CAPITOLO 2- TERRA MADRE ED ECOFEMMINISMO
2.2. L’ECOFEMMINISMO
“So di essere fatta di questa terra, come le mani di mia madre sono state fatte di questa terra, così come i suoi sogni venivano da questa terra. Tutto quello che so mi parla attraverso questa terra”.
Griffin, 1987 96
“Le donne pagano un prezzo alto per il degrado ambientale ma sono ancora in gran parte escluse dai benefici”. Sono parole di Vandana Shiva che oltre ad essere, come abbiamo visto, un’attivista, una fisica, un’ambientalista, viene considerata uno degli esponenti di maggior spicco nella corrente dell’ecofemminismo perché il suo progetto di “ritorno alla terra” ha rappresentato una forma di riscatto per le donne indiane. Prima di esplorare e comprendere perché le donne siano fondamentali nel loro ruolo di protettrici della Natura e nella catena alimentare, è bene descrivere le radici di questo movimento che accosta l’ecologia all’identità femminile.
Il termine ecofemminismo venne utilizzato per la volta nel 1974 dalla sociologa francese Françoise D’Eaubonne nella sua opera Le Féminisme ou la mort97, in cui mette in luce la
possibilità delle donne di realizzare un legame con l’ecosistema. Sicuramente con
94 LE MOLI G. Biodiversità: una conversazione con Vandana Shiva, Il lavoro culturale, 26 aprile 2014
Disponibile sul sito www.lavoroculturale.org/biodiversità-vandana/, ultima consultazione il 01/03/2018
95 ibidem
96 GRIFFIN S., Women and Nature: The Roaring Inside Her, Herper and Row, New York, 1978, p. 227 97 D’EAUBONNE F., Le Féminisme ou la mort, Pierre Horay Editeur, Parigi, 1974
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l’espressione ecofemminismo si intende l’esistenza di una connessione tra le donne e la natura che vede uniti sia il dominio femminile sia quello dell’etica ambientale. A partire dalle tesi esposte in questo libro, si diffonde l’idea che la donna debba ricostruire una relazione autentica con la natura senza tenerla sotto il proprio controllo, con un’azione di emancipazione della natura dal dominio maschile che sia però parallela anche ad un’emancipazione femminile98. In realtà il concetto di ecofemminismo emerse all’inizio
degli anni ’70 ma acquisì maggior importanza e si affermò negli anni ’80. Come scrive la Professoressa Bruna Bianchi nella rivista DEP, molti dei movimenti ambientalisti ai quali le femministe aderivano in quegli anni erano un fenomeno nuovo, ma la consapevolezza che esistesse una connessione tra il mondo delle donne, la casa e l’ambiente naturale si era già precedentemente sviluppata. Infatti, questo principio era al centro del pensiero della chimica americana Ellen Swallow (1842-1911) che per prima utilizzò il termine ecologia nel senso moderno attuale99.
Si tratta quindi di un movimento che combina l’azione del movimento femminile con le sue istanze di emancipazione e quella dei movimenti ecologisti, diffusisi in seguito alla rapida industrializzazione e modernizzazione del sistema mondo che aveva generato innumerevoli problemi ambientali e una crisi di natura globale. A ciò si deve aggiungere l’influenza sul pensiero ecologista avuto dal progressivo aumento della richiesta di risorse naturali e di energia, che ha modificato in maniera considerevole la società e la vita stessa delle persone. In questo contesto, nacque la risposta multidimensionale dell’ecofemminismo che, per sua vocazione, propone delle soluzioni ecologiche e ambientali ai problemi partendo dalla condizione sociale femminile.
Una delle definizioni più interessanti è quella della filosofa americana Karren Warren che, nel suo Ecofeminism. Women, Culture, Nature scrive: “Ecological feminism is the position that there are important connections between how one treats women, people of colour,
98 LA TORRE M.A., La questione ambientale: tra sostenibilità, responsabilità e crescita economica,
libreriariuniversitaria.it edizioni, Padova, 2015, p. 57
99 BIANCHI B., Introduzione. Ecofemminismo: il pensiero, i dibattiti e le prospettive, DEP Deportate, esuli,
profughe – rivista telematica di studi sulla memoria femminile, n. 20/2012
http://www.unive.it/media/allegato/dep/n20-2012/Dep_20_2012cr.pdf, ultima consultazione il 20/03/2018
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and the underclass on one hand and how one treats the nonhuman natural environment on the other”100.
La Warren vuole mettere in evidenza il fatto che i gruppi che si trovano in condizioni di debolezza e fragilità, sono costituiti principalmente da donne precisando che: “Tra i popoli bianchi, i popoli di colore, i poveri, i bambini, gli anziani, i colonizzati e altri gruppi umani minacciati dalla distruzione dell’ambiente, sono coloro che appartengono al genere femminile che affrontano i rischi maggiori e subiscono i danni incomparabilmente maggiori rispetto a coloro che appartengono al genere maschile”101.
Anche il saggio Silent Spring di Rachael Carson, qualche anno dopo la sua pubblicazione, contribuì a dare l’avvio ai moderni movimenti ecologisti perché, grazie alle tesi esposte, si era diffusa la consapevolezza degli effetti del dominio umano sulla natura e sulla Terra madre. Le parole della Carson spinsero diversi movimenti femminili che si svilupparono negli anni Settanta a rivendicare le loro istanze, tenendo presente la stretta relazione tra loro ruolo femminile e la questione ambientale.
Sia il movimento guidato da Wangari Maathai che il movimento Chipko sono esempi di forma di lotta spontanea i cui portavoce sono le donne. Come scrive Shiva, “le lotte ecologiche contemporanee delle donne sono nuovi tentativi per dimostrare che la continuità e la stabilità non sono stagnazione, e che l’equilibrio con gli essenziali processi della natura non significa arretratezza tecnologica, bensì al contrario, sofisticatezza tecnologica102”.
Carolyn Merchant, Chancellor’s Professor of Environmental History, Philosophy, and Ethics of University of California sostiene che “prima della Rivoluzione industriale e scientifica, la natura era concettualizzata come femmina. La natura era una madre. Essa aveva sistemi psicologici, sistemi circolatori come le maree, e un sistema riproduttivo che dava vita ad animali, piante e minerali, e perfino un sistema esplosivo. […] La terra è viva. Essa è un organismo vivente. Ha un corpo, un’anima e uno spirito103”.
100 WARREN K. J., Ecofeminism. Women, Culture, Nature, Indiana University Press, Bloomington-
Indianapolis, 1996, p. XI
101WARREN K. J., Ecofeminist Philosophy. A Western Perspective on What It Is and Why It Matters, Rowman
& Littlefield, Lanham 2000, p. 2
102 SHIVA V., Terra Madre., op. cit., p. 46
103 http://www.issm.cnr.it/demetrapdf/boll_14_2007/Pagine%20da%20demetra_imp%2014_armiero.pdf,
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Carson, come anche Carolyn Merchant, permise di aprire un dibattito sulla scienza tradizionale ritenuta patriarcale, mascolina, oggettiva o, nei termini di Vandana Shiva, generatrice di maldevelopment.
Riassumendo, possiamo definire il concetto di ecofemminismo come quella prospettiva multidirezionale che parte dalle necessità, dai bisogni vitali e dall’azione delle donne in favore della terra, per promuovere la libertà femminile, quella ecologica, ma anche quella razziale, sociale e culturale.