi richiedendo così abilità particolari e una formazione altamente specializzata da parte dei lavoratori adibiti a questo compito. Essi devono essere in grado di utilizzare software avanzati per la gestione di volumi di dati unici in termini di dimensioni, oltre ad essere in possesso di una preparazione avanzata in campo matematico e statistico in modo da riuscire ad individuare quali informazioni devono essere tenute in considerazione ed essere in grado di valutarne l’affidabilità e la correttezza70.

Il robot non può funzionare se non impostato da un lavoratore esperto e, anche se i macchinari grazie al fatto di essere in costante comunicazione tra loro potranno risolvere più facilmente gli imprevisti, vi sarà sempre qualche aspetto che può

70 DAVENPORT, T. H., PATIL, D. J., Data scientist., Harvard Business Review., October 2012.

39

sfuggire al controllo della tecnologia. Le macchine perciò non devono essere viste come fattori che limiteranno o addirittura ruberanno il lavoro all’uomo ma che sposteranno il centro dal lavoro fisico e manuale ad un lavoro di creazione e progettazione.

1.2.2. Prospettive di back shoring: utopia o realtà?

Fino a pochi anni fa la consuetudine delle aziende sulla scelta del luogo di produzione era quella di delocalizzare la linea produttiva, rispetto al paese d’origine, in stati dove la manodopera era più a buon mercato a scapito della qualità.

Invece con la crisi economica del 2007 in alcuni paesi come USA, Francia e Regno Unito iniziò a crescere il c.d back shoring. Questo è un fenomeno economico che consiste nel rientro a casa delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato in altri Paesi (specialmente in Paesi asiatici come Cina o Vietnam o in Paesi dell’Est Europa come Romania o Serbia) la produzione industriale. Secondo Fratocchi questo fenomeno identifica una “strategia d’impresa, deliberata e volontaria, orientata alla parziale o totale rilocalizzazione domestica di attività di produzione e/o di approvvigionamento di input precedentemente svolte all’estero, direttamente, presso stabilimenti di proprietà o indirettamente presso fornitori”71.

I fattori che hanno favorito i processi di rilocalizzazione, totale o parziale, della produzione e dell’approvvigionamento di input nel Paese di origine dell’attività (back-

reshoring) oppure in Paesi geograficamente più vicini rispetto a quelli in cui si era

investito inizialmente (near-shoring) sono fattori economici, operativi e strategici. Tra i fattori economici di sicura rilevanza vi è la riduzione nel differenziale dei costi totali di produzione registrato tra Paesi occidentali e Paesi esteri di localizzazione delle attività/delle produzioni: l’aumento del costo del lavoro nei Paesi asiatici (segnatamente in Cina) e nei mercati emergenti, dei costi logistici e di magazzino, e degli altri costi

71 FRATOCCHI L., DI MAURO C., BARBIERI P., NASSIMBENI G., ZANONI A., When

Manufacturing Moves Back: Concepts and Questions, Journal of Purchasing and Supply

Nel documento IL LAVORO NELL'INDUSTRIA 4.0 (pagine 40-43)