CAPITOLO 2- TERRA MADRE ED ECOFEMMINISMO
2.3 L’ECOFEMMINISMO DI VANDANA SHIVA
2.3.1 IL MALDEVELOPMENT
Maldevelopment o malsviluppo è, come è stato precedentemente accennato, un termine
che viene usato dalla Shiva nella accezione di “sviluppo sbagliato” e sottolinea, volutamente, una tipologia di sviluppo sbagliato in quanto maschile120.
Shiva riflette sul termine di sviluppo comunemente inteso che altro non è che il malsviluppo, portatore e promotore del dominio maschile sulla natura e sulle donne, soggetti che diventano oggetti da usare e sfruttare e precisa che “La natura e le donne diventano oggetti passivi, da usare e sfruttare per i desideri incontrollabili dell’uomo alienato. Da creatrici e sostentatrici della vita, le donne vengono ridotte ad essere invece “risorse” nel modello del malsviluppo121”.
La scienza moderna viene considera come un sistema di conoscenza universale ma solo negli ultimi anni si è riflettuto in merito ad essa come un progetto che in realtà è stato di tipo maschile e patriarcale. Vandana Shiva utilizza le parole della storica Fox Keller per far capire come effettivamente si tratti di un progetto ad impronta maschile: “la scienza è il prodotto di un sottoinsieme specifico della razza umana (cioè quasi del tutto opera di uomini bianchi appartenenti alle classi medie). Non a caso per i padri fondatori della scienza
120 ivi, p. 15 121 ivi, p. 17
62
moderna il ricordo al linguaggio dei generi era esplicito: cercavano una filosofia che meritasse di essere detta “maschile”, che si distinguesse per potenza “virile” dai suoi inefficaci predecessori”122.
Il maldevelopment nasce da un modello baconiano del XV – XVII secolo, che concentrava nella scienza sia il sapere dell’uomo che il potere e che prevedeva un programma speciale indirizzato all’imprenditore europeo di sesso maschile. Francis Bacon e i suoi sostenitori teorizzavano uno sviluppo riduzionistico e principalmente scientifico e consideravano il principio di dipendenza dalla scienza prioritario rispetto alla libertà dell’uomo che quindi doveva essere sicuramente limitata anche ricorrendo alla forza nei confronti dell’uomo e della natura.123.
Per Bacon, la natura si rivela per quello che è realmente, attraverso “le arti meccaniche”, non più come Madre Natura, ma come una natura sottomessa al potere maschile124.
Maria Meis riporta le parole di Francis Bacon: “For like as a man’s disposition is never well know or proved till he be crossed, nor Proteus never changed shapes till he was straitened and held fast, so nature exhibits herself more clearly under the trials and vexations of art (mechanical devices) than when left to herself”125.
Come aveva già scritto Carolyn Merchant, la cultura occidentale ha imposto questo pensiero unico basato sul dominio e sullo sfruttamento della donna e della natura da parte dell’uomo. Nell’intervista alla studiosa americana Marco Armiero126 racconta come essa
abbia vissuto in prima persona l’affermarsi dei movimenti ecologisti, lavorando negli anni Sessanta per la salvaguardia delle praterie con Nature Conservancy e come si sia sviluppato il suo interesse per l’etica ambientale grazie alla lettura dell’opera di Rachel Carson
Il suo libro La morte della natura. Donne, ecologia e rivoluzione scientifica è una critica alla scienza classica e meccanicistica del XVII secolo, in quanto radice da cui si generò la crisi ambientale di fine XX secolo. La rivoluzione scientifica nonostante le ricadute positive e migliorative delle condizioni di vita ha allo stesso tempo fatto pagare costi altissimi ai poveri
122 KELLER E.F., Reflections on Gender and Science, Yale University Press, Ithaca 1986, p. 8, in SHIVA V., Terra Madre, p. 26
123 MIES M. e SHIVA V., Ecofeminism, op. cit., p. 18 124 SHIVA V., Terra Madre, op. cit., p. 28
125 BACON F. Works, Vo. 4, p. 263, quoted in Merchant op cit., p. 169, in MES M. e SHIVA V., Ecofeminism, p.
176.
126 http://www.issm.cnr.it/demetrapdf/boll_14_2007/Pagine%20da%20demetra_imp%2014_armiero.pdf,
63
ed in particolare alle donne. La scienza controllando la natura, l’ha impoverita rendendola oggetto e materia inerte.
La Merchant, in una delle sue opere più celebri, scrive: “La natura animata vivente morì, mentre il denaro inanimato morto fu dotato di vita. Capitale e mercato avrebbero avuto sempre più gli attributi organici della crescita, della forza, dell’attività, della pregnanza, della debolezza, del decadimento e del collasso, oscurando e confondendo le nuove relazioni sociali sottostanti della produzione e della riproduzione che rendono possibili la crescita e il progresso sociali. La natura, le donne, i negri e i lavorati salariati furono avviati al nuovo status di risorse “naturali” e umane per il sistema del mondo moderno. Forse l’ironia ultima di questa trasformazione fu il nuovo nome dato loro: razionalità127.”
Anche Vandana Shiva interviene su questa tema, fondamentale per la comprensione della genesi dell’attuale crisi, affermando che “la rivoluzione scientifica può essere intesa come riduzionistica per due ragioni: la prima perché riduce la capacità delle persone di conoscere la natura, escludendo gli altri possessori di conoscenza e gli altri tipi di conoscenza e in secondo lungo perché riduce le capacità della natura di rinnovarsi e rigenerarsi in modo creativo, manipolandola come se fosse materia inerte e frammentata128”.
Definisce come “riduzionistico” il carattere della moderna tradizione che prevede l’esaltazione del patriarcato occidentale e che valorizza il concetto di omogeneità escludendo qualsiasi alternativa, qualsiasi altra via di conoscenza129. Vandana Shiva
individua diverse conseguenze del sistema riduzionistico che si configurano come forme di violenza nei confronti di diversi soggetti 130:
Violenza contro le donne: il pensiero riduzionistico viola e ignora i loro saperi, le loro
tradizioni e la loro azione ecologica.
Violenza contro la natura: l’obiettivo primario del malsviluppo è quello di manipolare la
natura e renderla pura merce per accrescere i profitti.
Violenza contro i beneficiari della conoscenza: le principali vittime del progetto patriarcale
sono i contadini, le donne, i poveri, cioè i beneficiari per eccellenza perché viene tolto loro la capacità di sussistenza e di produzione nella loro attività lavorativa.
127 MERCHANT C., La morte della natura. Le donne, l’ecologia e la rivoluzione scientifica, tr. It, Garzanti,
Milano, 1988, p. 353
128 SHIVA V., Reductionism and regeneration: a crisis in science, in Meis M. e Shiva V., Ecofeminism, p. 23 129 SHIVA V., Terra Madre, op.cit., p. 33-34
64
Violenza contro la conoscenza: la falsificazione dei fatti commette violenza contro la scienza
stessa, rifiuta gli altri sistemi conoscitivi e si attribuisce una sacralità che le permette di tutelarsi dai miti che ha creato o dal suo stesso pensiero.
Per Vandana Shiva la consapevolezza dell’esistenza di queste forme di violenza porterà alla percezione ecologica della Natura stessa e alla definizione delle vie ecologiche da seguire